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Autore: AmberRei    09/02/2012    1 recensioni
Una terra fuori dal mondo da cui non vi è uscita, un torneo senza inizio nè fine, un nuovo mondo in palio, una leggenda, un misterioso re, tre giovani eroi senza storia, un narratore serpentesco e irriverente. Un racconto senza pretese, ma si sa: dalle arzigogolate sperimentali non nasce niente, dai clichè nascono i fior.
...mi sa che non era proprio così.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi chiusi, rilassati. Il corpo minuto completamente fermo, immobile, fasciato in una sorta di kimono corto, che lascia intravedere un completo aderente. L’espressione illeggibile, impassibile. Una meravigliosa bambola di ceramica, nel mezzo dello stadio. Solo i capelli d’ebano, corti e sottili, si lasciano dondolare dal vento sottile, innaturale in quello spazio chiuso. Vento? No, di vento non si tratta… i capelli, infatti, si muovono in direzioni sempre diverse, impercettibilmente.
Completamente all’opposto, il corpo agile, scattante, flessuoso dell’altra ragazza sta causando quelle raffiche di vento coi suoi stessi movimenti, fluidi e istintivi. E’ un ballo acrobatico, di cui conosce benissimo i passi. L’avversario è una vecchia conoscenza, nemmeno troppo temibile, le sembra di usare il pilota automatico mentre si libra in aria con il supporto dei Light-R, microreattori applicati alla sua schiena, e praticamente invisibili, che le permettono di restare sospesa a mezz’aria, o anche mutare direzione a metà balzo, come se fosse dotata di ali, o forse anche meglio. Gli abiti leggerissimi e corti, calzoncini, una sorta di costume decorato a coprire la parte superiore del corpo, e degli stivali, le permettono di muoversi come preferisce, senza il minimo impedimento. La sua arma è una balestra, da cui scocca piogge di frecce appena coglie un punto debole scoperto, con una velocità di carico e sparo fuori la norma, portatale dall’estrema familiarità con lo strumento.

Il lettore attento avrà però notato che non ho affatto nominato, nella mia pur sommaria descrizione, alcuna faretra; Mistral, difatti (questo è il suo nome) non ne ha alcun bisogno. Nessuno ha bisogno di munizioni, in questo mondo. Tutto è creato dall’Imagine. No, non mi riferisco all’omonima, celeberrima canzone di John Lennon, non sto certo scrivendo un articolo per Il Mucchio. Su, smettila di scaldare la sedia e prova a tradurlo in Italiano, o prendi il dizionario se proprio non ci riesci. Dai, ti concedo Google Translate se proprio non ce la fai o non hai voglia, mi sento buono. Come? Oh, bravo, IM-MA-GI-NA-ZIO-NE, venti punti a Grifondoro. Ops, sbagliato contesto di nuovo, stavolta sul serio. Nella Torre di Neuralia il potere dell’immaginazione è TUTTO. Solo chi ha un elevato Potere Immaginativo può affrontare il Torneo dei Mille Anni. Di che cosa parlo? Calmi, calmi. Siamo solo al primo capitolo, ai primi paragrafi. Non posso spiegare tutto ora. E non ne ho la minima voglia. Ma, torniamo alla battaglia, suvvia.
 Improvvisamente, la danza è compromessa. Alla fine di un balzo atto a schivare un attacco nemico, la bionda dal corpo lieve si ritrova esattamente davanti alla sua compagna, per un chiaro errore di calcolo, per quello che potreste definire un battito di ciglia; e rapidissimamente si libra in volo. La sua espressione si fa allarmata, mentre si libra a mezz’aria, la folta, corta chioma presa nella cinetica del movimento.
L’altra continua nel suo essere completamente impassibile, a malapena schiude gli occhi, d’ebano come i suoi stessi capelli, e non solleva nemmeno il capo, coprendo con la frangia il viso di alabastro, mentre l’attacco del nemico, destinato alla compagna, sta per colpirla.
Uno schianto nell’aria, a un millimetro dal suo fragile, minuto corpo, che subisce a malapena l’impatto dell’esplosione ma non arretra. Quando il fumo si dirada, la visione torna nitida, permettendo al pubblico di vederla ancora immobile, la posa appena scomposta. Davanti a lei, come una distorsione.
Il suo sguardo, impercettibilmente, si rivolge al terzo elemento della squadra, che ha appena  assurto meravigliosamente al suo ruolo di membro di difesa/cura. La mano sollevata nell’aria, lo scettro alato somigliante al bastone di Mercurio, ha appena protetto il caposquadra con una barriera. Anche la sua espressione è illeggibile. Gli sguardi si incrociano, privi di qualsivoglia emozione.
Sollevata, l’attaccante finalmente scocca una pioggia di frecce contro l’ultimo nemico rimasto, con espressione determinata. L’ultimo, coriaceo elemento del trio nemico è stato abbattuto. La battaglia è finita.
 
“Lo Zodiac Team vince per tre a zero, portandosi a sette punti nel girone U!” L’arbitro annuncia, caloroso, aggiungendo a voce squillante elogi per i vincitori e commenti sulla battaglia, cercando di coprire con la voce amplificata dal microfono le voci festanti del pubblico, ma soprattutto gli strepiti degli scommettitori che avevano puntato sul gruppo emergente, e quelli disperati di chi al contrario aveva puntato sui favoriti.
Passi riecheggiano nel tunnel che porta alle camere dei due team. I tre vincitori hanno degli sguardi fin troppo scuri. Hermes, lo Speziale dalla chioma color del cielo notturno, ha il capo chino mentre cammina, ma folgora ugualmente Mistral di occhiate piuttosto severe. Elettra, la giovane leader, non ci mette molto a notarlo, e con voce inespressiva rompe il silenzio.
“Non era niente che non potessimo affrontare. Non devi preoccuparti. Siamo soltanto alle fasi iniziali…”
“APPUNTO.” Risponde il moro, con voce cupa e infastidita, continuando a fissare la bionda Sagittaria che cerca di mascherare –in malo modo- il suo disagio. “Se ci permettiamo simili defaillance in una fase così prematura del torneo, saremo spazzati via appena supereremo le eliminatorie, se non prima.”
Mistral sente quella frase come una coltellata nella schiena, e rabbrividisce con un’espressione avvilita, da cane bastonato. 
“Rilassatevi, per cortesia. Abbiamo vinto.” Continua nello stesso tono Elettra, percependo il disagio dell’altra.
A queste parole, Hermes perde decisamente la calma, e la sua voce sale di un’ottava, mentre gesticola nervosamente fissando Elettra. “…e TU, TU…” le fa, indicandola vivacemente, “…non muovi un dito! Continui a non muovere un dito e…” la fissa, e notando che l’altra non ha alcun tipo di reazione, nemmeno un’impercettibile cambio d’espressione, gli cadono letteralmente le braccia ed espira, esasperato. “…io non so, non so cosa ti passi per la testa, Elettra…” piagnucola, avvilito, come se non riuscisse a credere nel suo comportamento, come se si rendesse disperatamente conto di non poterla giustificare, anche se lo vorrebbe fare con tutte le sue forze. Notando ancora nessuna reazione, reagisce ancora più vivacemente, urlandole, con gesti ancora più plateali: “NON POSSIAMO FARCELA IN DUE!”
Elettra si sforza quasi ad incontrare il suo sguardo. “Ce l’avete fatta eccome”, e nei suoi occhi d’ebano c’è una vena di tristezza.  “A me non piace questo potere.” Sussurra quasi.
Hermes la trova una risposta così infantile che perde la calma, si dibatte un attimo in un verso di stizza, e poi gli ricadono le braccia, scuotendo la testa. “Moriremo, così.”
L’altra lo rassicura, senza mostrare alcuna mutazione d’umore:  “Non lascerò che questo accada. Se sarà necessario, lo userò. Ora, Mistral, Hermes, riposate.” Taglia corto Elettra, allungando il passo e dirigendosi rapida verso lo spogliatoio.
Lo Speziale è decisamente furioso, ma guardando Elettra allontanarsi quelle che si formano nei suoi occhi sono lacrime di frustrazione. “Eri tu quella che stava per morire. Non certo io.” Un pugno nel muro dona un sussulto all’atterrita e abbattuta Mistral, e sigilla la frase, accompagnata da un gemito, prima di continuare a percorrere il tunnel.
All’accesso allo spogliatoio, come previsto, Hermes non trova alcuna traccia della leader, eccetto una vaga traccia del suo profumo aleggiante nell’aria. Ancora più avvilito, se possibile, crolla su una panca con un sospiro esasperato, sotto gli occhi un po’ disorientati dell’arciera.
“…non conosciamo neanche la sua classe.” Sbotta improvvisamente, come se gli fosse venuto in mente un motivo ulteriore di sentirsi frustrato riguardo Elettra.
“Già…” risponde, esitante, Mistral. “Non ha mai preso parte ad alcuna battaglia… siamo sempre stati solo noi due, a partecipare ai combattimenti.”
“…e finora non è stato necessario che partecipasse attivamente. Anche perché alla sua assenza ‘fisica’ in battaglia ha sempre sopperito con i suoi comandi.” Hermes si perde un attimo, lo sguardo assorto, a ricapitolare nella sua mente le ultime battaglie, vedendone gli Highlights come se la sua mente si fosse trasformata in un programma sportivo del lunedì sera.  “Demonio infame. Ha una capacità di leggere le correnti della battaglia che ha dell’innaturale. Se partecipasse, oltre che dirigerci… saremmo inarrestabili. Nessuno dei combattenti che hanno accesso a Neuralia è privo di poteri Immaginativi. Elettra non fa eccezione, e date le sue abilità apparentemente innate mi dà l’idea di essere piuttosto potente…” borbotta Hermes, gli occhi blu ridotti a due fessure a dargli l’aria di un felino meditabondo.
Mistral, passiva, risponde con un “mmh” poco convinto, che tradotto sta a significare che non le importa poi molto, né tantomeno sa se sia davvero così… vorrebbe solo avere più certezze in quella situazione, specialmente da colei che dovrebbe essere la leader del team.
Ma Elettra è misteriosa, e viene dal nulla.
Proprio come tutti a Neuralia.

Lasciamo Hermes alle sue meditazioni, Mistral ai suoi dubbi, ed Elettra al suo fuori-scena, e provvediamo a delucidare te, amato lettore. No, in verità non ti amo, ti sto soltanto affabilmente prendendo per il culo, ma l’importante è che tu ci creda. Chi sono io? Chiamami Cheshire se ti va. T’importi solo che sono il narratore.
Neuralia è una semplice cittadina di campagna, o meglio, era. In un tempo immemore, essa fu conquistata dal leggendario re Fausto, che se n’era invaghito, per la sua bellezza. Egli la evacuò completamente e vi costruì una torre che a tutt’oggi regge, e tutt’oggi sbalordisce chiunque la guardi per la sua imponenza e, allo stesso tempo, per la sua grazia architettonica. Al suo interno fu costruita un’arena, e tutto ciò che potesse essere utile a dei combattenti; quasi come fosse stato un Colosseo. Terminata l’opera, che non richiese certo una manciata di giorni, il Re diffuse tra tutti i guerrieri, maghi e soldati la notizia che avrebbero avuto l’opportunità di creare un mondo di loro piacimento, accedendo alla Torre e prendendo parte al “Torneo dei Mille Anni”. Ma, come nelle peggiori favole e horror di serie b, nessuno pare sia mai tornato a raccontare dell’esito del Torneo, né delle bellezze di Neuralia. Inoltre, cosa strana, i guerrieri perdevano la memoria di ogni cosa precedente il loro accesso al paese una volta deciso di partecipare al Torneo. Una volta preso parte ad esso, ne avevano sempre fatto parte. Il torneo, per loro, non aveva inizio né termine. Nessuno di essi sapeva quante battaglie mancassero al termine, quante squadre partecipassero. E ancora oggi è così. Elettra, Mistral ed Hermes non rammentano nulla del proprio passato. Si sono incontrati così, per caso, all’interno della torre, e hanno formato una squadra, guidati dal caso e dall’empatia. Non ricordano nemmeno il loro scopo, il sogno che li ha guidati fino alla città stregata. Sanno soltanto di dover combattere, e lo fanno, guidati dall’unica certezza che chi viene sconfitto apparentemente sparisce da questo mondo. E anche non fosse una certezza, non vogliono di certo scoprirlo.
Dunque, dunque. In questo fragile teatrino vi sono già una leggenda, dei misteri, un grazioso scenario, degli eroi e, non ultimo, vi è il vostro amabile narratore. Chi? Io? Io sono solo una persona informata dei fatti. Oh, no, che caduta di stile… dio, che termine abusato… perdonatemi, non ho mostrato buon gusto. Mi spiace, rimedierò… con un indovinello.

Che cosa manca, in questo teatrino?...
  
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