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Autore: apochan kenshiro    10/02/2012    1 recensioni
Una città completamente diversa, un clima cambiato... Chi sono Michiko e Kaito? Che fine hanno fatto tutti quanti? E perchè il distretto di Nerima-ku è più silenzioso e tranquillo che mai? Una storia particolare, dove la linea del tempo segue un corso unico, dove tutto ciò che è non è, dove l'apparenza inganna, dove la verità porta a tutta un'altra realtà...
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Salve! Questa è la prima volta che pubblico con il mio account sul sito (non avendo avuto prima la connessione, condividevo l'account con una mia amica...), ma non è la prima storia che pubblico... questa volta intendo condurre ben avanti la fanfiction che qui vi presento, che ho cominciato a scrivere da molto tempo, e la quale spero si prefiguri come un grosso "lavoro", diverso dai precedenti... se in "corso d'opera" vorreste recensire i capitoli vi sarei molto grata... (sia recensioni positive che critiche sono più che gradite...)
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Ranma Saotome
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In the darkness

Con mosse rapide e veloci percorse il perimetro delle mura, ultimo baluardo di quelle che un tempo erano le tipiche abitazioni della zona. Ormai in tutto il quartiere sorgevano palazzi e villette moderne, ma il dojo e la casa resistevano.

Saltò leggera verso il tetto sporgente, avendo cura di non provocare il minimo rumore: un solo sbaglio avrebbe compromesso tutto. Con passi piccoli e studiati attraversò in bilico il tetto del piano terra, finché non raggiunse la sua meta. Allora si rannicchiò seduta, si voltò verso la parete e si lasciò andare nel vuoto, aggrappandosi al bordo con il dorso dei piedi: sentiva le tegole umide e fredde gelarle gli arti. Scrutò dunque nella semi oscurità, ritrovandosi di fronte ad una finestra ovale dalle studiate rifiniture. Aveva fatto centro.

Si dette un colpo di reni, compiendo un azzardato salto mortale, per poi atterrare sull'erba del prato, coperto di rugiada. Si tolse con gesti lenti le scarpette basse si tessuto, poi estrasse una forcina dalla sua lunga chioma. Sarebbe stato facile aprire la vecchia serratura. Introdusse quindi il piccolo oggetto di plastica nel meccanismo, muovendolo freneticamente in tutte le direzioni, finché la serratura non scattò, con un rumore basso e sordo.

Aprì la piccola finestra, avendo cura che i cardini non producessero rumore, e datasi la spinta con le braccia, vi passò attraverso. Vi si tenne aggrappata per alcuni secondi, in modo da stendersi ed appoggiarsi al tatami silenziosamente; poi mollò. Ringraziò i kami di aver avuto l'idea di indossare la sua piccola casacca floreale: aveva un po' di freddo, ma in compenso si era potuta muovere senza alcun impiccio. All'interno della piccola stanza il suo corpo registrò un lieve cambiamento di temperatura, tale che represse con sforzo disumano un piccolo starnuto. Non poteva fallire proprio in quel momento.

Scandagliò, assottigliando le palpebre, quella comune stanza degli ospiti: pallidi raggi di luna filtravano dalla finestrella ovoidale, per illuminare leggermente lo scorrevole in carta di riso; capì che doveva fare in fretta: chi fosse passato di lì avrebbe potuto notare la sua ombra; si mosse allora sul tatami leggera e veloce.

Improvvisamente il suo piede si bloccò su qualcosa di morbido, rischiando di inciampare; sforzò il più possibile la sua vista, fino a vedere qualcosa che non la sorprese, ma che sinceramente continuava ad inorridirla: cumuli di biancheria intima erano sparpagliati per tutta la stanza, raccolti soprattutto intorno alla minuta sagoma di Happosai, che beato ronfava sul suo futon, con un'espressione lasciva in volto, alcuni reggiseni fra le mani ed una mutandina sul capo. Un brivido le percorse la schiena, ma scosse la testa: doveva concentrarsi sul suo obiettivo.

Serpeggiò dunque in mezzo ai cumuli di pizzo e cotone, fino a potersi sistemare accanto all'anziano ometto. Si distese veloce all'altezza della sua quasi pelata testolina, per poi avvicinarsi piano piano al suo orecchio. Shampoo rannicchiò le sue gambe e, piegati i gomiti, si accostò ad Happosai, avvicinando le sue mani alla bocca, piegando i palmi nella forma di una conchiglia. Inspirò profondamente.

Stava per schiudere le sue labbra, quando il vecchietto si mosse appena, agitando quello che aveva nelle sue mani.

Ahhh … zuccherini ...”

I muscoli del suo corpo si irrigidirono da capo a piedi: che si stesse svegliando?

Gettò una fugace occhiata al volto del vecchio maestro di arti marziali, per scoprire con sollievo che i suoi occhi erano chiusi e l'espressione immutata. Tirò un sospiro di sollievo, capendo che aveva solo parlato nel sonno. Forse aveva consumato tutte le sue energie nella sua strana quanto usuale “caccia”; non era difficile crederlo viste le condizioni della camera.

Shampoo riprese allora il controllo del suo corpo e concessosi per un momento un lieve sorrisetto, riavvicinò i palmi delle sue mani e cominciò a bisbigliare:

Alzati e dai a Shampoo lo specchio … alzati e dai a Shampoo lo specchio … alzati e dai a Shampoo lo specchio ...”

L'incessante nenia fu ripetuta dalla ragazza per diversi minuti, finché gli effetti non si mostrarono. Happosai si alzò di scatto, lasciando quello che aveva in mano. Aprì appena gli occhi, che mostrarono uno sguardo vacuo ed assente; le labbra di Shampoo si piegarono in un sorriso luciferino.

Con movimenti scattosi e meccanici l'ometto si alzò, dirigendosi al suo armadio a muro. Lo aprì con lentezza esasperante, cominciando poi a frugarvi dentro; saltò addirittura sugli scaffali, scomparendovi dentro. Quando meno se lo aspettava, Happosai riemerse da quella massa informe di scatole e pergamene, con in mano l'oggetto del suo desiderio. Saltò in piedi di fronte alla ragazza, che con gli occhi rapiti afferrò con rapidità quello che l'ometto le porgeva. I contorni rosso – arancio erano lievemente ammaccati e sotto lo smalto colorato, in alcuni punti, si poteva scorgere l'argento ossidato; la superficie riflettente era incrinata da tre spaccature nette ed irregolari, che nell'incrociarsi producevano venature anche più sottili, tutte tenute insieme da pezzi di scotch accampati; il tutto era poi ricoperto da una patina di polvere. Al primo sguardo la situazione era parsa obiettivamente disastrosa, ma Shampoo sapeva che c'era del lavoro da fare e che quello specchio sarebbe stato solo in seguito la sua arma vincente; per il momento aveva però segnato una tappa importante: era fra le sue mani.

Rialzò un attimo le sguardo, percepito un movimento: Happosai le stava stranamente venendo in contro, con lo sguardo assente, ma con il suo sorrisetto lascivo nuovamente stampato in faccia. Sapeva che il vecchietto era un osso duro, ma per sua fortuna si muoveva molto lentamente grazie all'ipnosi. Quel breve lasso di tempo le bastò per riflettere: sarebbe fuggita azzerando ogni possibilità di sospetto.

Si abbassò rannicchiandosi sulle sue ginocchia e sporgendosi ancora verso Happosai; lui si fermò, con aria estremamente inebetita e con la bocca spalancata. Shampoo prese a sussurrargli ancora qualcosa all'orecchio, ripetutamente, finché il vecchietto non dette segno di aver recepito il comando. Riassunse un aspetto lievemente composto, per quanto potesse, e si diresse con movimenti lenti allo scorrevole; lo aprì e sparì oltre, nel corridoio, diretto alla metà ordinatagli.

La giovane amazzone a quel punto richiuse accuratamente l'armadio, lasciando il resto come lo aveva trovato. Si arrampicò allora per la finestrella e vi passò, prestando particolarmente attenzione al prezioso oggetto che recava in mano. Una volta sul manto erboso, recuperò le sue scarpette, poi spiccò un balzo, ritornando sulle mura perimetrali. Pose allora l'orecchio in tensione e contò fino a dieci: uno strillo acuto risuonò in tutto l'isolato e di lì a poco casa Tendo si animò.

Un altro sorriso storto solcò il volto della ragazza, che si dileguò nella notte, con la falce di luna alta nel cielo a farle da unica testimone.

 

Mesto e sconsolato Happosai consumava la sua colazione, arrampicato su di una pila di zabuton. L'intera famiglia gli lanciava delle occhiatacce significative, che lo incenerivano. Una serie di bernoccoli ed un vistoso occhio nero continuavano a pulsare incessantemente, dandogli un certo fastidio; emetteva continuamente profondi sospiri.

Vi ripeto che non lo so perché mi trovavo nella camera della dolce Akane, ve lo giuro!”

Come no, vecchiaccio. Sei sempre il solito pervertito. Lo prossima volta non sarò così clemente ...”

Ranma, decisamente irritato, stava trangugiando il suo riso.

Quella notte l'urlo di Akane aveva svegliato tutti quanti ed una scena pressoché familiare si era presentata ai loro occhi, mentre preoccupati avevano fatto irruzione nella stanza della ragazza: Happosai era aggrappato al seno della ragazza, mentre lei lo tempestava di schiaffi ed urlava isterica. Gli uomini della casa non se lo erano fatto ripetere: lo avevano afferrato e conciato per le feste, mentre il vecchietto diceva frasi senza senso. Poi era stato lanciato l'ennesimo Happo Dai Karin ed una parte del corridoio del primo piano era stato incenerito. In conclusione, quella mattina erano più o meno tutti irritati e assonnati, con delle vistose occhiaie sotto gli occhi.

Akanuccia, ti prego, almeno tu credimi.”

Cosa? Che non sapevi di essere venuto in camera mia ed essermi saltato addosso?! La prossima volta ti stenderò con la mia mazza da softball!”

Anche Akane era di umore nero, in sintonia con la famiglia e con il suo fidanzato … doveva ammettere che quella mattina erano decisamente sulla stessa lunghezza d'onda …

Dopo aver consumato il resto della sua colazione, gettò un'occhiata rapida alla pendola: erano quasi le otto.

Andiamo Ranma.”

Mh?”

Sono le otto!”

Ok, ok! Finisco un attimo e andiamo!”

La ragazza sbuffò e raccolse la cartella che aveva appoggiato dietro di lei.

Fa come ti pare. Io vado.”

E detto ciò sparì in direzione del portone.

E dai aspettami!”

Il ragazzo finì tutto d'un colpo il riso bollito, raccolse la sua cartella e raggiunse la ragazza. Stava già calzando le sue scarpe.

Allora, andiamo?”

Ranma sbuffò rumorosamente.

Andiamo ...”

Noi usciamo!”

E pronunciata la frase all'unisono uscirono per il loro terzo giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shampoo ha fatto la sua prima mossa ed in casa Tendo nessuno se ne è accorto. Quale sarà la prossima? A voi scoprirlo …

Come sempre rieccomi qua con questa storia, di cui ancora ringrazio sentitamente i lettori, come anche 00_sakura_00 e JuliusCX, che hanno commentato il capitolo precedente, ed anche xtsubasanae80x, che ha inserito la fanfiction fra le sue preferite. Ancora grazie a tutti quanti! Vi rammento per l'ennesima volta “Noi che scriviamo e leggiamo su efp”, la mia pagina su facebook, ciao!

Kisu kisu!

  
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