Da:
me
A:
Chiunque stesse leggendo
Prima di lasciarvi all'ultima parte di questa storia, mi preme
prendermi un po' di spazio per dire Grazie.
Grazie
infinite a tutte le meravigliose persone che mi
hanno regalato una recensione che sapete non è mai
solo "un commento" per chi non ha grande
considerazione di sé, perciò mi permetto di
abbracciarvi forte forte: sakuraelisa,
lithi,
natalie91,
AlbaSilente91,
hipster,
aleka_80,
rocketforPigfarts_,
LaTuM,
LexiPopUp,
LazyLuchi,
meggap,
aspasia776,
valigleek,
AKindOfMagic,
ND_Warblers518,
Agni,
Alice_In_Warblerland,
hipster,
GinnyIris93,
e in privato, come piace a loro, saechan,
Ransie86,
MissBethCriss,
TheVampiresAssistant,
chiccahp.
♥♥♥
Grazie
a chi ha seguito, ricordato e preferito questa storia, regalandomi
un'inattesa conferma della vostra stima che spero di meritare sempre e
del vostro affetto che è totalmente ricambiato
ç__ç ♥
Grazie
a chi si è soffermato anche solo a leggere la storia di
Amihan e
Desmond, benché non esistano se non nella mia testa e, posso
dirlo con infinita e commossa gratitudine, nel cuore di chi ha imparato
ad amare Obviously:
siete tanti, più di quanti questa piccolissima cosa si
aspettasse, e sono senza parole. T___T
Grazie
a chi ha sopportato i miei pietosi ritardi, per i quali mi scuso anche
pubblicamente benché non sia stata una mia scelta. E a tal
proposito
ringrazio tutti, in particolare Alba ♥, per avermi tenuto la
mano con discrezione e affetto vero.
Questa storia serviva per sdebitarmi e invece mi ha dato nuovi e
più forti motivi per credere che sarò in debito
con voi sempre, ♥ Paola.
Siamo
all'epilogo di questa one-shot sui generis e posso dire che mi
mancherà da morire senza sembrare la patetica che sono?
Ormai l'ho fatto.
Rimando, come al solito, all'Introduzione alla Prima
parte
per la
dedica e le indicazioni varie, ma stavolta ho delle raccomandazioni
speciali. Oltre alla solita insulina, vi raccomando i fazzoletti e vi
prego: non
odiatemi, per favore. T___T
Abbiamo lasciato Desmond e Amihan che si regalano a vicenda la loro
prima volta: era piuttosto chiaro ad entrambi che questo avrebbe
cambiato per sempre la loro vita.
Ora li attende una cena ad un tavolo
di un certo ristorante italiano destinato ad essere la cornice per i
primi appuntamenti degli Anderson di più generazioni
*fischietta facendo
goffamente la vaga* e poi: la tenerezza dell'amore,
l'impetuosità della passione,
l'amarezza dei dubbi,
la solida fermezza dell'amicizia,
la crudeltà della disperazione,
l'inaspettata realizzazione dei
propri sogni,
la dolcezza di un sorriso
perfetto.
Mi
rifugio nelle note finali a cui non posso rinunciare, non
stavolta (devo fare ammenda ç__ç ). Portate
pazienza -.-''
N.B.
Ricordo che, come sempre, per leggere le traduzioni delle frasi
è sufficiente posizionare il mouse sugli asterischi *,
e così per visualizzare i contenuti delle note.
Buona
lettura!
*** How do you say...? ***
- Parte
IV -
Lima, Lima, Ohio, domenica 8 luglio 1990
Il silenzio della stanza era scalfito solo dai loro respiri irregolari
mentre cercavano di riprendere fiato e sui loro corpi si stemperava
l’intensità del piacere inatteso, insperato e
travolgente che li aveva colti legandoli inconsapevolmente ad una
schiavitù di reciproco desiderio che li avrebbe accompagnati
per sempre, a dispetto di tutto.
Amy
si strinse forte a quel ragazzo a cui aveva affidato se stessa come
neppure credeva di poter fare e la consapevolezza di appartenergli la
scosse in profondità: lei, l’uragano libero del
nord est, era stata sua
e temeva, o meglio sperava, che lo sarebbe
stata in modo irreversibile per il resto dei suoi giorni
perché nel momento in cui Desmond scivolò fuori
da lei si accorse che s’era portato via la sua stessa essenza
e non si sarebbe mai più sentita completa se non fondendosi
a lui.
La
forza di questa certezza la costrinse a stringerlo più
forte e rigò il suo volto senza che potesse opporsi o
negarsi quella tenera debolezza.
«Mi avevi promesso che non avresti più
pianto per me» mormorò Desmond assediato dalla
fragilità inaspettata della ragazza che l’aveva
costretto a rivedere tutte le priorità della sua vita
«Scusami - sussurrò pianissimo Amy - è che sono felice» ammise sorridendogli del tutto
disarmata.
Desmond sorrise a sua volta e le asciugò le lacrime con il
tocco delle sue labbra, quindi le scostò i capelli rivelando
la bellezza del suo corpo a cui temeva, o meglio sapeva, non si sarebbe
mai abituato.
«Sei così bella - le soffiò incantato - non mi stancherei mai di guardarti, né di
toccarti» aggiunse facendo ribollire entrambi
«Narito ang maaari
mong gawin kung ano ang nais mo,
questo è ciò che mio padre mi ripete da quando
son nata, più o meno significa “qui puoi fare
tutto ciò che desideri”» gli
rivelò Amihan, quindi prese la mano del ragazzo e se la
portò sul petto e proseguì «Anche tu qui
puoi fare ciò che desideri, Desmond» lo
rassicurò in quello che sentiva essere più che un
invito mentre le risaliva in gola facendola tremare.
Il ragazzo la guardò intensamente e si avvicinò
alle sue labbra mentre rifletteva con un certo divertito orgoglio
«Sai invece qual è il motto di mio padre? Namhaid
ceird mura gcleachtar, che
tradotto suona come “La pratica rende
perfetti”»
«A me pare un ottimo consiglio anche questo»
rise maliziosamente la ragazza sfiorandogli le labbra con le dita
«Prometto di impegnarmi assiduamente» le
sospirò Desmond prima di dare un seguito alle sue parole
disegnando dapprima con delicatezza il profilo delle sue curve e poi
toglierle il fiato con l’impeto della sua bocca.
Si baciarono a lungo mentre le dita di entrambi si muovevano febbrili
sulla pelle imperlata dal fuoco che li avvolgeva «Vuoi
che disdica la cena?» le ansimò Desmond sulle
labbra
«No» biascicò tremante la ragazza e
d’improvviso uno squarcio di lucidità le
ricordò il resto del mondo fuori da quel letto
«Oddio, Kevin!» sbottò portandosi una
mano alla bocca
«Come?» domandò il ragazzo infastidito
da quell’ostacolo tra le loro labbra
«Mi son dimenticata di lui! Avrebbe dovuto darmi una mano a
prepararmi
per la cena - si rammaricò - Come mai non è
venuto? O forse non ho sentito...» paventò
imbarazzata immaginando l’amico raggiungerla in camera e
allontanarsi dissuaso da chissà quali rumori.
«Magari non voleva disturbare - osservò Desmond -
l’ho incontrato prima in cucina, mi ha dato il vassoio e mi
ha detto di augurarti Buon
appetito»
«Oh beh allora...» rise Amy con tono malizioso
«Pensi che alludesse...?» si chiese il ragazzo
leggermente imbarazzato
«Kevin allude sempre - gli chiarì - ma
sarà felice comunque» osservò con
un sorrisetto
«Di cosa?»
«Di noi - mormorò la ragazza annaspando nel peso
di quel “noi”
- è un tuo fan, e quella scatolina è un suo
regalo» aggiunse riferendosi alla confezione di condom appena
scartata «Era un suggerimento sul mio eventuale regalo di
laurea per te» rivelò poi arrossendo appena
«Beh, direi che è il migliore regalo di laurea che
potessi sperare» sussurrò Desmond avvicinandola a
sé e rabbrividendo nel sentirla tremare al suo tocco.
«Non so, magari non era granché -
minimizzò Amy che dubitava di essere stata particolarmente
incisiva vista l’inesperienza e l’inevitabile
goffaggine - però ti offro un’opzione rinnovabile
per tutto il tempo che vuoi» propose poi ammiccante
«È stato tutto perfetto, almeno per me - le
svelò il ragazzo che nutriva gli stessi dubbi in merito alla
sua performance - Accetto però l’opzione, anche se
potrebbe essere per un tempo più lungo di quanto tu sia
disposta a concedermi» la avvisò con un
sorriso trepido mentre le sfiorava il viso con le labbra.
Amy distolse lo sguardo e sorrise appena: era a disagio a parlare di un
loro futuro insieme perché sapeva cosa implicasse per lui ed
era certa che per quanto l’avesse rassicurata in merito,
Desmond non avrebbe mai rinunciato a desiderare di essere marito
e padre,
mentre lei dubitava di potersi riconoscere nelle vesti di moglie
e soprattutto di madre.
«Credo di dover andare» si rammaricò il
ragazzo dopo essersi staccato a fatica dalle sue labbra
«Dove vai?» mormorò infastidita la
ragazza
«Nella mia camera ...» rispose Desmond
«È questa camera tua - gli fece notare Amy - e
credo che tu non debba più andare da nessuna
parte» gli chiarì pianissimo stringendolo a
sé
«Vuoi che mi trasferisca di nuovo qui?»
domandò per essere certo di non aver frainteso e la risposta
di Amy fu inequivocabilmente «Sì» glielo
sospirò sulle labbra dopo averlo baciato con dolcezza e non
fu affatto semplice per il ragazzo lasciarla sola perché si
preparasse con calma per la cena, tuttavia era necessario
perciò si aggrappò al suo innato senso del dovere
e si alzò dal letto per rivestirsi mentre Amy fissava con
lieve imbarazzo il letto che portava i segni della sua prima volta.
Intuendo le sue preoccupazioni Desmond si avvicinò a lei e
le sfiorò devotamente la fronte con le labbra
«Penso io a rimettere a posto» le
sussurrò premuroso
«No, lo farò io - replicò la ragazza
che si chiedeva come fosse possibile che lui riuscisse sempre a
prevenire i suoi disagi e a porvi rimedio in un modo così
discreto - tu dimmi solo dove posso trovare ciò che mi
serve» gli chiese sorridendogli e il ragazzo le
indicò il cassetto della biancheria, poi si alzò
e raccolse dal pavimento la maglia bianca che aveva portato fortuna ad
entrambi quel pomeriggio «Questa la tengo io»
la informò mentre la indossava
«È il mio pigiama» gli
ricordò la ragazza
«Non ti servirà» le promise languido
mentre si chinava su di lei per salutarla un’ultima volta,
o meglio penultima, o meglio ancora la prima di tante altre.
«A dopo» le mormorò sulla porta quando
finalmente si
decise ad uscire
«Des - lo fermò Amy - è stato tutto
perfetto anche per me» gli specificò nel caso
avesse dubbi in proposito.
Si
sorrisero, poi il ragazzo uscì e Amy fissò a
lungo la porta per realizzare ciò che era accaduto e
convincersi che fosse reale, poi balzò fuori dal letto e
saltellò cinguettante fino al bagno senza che riuscisse a
contenersi neppure dando fondo al suo considerevole pozzo di cinismo:
si limitò a ridere di sé sentendosi
incredibilmente stupida e magnificamente felice.
«Bella maglietta!» commentò qualcuno
alle spalle di Desmond mentre risaliva le scale dopo aver riposto il
vassoio in cucina: si voltò e Kevin era lì con un
sorrisetto allusivo che lo guardava con palpabile compiacimento
«Amy, credo ti stia aspettando in camera mia... cioè sua» biascicò imbarazzato
«Direi vostra
- suggerì sempre più divertito il giovane ospite
- Credo che potrà aspettare altri cinque minuti, ho bisogno
di dirti qualcosa» aggiunse serio.
«Dimmi» acconsentì Desmond e i due
ragazzi si
accomodarono nella sala attigua all’atrio.
«Io non amo i giri di parole perciò vado dritto al
punto: si tratta di Amy - iniziò Kevin - Credo di
conoscerla meglio di chiunque altro, e non è la persona che
lei vuole che gli altri vedano, o almeno non è solo
quella: è si forte, determinata e libera come nessun altro,
ma è soprattutto fragile, in un modo che non è
facile da accettare per chi la ama. Lo sa anche lei ed è per
questo che non si è mai concessa il privilegio di mettere se
stessa in mano a qualcun altro, finché non ha incontrato
te».
La
voce di Kevin tradiva l’apprensione per colei che
considerava più che una sorella, ma anche la autentica
felicità perché sperava, o meglio sapeva, che ora
la sua piccola stella bianca non avrebbe avuto più bisogno
di lui: aveva trovato qualcuno a cui affidarla e cercando di non
lasciar trapelare nulla dell’infinita malinconia di chi sa di
doversi congedare da chi ama ma è ferocemente troppo presto
per farlo, schiuse le labbra e con il fiato che poteva permettersi lo
pregò senza alcuna riserva «Prenditi cura di lei,
Desmond, hai tra le mani una creatura delicata e preziosa, se
però non hai intenzione di farlo, lasciala andare subito,
forse ora potrebbe anche sopportarlo».
Quella preghiera raggiunse Desmond in profondità,
esattamente come lo sguardo triste del ragazzo davanti a lui che forse
non era un grande attore come avrebbe sperato «Se lei me lo
permettesse, io ho intenzione di prendermi cura di lei per il resto
della mia vita - gli promise senza l’ombra di alcun dubbio
sul suo volto - e poi ci sarai tu a vegliare su di lei e controllare
che io non venga meno a questa promessa» lo
rassicurò smorzando il tono e sorridendogli.
Kevin lo guardò e quel velo di tristezza si
inspessì, tentò inutilmente di cacciarlo via
rispondendo al suo sorriso ma sentiva di non essere credibile per cui
non rispose e si defilò «Vado da lei. Buona cena e
buona serata» gli augurò, poi poco prima di
sparire sulle scale, si voltò e lo ringraziò.
Il giovane padrone di casa lo guardò allontanarsi mentre
prometteva a se stesso di ottemperare a quello che non era solo un
proposito, o una promessa, ma ormai un’esigenza.
E così fu, Desmond si sarebbe preso cura di Amy in un modo
che non può essere detto a parole, per lei avrebbe
rinunciato anche a se stesso e alla vita che aveva sognato: essere per
lei un marito
e un amante,
e per qualcun altro un padre.
***** ***** *****
Lima, Ohio, Ristorante Venezia, sala Verona, 8 luglio 1990
«Non credo di essere adatta per posti come questo»
sospirò senza fiato Amy entrando nella esclusiva sala Verona
del ristorante italiano più elegante che avesse mai visto.
«Credo tu sia adatta a qualunque posto» le
sussurrò sulla nuca Desmond alle sue spalle, quindi
seguirono il maitre e raggiunsero il loro tavolo appartato, accanto ad
un’ampia finestra: tutto era bianchissimo, compreso il
mazzolino di margherite che decorava il tutto in modo perfetto.
Amy sorrise, convinta che non avrebbe mai potuto rassegnarsi a quel
genere di attenzioni e speranzosa di non doversi mai mettere il
problema per il resto della sua vita: per quanto fosse contro ogni sua
convinzione, lo desiderava al suo fianco per sempre, come quelle eroine
svenevoli che aveva interpretato a scuola e che trovava piuttosto
ridicole.
Mentre iniziava a mangiare si riscosse tentando di scacciare quei
pensieri, illudendosi che guardarlo fosse la soluzione
più efficace per farlo e ovviamente sbagliando: lo sguardo e
il sorriso di Desmond le tolsero l’appetito e tentando una
fuga da se stessa gli chiese debolmente «Perché
sorridi?»
«Stavo pensando alla prima volta che ti ho visto
mangiare» rispose con franchezza il ragazzo
«I frutti tondi a Capodanno - ricordò la giovane -
ti sarò sembrata una pazza!» aggiunse con una
risatina
«No, mi sei sembrata la cosa più bella che avessi
mai visto - la lusingò Desmond incespicando sulle parole - poi ti sei messa in bocca l’uva e non ho capito
più niente» confessò con un sorriso
malizioso consapevole che l’appetito fosse appena andato a
farsi benedire anche per lui.
«Nessuno mi aveva mai guardata così - ammise Amy -
è stata la prima volta che ho provato imbarazzo nella mia
vita» si lasciò sfuggire
«L’avevo sperato» sospirò il
ragazzo deliziato
«Evidentemente è destino che tu debba essere la
mia prima
volta in tutto»
osservò il piccolo
uragano abbassando lo sguardo
«Vorrei tanto essere anche l’unico»
commentò pianissimo Desmond quasi colpevole nel manifestarle
quel velato senso di possesso che poteva offenderla, eppure Amy si
lasciò scorrere dentro le sue parole e fu costretta a
sollevare lo sguardo per essere certa che lui le leggesse negli occhi
l’intensità con cui lo corrispondeva nel medesimo
desiderio «Lo vorrei anch’io»
sussurrò arrossendo
«Allora sposami!»
Fu un attimo, l’impeto del momento, la follia di un sogno
reso suono che si propagò nella stanza senza rimedio.
Desmond serrò gli occhi e si maledisse
all’istante: l’aveva detto sul serio, era stato
capace di rovinare in una frazione di secondo quello che fino a quel
momento era stato senz’altro il giorno più bello
della sua vita. Sapeva benissimo come la pensasse Amy al riguardo e si
sentì sprofondare nel senso di colpa senza avere il coraggio
di riaprire gli occhi per poi trovarsi di fronte lo sguardo accusatore
o indifferente di lei, o peggio deluso.
Rassegnato e avvilito dalla sua immane stupidità,
già presagiva nell’ordine la reazione della
ragazza: avrebbe assunto un’aria incredula seguita
dall’inevitabile distacco, oppure, cosa perfino peggiore,
avrebbe fatto finta di non aver sentito per evitare di dover ribadire
ancora una volta la sua opinione in merito.
Ne era certo e attese di conoscere il suo destino per attimi che gli
parvero un’eternità, poi Amihan gli
sussurrò con dolcezza «Credevo di averlo fatto
qualche ora fa, in fondo ero vestita di bianco e tu indossavi un
abito da cerimonia tradizionale».
Desmond la fissò totalmente spiazzato: possibile che non
fosse indietreggiata di fronte alla sua proposta? Ancora non sapeva che
la prevedibilità non apparteneva all’indole
di Amy.
Il ragazzo deglutì a fatica, poi realizzò che
forse quella fosse l’occasione per chiarire una volta per
tutte che la sua proposta, per quanto impulsiva, non era che la sua
volontà senza il filtro della ragione: il giovane
l’avrebbe sposata, forse non subito, ma di certo un giorno
voleva credere di potersi consacrare a lei in una cerimonia che
però, secondo Amy, non era altro che una inutile pantomima
ipocrita.
Raccolse dunque tutto il coraggio di cui disponeva e decise di osare e
di farlo guardandola negli occhi: sollevò quindi il mento di
Amy fino ad incrociare i suoi occhi e fece la puntata più
importante della sua vita sulla roulette del destino.
«Non pensare di cavartela così - iniziò
inseguendo parole sfuggenti e respiri fievoli - magari non adesso ma
prima o poi io vorrei sposarti, intendo così come deve
essere fatto: con dei testimoni che stiano lì attenti a
sentirmi giurare di amarti per sempre, un altare da cui osservarti
avanzare col fiato mozzato, un Dio che benedica la mia promessa e…»
Amy non lo fece finire anticipandolo «E un bel
po’ di foto posate ridicole da mostrare agli ospiti nella
nostra casa tutta bianca?» concluse ridendo di gusto
«Si, voglio anche le foto!» confermò
serio Desmond.
Amihan smise di ridere, lo fissò seria e si
lasciò sfuggire un tenue «Okay» poi
riprese a mangiare.
Desmond si irrigidì di colpo perdendo totalmente il senso
dell’orientamento e un senso di profondo, dolcissimo
sconcerto lo colpì all’altezza dello stomaco.
«Okay c-cosa?» farfugliò con tono
impercettibile per sincerarsi di aver capito bene.
Amihan riposò la forchetta sul piatto, sollevò lo
sguardo e vedendo l’espressione attonita del ragazzo non fu
capace di trattenere un sorriso intenerito nel chiarire «Okay
per le foto ridicole» ma il suo sguardo tradiva
un’emozione inattesa e sfavillava di una luce nuova che
Desmond era certo di non aver mai visto «E okay per i
testimoni, l’altare, la promessa e tutto il resto»
mormorò con tale timido imbarazzo che il cuore del ragazzo
smise di battere
«Mi stai dicendo "Sì"?»
balbettò meravigliosamente smarrito
Amy si guardò dentro e tutto le sembrò chiaro:
quel «Sì» le risalì dal ventre invadendo
i suoi occhi con un brivido intenso e un tremolio nella voce che fece
saltare il cuore in gola a Desmond che allargò la
bocca nel sorriso più bello che la ragazza gli vide
dipingersi in volto, e dire che ne aveva visti di bellissimi, ma in
questo c’era davvero l’ombra di
un’inattesa felicità che la toccò nel
profondo.
«Vuoi dire che accetterai un giorno di essere mia,
tutta mia e solo mia per sempre?» chiese mandando
all’aria l’etichetta e volando pazzo di gioia in
ginocchio ai suoi piedi
«Beh se la metti così, sì»
mormorò la ragazza avvicinandosi al suo viso «Ma
non illuderti: non cambierà niente - specificò in
un soffio - tua
lo sono sempre stata» e Desmond non attese neppure di
riprendere fiato prima di impossessarsi delle sue labbra.
Mescolarono i loro respiri a lungo in quello che fu il loro primo bacio
da fidanzati, diverso da tutti gli altri: un bacio intriso di promesse,
di speranze, di paure e di verità finalmente svelate.
Quando tornarono a casa quella notte trovarono un biglietto sulla
porta: “Ho costretto
tutti a venire a Columbus a vedere Patrick
Swayze
“Ghost” torneremo molto
tardi . Buonanotte!
;-) Kev”
«Credo di amare questo ragazzo» commentò
entusiasta Desmond
«Ecco, lo sapevo! Altro che amore eterno ed esclusivo! -
sbottò fintamente seccata Amy
incrociando le braccia al petto - Avrei dovuto capire che la tua non
era una
proposta seria, mia madre me lo ripete sempre: una proposta senza
anello non è altro che parole al vento!»
«Ho improvvisato - si giustificò il ragazzo -
però aspetta, ce l’ho
l’anello!» si illuminò cercando qualcosa
dentro le tasche
«Scusa ma vai in giro con un anello di fidanzamento in
tasca?» domandò basitissima e leggermente
spaventata la ragazza
«No!» rise il ragazzo vedendola sbiancare mentre
controllava l’orologio da tasca «Non l’ho
messo - constatò deluso - ma vieni come me!» le
ingiunse prendendola dolcemente per mano e trascinandola con
sé attraverso le scale e il corridoio fino in camera sua.
Una volta dentro la stanza, la fece sedere sul letto e cercò qualcosa in un piccolo
scrigno di legno bordato d’argento da cui estrasse una
scatolina rivestita di velluto rosso.
Si avvicinò quindi alla ragazza che lo guardava stupita e si
inginocchiò ai suoi piedi: Amy non l’avrebbe mai
ammesso ma quello fu uno dei momenti della sua vita che avrebbe voluto
rivivere per un numero imprecisato di volte, certa che non avrebbe
potuto
sentirsi più emozionata, indifesa e ebbra di gioia come
nell’istante in cui Desmond aprì la scatolina e le
ribadì «Vuoi essere mia,
Amihan?».
Trovare il fiato per rispondergli non fu semplice ma lo desiderava con
ogni fibra di sé, perciò socchiuse le labbra e
lasciò che le parole trovassero la strada «Con
tutto
il mio cuore, Desmond» sospirò e gli occhi di
Desmond tradirono il trasporto con cui stampò a fuoco vivo
quelle parole in ogni angolo di sé.
«È l’anello di fidanzamento di mia
madre» balbettò mentre estraeva un insolito
cerchietto d’argento dalla custodia
«Des, non posso accettarlo» si ritrasse Amy che
temeva di violare il ricordo di sua madre e impossessarsi di qualcosa
che non le spettava
Desmond la guardò con tenerezza «Hai appena
accettato di diventare mia moglie, a chi altro dovrei darlo?»
ribadì con ovvietà, quindi le prese la mano e la
baciò, poi le mostrò l’anello che aveva
un significato più profondo di quanto Amy potesse immaginare
«È un claddagh ring - le spiegò -
l’anello di fidanzamento irlandese: il cuore qui al centro
simboleggia l’amore, le due mani che lo sostengono
l’amicizia e la corona sopra è il simbolo della
lealtà e fedeltà».
La ragazza lo ascoltò con attenzione e alla fine
osservò senza fiato «Forse voi irlandesi non
sapete dire “Si” e “No”, ma
sapete cos’è l’amore»
«Forse gli altri - replicò Desmond - ma io non lo
sapevo prima di incontrarti» le sussurrò mentre
infilava l’anello al suo dito.
Amy lo lasciò fare, poi allungò la mano sul suo
viso e non le importava che lui la sentisse tremare, o la vedesse
piangere, l’unica cosa che le premeva era che capisse con
certezza quanto lo amasse. Eppure, per quanto si sforzasse, non
riusciva a dire nulla, o più probabilmente non era
più tempo
di parlare e quando Desmond la baciò lo capì
anche lei.
Quella notte fecero l’amore, più volte, con
trasporto e tenerezza, affamati e trepidi, e così le notti
successive.
Quando Amy fu costretta a tornare a NYC per le prove della stagione
teatrale a Central Park, Desmond volò via con lei per poi
trasferirsi definitivamente nel suo appartamento a settembre quando
iniziò a frequentare i corsi del Master in Economia e
Finanza.
Faticavano a stare lontani l’uno dall’altra il
giorno, e sarebbe stato impossibile sopportarlo la notte, quando tutto
si spegneva nella loro stanza tutta bianca e il silenzio avvolgeva i
sospiri caldi di Desmond infranti sulla pelle assetata di Amy svelando
suoni di lei destinati a restare sconosciuti a chiunque altro, per
sempre.
***** ***** ***** ***** *****
New York, Greenwich Village, lunedì 29 ottobre 1990
Desmond arrivò a casa il prima possibile per essere certo di
poter fare il suo in bocca al lupo ad Amihan che nel pomeriggio avrebbe
dovuto sostenere il secondo provino per un’importante
produzione di Broadway: era la prima vera grande occasione dopo la fine
della scuola e la ragazza vi aveva riposto con contagioso entusiasmo
tutte le speranze di vedere concretizzarsi i suoi sogni, lahat
ng kanyang pangarap *.
Quando
il ragazzo entrò nell’appartamento fu
raggiunto dalla voce di Amy che provava il suo brano supportata da un
pazientissimo Kevin.
«You
are sunlight and
I moon / Joined here / Bright'ning the sky / With the flame / Of
love»
intonò sicura Amy accompagnandosi al suo
piano «Tomorrow will be the full
moon, I can bring friends to
bless our room with paper unicorns and perfume, If you want me to»
«Unicorns? Sure»
1
rispose Desmond sulla porta
«Oh, non ti aspettavo!» si sorprese Amy correndogli
incontro e saltandogli al collo per sbaciucchiarlo sotto lo sguardo
rassegnato di Kevin che ormai aveva dovuto abdicare dalla carica di re
del fluff, o quantomeno concedere alla sua amica di spartire il trono
con lui.
«Non potevo farti andare al provino senza il mio In
bocca al lupo
speciale» le spiegò ammiccante Desmond
stringendola a sé con propositi tutt’altro che
casti
«Pensavo l’avessi fatto stamattina, e
più volte» sottolineò compiaciuta Amy
guardandolo con un misto di malizia e imbarazzo che faceva perdere
completamente la testa al suo fidanzato.
«Ok, io credo di essere di troppo - proruppe Kevin
abbandonando la stanza - oltre che invisibile» aggiunse
alzando gli occhi al cielo
«Alla fine hai scelto Miss
Saigon?»
constatò Desmond che realmente non s’era accorto
dell’uomo invisibile che abbandonava mestamente il campo
«Si, mi ha sempre portato fortuna - osservò Amy
anche lei colpita dalla stessa romantica disattenzione
all’amico - e poi mi tengo il pezzo forte per
l’ultimo provino»
«Vuoi provare ancora?» propose il ragazzo sedando a
fatica i suoi bollori
«Un’ultima volta» rispose Amy mentre
inaspettatamente si
svestiva
«Che fai?» chiese speranzoso, nuovamente investito
dal fuoco del desiderio
«Indosso l’abito di scena»
ribatté la ragazza mentre indossava una maglia scura di
Desmond guardandolo divertita dagli effetti immediati e piuttosto
evidenti del suo fascino sul corpo del ragazzo.
«You are sunlight and
I moon / joined by the gods of fortune...» iniziò a cantare Amy avvicinandosi al ragazzo
e cingendolo tra le sue braccia: ma fu l’unico verso che
riuscì a intonare prima che Desmond iniziasse il suo rito
propiziatorio sfilandole via la maglia di dosso e sostituendo ad essa
le proprie
dita e la bocca che in breve raggiunse ogni angolo della sua pelle.
«Dovrebbero brevettarti come rito scaramantico!»
commentò affannata Amihan tra le braccia del suo amante,
ancora scossa dalla frenesia del piacere
«Sono un tuo brevetto esclusivo e non cedibile»
replicò il ragazzo con il fiato corto, ma non aggiunse altro
inseguendo i suoi pensieri che divennero palesi nell’ombra di
preoccupazione che gli si dipinse sul volto
«Che c’è?» gli chiese Amy
«Niente» tentò di rassicurarla Desmond
«Sei preoccupato?» suppose a ragione la ragazza
«Un po’» ammise il giovane
«Non devi...» tentò di rispondere la
giovane subito interrotta «Lo so, li conquisterai
tutti»
considerò con un sorriso il fidanzato
Ma Amy aveva intuito esattamente la natura dei suoi pensieri
perciò sfiorò con affettuosità
l’anello che abbracciava il suo dito e gli
assicurò «No, intendevo che non devi
preoccuparti perché questo non cambierà niente
tra
noi» e il sorriso di Desmond si fece più convinto.
«Ora devo prepararmi» sussurrò
sfiorandogli le labbra
«Vuoi che ti accompagni?» si propose il ragazzo
«No, non potrei concentrarmi su altro se ci sei tu -
confessò sapendo quanto l’altro adorasse
sentirglielo dire - però puoi aspettarmi qui» gli
suggerì sfiorando il materasso
«A letto?» tentò di interpretare il
giovane
«Si - confermò languida Amy - se il provino va
bene, festeggiamo, se invece va male, mi dovrai consolare»
spiegò tentando di essere la spavalda che era sempre stata,
ma con lui non riusciva mai ad esserlo senza velarsi di un certo tenero
imbarazzo
«Perciò a me andrà bene
comunque» prese atto soddisfatto Desmond
«Beh, forse non ti è chiara la differenza tra
consolare e... festeggiare»
gli sussurrò all’orecchio scatenando le
più sfrenate fantasie del ragazzo che non si
sentì, alla luce di questo incentivo, di lasciarla andare
prima di un ulteriore “In bocca al lupo” speciale
dei suoi, a cui Amy non volle, o meglio non seppe sottrarsi.
Quando finalmente la ragazza lasciò l’appartamento
per recarsi al provino era chiaramente in ritardo ma era certa che
sarebbe andato tutto bene o che comunque la sua serata sarebbe finita
bene. Pensare che un provino finito male potesse non essere sinonimo di
struggimento e profonda delusione, era assolutamente inusuale per Amy
che non si soffermò a riflettere sulla portata di quella
sensazione che segnava definitivamente un sovvertimento delle sue
priorità con il quale presto avrebbe dovuto scontrarsi.
Desmond lasciò il letto sistemandolo appena
perché fosse pronto alle loro prossime prodezze e dopo
essersi rivestito raggiunse Kevin che guardava assente una rivista
«Che ne dici se ordino cinese per cena?» gli
propose pimpante
«Non credo di esserci» lo informò Kevin
«Perché?» si stupì
sinceramente deluso
«Perché vorrei risparmiarmi sottofondi poco
edificanti per tutta la notte - commentò il ragazzo
sollevando un sopracciglio con biasimo - siete fastidiosi,
sai?»
«Scusami non credevo che...» balbettò
Desmond
«Beh o tu sei molto bravo o lei è particolarmente
sensibile e francamente vorrei che questo dubbio restasse tale -
rincarò Kevin divertito dall’imbarazzo crescente
sul viso del coinquilino - perciò credo che andrò
a dormire da John»
«Mi dispiace - si mortificò l’altro
prendendo posto sul divano accanto a lui - non pensavo fossimo
così fastidiosi» aggiunse paonazzo
«Non lo siete affatto - si intenerì Kevin - la mia
è solo invidia» sospirò sommessamente.
«Perché mai dovresti invidiarci? Tu hai John e
siete una coppia perfetta» replicò stupito
Desmond
«No - sussurrò con un sorriso sarcastico
interrompendolo - noi non lo saremo mai per gran parte delle persone e
non fa alcuna differenza quanto ci amiamo» rivelò
rendendo evidente un peso che lo opprimeva e che Desmond non aveva mai
visto né ipotizzato.
«Ma che ti importa di quello che pensano gli
altri?» domandò infatti
«Questo è quello che ci raccontiamo per sentirci
più forti, ma è una grandissima
cazzata!».
Lasciò
andare le sue parole con tutta la frustrazione che in
genere non poteva permettersi di esternare, eppure quel pomeriggio con
a fianco un ragazzo che aveva imparato ad apprezzare, Kevin diede voce
alla parte di sé che più detestava, ma che era
dannatamente viva in lui e scalpitava, ferendolo «Forse
sarebbe vero se fossimo eremiti - riprese tenendosi le mani in una
morsa tesa - ma purtroppo viviamo in un mondo pieno di
“altri” che ti giudicano e ti condannano nel breve
spazio di un minimo gesto di tenerezza verso la persona che ami. Ti
dirò una cosa che non sentirai mai da una persona come me
fiera di ciò che è e che vive apertamente la sua
sessualità: ci sono giorni che ti sembra di essere dentro un
incubo da cui speri di svegliarti e scoprirti
“normale”, anche solo per scoprire cosa
significa» il dolore con il quale pronunciò quelle
parole iniziava a diventare palpabile anche per Desmond che lo guardava
profondamente colpito.
«Non fraintendermi io sono davvero fiero di ciò
che sono e
di vivere di conseguenza - specificò Kevin sentendo la
partecipazione del ragazzo cadergli dentro come un balsamo ristoratore
e dandogli il coraggio di essere spietatamente trasparente e liberarsi,
finalmente - ma non è facile e io mi son scelto un ambiente
privilegiato in cui vivere, dove essere gay è quasi una
regola anziché l’eccezione, ma il mondo non
è Broadway. A volte alla PFLAG vedi arrivare ragazzini con i
volti tumefatti, genitori spaventati e tu devi dir loro che
andrà tutto bene, che non sono soli, che è
necessario essere coraggiosi, perché hanno bisogno di una
speranza, ma cazzo non andrà sempre tutto bene e non a
tutti: devi essere molto forte e non tutti lo sono ... nemmeno
io» aggiunse in un sospiro sconfitto che prese il posto della
rabbia con cui aveva descritto un quadro che sarebbe stato un giorno
tristemente noto anche a Desmond: quelle parole si fissarono infatti
nella sua memoria per poi esplodere nella sua testa tanti anni dopo
quando capì che qualcuno che amava più di se
stesso avrebbe dovuto combattere la stessa battaglia.
«Mi dispiace» mormorò odiandosi per
non riuscire a trovare qualcosa di meno scontato, ma rifuggendo
d’altra parte da ogni infarcitura retorica che trovava
quanto di più svilente da riversare su un amico,
quale Kevin era ormai diventato per lui
«Scusami, in questo periodo non riesco a scrollarmi di dosso
questa sensazione di stanchezza e disillusione» si
giustificò il giovane artista.
Desmond posò la sua mano sulla spalla del ragazzo e
tentò di rassicurarlo come meglio poté
«Sono sicuro che i tempi cambieranno» gli
sussurrò e voleva crederci.
Kevin lo guardò e tentò malamente di sorridergli
«Dovranno farlo in fretta, o cambieranno senza di
me» mormorò pianissimo e davanti allo sguardo
perplesso e spaventato dell’altro, abbassò ogni
difesa dando suono al suo inferno «Sono sieropositivo,
Desmond».
Il ragazzo restò poi in apnea attendendosi la reazione che
aveva visto ripetersi ogni volta che l’aveva detto a
qualcuno, tranne Amy: Desmond avrebbe staccato la mano dalla sua
spalla, si sarebbe scostato appena un po’ ma sarebbe stato
come fuggire lontanissimo inorridito, e tuttavia non gliene avrebbe
fatto una
colpa.
La mano di Desmond invece scivolò via dalla sua spalla
seguendo
il profilo del suo braccio fino a raggiungere la sua mano e stringerla
forte, come forse non aveva mai fatto e in quel momento Kevin fu certo
di avere davvero trovato un amico.
«Avrei voluto dirtelo
prima - balbettò frastornato ma pervaso da una strana
sensazione di calore e dolcezza che gli arrivava dritta al cuore
tramite lo sguardo limpido di Desmond - ma Amy si è
convinta che se non lo sa nessuno la cosa è meno reale,
però credo che tu avessi diritto si saperlo».
Quindi stretto alla sua mano salda gli raccontò di quanto
fosse stato irragionevole e stupido a pensare che a lui non potesse
succedere e fu più chiaro perché fosse
così impegnato nelle campagne di informazione e supporto
onde evitare ad altri ragazzi quell’incubo con cui, appena
adolescente, si trovò a convivere.
Kevin riusciva a stento a trattenere le lacrime, ma quando giunse al
suo
più grande rammarico andò inevitabilmente in
pezzi «Insomma, alla fine toccherà proprio a me
spezzarle
il cuore per primo» arrancò tra i
singhiozzi e Desmond lo strinse forte tra le sue braccia, nessuno
avrebbe potuto capire meglio di lui quel tormento per la ragazza che
entrambi amavano sconsideratamente.
Quella sera il ragazzo pianse a lungo stretto tra le braccia di
Desmond, le stesse che l’avrebbero sostenuto qualche anno
dopo, quando una leucoencefalopatia multifocale progressiva2
lo
strappò via dal cuore di chi lo amava: stretto in
quell’abbraccio forte, sotto lo sguardo amorevole di Amy
sdraiata accanto a loro mentre cercava di non venir meno alla promessa
che non avrebbe mai pianto per lui, Kevin sorrise un’ultima
volta, poi si addormentò sereno, come un bambino circondato
dall’affetto muto e solido della sua famiglia.
***** ***** ***** ***** *****
New York, Chelsea, Blarney Stone, mercoledì 7 novembre 1990
Concluse le lezioni, Desmond e Sean decisero di fare un salto al loro
pub preferito e rilassarsi davanti ad un Irish coffee.
«Credo che se sopravvivrò al trasloco e alla
gravidanza di Katherine potrò dirmi invincibile!»
commentò esasperato Sean
«Quando pensi di trasferirti?» chiese
l’amico
«Ai primi di dicembre - rispose l’altro - Faremo il
nostro primo Natale nella nuova casa» aggiunse con un
sorrisetto entusiasta che tradiva sentimenti ben meno insofferenti di
quando volesse lasciare intendere.
«Sei sicuro che sia una buona idea invitarci tutti per il
compleanno di Katherine? Magari è stressante per lei nelle
sue condizioni»
si preoccupò Desmond
«Ma scherzi? Kathy ci tiene tanto!» lo
rassicuro il futuro papà.
Desmond tuttavia non voleva che la donna si stancasse con tutta la
combriccola intorno a cui badare, per cui con Amy avevano deciso di
prenotare in un alberghetto suggestivo nelle vicinanze raccontandosi
che fosse per altruismo quando in realtà sapevano entrambi
che pernottando dai Doyle avrebbero diviso la camera con altri e si
conoscevano ormai abbastanza bene per sapere che non potevano
rinunciare alla loro intimità e a tutto ciò che
essa comportava.
Sean
intuì dallo sguardo imbarazzato dell’amico le
loro reali premure e si limitò a sorridergli maliziosamente,
poi ribadì quando la sua adorata mogliettina fosse smaniosa
di avere
intorno tutti gli amici di sempre «Ora che l’arrivo
di Neal è più vicino s’è
messa in testa che deve approfittare di ogni occasione per
“vivere la sua vita”, poi dice sarà
“mamma per sempre” e niente sarà
più come prima» spiegò citandola.
«Credo di capire cosa intenda» si lasciò
sfuggire con il solito velo di trepida malinconia Desmond
«Beh credimi non lo sai: già il matrimonio ti
cambia la vita - ribatté deciso Sean - un figlio non oso
neppure immaginare»
«Io mi farei cambiare la vita così anche domani se
potessi» sospirò il ragazzo fissando il suo Irish
coffee prima di bere un altro sorso dal retrogusto amaro
«Accadrà Desmond, prima che tu creda - lo
rincuorò l’amico che non riusciva realmente a
credere che i suoi più cari amici fossero così
ciechi riguardo a questo punto - non credo di aver mai visto due
persone nate per amarsi come voi due» osservò
posando delicatamente la mano sulla sua spalla
«Ma forse questo non basta» considerò il
ragazzo
«Ti prego! Ancora con questa storia di te che ostacoli i suoi
sogni e altre fesserie? Ma la vuoi finire? - proruppe Sean - Come pensi
di poterla ostacolare? Avanti, dimmelo! Tante artiste sono sposate e
hanno matrimoni solidi, inoltre lei ha accettato si sposarti
perciò credo dovresti darle un po’ più
di credito!»
«Si, ma l’ha fatto solo per me -
sottolineò Desmond - non lo desidera quanto me e ora
c’è la reale possibilità che lei possa
esaudire i suoi desideri e io ho intenzione di fare tutto
ciò che posso per far sì che accada, anche se
questo dovesse significare rinunciare ai miei sogni»
rivelò con sicurezza e rassegnazione
«E ti stupisci se lei farebbe qualsiasi cosa per te? -
puntualizzò con tenerezza l’amico - Sei un idiota
comunque,
sappilo, adorabile, innamorato pazzo, ma idiota: se fossi in te non
sarei così sicuro che i suoi desideri più
importanti non portino il tuo nome» gli palesò
senza troppi giri di parole.
Desmond avrebbe desiderato crederlo possibile con tutto se stesso, ma
non poteva permettersi una delusione che non avrebbe sopportato e lo
rese chiaro anche a Sean «Non lo saprò mai
perché non la metterò mai di fronte ad una scelta: le starò vicino in qualunque modo lei voglia».
«Va bene - chiosò il ragazzo - Io però
intanto inizio a prepararmi il discorso»
«Quale discorso?»
«Quello per il matrimonio del mio migliore amico - rispose
con sicurezza per nulla scalfito dalle elucubrazioni
dell’altro - e conoscendo il soggetto in questione
sarà a
Capodanno» aggiunse con un sorrisetto: una previsione fin
troppo facile per chi conosceva a fondo la vena romantica
dell’amico che non avrebbe resistito a sposare la donna della
sua vita nel giorno dell’anniversario del primo momento in
cui il suo sguardo si posò su di lei.
Desmond gli sorrise e un giorno avrebbero riso insieme della sua
prevedibilità durante un discorso perfetto che
terminò con un brindisi, lo stesso che il giovane Doyle
propose in quell’istante «Ai tuoi desideri,
Desmond»
«E a quelli di Amy» aggiunse il ragazzo
«Che ho idea si realizzeranno
contemporaneamente» concluse Sean mentre faceva trillare il
suo bicchiere su quello del suo più caro amico.
***** ***** ***** ***** *****
New Jersey, giovedì 13 Dicembre 1990
Amy e Kevin erano partiti da un’ora per raggiungere New York
dove la ragazza avrebbe sostenuto l’audizione decisiva
strappando dalle mani del destino il suo sogno: essere protagonista di
un musical a Broadway.
Desmond stava aiutando Katherine con la preparazione degli ultimi
dettagli per la festa di compleanno della sera successiva
«Bene, ora
abbiamo finito con i tortini, perciò posso iniziare a
preparare il pranzo per
gli ospiti» cinguettò festosa la donna.
«No Kathy, ora tu ti riposi e se mi permetti il pranzo lo
preparo io» la ammonì premuroso l’amico
e prima che la padrona di casa potesse obiettare, aggiunse
«No, niente proteste, quanti siamo?»
«Noi tre, Finn, Leah e Liam, Franny, Kelly, Kathleen, il
fratello di Sean e sua moglie, le mie amiche Sam, Hannah, Dot... siamo
quattordici, gli altri arriveranno domani. - spiegò
Katherine - Comunque non preoccuparti, Sean arriverà a
momenti con le mie amiche e penserà a tutto lui»
gli assicurò sorridente
«No, lasciami fare, così mi distraggo»
ribatté sospirando il ragazzo e la futura mamma
intuì fosse preoccupato per la sua Amy e lo
rassicurò «Non devi essere in ansia per lei,
andrà tutto benissimo: sarebbero dei folli a non
prenderla» ma forse il problema era proprio quello per
Desmond.
«Cosa canta?» chiese la donna mentre iniziava a
trafficare con pentole e padellini ignorando le raccomandazioni del
ragazzo
«“On My
own” da Les
Miserables» rispose
l’amico
«Li stenderà tutti - ribadì sempre
più convinta Kathy, quindi lo guardò con affetto
e aggiunse con un sorrisetto - un po’ come ha fatto con te,
Des: non ti avevo mai visto così felice».
Il ragazzo arrossì lievemente e abbassò il capo
in segno di ammissione «Mi prometti che aspetterete che io
sia rientrata nella mia taglia quarantadue prima di sposarvi? - chiese
preoccupata la giovane - Vorrei sfoggiare qualcosa di meglio di un
poncho!» siglò ridendo di sé e delle
sue forme arrotondate dalla gravidanza
«Credo che avrai tutto il tempo di rimetterti in
linea» mormorò dubbioso Desmond che al momento
vedeva il matrimonio come una fugace chimera
«Ho idea di no - ribatté con sicurezza Katherine -
e non credo di sbagliarmi» bisbigliò strizzandogli
l’occhio e già fantasticando sui dettagli di
quello che ai suoi occhi aveva tutte le premesse per essere un
matrimonio perfetto.
Gli ospiti arrivarono prima di pranzo e la confusione che ne
seguì era esattamente ciò che serviva al giovane
Anderson
per non torturarsi con i pensieri contrastanti e con il senso di colpa
incombente.
Dopo pranzo Kathleen si avvicinò a Desmond che fissava
l’orologio in preda all’ansia: Amy gli aveva
promesso che l’avrebbe chiamato intorno alle diciotto in
albergo, solo perché il rating delle loro telefonate ormai
era fuori controllo e non volevano scandalizzare nessuno dei loro amici
con i picchi di melassa o più interessanti e audaci
pratiche,
perciò avevano accantonato l’idea che lo chiamasse
dai Doyle.
La
ragazza di avvicinò timidamente incapace di nascondere la
sua agitazione nei confronti di colui che sarebbe rimasto per sempre il
suo più grande sogno infranto
«Come mai tutto solo?» domandò con
speranza
«Ciao» disse Desmond dimenticando di averla
già salutata ore prima, ma l’interesse
all’ambiente circostante scemava man mano che le lancette di
quel dannato orologio a pendolo si avvicinavano al momento in cui
avrebbe salutato tutti per volare in qualche modo da lei.
«Amihan? Non c’è?» riprese la
ragazza prodigandosi per ottenere la sua
attenzione
«È rientrata a New York per un provino,
tornerà qui domani mattina» rispose il ragazzo con
evidente frustrazione e Kathleen patì
quell’amarezza nel profondo: il suo
Des aveva scelto un’altra donna a cui dedicarsi e sembrava
davvero non esserci più alcuna speranza per lei che avrebbe
dovuto editare tutta la sua visione del futuro cancellando la presenza
di colui che aveva ispirato tutti i suoi progetti e desideri.
La ragazza sospirò, quindi si produsse nei soliti
convenevoli su come stesse la ragazza e come procedesse la loro vita e
benché il ragazzo l’avesse rassicurata lambendola
con la caustica forza del loro amore, c’era
un’ombra di preoccupazione nel suo sguardo che Kathleen
riconobbe e vi si aggrappò con tutta se stessa: forse non
era tutto perduto, forse c’era una falla in quel sentimento
che l’aveva ferita, forse avrebbe dovuto approfittarne o se
lo sarebbe rinfacciato per il resto dei suoi giorni.
Respirò dunque a fondo e iniziò a lamentarsi
della disposizione dei posti letto sperando forse in un invito a
spostarsi in camera sua, ma il ragazzo le spiegò di aver
scelto un’altra sistemazione e senza che potesse ragionare
sulle conseguenze, Kat si ritrovò a chiedergli di
accompagnarla all’albergo perché anche lei aveva
bisogno di un posto tranquillo e Desmond acconsentì.
Kathleen raccattò i suoi bagagli e lo seguì, ma
il ragazzo era stranamente assente e quando raggiunsero il locale la
salutò di fretta perché conoscendo Amy sapeva che
non avrebbe resistito e avrebbe anticipato la telefonata.
«Passo a prenderti per raggiungere gli altri per
cena?» gli chiese la ragazza prima che lasciasse la hall
«No, mangerò qualcosa qui. Buona serata»
le augurò con un sorriso Desmond, quindi le baciò
la fronte e sparì.
Mentre Amy faceva dunque un passo deciso verso il destino che
s’era scelta, Desmond raggiunse la loro camera e, come aveva
tristemente presagito, l’impatto con l’ambiente
condiviso la notte prima e le due precedenti lo fece sprofondare nella
fitta nebbia dei suoi pensieri contrastanti. Il ragazzo era davvero
felice per la sua Amy e sperava per lei solo il meglio, ma non poteva
fingere a se stesso di non sentire quel tarlo maledetto insinuarsi
nella sua mente e logorargli lentamente il cuore.
Si lasciò cadere sconfitto sul letto: sapeva che da quel
giorno le loro vite sarebbero state investite da un ciclone talmente
forte che non poteva fare a meno di chiedersi quanti e quali danni
avrebbe causato al loro sentimento.
Erano quasi le sei del pomeriggio e Desmond era sempre più
dolosamente impantanato nel groviglio delle sue sensazioni, ma quando
il telefono finalmente squillò e sentì lo
stranamente timido «Ciao amore, sono io» di Amy non
seppe trattenere un sorriso pensandola agitata che cercava conforto in
lui e si sentì terribilmente in colpa per ciò che
inesorabilmente occupava la sua mente corrodendola. Scacciò
pertanto ogni negatività con il desiderio unico di
infonderle il coraggio necessario per spiccare il volo, anche se
l’avesse portata lontano da lui.
«Mia piccola star, allora li hai già
stesi?» chiese con dolcezza
«No, non ancora» sospirò Amy
«Sei nervosa?» le sussurrò intenerito
«No, emozionata direi» puntualizzò la
ragazza
«Dove sei adesso?» domandò il giovane
sperando fosse lontano da occhi indiscreti per sommergerla con
l’impeto della sua passione che correva ormai anche sul filo
del telefono
«Nell’unico posto in cui vorrei essere. Anzi, ci
sarò tra poco» rispose pianissimo Amy scossa da
brividi che poco avevano a che vedere con il provino. Desmond fu
tuttavia costretto a rinunciare ai suoi propositi perché
mentre la ragazza parlava sentì qualcuno chiederle qualcosa
e intuì fosse il suo turno «Tocca a te?»
verificò
«Si - confermò in un soffio la giovane artista -Ti
chiamo più tardi» gli promise
«In bocca al lupo, amore mio» le augurò
il ragazzo
«Il Cielo protegga quel lupo!» sussurrò
ridendo tra i denti Amy prima di chiudere la comunicazione.
Desmond abbandonò la cornetta sul comodino, senza neppure
riporla per bene sull’apparecchio.
Sentiva di averla persa e non perché dubitasse dei loro
reciproci sentimenti, ma aveva sentore d’aver perso per
sempre il loro mondo condiviso, il loro simbiotico crescere insieme,
fianco a fianco, il loro quotidiano scegliersi ad ogni risveglio e il
loro donarsi reciprocamente l’anima e il corpo ad ogni
tramonto.
Investito da un senso soffocante di vuoto misto alla commiserazione di
sé e al disagio per il proprio egoismo, si lasciò
nuovamente cadere sul letto e prese a fissare il soffitto cercando
inutilmente di scacciare i pensieri dalla mente.
Non passò neppure un minuto che sentì bussare
alla porta.
«La cena»
pensò incapace di risollevarsi da quel letto, ora
così dannatamente freddo, tanto che restò
lì, ignorando quel tocco: aveva scordato di disdire il
servizio in camera, ma non aveva la forza di liberarsi dal peso che
sentiva schiacciarlo. Trenta secondi dopo ripresero a bussare,
stavolta con più decisione. Persuaso dal senso del dovere si
trascinò a fatica fino alla porta, fece scattare la
serratura e si appoggiò al muro interno per sostenere il suo
stesso corpo in balìa di una spossatezza che, ne era certo,
non lo avrebbe più abbandonato.
Deciso a liquidare la faccenda in breve, aprì il battente ma
ciò che vide lo costrinse a ridestarsi: davanti a lui, in
piedi, sorridente e decisa, c’era l’ultima persona
che si sarebbe potuto aspettare di vedere. Sgranò gli occhi
incredulo mentre la donna pareva sapere esattamente ciò che
voleva. Desmond fece per chiederle qualcosa ma non ne ebbe il tempo,
con un rapido gesto sentì le labbra di lei sulle sue mentre
la porta si richiudeva dietro le loro spalle e dietro quella che fino
ad allora era stata la sua vita.
Lo stupore che colpì il ragazzo si fece ancora
più forte nell’essere totalmente incapace di
opporsi all’evidente profferta della ragazza che voracemente
esplorava l’antro della sua bocca. Come piegato da un
repentino e disperato impulso di vita, escluse la ragione dal suo
agire e perfino quel sentimento che lo aveva prostrato poco prima
dilaniandolo: lasciò che i sensi lo trasportassero in
quello che gli pareva un insperato conforto, un miraggio che sarebbe
svanito all’alba.
La passività del giovane lasciò dunque il posto
all’azione, la sua lingua si fece strada nella bocca della
donna, le sue mani avide pretendevano nuovi spazi da esplorare, il suo
corpo reclamava il possesso di lei.
Con la forza devastante di un uomo
ferito si lasciò guidare dalla disperazione, come un
assetato davanti ad una pozza d’acqua: avido, insaziabile,
ubriaco di paura e stupore.
All’impeto del ragazzo rispondeva di rimando
l’ardore di lei, se mai fosse possibile, perfino
più sfrenato.
Unirono i loro sospiri e i loro corpi per un tempo indefinibile,
finché sfiniti si addormentarono.
*****
I
raggi del sole erano già alti quando Desmond a fatica
aprì gli occhi sul nuovo giorno: un rapido battito di ciglia
e li richiuse, ma tanto gli bastò per ricordare quanto era
accaduto e ogni singola scena gli si ricompose nella mente scacciando
ogni traccia di sonno.
Sbarrò gli occhi e con lentezza innaturale si
voltò alla sua destra per sincerarsi che il ricordo fosse
reale, e lo era: stesa al suo fianco, con dipinta sul volto
un’espressione vittoriosa e appagata, c’era lei che
lo fissava con la testa sostenuta dal braccio appuntellato sul cuscino
«Buongiorno» disse la ragazza con un sorriso
trionfante.
Il ragazzo, con gli occhi ancora sbarrati non rispose, cercò
la voce che gli pareva d’aver perso, poi con tono deciso,
dissimulando la paura folle che gli percorreva la schiena in un
sinistro brivido, chiese «Mi vuoi rispondere ora?»
«Non ricordo la domanda» si affrettò a
rispondergli sorridente con tono sempre più soddisfatto,
sfidandolo ad una partita che Desmond sapeva di aver già
perso, ne era dannatamente consapevole
«Che ci facevi qui?» tagliò corto lui
senza cedere al gioco di lei
«Mi pareva fosse chiaro» rispose ammiccante
l’amante
«Non mi va di giocare, rispondi» impose secco
La ragazza si fece seria, si avvicinò a lui sapendo che era
giunto il momento di far chiarezza, quindi fissandolo negli occhi
rispose «Ti ho già risposto in
verità»
«Non mi pare» puntualizzò il giovane
mentre sentiva l’alito caldo di lei sul suo collo e
constatava che la mancata salivazione rendeva il tono della sua voce
più duro, cosa della quale la ragazza si accorse e
perciò si avvicinò ancora di più a lui
e reggendosi sui gomiti sollevò una mano e la
adagiò sul petto del ragazzo.
Si guardarono per qualche istante, quindi la giovane fece un respiro,
prese coraggio e chiarì «Si, ti ho risposto al
telefono, ricordi? “Sono
nell’unico posto in cui vorrei essere, anzi ci
sarò tra poco”
infatti ti chiamavo dalla hall e un minuto dopo ero qui
- a questa parola batté la
mano sul petto di lui all’altezza del cuore e concluse - qui,
nell’unico posto in cui voglio essere».
Si, quello era l’unico posto in cui Amihan avrebbe voluto
stare per sempre: il cuore di Desmond.
Amy aveva steso realmente tutti al provino per il musical, ma aveva
rifiutato la parte:
sapere di averla potuta avere le era bastato per soddisfare quella
parte di sé che era convinta di vivere per questo.
Non cedette di una virgola neppure sotto il fuoco incrociato delle
lusinghiere offerte dei suoi interlocutori, decisi a non lasciarsela
sfuggire. Fu irremovibile, sorrise e ringraziò tutti, poi
prese sottobraccio Kevin che la attendeva fuori dal teatro e lo
implorò «Portami da lui».
Quando arrivarono salutò l’amico che non le chiese
nulla, non ne aveva bisogno per capire cosa fosse successo, e
volò in albergo per riprendere il suo posto accanto
all’uomo che amava più di quanto era mai stata
capace di dire anche a se stessa. Non un ripensamento, non un dubbio e,
ne era certa, non un rimpianto: quella sua scelta era la cosa
più sensata che avesse mai fatto in vita sua.
Desmond la fissava ancora con gli occhi sbarrati, incredulo nonostante
tutto: per tutta la notte mentre facevano l’amore si era
chiesto che le fosse saltato in mente, ma non seppe frenarsi per
chiarire, non seppe privarsi di lei in quello che in cuor suo aveva il
sapore di un addio, un disperato e frenetico addio. Possibile che
invece fosse tutt’altro?
Il dubbio e la speranza si infusero nel suo corpo paralizzato dalla
paura. E se avesse rinunciato a tutto per lui come aveva sempre temuto?
Glielo avrebbe permesso? Avrebbe lasciato che le sue paure
costringessero la ragazza a mortificare le sue ambizioni?
Il giovane si guardò dentro e i dubbi della sera prima
parevano essere stati dissolti da una ritrovata
lucidità, così ora ne era certo: no, non glielo
avrebbe permesso.
Prese dunque la mano della ragazza ancorata stretta al suo cuore e con
delicatezza, quasi non volesse rompere l’incanto o far
svanire quello che ancora gli pareva un miraggio, se la
portò alla bocca per baciarla, quindi la riposò
sul suo cuore e puntando i suoi occhi verdi sulle iridi
d’ombra che amava, le notificò la più
semplice delle ovvietà «Amy, tu “qui”
ci sei sempre stata e ci sarai sempre. Forse non son stato in grado di
renderti le cose semplici e lasciarti davvero libera di scegliere e
ciò mi dispiace tanto, ma sappi che non ti
permetterò di rinunciare al tuo sogno per me, non devi
sacrificarti per..».
«Shhh - lo zittì Amy serrandogli la bocca con le
dita - ma davvero pensi che sia un sacrificio per me? Che questo sia il
mio sogno?»
«Amy, io so ciò che sento e ciò che
vedo, io ti ho sentita cantare e sai come la penso sul tuo talento, ma
soprattutto io ho visto il tuo sguardo mentre canti: tu sei felice,
come non lo sei mai stata, neppure con me. Il resto son solo
parole». Nel sentirsi pronunciare questa verità il
ragazzo ammise a se stesso la propria sconfitta e depose finalmente
ogni arma: sapeva che la musica avrebbe avuto sempre un posto
predominate non solo nel cuore ma nell’essenza stessa di Amy
e che lui, per quanto immensamente l’amasse, avrebbe dovuto
accontentarsi di occupare lo spazio libero tutt’intorno.
La ragazza lo fissò incredula e rivide se stessa per un
attimo attraverso gli occhi di Desmond e quell’immagine non
corrispondeva affatto alla sua verità, quella che non era
mai riuscita a dirgli e che ora, ne era consapevole, era giusto che lui
sapesse.
Accostò dunque il suo volto a quello del giovane e
fissandolo, quasi a volergli infondere anche attraverso gli occhi il
senso delle sue parole, cominciò: «Queste sono le
tue conclusioni? Credi che cantare sia la cosa che più mi
rende felice? Beh lo credevo anche io ma... - si fece più
vicina e la voce iniziò a tremarle - mi
sbagliavo».
Desmond la fissava perplesso costringendola a mettere nudo la sua anima
«Non ho intenzione di smettere di cantare, magari
diventerò un’insegnante o mi esibirò
con i Tre troll al capodanno irlandese in Ohio o forse mi
limiterò a farlo sotto la doccia della nostra casa
bianchissima, ma io
sarò felice comunque, con te»
sospirò senza fiato.
Desmond scosse testa, non voleva o meglio non poteva permettersi di
cedere a quella lusinga.
«Cosa c’è? -
chiese esasperata la ragazza - Non pensi che sia
così?»
«C’è che io impazzirei se ti perdessi,
se non ti sapessi mia, se non potessi toccarti e non ti avessi nel mio
letto tutte le notti - proruppe il giovane deponendo ogni residua
remora e mostrandole la sua più fragile paura -
però potrei stare anche peggio se un giorno dovessi pentirti, o se me lo rinfacciassi» biascicò con
disperazione.
«E pensi che io invece potrei stare lontana da te, dalle tue
mani, dal tuo letto? Possibile che tu non capisca?»
sbottò la ragazza con un senso di angoscia incipiente per
non riuscire a spiegarsi come avrebbe voluto «Quando sono
vicino a te - riprese inseguendo ostinatamente le parole che
sentiva nascerle dentro finalmente - Tu sei il canto del mio cuore
Des,
io non l’avevo mai sentito prima di incontrarti ed
è l’unico suono che voglio sentire tutti i giorni
della mia vita» concluse con la voce spezzata, trattenendo a
fatica un singhiozzo, mentre già una lacrima furtiva le
solcava il volto, la prima di tante che non seppe trattenere.
Il peso delle parole di Amy che significavano la portata dell’amore
che provava per lui, investì il ragazzo con la forza
devastante di uno
tsunami e un senso di profondo smarrimento lo percosse. Perso nella
profondità dei loro sentimenti, ormai chiaramente
corrisposti con la stessa intensità, Desmond si
sentì investito del
compito più importante della sua vita: essere degno
dell’amore di quella creatura che ora se ne stava
lì indifesa e inerme a fissarlo col viso bagnato e la
passione del tormento negli occhi.
«Ti prego, credimi» lo implorò tra le
lacrime e il giovane non seppe resistere un attimo di più:
sollevò il capo dal cuscino e con delicatezza
invertì le posizioni, quindi si stese su di lei e, mentre
sentiva sfuggire ai suoi occhi lo stesso pianto, la baciò
fino a toglierle il fiato e anche oltre.
Continuarono a baciarsi come se da quel contatto dipendesse la loro
stessa sopravvivenza, poi, senza fiato e totalmente ebbro di una
felicità che non credeva di poter contenere, Desmond
lasciò le labbra di Amy per risalire fino alla fronte e,
giunto in prossimità dell’orecchio le
sussurrò con la voce arrochita dal pianto e dal desiderio
che scivolò come fuoco fino al ventre di Amy «Come
si dice “Voglio fare
l’amore con te per il resto della mia vita”?»
«Non lo so - ansimò Amihan - ma lo voglio anche
io».
Pervaso da una sensazione di calore mai provata prima, il ragazzo la
strinse a sé sentendola totalmente sua
e la amò come non credeva di essere neppure capace.
Desmond riprese dunque il suo posto dentro di lei, nel suo cuore, nella
sua carne, nel suo sangue, e lì sarebbe rimasto per sempre,
perché questa era davvero la cosa che Amihan Poon desiderava
di più al mondo, ito
ay ang tanging bagay na siya pinaghahanap
*.
***** ***** ***** ***** *****
Columbus, Ohio, sabato 5 febbraio 1994
«Coraggio amore mio, un ultimo sforzo e avremo la nostra
piccola» sussurrò Desmond stretto alla mano di Amy
nella sala parto della clinica dove avevano deciso di mettere al mondo
la loro bambina.
La donna lo strinse più forte e fece quanto lui le chiedeva
finché un vagito limpido e acuto inondò la
stanza.
«Congratulazioni è un maschietto!»
annunciò l’ostetrica
«Come?» balbettò stupito Desmond mentre
Amy cercava di riprendere fiato
«Avete messo al mondo un bellissimo bambino»
ribadì sorridente la donna
«È il nostro Blaine?»
sospirò Amihan guardando con trepidazione suo marito, ma non
era una domanda
«Si amore, è il nostro Blaine»
confermò l’uomo baciandole la fronte e lasciando
che il pianto gli rigasse il volto: era padre
di un bambino a cui si accostò quasi con devozione lasciando
la mano di sua moglie per prenderlo tra le sue braccia tremanti.
Il piccolo gli parve la cosa più tenera e meravigliosa su
cui avesse mai posato gli occhi: era indubbiamente loro figlio, la
perfetta fusione delle loro essenze
«Guardalo Amy - le
singhiozzò avvicinando il neonato alla sua mamma -
è
perfetto»
aggiunse estasiato, ma Amy abbandonò il
volto sconfitto dalla parte opposta del letto, negandosi perfino di
guardarlo, e si strinse le braccia incrociate sul petto chiudendosi in
una prigione da cui non sarebbe più uscita.
Solo troppo tempo dopo Desmond avrebbe capito di aver perso sua moglie
esattamente
in quel momento.
Inebriato dalla gioia, sollevò il bambino e lo accolse nella
sua famiglia «Fáilte
go dtí ár teaghlaigh *,
Blaine, Maligayang pagdating
sa aming pamilya *»
quindi, con la voce segnata
dall’emozione incontenibile, lo benedisse, come costume della
sua famiglia da generazioni, con un’antica preghiera
irlandese:
«La
strada ti venga
sempre dinanzi,
e il vento soffi
alle tue spalle
e la rugiada bagni
l’erba
su cui poggi i passi.
E il sorriso brilli sul tuo
volto
e il cielo ti copra di
benedizioni.
Possa una mano amica
tergere le tue lacrime nel momento del
dolore.
Possa il Signore Iddio tenerti
sul palmo della mano
fino al nostro prossimo
incontro.»
Piangevano entrambi, padre e figlio, e mentre la disperazione raggelava
muta e inesorabile il cuore di Amihan, l’uomo si strinse
forte al petto il suo bambino e gli sussurrò sulla fronte
ciò che gli avrebbe ripetuto ogni notte prima di
addormentarsi, per il resto della sua vita «Courage
amore
mio, non ti accadrà mai nulla di male: io non lo
permetterò» perché quel piccolino era
tutti i suoi sogni e solo nel suo sorrisetto dolce Desmond Anderson
trovò tutta la perfezione
che aveva sempre cercato, Tá
gach leanbh idéalach chun a hathair. *
Note
*.
lahat
ng kanyang pangarap = tutti i
suoi sogni
1.
Tratto
dalla lirica Sun and Moon,
dal musical "Miss Saigon"
2.
Leucoencefalopatia
multifocale progressiva = Si
tratta di una malattia virale rara e di solito fatale che colpisce con
grande incidenza i malati di AIDS
*. Ito
ay ang tanging bagay na siya pinaghahanap
= Questa
è l'unica cosa che desiderava
*.
Fáilte
go dtí ár teaghlaigh
= Benvenuto nella nostra famiglia, in gaelico
*.
Maligayang
pagdating
sa aming pamilya = Benvenuto
nella nostra famiglia, in tagalog
*.
Tá
gach leanbh idéalach chun a hathair
= Ogni
bambino è perfetto per il suo papà
*** Fine ***
* Note a margine di chi scrive *
Mi odiate vero? So che non tutto è andato come
avremmo voluto, ma alcune vicende sono parte anche di Obviously
perciò erano già scritte e non avrebbero potuto
andare diversamente, nonostante sia stato davvero complicato rispettare
questo vincolo e il fatto di aver fatto fuori un pacchetto di
fazzolettini mi pare una prova evidente (non solo del fatto che io sia
emotivamente instabile -.-').
Scrivere la parola "Fine" è stato più complicato
di quanto potessi immaginare: è la prima volta che "chiudo"
una storia e confermo ancora una volta che io e gli addi non andiamo
per nulla d'accordo.
Da che parte inizio a scusarmi? ç___ç
Premetto che purtroppo non ho potuto revisionare questa parte come
avrei voluto, ma se avessi aspettato a quando mi fossi ristabilita del
tutto o fossi stata un minimo sicura di non aver scritto una schifezza
totale, non so quanto altro tempo ancora avrei dovuto farvi aspettare!
Mi scuso subito dunque se ho deluso le aspettative di qualcuno, mi
spiace davvero tanto ma non ho saputo fare di meglio.
Per il resto tenterò di andare per punti e di essere breve
(...) ma non garantisco nulla, al momento sono piuttosto
frastornata.
1. Desmond
--> spero che aver rappresentato la sua fragilità, i
suoi dubbi, le sue paure e la sua umanità, rendano
più semplice accostare questo ragazzo all'uomo che abbiamo
conosciuto in Obviously. So che non ha senso, ma personalmente non l'ho
mai trovato più perfetto di quando ha dimostrato di
non esserlo. Confermo che se trovassi un Desmond potrei tatuarmi in
fronte "Sono la donna più fortunata del pianeta" e poi
morire subito dopo incapace di reggere l'eccesso di felicità
e soddisfazione. Ma di questo non credo freghi nulla a qualcuno -.-''
2.
Amy --> ecco, se
qualcuno avesse creduto che fosse stata la sua malattia a impedirle di
diventare una star, beh non è così. So che la
cosa si presta a controversie e mi aspetto di tutto (vi prego solo di
evitare il lancio di pomodori perché sono allergica).
Però la sua non è affatto una rinuncia: io non
credo che un artista abbia bisogno del successo e del clamore
per realizzarsi e in questo dissento dall'immagine che traspare spesso
in Glee dove sembra che esista un'unica strada per concretizzare i
propri sogni. Non spoilero in quale modo Amy coltiverà la
sua passione artistica, ma preannuncio che non avrà mai
alcun dubbio di aver fatto la scelta giusta. Del resto come potrebbe
non esserlo? Ha fatto la scelta più ovvia:
essere felice.
3.
Amy ♥ Desmond -->
che posso aggiungere su questi due? Nulla visto che ho appena
pubblicato una sorta di "one shot" su di loro di oltre 34.000 parole
escluse introduzioni e note +__+ Credo sia evidente che li amo
parecchio e spero possiate perdonarmi per avervi annegato nel miele del
loro amore assoluto.
ç___ç
4.
Blaine -->
è una piccola apparizione ma una parte del suddetto pacchetto l'ho
consumata solo per queste poche righe -.-''' Sono un caso
clinico, lo so, ma non so immaginare niente di più
meraviglioso di quel neonato se non forse il neonato tra le braccia del
suo papà! T____T
Possiamo dire che l'antica
benedizione irlandese si sia in gran parte realizzata da
quando un certo Kurt Hummel è entrato nella vita di Blaine?
Diciamolo, via! T_____T *corre ad aprire il secondo pacchetto
di fazzolettini*
5.
Kevin --> L'ho
lasciato per ultimo perché lui è l'unico che non
rincontrerò in Obviously, perciò questo è
realmente un addio. Quando ho pensato ai genitori di Blaine dovevo
prendere delle decisioni sul rapporto con loro figlio, le sue
ambizioni, la sua omosessualità. Kevin è nato in
quell'istante per giustificare la tenera complicità di Amy e
le crudeli paure di Desmond. Mi sono dovuta limitare a
citarlo in un capitolo ma nella mia testa quel ragazzo aveva una
fisionomia e una storia che mi spiaceva dover accennare e basta. Non so
spiegarlo senza sembrare la pazza che sono, ma mi sento meglio ora che
gli ho dato un po' di spazio perché si capisse quanto fosse
stato importante per Amy e Desmond. Sto volutamente evitando di
commentare la vicenda in sé perché credo sia
inutile dire che il pacchetto di fazzoletti mi è servito
soprattutto per lui. Nelle parti precedenti ho scritto che avrei commentato il suo personaggio solo alla fine, il realtà semplicemente non potevo farlo e temo ora sia chiaro perché. Mentre scrivevo il destino che lo attendeva non sono nemmeno riuscita ad indugiare troppo sui
dettagli perché all'idea di lui che muore tra le braccia di
Desmond mi partiva il pianto con singhiozzo, un po' come ora, perciò ho preferito sfumare o non ne sarei venuta fuori.
Goodnight
sweet prince. ♥♥♥
Grazie ancora, di cuore, a tutti: è stato un privilegio
condividere
questa storia con voi e spero di non avervi annoiato.
A presto in altri lidi e
ad Amy e Des l'augurio che si tocchino
di nuovo come è
scritto che debba essere, e
restituiscano a loro
figlio il calore della sua famiglia.
♥