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Autore: Rebychan    10/02/2012    5 recensioni
Un bacio può avere diversi significati.
A causa del rituale del bacio mafioso Gokudera scoprirà qualcosa su se stesso che lo porterà a capire la verità sui suoi sentimenti.
Atemporale - Pairing: YamamotoxGokudera (8059)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Hibari Kyoite, lightdragon91, Willow e Kiyomi che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 8

Yamamoto affogò letteralmente in Gokudera.

Dopo il primo attimo di sbigottimento dimenticò ogni cosa e si lasciò andare.

Baciò l’altro come se fosse l’aria di cui aveva bisogno per vivere, l’unica acqua che necessitava per dissetarsi.

La sua lingua cominciò a giocare con quella di Hayato in modo sensuale. Il ritmo alternava momenti più veloci, ad altri più lenti.

Le loro labbra si staccavano per qualche istante, per poi riunirsi.

A volte si baciavano iniziando con il succhiarsi il labbro inferiore, altre volte un casto contattato partiva dall’angolo più estremo della bocca, altre ancora le loro fronti si appoggiavano l’una all’altra, si guardavano languidamente, un flash di desiderio appariva nelle loro iridi e le loro bocche come delle calamite si univano.

Quei baci erano sensuali e ipnotici.

Takeshi ben presto perse ogni controllo.

Si sentiva ribollire il sangue nelle vene.

Hayato era sobrio e lo stava baciando, non faceva che ripetersi. Come poteva opporsi a tutto quello? Non poteva!

Era l’esperienza più bella che avesse mai sperimentato.

Finalmente assaporava le sue labbra senza il gusto dell’alcol.

Avevano un retrogusto amaro a causa delle troppe sigarette che Gokudera fumava, ma ormai anche quello faceva parte di lui, per cui lo trovò irresistibile.

Per troppo tempo aveva aspettato di poter sfogare il suo amore, e ora che l’altro glielo stava lasciando fare, non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare quel momento.

Preso dalla foga, trascinò Gokudera verso un tavolo e lo sollevò di peso facendolo stendere.

Le loro bocche continuavano a cercarsi senza mai smettere un attimo.

Lui gli fu subito sopra.

Le sue mani cominciarono a vagare lungo il corpo del ragazzo sotto di lui, tentando di sbottonargli la camicia per toccargli la pelle nuda.

Il suo corpo era in fiamme.

Sentì i pantaloni cominciare a stringere in mezzo alle gambe. Si era eccitato.

Premette il suo corpo maggiormente contro quello di Gokudera per fargli sentire che effetto gli provocava.

E fu allora che l’altro sbarrò gli occhi incredulo.

Un lampo di panico e di paura attraversò le sue iridi verdi.

Smise di baciare Yamamoto e portò le mani sul suo ampio petto. Nel toccare il suo torace sembrò avere un attimo di esitazione, come se avesse trovato quel contatto estremamente piacevole, ma poi scrollò il capo e bruscamente lo spinse ad allontanarsi da lui.

“Basta brutto idiota.”, ringhiò Gokudera, riportando anche Yamamoto con i piedi per terra. “Non sono venuto qua per questo, ma solo per fare una prova. Ora è troppo!”

Il ragazzo dai capelli argentati provò a rimettersi in piedi.  

Tremava leggermente e barcollò.

Aveva le gambe molli. Yamamoto sollevò un braccio per aiutarlo a sostenersi, ma Gokudera lo rifiutò preferendo appoggiarsi a una sedia.

Sembrava dopo quello che era successo, che tentasse di tenerlo il più lontano possibile per non cadere di nuovo nella dolce trappola che erano le sue labbra e il suo corpo.

Non lo guardava nemmeno in viso. Le sue guance erano arrossate, ed era in palese imbarazzo.

“Non doveva andare così.”, disse Hayato più a se stesso, che a Yamamoto. “Io volevo solo capire e invece sono più confuso di prima.”

Si arrischiò a risollevare lo sguardo per guadare l’altro.

Yamamoto lo osservava con un’espressione limpida e carica di amore.

Sulle pupille di Gokudera invece persisteva l’ansia e la paura. Era terrorizzato, probabilmente dalla sua reazione al bacio, da quello che aveva provato.

“E’ meglio se vado.”, disse e cominciò a camminare verso la porta bramoso di allontanarsi dall’altro per riflettere.

Quando fu quasi a destinazione e le sue mani già sfioravano la maniglia, fu però raggiunto da Yamamoto.

Quest’ultimo dopo essere stato allontanato per un po’ intontito non era riuscito a fare niente.

Nella sua mente continuavano a succedersi le immagini del bacio e al pensiero il fiato gli moriva in gola.

Aveva sentito le parole senza senso di Gokudera come in trance. E aveva avuto bisogno di qualche minuto per comprenderle.

Se l’era chiesto già quando l’altro era arrivato ma cosa significava che quella era una prova?
Si baciano le persone così solo per un test? E ora perché era Gokudera quello confuso, quando invece, l’unico che aveva diritto di esserlo era lui? Sì, non capiva assolutamente niente di quello che era successo in quella stanza. E ciò non era dovuto al fatto che era un idiota, come gli diceva sempre Hayato, la vera colpa era di quest’ultimo che agiva in modo inspiegabile e poi o si addormentava o se ne andava come se niente fosse. Era da qualche giorno che lo spiazzava con i suoi atteggiamenti ed era giunto il momento di cominciare a capirne il significato.

Necessitava di alcune spiegazioni.

Afferrò Gokudera per un braccio e lo girò verso di sé.

Lo guardò fisso negli occhi.

Il suo sguardo era schietto com’era la sua indole.

Per una volta le sue labbra non erano sollevate all’insù in un sorriso. Era serio, e la sua fronte era lievemente aggrottata.

“Perché mi hai baciato?”, gli chiese di getto.

Sì, se Hayato alcune sere prima aveva voluto sapere perché non l’aveva baciato durante il rituale, ora lui voleva sapere il contrario. Voleva sapere perché l’aveva fatto.

Gokudera boccheggiò, non sapendo come rispondere.

I suoi occhi si dilatarono dallo shock.

Poi però si assottigliarono mentre tentava di darsi un tono.

Si scrollò di dosso le mani di Yamamoto e tentando di apparire sicuro e sprezzante disse: “Te l’ho detto idiota. Era una prova.”

“Una prova di cosa?”

Gokudera di nuovo atteggiandosi disse: “E’ palese di cosa. Volevo sapere.”

“Sapere, cosa?”

Yamamoto era sempre più irritato dal fatto che l’altro non gli desse delle risposte certe. Gli diceva mezze frasi come se lui potesse capirle, come se lui potesse leggergli nel pensiero.

Sì, a volte sembrava in grado di farlo, ma non era un vero telepate. Se Hayato non gli dava una chiave di lettura, difficilmente sarebbe riuscito a leggerne le intenzioni.

Gokudera sospirò. “Sei un idiota. Dovresti capirlo. Quando ti ho baciato da ubriaco io ho sentito…”, non finì la frase come se si fosse reso conto che stava rivelando troppo.

Si prese il labbro inferiore tra i denti, e Yamamoto a quel gesto si ritrovò istintivamente a umettarsi le labbra carico di desiderio. Avrebbe tanto voluto baciarlo di nuovo.

Ora che l’altro aveva dato inizio a quel gioco, non riusciva più opporre resistenza ai suoi sentimenti e al desiderio cocente che era nato in lui.  

Scrollò il capo. In quel momento non poteva far parlare la carne. Per una volta doveva usare il cervello.

“Allora ricordi cosa è successo.”, disse con la sua voce profonda.

“Hn.”, fu l’unica risposta che uscì dalla bocca di Gokudera.

“Cosa hai sentito nel baciarmi da ubriaco?”, chiese Yamamoto per spingerlo a confessarsi.

Gokudera però non rispose, tuttavia l’occhiataccia che gli rivolse fu abbastanza eloquente per il ragazzo dai capelli neri.

Takeshi sorrise, con un sorriso dolce. “Ti è piaciuto.”, fu la sua considerazione.

Hayato avvampò. E improvvisamente Takeshi trovò la chiave che cercava per riuscire a capire quello che era successo.

“Volevi sapere se baciarmi da sobrio ti avrebbe scatenato dentro le stesse sensazioni che hai provato da ubriaco. Consisteva in questo la prova?”

Gokudera diede di nuovo le spalle a Yamamoto per non rivelargli il suo turbamento.

“Ora che lo sai, posso andare.”, disse poi tentando di mantenere la voce più neutra possibile.

“No.” Takeshi lo prese per le spalle e lo voltò di forza nuovamente verso di lui.

Ora che aveva la certezza di non essere indifferente all’altro, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo scappare per permettergli di costruire nuove barriere tra lui e il mondo.

Ora che a causa del bacio e di quello che aveva provato era diventato vulnerabile, doveva approfittarne per capire meglio i suoi sentimenti.

“E cosa hai provato nel baciarmi ora?”, gli chiese a bruciapelo.

Gokudera provò a divincolarsi ma non ci riuscì. “Non sono affari tuoi.”

“Sì, che lo sono visto che ti amo.” Yamamoto finalmente aveva trovato la forza di affermare la verità sui suoi sentimenti con il suo interlocutore sveglio.

Sì, visto che Gokudera l’aveva baciato, visto che aveva cominciato a farsi domande sulle emozioni che provava per lui, voleva fargli sapere ciò che lui sentiva perché non poteva più fingere che niente fosse accaduto.

Lo amava alla follia e voleva rendere partecipe l’altro di tutto quello. Il bacio che si erano appena scambiati aveva cambiato molte cose e non poteva più tornare indietro.

Di fronte a quelle parole, gli occhi di Gokudera si spalancarono preda del panico, e si lasciò sfuggire dalle labbra: “Non dovevi ridirmelo ora. Io non sono ancora pronto a risponderti.”

Yamamoto grazie a quelle parole capì altre cose sulla notte in cui l’altro si era ubriacato.

“Eri sveglio quando mi sono dichiarato.”, fu la sua constatazione.

Hayato arrossì rendendosi conto di essersi sputtanato.

Yamamoto sospirò. “E’ per quello che ti stai sforzando di capire cosa provi? Vuoi decidere cosa rispondermi?”

“Sì.”, finalmente Gokudera si decise a essere sincero.

Takeshi sorrise triste fraintendendo la situazione. “Non devi sentirti in colpa solo perché ti amo. Non devi sforzarti di ricambiarmi. Ti ho sempre amato, e anche se tu non provi lo stesso per me, posso accettarlo. Rimarrò nella famiglia Vongola come ho sempre fatto. E aiuterò Tsuna. Non solo tu, ma anch’io gli voglio molto bene. Certo non lo amo, ma gli voglio lo stesso molto bene.”

Yamamoto aveva inteso che quando aveva saputo dei suoi sentimenti, Hayato si fosse sforzato di ricambiarlo per timore che lui se ne andasse dalla famiglia deluso per non essere ricambiato. E che baciandolo volesse sapere se tutto sommato potevano essere compatibili in modo da accettare la sua corte, quello nonostante non lo amasse. Tutto quello era per il bene di Tsuna, il vero oggetto dei suoi desideri, che però lo vedeva solo come un amico.

Takeshi non poteva però accettare di stare insieme a una persona che non lo amava.

Gli occhi di Gokudera a quelle parole strabuzzarono sorpresi.

Poi le sue gote andarono in fiamme di nuovo mentre capiva cosa significavano.

“Tu pensi che io sia innamorato del Decimo?”, chiese in un sospiro.

Yamamoto lo guardò dolcemente. “Amandoti ti ho guardato a lungo e ho visto come osservavi Tsuna. I tuoi occhi ardevano di devozione. E a me sta bene. Tsuna è un ragazzo eccezionale, posso capire perfettamente perché ti piace così tanto.”

Di fronte a quelle parole un grido disarticolato uscì dalla bocca di Gokudera.

Poi però scrollò il capo e cominciò a ridere istericamente.

Tra una risata e l’altra riuscì però a dire: “Anche tu hai pensato che lo amassi. Siamo caduti entrambi nello stesso errore. Tu che sei un idiota lo posso capire, ma io…”

Yamamoto lo guardò incredulo. “Vuol dire che non lo ami?”

“No, non nel senso romantico del termine.” Gokudera tornò serio e decise di essere sincero. Scrollò il capo. Non poteva accettare di veder soffrire Yamamoto. Il suo cuore era stato invaso da una strana tenerezza nel vederlo prendere quel granchio e nel constatare la sua sofferenza. E aveva provato l’impulso di chiarire il fraintendimento per rassicurarlo. “Il mio è un amore servile. Per anni però l’ho scambiato per qualcosa in più. Baciandolo alla cerimonia ho capito la verità. Il suo bacio non mi ha fatto provare niente, quello con te invece… Sì, mi è piaciuto e se sono venuto qua era per caprie se anche da sobrio avrei provato le stesse emozioni. Io non credevo di amarti, io pensavo che mi sarei reso conto che sei solo un amico. Sì, sono riuscito ad ammettere di provare amicizia per te, ma solo quella. E invece non capisco. Quando mi tocchi e mi baci è così semplice perdere il controllo. Io non so più cosa mi stia succedendo. Ho pensato di amare il Decimo ma in verità non lo amavo. Ho pensato di provare amicizia per te, e invece… non so. Cosa si prova ad amare davvero? Non capisco.”

Yamamoto sorrise, un sorriso di quelli radiosi che scaldò l’animo di Gokudera.

In quelle parole caotiche di sfogo, Takeshi aveva letto quella verità che Hayato ancora non riusciva a comprendere.

Fu per quello che gli si avvicinò e di scatto afferrandolo per le spalle lo schiacciò contro un muro.
 

Avvicinò di nuovo le sue labbra a quelle dell’altro.

Gli sussurrò sulla bocca. “Scopriamolo insieme cosa significa amare. Non devi però obbligarti a pensare di doverlo capire, fai parlare solo l’istinto, così tutto ti diventerà chiaro. L’amore non si comprende, si vive.”

E poi lo baciò di nuovo. Stavolta però mettendo in quel gesto tutto il suo amore.

Quel tocco di labbra, quella danza di lingua fu sia molto dolce, sia passionale.

Provocava assuefazione.

E Gokudera di nuovo si lasciò andare per corrisponderlo.

Gli circondò il collo con le braccia e lo baciò a sua volta con foga.

Allontanò da sé ogni pensiero molesto.

Non pensò più a niente e fu allora che sentì quel calore invadergli le membra.

Un calore che divenne sempre più grande fino a quando sfociò in quello.

FINE CAPITOLO 8

Cosa farà Gokudera? Capirà meglio i suoi sentimenti? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L’ANGOLO DI REBYCHAN:
A dirla tutta avevo una nuova idea che mi avrebbe permesso di allungare la fic ma dopo averci pensato un po’ su, ho deciso di non usarla. Questa storia era nata per essere semplice e breve, e allungarla probabilmente l’avrebbe appesantita. Ho preferito quindi mantenerle intatto lo spirito originale e questo capitolo si è costruito da solo così.
Il prossimo salvo cambiamenti dell’ultima ora dovrebbe essere l’ultimo capitolo. Ancora un po’ quindi e conoscerete la conclusione.
Di solito quando sono in dirittura di arrivo con una fic, penso immediatamente a quella dopo che dovrebbe sostituirla ma ora non so cosa farò. Sono molto indecisa se iniziare o no un’altra storia su questo fandom. Le idee fioccano ma sono in uno stato d’animo un po’ particolare che non mi permette di prendere una decisione in tutta serenità. Vedrò più avanti!
Se inizierò una nuova fic probabilmente però sarà a multi coppia e un AU. Vediamo!
Smetto di tediarvi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

   
 
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