Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Wiamy    10/02/2012    5 recensioni
Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, risposi alla ragazzina triste.
'Perchè la vita è bella, e io sono felice. Ho tante amiche e la mia
mamma mi vuole bene. Ora puoi rispondermi?'
'Perchè la vita è brutta - la vera vita è la morte - e io sono realista.
Amiche vere non ne ho mai avute.'
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riflesso vitreo



Quando ero piccola avevo una stanza da bambina felice.
La mia stanza da bambina felice aveva le pareti rosa confetto da stanza da bambina felice.
Sui ripiani della mia libreria da bambina felice vi erano riposte tante bambole da bambina felice.

Quando ero piccola passavo tutti i giorni con le mie bambole da bambina felice.
Ogni giorno ne prendevo una, le mettevo un vestitino di bambola da bambina felice e ci giocavo come una bambina felice.
Quando mi stufavo della mia bambola da bambina felice la riponevo su un ripiano della mia libreria da bambina felice e ne prendevo un'altra.

Quando ero piccola volevo sempre nuove bambole da bambina felice, perchè non volevo giocare due volte con la stessa bambola da bambina felice.
Così, tutti i pomeriggi da bambina felice, andavo con la mia mamma di bambina felice a comprare una nuova bambola da bambina felice.
E tutti i giorni da bambina felice sceglievo la bambola da bambina felice con il vestitino da bambola di bambina felice più bello.

Quando ero piccola la mia mamma di bambina felice mi porgeva tutti i giorni una bambola da bambina triste.
Ma io tutti i pomeriggi da bambina felice la rifiutavo, dicendo che non volevo una bambola da bambina triste, perchè io ero una bambina felice.
E così tornavo nella mia casa da bambina felice con una nuova bambola da bambina felice.

Quando ero piccola odiavo le bambole da bambina triste.
Erano fabbricate con una candida porcellana da bambola di bambina triste incorniciata da neri boccoli di bambola da bambina triste.
E i loro vestitini da bambola da bambina triste mettevano tristezza, con tutte quelle antiche balze di bambola da bambina triste.

Quando ero piccola amavo le bambole da bambina felice.
Erano morbide e sorridevano sempre, mentre i loro boccoli di grano di bambola da bambina felice ricadevano su un vestitino a fiori di bambola da bambina felice.
Ma la mia mamma ripeteva sempre le che le bambole da bambina triste erano come quelle da bambina felice: anche loro sorridevano, sempre.

Quando ero piccola, un pomeriggio da bambina felice, accettai di comprare una bambola da bambina triste.
Lo feci perchè volevo che la mia mamma di bambina felice fosse contenta.
Ma non ci giocai mai con la mia bambola da bambina triste.

Quando ero piccola, un giorno da bambina felice, mi fermai ad osservare la mia bambola da bambina triste.
E lì, nei suoi occhi d'inchiostro, vidi riflessa una bambina triste.
Quel pomeriggio volli due bambole da bambina felice.

Quando ero piccola, un giorno da bambina felice, presi la bambola da bambina triste.
E lì, nei suoi occhi d'inchiostro, c'era la stessa bambina triste che vidi un'anno prima.
Ora la bambina triste, però, era diventata una ragazzina triste.

Quando ero piccola grande, conobbi una ragazzina triste.
La vedevo tutti i miei giorni da bambina ragazzina felice riflessa nello specchio - ormai era anche lì - nella mia camera rosa confetto da ragazzina felice.
E lei mi guardava - gli occhi da ragazzina triste mi scrutavano l'anima - in silenzio.

Quando ero grande, un giorno da ragazzina felice, conversai con la ragazzina triste.
<< Perchè non parli mai? >> le chiesi.
<< Perchè ho paura di un non essere accettata. >> disse semplicemente la ragazzina triste, per poi scomparire.

Quando ero grande, una sera da ragazzina felice, vidi la ragazzina triste piangere.
Mi avvicinai - lentamente, quasi avessi paura che la sua tristezza potesse contaggiarmi - e poggia una mano sulla superfice liscia dello specchio.
La ragazzina triste si voltò verso di me e, per tutta risposta, mi mostrò una scatola argentea che teneva tra le mani di ragazzina triste.

Quando ero grande, la ragazzina triste mi disse che quella scatola luccicante era la sua scatola dei ricordi da ragazzina triste.
Disse che vi teneva tutti gli oggetti che rendevano meno banale la sua vita da ragazzina triste.
E promise di mostrarmi ogni giorno uno degli oggetti da ragazzina triste che teneva nella sua scatola dei ricordi da ragazzina triste.

Quando ero grande, un lunedì, la ragazzina triste mi mostrò il primo oggetto - o forse dovrei dire i primi -.
Erano alcuni biglietti - a sua detta di Babbo Natale - che lui stesso in persona le aveva lasciato.
La ragazzina triste disse che lei ci credeva ancora, in lui, perchè era una ragazzina triste che si illudeva.

Quando ero grande, un martedì, la ragazzina triste mi mostrò il secondo oggetto.
Era un'eticchetta - apparteneva alle magliette che Babbo Natale le aveva portato - color arcobaleno.
La ragazzina triste disse che apparteneva ad un capo di vestiario delle fate - lei ci credeva ancora, le piaceva illudersi -.

Quando ero grande, un mercoledì, la ragazzina triste mi mostrò il terzo oggetto.
Ero una spilla da balia a forma di lampadina - anche quella l'aveva trovata tra i regali di Babbo Natale -.
La ragazzina triste disse che era una spilla da balia speciale, e che le assomigliava - in fondo, la sfigata, la secchiona della classe era lei -.

Quando ero grande, un giovedì, la ragazzina triste mi mostrò il quarto oggetto.
Era il tappo di una bibita gassata - glie lo aveva lanciato un suo compagno di classe, con un 'Tienilo' -.
La ragazzina triste disse che lo aveva tenuto per far finta che fosse un regalo proveniente dal cuore.

Quando ero grande, un venerdì, la ragazzina triste mi mostrò il quinto oggetto.
Era un invito ad un compleanno - l'unico che aveva ricevuto su tre feste, o forse più -.
La ragazzina triste disse che fu felicissima quando - alla festa - le sue poche - quelle false - amiche le stettero accanto.

Quando ero grande, un sabato, la ragazzina triste mi mostrò il sesto oggetto.
Era un bigliettino - di quelli che si scambiano le amiche per dirsi che si vogliono bene -.
La ragazzina triste disse che glie lo aveva dato una delle sue poche - e prime - amiche.

Quando ero grande, una domenica, la ragazzina triste mi mostrò il settimo oggetto.
Era un taglia unghie - vecchio modello, fuori produzione -.
La ragazzina triste disse che lo usava per tagliarsi via la pelle, così, per gioco.

Quando ero grande, un lunedì, la ragazzina triste mi mostrò lottavo oggetto.
Era un rossetto nero - lei triste amava il nero -.
La ragazzina triste disse che lo aveva indossato ad Hallowen, quando uscì con alcune delle sue amiche - 'Oh, finalmente delle amiche!' aggiunse -.

Quando ero grande, dopo tutti quegli oggetti, posi una domanda alla ragazzina triste.
'Perchè' chiesi 'dici di non avere vere amiche?'
'Perchè' sussurrò a fior di labbra la ragazzina triste 'la gente non vuole stare con me. Sono una secchiona, una sfigata, me stessa. Quelle che ho fingono di volermi bene.'

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, posi una domanda alla ragazzina triste.
'Perchè sei sempre così negativa? Perchè non sorridi mai?'
'Perchè' ribattè la ragazzina triste 'sei sempre così positiva? Perchè sorridi sempre?'

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, risposi alla ragazzina triste.
'Perchè la vita è bella, e io sono felice. Ho tante amiche e la mia mamma mi vuole bene. Ora puoi rispondermi?'
'Perchè la vità è brutta - la vera vita è la morte - e io sono realista. Amiche vere non ne ho mai avute.'

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, posi una domanda alla ragazzina triste.
'Realista? Cosa significa?'
'Significa che io ho capito che le tue amiche ti stanno solo sfruttando, e che la tua mamma ti riempie di regali solo perchè non ha tempo per te.'

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, ascoltai inerme la ragazzina triste.
'Io, invece, ho scelto di essere realista. Voglio delle amiche che mi vogliano bene per quella che sono. Ma ho paura che quelle che ho fingano soltanto. E non saprò mai la verità: me le stanno portando via.'
Fece una pausa, la ragazzina triste, per poi sospirare.

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, ruppi quello specchio.
La ragazzina triste era cattiva, e io non volevo stare con le persone cattive.
Io volevo le cose belle e felici, non quelle brutte e tristi.

Quando ero grande, un piovoso giorno d'Inverno, mi uccisi.



Le due ragazzine sono - e sempre saranno - lo stesso riflesso negli occhi vitrei di quell'esile corpo di ragazzina insicura.









[Ringrazio Il Saggio Trent per avermi aiutata a determinare genere, categoria e rafting.]


  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Wiamy