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Autore: Arrow    10/02/2012    2 recensioni
Quando arrivarono nei pressi di un piccolo parchetto, Jude tirò fuori dalle tasche il cellulare e controllò l’ora. Le 11.45.
« Senti Rob io de- »
« Bene! Qui sarà perfetto! » lo interruppe.
Il biondo guardò male l’altro che gli sorrise di rimando per poi avviarsi all’interno del parco.
Jude lo seguì con fare nervoso, sì, si stava incazzando. Quella mattina Robert era più strano del solito e, se inizialmente credeva che tutto fosse dovuto alla rottura con la sua ragazza, ora cominciava a pensare che fosse solo una banale scusa per dare di matto, per dare sfogo ad un qualche cumulo di frustrazione che gli si era venuto a creare dentro.
{ Il rating potrebbe subire variazioni. }
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-In my veins.

~ Capitolo 3 – And nobody here’s perfect .

 

Non sapeva dove aveva trovato la forza di uscire, quel pomeriggio.

Dopo la sua bellissima esibizione, si era ubriacato e aveva fatto sesso con Sarah. Non che si ricordasse granchè, ma sapeva benissimo che si era svegliato alle due del pomeriggio, solo perché era stato tirato giù dal letto da Kelly, tanto i postumi della sbronza lo aveva devastato.

Sempre con l’aiuto della migliore amica si era dato una sistemata alla ben’e meglio per non sembrare uno degli zombie usciti dal video musicale di Thriller e alle quattro avevano raggiunto gli altri al solito bar in centro.

« Spero caldamente che nessuno avesse i cellulari a portata di mano ieri sera. » esordì Jude ridendo.

« Se fossi in te non starei così tranquillo! » rise a sua volta Jared.

Ma sì! Che gli importava se il video del suo ballo senza maglia fosse finito su Youtube?! In quel momento, proprio niente.

« Ehi! A proposito! Dov’è Rob? » domandò all’improvviso Patrick, sorseggiando una coca cola.

Il biondo spalancò impercettibilmente gli occhi. Già! Alla fine non era venuto…

« Abbiamo suonato a casa sua prima, ma ci ha aperto sua madre e ci ha detto che era uscito già da un’ora. » Jared fece spallucce.

Il fratello schiacciò la lattina di the, oramai finita, che aveva tra le mani: « Non me ne frega se non è qui adesso! Doveva venire ieri sera! » Trovò il pieno consenso di Rachel, che fino a quel momento era rimasta in disparte a fissare le persone che passavano fuori.

« In realtà… è venuto. » Tutti gli occhi delle persone presenti si voltarono verso l’angolo destro del tavolo.

« Che dici, Tò? » chiese Jude, con una punta di ansia nella voce, ma nessuno la notò.

« Robert è passato ieri sera, ma voi eravate nel pieno dello spettacolo e se n’è andato dopo sì e no un minuto. » spiegò Tomo.

Il liquido presente nel bicchiere di Jude tremò vagamente, influenzato dalla lieve convulsione che la mano che lo reggeva aveva avuto.

« Cosa?! » sbottò Rachel, colpendo il tavolo con un pugno. Quell’esclamazione arrivò alle orecchie del biondo come uno schiaffo in piena faccia.

« Non ci credo! Io lo ammazzo! Ma perché non si è fermato?! » domandò Shannon, incredulo. Come se Tomo potesse davvero saperlo. A Jude sembrò che il timbro di voce di tutti fosse aumentato all’improvviso. Capì, con incredulità, di non riuscire a distinguere le parole che uscivano dalle labbra dei suoi urlanti amici e si spaventò.

« Scusate io… » tutti si zittirono quando Jude si alzò e parlò. « …non mi sento granchè bene. Che botta tremenda che ho preso ieri sera! » ridacchiò, ma nessuno reagì di conseguenza. « Credo che me ne tornerò a casa. » si mise una mano davanti agli occhi e fece per avviarsi verso la porta del bar, ma una voce lo fermò: « Ehi! Vuoi che ti riaccompagni? » era Kelly.

« No, tranquilla. Vado da solo. » fece un sorriso sghembo e uscì nascondendo la bocca sotto la sciarpa.

Sulla strada per casa sua ebbe un capogiro, tanto forte che dovette fermarsi a sedere su una panchina. Affianco a lui una signora dall’aria gentile gli aveva chiesto se andava tutto bene e lui le aveva sorriso dicendole di non preoccuparsi.

Sì, era la sbronza. Non c’erano altre spiegazioni. Ah, non avrebbe mai più scommesso con Rachel e non avrebbe mai più bevuto così tanto!

 

*

 

Mandò mentalmente quel tizio a farsi fottere. Quella roba non valeva così tanto, merda!

« Che ladro! » bofonchiò a denti stretti Robert.

Si infilò in tasca il suo recente acquisto e si diresse verso la scuola.

La sera prima, nella cassetta delle lettere, aveva trovato un paio di volantini. Li aveva arraffati con fare interessato. Sì, perché in quel momento voleva pensare a tutto tranne a quello che aveva visto.

Uno dei suddetti volantini riguardava una serie di incontri in una specie di catapecchia non molto distante da casa sua, l’altro, invece, era della sua scuola. Illustrava una serie di attività che si svolgevano la domenica nel suo istituto. Si sorprese nell’apprendere quella notizia; non l’aveva mai saputo prima.

Si interessò particolarmente alla voce: “Fotografia”. Aveva sempre voluto provare, ma sentiva che i suoi amici lo avrebbe preso per il culo paragonandolo ad una ragazzina con una qualche vena artistica mancata, se solo avesse accennato loro l’idea.

Ma a quanto pareva nessuno aveva notato la sua assenza, nessuno si era preoccupato di sapere dov’era… Magnifico! Ora poteva fare quel che voleva!

Venne fatto passare da un ragazzo, probabilmente del suo stesso anno, solo dopo aver mostrato il volantino.

« A cosa sei interessato? »

Al moro sembrò di trovarsi in un film. Forse aveva visto una scena simile da qualche parte, ma non rammentava dove.

Si guardò un po’ intorno e poi rispose: « Vorrei… provare con fotografia. » Si immaginò la reazione di Rachel… rideva; gli rideva in faccia.

« Bene, tieni questo. » quello strano ragazzo biondiccio gli porse un foglietto, simile ad un biglietto da visita. « Fai vedere questo all’aula polifunzionale e sei dentro. » La sua convinzione di essere finito in un film aumentava ogni secondo di più.

Iniziò a camminare alla volta della classe e, ad ogni passo, notava dei particolari nei corridoi a cui non aveva mai fatto caso. Vedeva quell’edificio con occhi diversi, quel giorno. Come se vi fosse entrato per la prima volta. Non gli dava l’idea di luogo di tortura e perenne disperazione come faceva di solito. Era tranquilla e lo rilassò completamente.

Immerso in quelle strane constatazioni oltrepassò di qualche passo la porta dell’aula dove sarebbe dovuto entrare e una voce lo riscosse. « Ehi, tu! Più in fondo di qui non c’è nessun tipo di attività in corso. »

Robert sussultò per la paura e si voltò incontrando nel suo campo visivo un ragazzo tutto sorridente. « Oh… » si grattò la testa, imbarazzato, realizzando che quello sconosciuto aveva ragione. « …ero immerso nei miei pensieri e non mi sono accorto di dove andavo. » rise lievemente.

« Posso aiutarti? » chiese gentilmente il moretto, uscendo del tutto dall’aula.

« Beh, se sei nel club di fotografia sì. » disse Robert e vedendo il volto del ragazzo davanti a lui illuminarsi capì che sì, era del club di fotografia.

Venne avvicinato e gli fu stretta la mano. « Io sono Tobey Maguire. Molto piacere! E tu sei? »

« Robert, Robert Downey Jr. » rispose alla stretta.

Venne trascinato subito dentro la classe e lì dentro apprese che non solo Tobey faceva parte del club, ma che ne era a capo.

« Quindi… sei dell’ultimo anno. » disse Tobey.

Non sapeva come erano finiti a passeggiare nel cortile della scuola, ma quel ragazzo lo aveva messo dannatamente di buon’umore e non era riuscito a trattenere per sé quella proposta.

« Già… e mi aspettano gli esami. » fece una faccia riluttante che provocò una risata nell’altro.

« Io posso rilassarmi ancora per un annetto circa… » rise ancora.

Robert sorrise e alzò il capo verso il cielo… Stava iniziando a diventare buio.

Calò il silenzio, rotto solo dal suono dei loro passi, e il maggiore pescò dalle tasca il cellulare.

« Lo so che sono stato io a proportelo, ma… » L’attenzione di Tobey tornò su Robert.

« Devi tornare a casa, giusto? » gli posò una mano sulla spalla. « Tranquillo, vai pure. Tra poco anche io devo dileguarmi. »

Robert si sorprese di tanta gentilezza e rispose: « Beh, ci si becca in giro allora. »

« Spero di rivederti anche domenica prossima. » sorrise Tobey, salutandolo con la mano, quando erano oramai distanti di una decina di passi.

Il moro si ritenne più che soddisfatto di quel pomeriggio. E pensare che era andato là solo per non pensare troppo. Ci aveva guadagnato un corso di fotografia e una nuova conoscenza! Davvero non male!

*

 

Guardò soddisfatto le foto che aveva scattato insieme a Tobey, usando una professionale, poggiandole sparse sul letto. Prese tra le mani la sua preferita: aveva messo a fuoco un albero innevato nel cortile, lasciando però in primo piano, sfocata, una gocciolina di condensa, oramai secca, presente sul vetro della finestra.

Si ritrovò a fissare la neve, presente in ogni suo scatto. Quella stessa bianca neve che gli ricordava ogni cosa…

Balzò in piedi e, quasi incespicando, si diresse verso la porta della sua stanza. Lì, appeso, vi era il suo cappotto. Infilò una mano nella tasca destra e ne tirò fuori quello che aveva comprato appena uscito di casa.

Era incredibile di come si ricordasse ancora dove la vendevano.

S’avvicinò alla finestra e l’aprì, ignorando il messaggio di aiuto che gli lanciò tutto il corpo.

Venne scosso dai brividi, ma se ne fregò e iniziò a prepararsi una canna. Ci mise qualche secondo e, accesala, iniziò a fumare. Al primo tiro tossì talmente forte che credette di poter essere sentito dai suoi genitori, ma poi pensò che casa sua era troppo grande e che i suoi erano comunque troppo distanti.

Si sfogò, pianse, rise, fumò e nonostante l’erba stesse facendo effetto sulla sua lucidità, comprese…

“Non puoi negarlo!” diceva una voce maligna nella sua testa.

« …Jude. » sorriso amaro, tra le lacrime.

 

*

 

Avrebbe voluto ammazzare Jared. Eppure gli aveva sempre detto che non voleva essere invischiato con le ragazze della sua scuola.

Quando, quella mattina, appena aveva chiuso l’armadietto, s’era ritrovato davanti una Sarah tutta sorridente e frizzante aveva maledetto ogni singolo santo presente in cielo.

« Buongiorno! » salutò lei. Jude quasi non si trattenne dal tapparsi le orecchie. La sua voce era risuonata squillante e contenta e il biondo credette per un attimo che il suo apparato uditivo ne avesse risentito all’istante.

« Ciao… » rispose lui, senza il minimo coinvolgimento.

Si voltò verso il corridoio, ignorando lo sguardo ora quasi triste della moretta, e vide che tutta la combriccola dei suoi amici stava arrivando. Bene! Lo avrebbero tolto dai guai.

Alzò un braccio così da poter essere visto e l’unico del gruppo che lo imitò fu Jared. Oh, gliel’avrebbe fatta pagare in un qualche modo!

« Guardate un po’ chi c’è! La coppietta novella! » esordì Rachel non appena il gruppo fu loro vicino.

Jude la fulminò con lo sguardo, ma Sarah lo precedette nel dire qualsiasi cosa: « No, ma che coppietta? » aveva poi riso, fintamente. « Io e Jude non stiamo insieme. Non sia mai! » terminò, sgranando gli occhi, probabilmente per enfatizzare il concetto.

Ok, ora sì che era confuso. Se lei non voleva stare con lui perché si era presentata a due centimetri dalla sua faccia appena era entrato a scuola? Doveva star fingendo, in uno dei due casi. Ma in quale?

« Sì, Rachel… Cosa vai a pensare? » La diretta interessata si acquietò, notando la sfumatura rabbiosa nella voce del biondo.

Solo quando Ewan e Jared iniziarono a conversare con Sarah, Jude s’accorse di lui. Se ne stava dietro tutti con lo sguardo fisso fuori dalla finestra. Zaino tenuto su una spalla sola; una mano a tenere le bretelle unite, l’altra nascosta in tasca. Cappotto nero, felpa verde scuro, jeans semi-strappati e converse. Sembrava fuori dal mondo in quel momento e rimase per qualche istante ad osservarlo. Gli occhi leggermente chiusi; segno che stava scrutando qualcosa in particolare. Non c’aveva mai fatto caso prima, ma scoprì che stringeva lievemente le labbra ogni tre secondi quando era concentrato su qualcosa. Era incredibile di quanta inconsapevole precisione avesse quel gesto!

« Ehi, Jù! » Shannon gli diede una pacca sulla spalla per richiamarlo all’attenzione. Probabilmente anche Robert aveva sentito pronunciare il suo nome con insistenza, infatti s’era voltato verso il diretto interessato ed aveva sfoggiato un’espressione quasi disgustata quando aveva constatato che il biondo lo stava guardando. Jude la prese male, molto male.

« Che vuoi? » si girò verso il maggiore dei Leto, quasi ringhiando. Shannon sussultò per la sorpresa e piantò di fronte a sé le mani, in segno di difesa. « Wo! Tranquillo. » aveva alzato un sopracciglio, occhi semi-sgranati.

« Che hai, Jude? » chiese Ewan. Tra le persone del gruppo era calato il silenzio. Solo ogni tanto si sentivano le parole sconnesse delle persone che passavano affianco a loro.

Il biondo digrignò i denti. Lui lo stava osservando… Non poteva sopportare oltre il pensiero di essere guardato in quel modo.

« Ah, lasciatemi in pace! » esordì alla fine, ingoiando quel boccone amaro. In realtà avrebbe voluto scansare tutti, avvicinarsi a Robert e tirargli un altro pugno in faccia. Chiuse gli occhi mentre si dirigeva in classe, ma all’improvviso capì e si fermò in mezzo al corridoio.

Non era Robert quello che voleva far sparire, era lui stesso che desiderava svanire dalla faccia della Terra.

 

*

 

Per fortuna i loro orari non avevano mai coinciso quel giorno, ma stranamente non era riuscito a trattenere l’irritazione. Aveva risposto male, non solo ai suoi compagni, ma persino al professore! S’era beccato una nota disciplinare e un bonus di un’ora e mezza in punizione, quel pomeriggio. Davvero grandioso!

« Credevo che oramai gli studenti dell’ultimo anno avessero smesso di essere chiusi qui dentro. » Il bidello di turno nella classe delle punizioni ruppe il silenzio che s’era creato cinque secondi dopo che Jude era entrato, circa mezz’ora prima.

Il biondo sbuffò pesantemente quando sentì quella noiosa constatazione. Odiava quando la gente cercava di attaccare bottone con trovate davvero poco originali.

Il bidello, constatando che nessun tipo di discorso avrebbe tolto dalla faccia di quel ragazzo quella sottospecie di cipiglio incazzato, lasciò perdere e tornò a leggere quello che probabilmente era un giornale porno.

Jude fissò con intensità per una decina di secondi i pannelli presenti sul tetto dell’altra ala dell’edificio scolastico. Quando distolse lo sguardo il riverbero della luce permase nei suoi occhi. Non provò nessun fastidio, anzi… sin da piccolo aveva sempre adorato quegli strani disegni che si formavano davanti ai suoi occhi ogni volta che li manteneva puntati su una fonte di luce troppo a lungo. La madre lo sgridava ogni volta, ma lui ridacchiava, non curandosene e fuggiva via.

La sua mente viaggiò lontano… Inspiegabilmente riaffiorò il ricordo di quando, a 7 anni, si ruppe il braccio destro. Aveva avuto una paura tremenda, quella volta. Tutti i suoi amici se n’erano andati a casa e anche lui stava tornando. Era solito sfrecciare con la bicicletta vicino al marciapiede e sul suo cammino, quel giorno, si era parato un gattino. Per evitarlo girò di scatto il manubrio e finì addosso al marciapiede; il braccio rimase inevitabilmente schiacciato tra il bordo di questo e la bicicletta. Sul momento non si rese conto dell’accaduto, ma quando la pelle aveva cominciato ad assumere una tonalità violacea, aveva compreso che qualcosa non andava. Casa sua era parecchio lontana e non appena cercò di muovere qualche passo le prime fitte di dolore lo colpirono. Lanciò un urlo e le lacrime gli rigarono il volto contro la sua volontà. Cercò di essere il più razionale possibile e di non perdere il controllo. Respirò profondamente, ancora scosso dai singhiozzi, e creò nella sua testa una mappa del circondato. Ricordò che c’era un ospedale poco distante da lì e iniziò a correre verso la direzione che la sua memoria gli aveva suggerito. Non si era sbagliato! Pochi minuti dopo fu dentro. Rammentava che una giovane infermiera era corsa subito da lui e gli aveva chiesto cosa fosse successo… Solo dopo che gli fu messo il gesso aveva avuto la forza di aprire bocca e di informare i medici di chi fossero i suoi genitori.

Quando vide sua madre, ebbe paura. Era arrabbiata, glielo si leggeva in volto. Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, però, l’infermiera era intervenuta in sua difesa dicendo alla donna che era stato davvero bravo e non si era mai lamentato e che non era da tutti raggiungere da soli un ospedale.

L’aveva scampata con una settimana di punizione e una serie di baci strazianti, tutti in una volta. Ridacchiò sommessamente a quel ricordo. Sua madre era piuttosto incoerente; lo sgridava e subito dopo lo riempiva di baci. Bah! Le mamme… non le avrebbe mai capite davvero!

All’improvviso si ricordò di come Robert, quella mattina, fissasse intensamente fuori dalla finestra.

La neve, il pugno allo stomaco, il freddo alla schiena, il dolore ai polsi, il pugno scaraventato sul naso dell’altro… il bacio.

Scattò in piedi, facendo quasi cadere la sedia e fissando preoccupato l’orologio si accorse che proprio in quel momento il suo tempo di “detenzione” era finito.

Ignorò il saluto del bidello e uscì con fare nervoso.

Perché? Perché fra tutto… proprio quello?!

Svoltò un angolo per sfociare nel corridoio dove si trovava la sua classe e appena fu entrato in questo ogni cosa perse senso, suono, colore. Tutto diventò improvvisamente più cupo e indefinito. Quando vide quel verde scuro animare il grigiore tutt’attorno, perse un battito.

Stava venendo incontro a lui. Occhi bassi, un libro fra le mani, capelli più scompigliati dall’ultima volta.

Passò un secondo, o forse un attimo. Il moro alzò lo sguardo, lo vide e lo oltrepassò.

Niente. Nulla. Il vuoto.

Jude sentì dentro sé un lievissimo suono, poi un’immagine balenò nella sua mente.

Era lui da bambino e si trovava ai bordi di un pozzo. Aveva tra le mani un sassolino, che istanti dopo venne gettato nella cavità.

La decisione. Sì, aveva deciso…

Un piccolo tonfo risuonò nel suo cuore.

Si voltò, strinse i pugni e inspirò a pieni polmoni.

Era ora di finirla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ok, questo capitolo è parecchio concentrato di eventi e decisamente più lungo degli altri. La neve sembra volermi bene. Sono barricata in casa e questo significa che avrò più tempo per scrivere. *---* Beh, grazie delle recensioni e di seguirmi. <33 Siete una delle ragione per cui continuo a scrivere... e poi perchè oramai sono in fissa con 'sta fanfiction e giuro che la finirò! ò__ò/ Ok, sto sclerando... mi dileguo! :3 (Ps: Il Tobey Maguire è proprio quel Tobey! Spiderman, in sintesi XD) Bye everyone! <33

   
 
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