In breve tempo Frodo riuscì a radunare tutti i suoi compagni.

Ora si trovavano nella parte più bassa del Monte Fato.

Non fece sapere a nessuno di aver ritrovato l’Unico Anello pochi giorni prima.

I Cavalieri di Rohan, quelli di Gondor e quelli ancora di Minas Tirith possedevano le loro spade più forti e più belle. Anche gli Hobbit avevano delle spade, che sebbene della loro misura, erano abbastanza robuste e potevano uccidere tranquillamente un Orchetto. Ad un tratto si udirono delle urla di Orchi strepitare. Gandalf, in Prima Fila, guardava stupefatto l’Esercito che Saruman, in così poco tempo, era riuscito a creare. C’erano migliaia e migliaia di Orchi e Orchetti, tutti begli accessoriati delle armi più varie. Comparve Saruman. Diede la carica ai suoi “Soldati”, che aspettavo ansimanti che il via al combattimento giungesse. I Rohirrim, dall’alto dei loro cavalli, guardavano cupi. Gli Elfi Arcieri del Bosco Atro, tra cui Legolas, e dintorni, erano pronti a scoccare le loro prime frecce. Ad un certo punto Saruman urlò qualcosa di incomprensibile ed un occhio apparve sopra tutti, rendendo ancora più buio il cielo che era prossimo a buttare giù pioggia fresca. Poi l’Occhio scomparve e gli Orchetti si lanciarono all’assalto. Con le loro voci gracchianti, coprirono gli incitamenti degli Uomini e degli Elfi e le urla degli Hobbit.

Subito gli Orchi si divisero in quattro parti: una parte andava a combattere contro gli Uomini che si trovavano nella parte più Occidentale del Monte, l’altra nella parte Orientale e le altre due parti si mischiavano tra loro, attaccando il primo gruppo di Uomini che trovavano.

Gli Elfi Arcieri uccidettero gran parte degli Orchi che correvano nella propria direzione, perforandoli con le loro Frecce Fatate.

Gandalf stava lottando contro un gruppetto di Orchi ai quali Saruman aveva ordinato di indebolire lo Stregone, per poi portarlo da lui.

Gli Hobbit avevano un gran d’affare anche loro contro gli Orchetti. Un Orco di enormi dimensioni, stava per schiacciare il povero Pipino, che facendo un salto all’indietro, riuscì ad evitarlo.

La pioggia si mise a complicare la situazione già grave di suo. Un violento acquazzone dava vita alla battaglia.

Frodo strinse nel palmo della sua mano destra L’Unico Anello e sentì un desidero irrefrenabile di inserirselo al dito. La sua forza di volontà lo abbandono e, infilandosi L’Anello al dito e di conseguenza diventando invisibile, sgusciò attraverso gli Uomini, gli elfi e gli Orchi che stavano combattendo. Stava percorrendo la strada per arrivare fino alla parte più alta del Monte Fato, quella in cui poco tempo prima, vi aveva gettato la copia dell’Originale.

Intanto quel gruppo di Orchetti incaricati da Saruman di portare Gandalf da lui, era riuscito ad avere la meglio sullo Stregone. Così Gandalf, ormai impotente, venne trascinato fino al suo più acerrimo nemico.

“Bene, bene, bene, una vecchia conoscenza….” ironizzò Saruman.”E’ giunto il momento di saldare qualche debito…” e detto ciò prese di peso Gandalf e lo mise in ginocchio davanti a sé reggendolo per le spalle, in modo da far vedere a tutti i combattenti che ormai per Gandalf non c’era più niente da fare. Tutti, vedendo Gandalf in quelle condizioni, ormai prossimo alla Morte, si fermarono per un attimo. Il silenzio regnava sovrano. Frodo, che si trovava dall’altra parte del Monte Fato e quindi non poteva vedere la scena, si stupì di così tanto silenzio che si fermò per qualche istante, ma poi continuò la sua corsa.

Intanto uno degli Orchetti, aveva passato a Saruman una spada. Questi la fece passare davanti agli occhi di Gandalf, che ormai respirava a fatica e compiendo uno sforzo sovraumano.

Gandalf chiuse gli occhi: ormai aveva capito che non c’era più niente da fare. Disse una piccola preghiera nella sua lingua, che Saruman capì perfettamente.

Il braccio che teneva la spada si alzò. Bastava un solo colpo e finalmente si sarebbe tolto dai piedi quello Stregone che gli era sempre di intralcio.

“Sono arrivato!”. Queste furono le prime parole che Frodo disse appena si accorse di essere arrivato in cima. Con un gesto veloce, si tolse L’Anello dal dito.

“Compi il tuo dovere.” Lasciò la presa. L’Anello fece qualche brave capriola nell’aria. Plof. Cadde. Tutto si fermò.

Il fumo che usciva dal Monte Fato smise di uscire. La pioggia era finita. Il Sole stava finalmente risplendendo alto nel cielo. Improvvisamente una voce angelica si udì nell’aria. Era la voce del Bene, che finalmente poteva regnare sereno. Per sempre.