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Autore: ilpunto    09/02/2012    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì pomeriggio, poco dopo l'ora di pranzo.

 

 

Squillò vivacemente il telefono bianco nel salotto di Justine.

"si?"

"ehi." Fece dall'altro capo la padrona di casa.

"Come sta andando? E con lui? mi hai comprato qualcosa?"

"una alla volta, grazie. Va alla grande, lui ha tenuto le mani a posto, le spiagge di S. Barth sono il passo prima del nirvana, in hotel fanno dei mojito da urlo, barman cubano tutto muscoli e shakerio"

"però..."

"lo so" e quell'aria di soddisfazione che faceva il viso di Justine quello d'una civetta "sto pensando che a fine vacanza potrei dargli.. lauta.. profonda.. mancia." adesso faceva gli occhi furbetti. 

"Justine ti prego, fa si che non sia l'ennesimo uomo che si innamori di te." Alice rise, sapeva come andavano a finire questi affari.

"ho detto lauta profonda mancia, non carta verde." il sarcasmo esplose in una risata a due. 

"appena torno ti tocca un tour di diapositive, preparati, cuve di sabbia, curve di muscoli, curve di frutti."

"mah che t'è preso?"

"il Rhum di Joe."

"ah si chiama Joe?"

"non ne sono proprio sicura, ma Joe va benissimo per adesso. ora, basta ciance, ti volevo chiedere se è arrivata posta." il tono di Justine si era improvvisamente fatto serio, sapeva essere camaleontico il suo umore. 

"sì, se aspetti ti leggo cosa sono..."

Justine distesa al sole, attendeva informazioni, Alice si arrabattava per la stanza cercando le buste; in parte invidiava l'amica, il viaggio di lavoro, anche se con il lavoro il viaggio c'entrava ben poco; sapeva che mr Jones lontano dalla spensieratezza naturale abbronzata e sorridente di Joe invitava Justine a delle conferenze dall'altro capo del mondo, per il suo aspetto aggressivo e determinato: " dà un aria progressista all'azienda." non smetteva di ripetere; in realtà, l'uomo non sopportava la di lei grande indipendenza, non sapendo più che pesci prendere, si fece amico il nemico, e chissà se nella sua mente, assuefatta dallo stereotipo Gordon Gekko, non pensasse di dover dar ai suoi pari l'impressione di saper ammansir tali leonesse; di tanto in tanto velatamente  tentava di sedurla, al fine di potersi dimostrare in quella tavola di pari degno delle sciocche onorificenze mondane.

"sei ancora li?"

"si."

"bolletta, bolletta, bolletta. Scadono tutte dopo il tuo ritorno, ma domani ci penso io." poi con entusiasmo riprese:" quasi dimenticavo! Bruce stamattina mi ha detto di riferirti: " missione compiuta."

"bene."

"che sia un altro piano a discapito della signorina Muffins?" silente si domandò Alice, sogghignando ancora per il buffo nome.

"mr stranizia?" domandò la spiaggiante.

"chi?"

"il tuo fidanzato."

"non è il mio fidanzato, e lo sai benissimo." ammonì allegramente acida come fanno le adolescenti.

"sta bene, è solo un po’ più strano del solito."

" si può?"

"divertente... molto" riprese nel tono precedente.

"ma cosa combina?"

"beh, sapevi che ho una gran paura dei ladri no? così mi ha invitato a restare al suo hotel tutte le notti fino al tuo ritorno."

"ne avrai di cose da raccontarmi" insinuò maliziosa Justine.

"meno di quanto pensi, passiamo le serate a guardare film, come se non ne avesse mai visti. Gli piacciono i thriller, e i polizieschi e indovina un po’ cosa combina?"

"beh, polizieschi, manette...quindi ti incatena al letto e..." suonò la tesi a mezz'aria.

"macché! Ad un quarto della trama mi profetizza la fine. L’unica cosa interessante che mi rimane sono i suoi ragionamenti, la colonna sonora e la fotografia. E di tanto in tanto nemmeno quelli …"

"ma gli manca un venerdì?"

" e con le commedie stesso discorso; ma ieri sera mi ha seccato, è scattato l'ultimatum: la prossima volta che solo pensa di fare una cosa del genere si conclude la reinterpretazione di nuovo cinema paradiso."

"si sorella! pollice di ferro." si limitò a commentare. " sta tornando Jonsy con i cocktail, questo è il suo cellulare, devo lasciarti. Ci vediamo domenica a casa. fa la brava" si preoccupò.

"anche tu."

 

 

 

 

 

Venerdì sera, fra cena e spuntino.

 

 

Alice aveva  scelto due pellicole per la sera: "I soliti sospetti" e "via col vento" entrambe due nascoste prove per Ryuzaki, la prima per il intelletto, la seconda per la pazienza.

Lui, di buon umore, sedeva aggrovigliato a suo modo sull'imponente poltrona blu.

"ti va qualcosa?"

Dimostrando un lieve imbarazzo nell'avanzare la sua richiesta, la ragazza raccolse il migliore dei suoi sorrisi, e guardandolo di traverso chiese: " bollicine?"

"champagne? coca cola? Birra? sono molte le bibite frizzanti."

"champagne."

Per golose ragioni il giovane si focalizzò sulle fragole d'accompagnamento.

Pochi minuti dopo, l'imbranato addetto al room service bussava alla porta;

Alice lo ricevette all'uscio, forse tale compito se l'era accollato perché aveva avvertito il carattere schivo del compagno, o forse perché il gesto di accudire qualcuno era stato ripetuto centinaia di volte da sua madre, e nonostante l'avesse per lungo tempo biasimato, ora le dava la sensazione di casa, di ruoli prestabiliti, l'incedere d'una relazione.

A metà del primo tempo Ryuzaki aveva predetto l'identità di Kaiser Soze, la ragazza sbandava per la stanza: "preso a dosi giuste, l'alcool da tutti i sintomi dell'ubriachezza. va a capire cosa significa." tentò di attirare attenzione; non ricevendola, prese bottiglia, bicchiere e sigarette, andò verso il bagno, lasciando che il legno di quercia facesse un gran tonfo alle sue spalle. 

Dopo alcuni istanti, Ryuzaki con il suo fare impenetrabile, si avvicinò alla porta: " va tutto bene?"

"si certo, esco subito." mentì lei.

"se ne avessi la reale intenzione, non avresti portato bottiglia e sigarette."

Da dietro la porta, Alice sbuffava e rideva insieme.

"possibile che non si possa mentire?è un sacrosanto diritto!"

" sei sicura che non ti faccia male bere così tanto?"

"no, non mi fa male, no nono non sarà..un aaaavventuuura, non può essere soooltanto una poesiaaaaaa, tu seeeiii miiaaaa." il parlare ilare si fece biascicato buffo canto. 

Ryuzaki si domandava se lo specchio della stanza avesse ancora la forza di resistere, a quell'indecifrabile insieme di rumori di una lingua lontana italiano? Spagnolo? Tentava di dedurre. 

"lo sai.." intercedette l'improbabile cantante " mia nonna diceva che questa è la canzone perfetta per innamorarsi."

"te l'ha insegnata lei?"

"no, l'ho imparata su Mtv. certo che è stata lei, che domande."

La situazione era peggiore del previsto, l'alcool aveva fatto saltare logica e pudore, Alice sembrava addentrarsi sempre più in monologhi e sproloqui senza capo né coda.

"sono arrabbiata" espresse mentre lui la sentì accendere una sigaretta. " sono arrabbiata con te..perché..."si perse per un attimo "perché mi menti." biascicò orgogliosa.

"non dire sciocchezze" rispose l'accusato.

"j'accuse" l'indice tamburellò sulla quercia "tu sei troppo intelligente per stare con me, adesso, dopo, domani.." si smarrì per la consecutio temporum " salterà fuori che ti sei innamorato di un nobel bioastronauta, o una filofosa esistenzialista, o persona che almeno sappia comprendere la tavola periodica, e io sai che dirò? sai che dirò? IO Te l'avevo detto. chi? io, proprio io."

Ryuzaki intravide nella risata di chiusura i timori rugosi della ragazza venire a galla come le bollicine che dal gambo seghettavano il bicchiere; esterrefatto davanti a tale immagine e al sottile appannarsi del vetro, capì che qualsiasi cosa le avesse detto non avrebbe ascoltato le risposte.

"ti prego di lasciarmi entrare."

"no."

"smettila di fare i capricci." intimò austero.

"uh, che paura!" canzonandolo controbatté.

"ti ricordo che posso sempre buttare giù la porta."

"con quei ramoscelli che ti ritrovi?"

"il fatto che pensi che io m'innamorerò un' altra, non ti autorizza a dirmi certe cose."

"allora se ami me, solo me, in esclusiva." vagliò lei immersa in un discorso sempre più ingarbugliato " non lo farai."

"perché mi dovrei astenere solo se ti amassi?" la inquisì.

"perché è ciò che desidero."

"da quando i tuoi desideri sono ordini? e se ritenessi per te, pericoloso stare là dentro da sola?"

"che pericoli vuoi che ci siano a stare in bagno da sola?"

"nello stato in cui ti trovi? c'è il 42% di possibilità che tu cada e sbatta la testa, e se continui a bere ce ne sono circa 80% che tu rimetta ed io non possa fare nulla per aiutarti; potresti scivolare sul tappeto."

"ma dovresti avere fiducia in me, dai una briciolina sola..." Ryuzaki sentì la rabbia disciogliersi nello scherzo, acconsentì a lasciarla dov'era, appostando però la poltrona alla porta.

" sei li?" domandò la sbronza.

"sì."

"c'è una cosa che voglio dirti."

"ti ascolto." 

"lo sai che dart fener.."

"allora?"

"è mio zio." era il capolinea, dopo quell'affermazione sarebbero state tutte associazioni senza senso, lui si stupiva di come alcune sostanze sappiano tramutare le persone, tentato per un attimo di scoprire se anche in lui avrebbero sortito tale effetto.

Dalla porta di sentì un picchiettio.

"è un'altro j'accuse?"

"uso il codice morse per darti la buona notte."

"non credo che tu lo conosca."

"no, ma nemmeno tu." si sbagliava, ma contraddirla non era negli interessi di Ryuzaki, anzi, in quelli di L.

"ehi, ci sei? Dov'è la vecchia quercia? per san Giorgio e l'Inghilterra!"esclamò ridendo.

"nell'altra stanza, e se non la finisci di fare tutto questo baccano presto sarà in questa."

"Ryuzaki..buonanotte."

"ma vuoi davvero dormir li?"

Dalla stanza non provenì più alcun rumore, dopo circa un’ora, il ragazzo abbindolò la serratura, la trovo assopita dentro la vasca vuota, sopra il petto la bottiglia scolata, accertata l'assenza di pericoli, si mosse nell'altra stanza, dove divertito, da tanto candore spudorato, l'attese fino al risveglio.

Accanto alle frittelle aveva preparato acqua e zucchero, soluto che, a dire di Quillsh, avrebbe addolcito i postumi sbornia.

  
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