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Autore: AmazingFreedom    10/02/2012    1 recensioni
Severus Piton dovrà prendere una decisione...forse la più difficile di tutta la sua vita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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TU SEI COME UN PADRE PER ME

30 agosto 1996

Severus Piton era chino su diverse carte sparse sulla sua scrivania.
“Tra due giorni inizia la scuola e non ho ancora finito il programma per quelli del primo anno!” pensò un po’ frustrato l’uomo. Alzò la testa, si strofinò gli occhi e sbuffò sonoramente. “Basta! Sono stanco! Mi preoccuperò domani di queste scartoffie!” disse alzandosi.
“Severus!”. Una voce tremolante lo fece voltare.
Una fenice d’argento si trovava al centro del suo studio. “Severus! Ti prego aiutami! Corri!”. Le parole del preside erano poco più che un sussurro.
Piton uscì di corsa dal suo ufficio. “Perché non ci si può smaterializzare in questo dannato posto?”pensò, cercando di raggiungere Silente il più in fretta possibile.
Arrivò davanti al gargoyle con il fiatone. “Parola d’ordine?” domandò la statua. “Api Frizzole”. Apparve l’ingresso dello studio del preside e Severus spinse la porta, senza darsi la preoccupazione di bussare: non era il momento di essere educati.
Lo spettacolo che si presentò davanti all’insegnante di pozioni era uno dei più brutti che gli fosse capitato durante le ultime settimane: Silente era riverso sulla propria sedia, la testa a penzoloni, come la mano destra che sembra essere bruciata. Sulla scrivania, spiccava un grosso anello d’oro su cui era incastonata una pietra nera. “Dobby! DOBBY! Vieni subito qui!” urlò Piton, mentre si avvicinava ad Albus. Qualche secondo dopo, si udì un lieve pop.
“Il professor Piton ha chiamato?” domandò l’elfo.
“Dobby, vai nel mio ufficio. Prendi tutte le pozioni curative che trovi e portale immediatamente qui!”.
La creatura obbedì e dopo qualche minuto tornò carico di piccole ampolline contenenti liquidi colorati. Severus lo congedò e prese ad armeggiare con i vari intrugli.
Silente aprì gli occhi alla quarta pozione utilizzata da Piton. "Severus…” e l’ombra di un sorriso increspò le labbra del preside.
Il professore si lasciò cadere su una sedia, stremato. Lo sguardo puntato negli occhi azzurri del vecchio.
“Nel tuo corpo è in circolo una maledizione molto potente. Per il momento sono riuscito a circoscriverla alla mano, ma si spanderà” disse Piton, con voce glaciale. “So a chi apparteneva quell’anello. Come ti è saltato in mente di provarlo, Albus?”. Ora, l’insegnante stava urlando.
Silente osservava la propria mano annerita, come un bambino che vede per la prima volta un farfalla. “Io sono stato terribilmente tentato. Un sciocco errore, a cui non posso porre rimedio presumo”. “Esattamente. Ti resta più o meno un anno”.
“Un anno? Sei stato davvero tempestivo Severus”.
Il preside continuava a sorridere.  Fanny si stava pulendo placidamente le piume scarlatte.
All’improvviso, gli occhi del preside trafissero quelli neri di Piton. “Severus devo chiederti un immenso favore…”.
“Un altro Albus?” lo interruppe il professore, le cui labbra si arricciarono in una smorfia amara.
“Sì, ragazzo mio. Un altro favore. Forse il più difficile che ti abbia chiesto in tutti questi anni, ma è necessario che tu lo esegua”.
Silente prese fiato. Lo sguardo ancora incatenato a quello del suo interlocutore.
“Devi uccidermi Severus!”.
Il giovane mago balzò in piedi, come se qualcosa lo avesse punto. Il preside non fece in tempo ad aggiungere altro, che Piton era già corso fuori dal suo studio.

31 agosto 1996

Piton era nel suo ufficio. Seduto su una poltrona, stringeva in una mano un bicchiere di Whisky Incendiario.
Devi uccidermi, Severus! Devi uccidermi, Severus!”. Le parole di Silente gli rimbombavano nella mente.
“Stupido vecchio pazzo!” urlò, lanciando contro una parete il bicchiere, che si frantumò in mille pezzi. Alle sue spalle, si udì un pop.
“Il preside Silente ha ordinato a Dobby si scortare il professor Piton fino al suo ufficio”.
Severus si voltò. “Puoi dire al preside che non ho la minima intenzione di incontrarlo”.
“Il preside ha detto a Dobby che il professor Piton avrebbe risposto così. Il preside ha comandato a Dobby di legare il professor Piton e farlo levitare fino all’ufficio”.
Prima che potesse replicare, l’insegnante si trovava davanti alla porta dell’ufficio di Albus con le mani e la braccia legate.
L’elfo bussò e poi entrò. “Sono felice di vederti Severus. Puoi liberarlo Dobby, grazie”. La creatura obbedì e scomparve.
“Allora Severus, hai pensato a quello che ti ho chiesto ieri sera?”. Il tono della voce del preside sembrava speranzoso. Piton non rispose.
“Avanti Severus! Mi hai detto tu stesso che mi resta un anno di vita! Ho bisogno che sia tu ad uccidermi! È della massima importanza!”.
“Perché?”domandò infuriato Piton.
Questa volta, fu il preside a rimanere in silenzio.
“Scommetto che non puoi dirmelo, vero? Fa tutto parte del tuo grande piano! Ma non hai tenuto in considerazione una cosa: la scelta spetta a me! Io dovrei ucciderti! Io sarei il responsabile della tua morte!”.  A queste parole, piccole lacrime scivolarono lungo le guance del professore.
“Severus…” tentò di parlare il preside.
“No! Non dire una parola, Albus! Tu sei come un padre per me! Lo sai benissimo! TU sei il padre che non mi ha mai picchiato! TU sei il padre che mi ha amato! Eppure mi stai chiedendo di porre fine alla tua vita!”. Il professore stava urlando.
Silente lo stava osservando: nei suoi occhi spiccava un grande dolore.
“Severus…come io sono un padre per te, tu sei un figlio per me. Appunto per questo motivo, ho bisogno che tu mi faccia questo favore. Solo di te mi fido ciecamente”.
Piton si mise a sedere. Teneva la testa tra le mani e singhiozzava forte. Il preside aspettò che si calmasse.
Dopo qualche minuto, il professore parlò con voce spettrale: “Tutto questo servirà ad aiutare il figlio di Lily?”.
Lo sguardo di Silente si ammorbidì. “Sì Severus”. Piton posò lo sguardo sugli occhi azzurri di Albus. “Accetto” sussurrò.
Silente si alzò e lo strinse in un abbraccio. “Eccellente figliolo. Grazie"
  
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