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Autore: icetta_tigrotta8    08/02/2012    0 recensioni
Capì che era tutto vero quello che le aveva detto sua sorella, che lei era davvero rimasta in piedi su quella corda per anni, sin dalla prima volta che ci era salita per compiacere e soddisfare Prospero. Finalmente, incontrando quegli occhi che splendevano sopra a tutti – probabilmente era in piedi – capì che lei su quella corda era cresciuta e si, era stata bene in quel posto sopra a tutti, ma ora era il momento di vivere, vivere davvero.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I grew up on a tightrope over the world

Sono cresciuta su una corda tesa sopra il mondo


Tre passi avanti e stacco, preparazione e giravolta. Atterraggio morbido, doppia capriola, afferra la corda con le mani e stendi le gambe una, due, tre volte. Ti lasci scivolare giù a terra e atterri sulle punte dei piedi, alzando una leggera nuvoletta di polvere. Riaprì gli occhi con calma, inchinandosi davanti ad un pubblico invisibile. Dopo aver ripetuto l’azione ai quattro lati dell’arena ne uscì, sempre con calma, asciugandosi il sudore con un panno che abbandonò per terra, incurante del fatto che qualcuno avrebbe poi dovuto raccogliere ciò che lei lasciava in giro. La ragazza, Ailea, vedeva il circo come un’enorme piramide, alla base, la parte più vasta, si trovavano i macchinisti, costumisti e le donne delle pulizie, salendo di livello iniziavano gli artisti minori, che facevano piccoli spettacolini per intrattenere la folla durante i momenti vuoti, poi c’erano gli artisti veri, il popolo dei Puri, come contorsionisti e mangiafuoco; l’ultimo gradino della piramide era occupato dai tre Dominatori, Ailea, Helena e Elanor. E Ailea, orgogliosa ed e egocentrica di natura, ed oltretutto la preferita di Prospero, non si sarebbe mai preoccupata di alleggerire il lavoro a che stava sotto di lei. Un sottile malessere, identificabile come gelosia, la percorse quando ricordò che no, non era più la preferita di Prospero, visto che quella piccola bambina riccioluta si era intromessa nelle loro vite. Celia si chiamava, che poi che diavolo di nome era Celia?! Che diavolo di madre avrebbe mai chiamato la figlia “scherzo”?! O forse era già un previsione della vita di quella bambina, un immenso scherzo a partire dalla sua natura, a metà tra gli umani e i Puri.
Ailea intanto raggiunse la sua piccola tenda, entrò, la sigillò con un piccolo incantesimo e si lasciò cadere sulla branda, sospirando di sollievo stendendo le gambe. Si addormentò poco dopo col sorriso sulle labbra, quella sera avrebbe dimostrato a tutti, compreso Prospero, che la migliore, in quel circo e forse nel mondo, era ancora lei. Si svegliò di soprassalto, quando il brusio che aveva in testa si trasformò in un fastidio insopportabile, era come… come quando da piccola era andata a fare un giro in carrozza in aperta campagna e si era addormentata con la testa sul finestrino; si era svegliata di soprassalto anche quella volta, perché la sua testa si era messa a cozzare contro il vetro per la quantità di buche in cui incappava la carrozza. Si, il rumore era quello, ma il dolore non veniva da fuori, veniva da dentro la sua testa e l’unica persona che poteva attaccarla mentalmente con quella potenza era solo una, e purtroppo si trovava fuori dalla sua tenda. Con uno sbuffo seccato tolse l’incantesimo dalla tenda, facendo entrare i due individui che più odiava e amava in assoluto, nonché sue sorelle gemelle.
Tanti anni prima, quando ancora i Puri e gli umani vivevano insieme, senza disprezzo né paura, un’anziana sacerdotessa aveva predetto che sarebbe arrivata un’era buia, in un futuro prossimo come non, dove sarebbero tornati i tre Dominatori, ritenuti capostipiti pei Puri, che a loro volta avevano creato gli uomini. I Dominatori erano due facce della stessa medaglia, quanto un aera buona e caritatevole, tanto l’altra era cattiva ed egoista, costituivano l’equilibrio perfetto che faceva girare il mondo. Si dice anche che ad un certo punto due dei Dominatori si erano rivoltati verso quello più potente, che controllava i quattro elementi, la natura nella sua forma più primordiale e che proprio da quel confronto sarebbero nati i Puri, il punto di incontro tra la forza maestosa della natura e l’astuta bellezza della psiche.
Così, quasi un millennio dopo la predizione, erano nate tre bambine diverse ma uguali: Ailea, la natura in tutti i suoi pregi e difetti; Helena, la psiche, che si arrabbia facilmente ed è telepatica; Elanor, il cuore, che riusciva a vedere prima che le cose accadessero, non le si poteva mentire, perché non si può mentire ad un’empatica, perché le emozioni, al contrario delle persone, non mentono mai.
Erano cresciute insieme e separate da tutti gli altri, troppo belle, troppo brave e troppo diverse per integrarsi in un ambiente pieno di persone invidiose, finchè la madre, stufa di avere sempre a casa tre bambine che se annoiate giocavano con gli elementi o con la psiche della gente, le portò in campagna per una gita e le mollò in una landa desolata, dicendo che qualcuno – prima o poi – sarebbe passato a prenderle. Attesero tre giorni prima che Prospero, fratello della loro madre, le accogliesse nel suo enorme circo; da quel momento erano passati più o meno una decina d’anni, le ragazze non avevano mai rivisto la madre e il legame che le legava si era irrobustito e sfilacciato tante volte in quegli anni, come in enorme tira e molla.
-Buooonasera sorella!-
-Che ci fate qui?! Non dovreste essere da qualche parte ad allestire il banchetto per le vostre magie da quattro soldi? Sapete che devo riposare prima dello spettacolo, e voi invece siete sempre qui che mi…-
-Che ti rubiamo ore di sonno preziose si, si lo sappiamo-
La interruppe Helena andando ad accomodarsi sulla branda e trascinandosi dietro anche Elanor, fatto inevitabile visto che erano quasi sempre per mano.
-Siamo qui per dirti che il nostro caro zietto ti farà fare il numero di chiusura stasera, e che forse volevi essere rassicurata da El sul fatto che no, non cadrai da quella stramaledettissima corda neanche stasera-
Ailea si accomodò per terra, davanti a loro, ed iniziò a riscaldarsi come ogni sera prima di ogni spettacolo. Ormai quello strano tram tram era diventato la sua routine, si alzava tardi ogni giorno, mangiava, parlava con le sorelle, si allenava tutto il pomeriggio, faceva un pisolino e il riscaldamento e andava ad esibirsi; alla fine, quando la gente usciva soddisfatta lei si ritirava nella tenda o, se dovevano partire, dava una mano – incredibile a vero – a smontare i tendoni e i cancelli.
-Stasera sarà diverso per te Ai, lo sento-
Ailea si riscosse a quel sussurro proveniente dalla terza sorella, quella che non parlava mai, ma che faceva fluire i suoi pensieri nella testa di Helena, che parlava per due; le poche volte in cui la ragazza apriva la bocca ne uscivano sempre delle predizioni talmente fulminee da non essere captate e riferite dalla sorella.
-Cosa hai detto?-
Ma le labbra rosee della ragazza si aprirono solo in un sorriso mesto.
-Ha detto che stasera sarà diverso per te… Chissà, magari è la volta buona che da quella corda ci cadi veramente!-
-Ah ah ah! Molto spiritosa Hele! Ma si può sapere perché ti da così fastidio quello che faccio?! Non è da te essere gelosa del successo altrui-
La canzonò Ailea continuando a scaldarsi.
-Non sono gelosa del tuo successo… È che tu… tu da quella corda non sei mai più scesa! Da quando sei salita la prima volta su quella corda per compiacere lo zio ti sei allontanata da ogni cosa, hai continuato a guardarci dall’alto in basso come se fossi ancora lassù e ti costasse troppa fatica scendere per vivere la tua vita con noi e non sopra di noi! Ti rendi conto che stai portando il tuo corpo allo stremo solo perché vuoi che Prospero ti consideri la sua preferita? E non fare quella faccia! Si lo so che ti piace quando ti racconta le sue magiche storie su un mondo popolato solo da noi Puri, ma non è possibile cancellare la restante parte dell’umanità solo perché noi siamo meglio! E comunque lui li odia talmente tanto gli uomini che ha una figlia Mezzosangue! È inutile ragionare con te visto che probabilmente sei ancora a sei o sette metri di altezza che ci osservi come scarafaggi da schiacciare con il tuo piedino!-
Helena, che solitamente era dolce e sorridente, aveva il viso deformato dalla rabbia per quei pensieri che aveva tenuto per sé da troppo tempo. Si avviò con passo spedito fuori dalla tenda, seguita da Elanor, che dopo aver abbracciato calorosamente la sorella, era corsa fuori.
Ailea, ancora basita, si era preparata per lo spettacolo, aveva indossato il suo costume migliore – un body rosso fuoco che si addiceva al finale del suo spettacolo – si era truccata leggermente e non era riuscita a sciogliere il nodo allo stomaco che la accompagnava da quando Helena se n’era andata, e mai, in tutta la sua carriera, si era sentita così agitata prima di entrare in scena, mai.
Dopo tutto lo spettacolo, quando la folla aspettava il gran finale col fiato sospeso, sentì Prospero che la annunciava, da molti metri sotto di lei, sentiva che inneggiava come la sua punta di diamante, la sua fiamma inestinguibile d’arte, e iniziò a comprendere.
Puntò il piede davanti a lei saltò, atterrò sulla corda, girò e fece delle capriole avanti e indietro, e la sua mente pian piano dipanava la matassa delle sue emozioni, e comprendeva, piano piano.
Era arrivato il grande finale, lo sapeva lei, che conosceva la coreografia, e lo sapeva il pubblico, che la vedeva lì, ferma nel centro della corda con le braccia alzate; contò, uno, due, tre, e si lanciò giù.
Una capriola, due, tre, perse il conto dopo la quinta, ma l’aria che le era sempre stata amica, la tratteneva il tempo necessario per non sfracellarsi al suolo. Atterrò in punta di piedi, e quando allargò le braccia e aprì gli occhi un cerchio di fuoco si formò intorno ai suoi piedi, stupendo la folla che attonita non sapeva se applaudire o chiamare i pompieri per il fuoco.
Quando Ailea aprì gli occhi quella sera e li fissò come al solito sopra le teste di tutti, per l’inchino, incontrò due occhi che splendevano, nel buio del tendone, e finalmente capì. Capì che era tutto vero quello che le aveva detto sua sorella, che lei era davvero rimasta in piedi su quella corda per anni, sin dalla prima volta che ci era salita per compiacere e soddisfare Prospero. Finalmente, incontrando quegli occhi che splendevano sopra a tutti – probabilmente era in piedi – capì che lei su quella corda era cresciuta e si, era stata bene in quel posto sopra a tutti, ma ora era il momento di vivere, e qual’era il modo  migliore di iniziare a vivere veramente se non con una caduta? Perché anche se fa male, la vita, bisogna viverla.
  
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