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Autore: Witch_Hazel    11/02/2012    0 recensioni
"Antiquus amor cancer est"
A volte si dice che dimenticare è la cura, che andare avanti senza guardarsi indietro aiuta a superare i drammi della propria esistenza, ma altre non ci si riesce. Certe persone non riescono a dimenticare o non lo vogliono. Questa è la storia di Iris, che cammina con la testa all'indietro, guardando al passato piuttosto che al futuro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cicatrici_3
Day after day it reappears
Night after night my heartbeat shows the fear
Ghosts appear and fade away





Il giorno seguente poco era mancato che uscendo di casa iniziasse a camminare all’indietro. Si era addormentata e si era svegliata con questo mantra della “donna gambero” che Sarah le aveva messo in testa. Entrò in dipartimento salutando appena, correndo al dispenser di acqua calda con la sua tazza cercando disperatamente nel cesto delle bustine una camomilla: non vedeva altra soluzione se non calmarsi per riuscire a lavorare in modo attivo e proficuo al suo progetto di ricerca. Si era sempre detta che il lavoro andava anteposto a qualsiasi cosa, quindi al diavolo gamberi, aragoste e molluschi! Doveva riuscire a concentrarsi. Era quasi riuscita a convincersi ad accantonare almeno momentaneamente qualsiasi distrazione quando una voce leggermente roca la fece quasi sobbalzare:
<< Buongiorno Iris. >>
Eccola l’ennesima distrazione, il re delle distrazioni in effetti. Thor Solstad, professore di antico norvegese, decisamente scandinavo puro nel sangue e nell’aspetto, che era stato effettivamente l’unica distrazione di Iris fino al volo di qualche giorno prima. Una distrazione, inoltre, con cui doveva lavorare, viste le iscrizioni runiche che doveva analizzare per la sua tesi. Il nome di lei, pronunciato con quell’accento decisamente duro, suonava più aspro del normale, la sua erre tremendamente vibrante lo faceva sembrare una specie di ordine perentorio, che lei, però, riusciva quasi a farsi piacere, nonostante fosse tremendamente cacofonico e tremendamente mal pronunciato.
<< Buongiorno professor Solstad >>
Rispose, ancora cercando la camomilla nella cesto dove erano stati buttati alla rinfusa filtri di bevande di tutti i tipi. L’unico giorno in cui avrebbe voluto tanto scappare dal vichingo proiettato nel ventunesimo secolo, la tisana al finocchio, l’infuso al rabarbaro, il te alle spezie e persino la menta piperita avevano fatto capolino, ma di una normale camomilla  nessuna traccia. Teneva gli occhi incollati ai filtri multicolore, ma l’ingombrante presenza dell’uomo esplicata in un’altezza decisamente invidiabile, una chioma fluente e bionda e due occhi di sfumatura indefinita tra il verde e il blu, si faceva sentire dietro di lei e non dava segni di volersi schiodare.
<< Iris, Iris....quante volte ti ho detto di darmi del tu? E chiamami per nome, ti prego! >>
Come se il nome ‘Thor’ potesse avere il benché minimo potere rassicurante! Il freddo titolo accademico scansava decisamente meglio qualsiasi equivoco.
<< Mi scusi, temo di non riuscire a distaccarmi da questa usanza del tutto italiana. >>
Eccola, la bustina salvifica di camomilla!
<< Bene, temo sia il momento per me di mettermi al lavoro. >> sentenziò la donna, alzando finalmente gli occhi sul proprio interlocutore. Alzandoli di parecchi centimetri.
<< Va bene, contattami pure quando hai bisogno per le iscrizioni. Sai che per me è un piacere. >>
<< Senz’altro. >> disse Iris, scivolando via dallo sguardo sfumato dell’uomo. Almeno metà del dipartimento avrebbe pagato cifre da capogiro per sentirsi dire qualcosa del genere.  Lei, che aveva una certa propensione a farsi parecchi film mentali, aveva capito presto che Thor Solstad era un uomo che non si prestava ad alcun tipo di immaginario romantico e che l’invito a ricontattarlo per lavoro non si sarebbe mai trasformato in un invito a cena e che non ci sarebbe mai stato un dopo cena a luci rosse di alcun tipo. Questo mancanza di “romanticismo” nella gelida figura del giovane professore norvegese, aveva portato un’inevitabile cotta senza uscita per Iris, che aveva una terribile propensione per i casi umani, gli stronzi e gli anafettivi. Non era in effetti una cosa così inusuale per il mondo femminile, per lei poi era veramente un cliché: un ragazzo perfetto ti colma di attenzioni e invece tu ti innamori di quello che non ti fila nemmeno di striscio, un classico! Iris, col tempo, aveva perfezionato questa tecnica di autodistruzione puntando da sola ai peggiori figuri privi di sensibilità in circolazione, rassegnatasi ormai a passare la vita a fare muffin al cioccolato in compagnia di Belzebù, il suo gatto nero. Iris ingoiò una sorsata bollente di camomilla, incurante delle ustioni e del sapore amaro della bevanda. Ora che le distrazioni erano diventate due, probabilmente le sarebbe servito un valium.


Gli artefatti di epoca romana avevano raggiunto luoghi impensabili a notevoli distanze dalla frontiera stessa dell’impero già decisamente ampio. Le monete romane, ad esempio, soprattutto dell’epoca dell’imperatore Adriano, erano giunte fino alla Danimarca e alla Svezia. Come fosse possibile che questi oggetti avessero raggiunto quei luoghi seppur in tempi in cui i trasporti non erano avanzati e in certe regioni i viaggi potessero essere considerati perigliosi era compito di Iris. Del fatto che quest’area di ricerca l’avrebbe portata a contatto con Thor Solstad era del tutto ignara, però. Era successo tutto pochi mesi prima, quando il relatore della sua tesi di dottorato le aveva proposto di inserire un capitolo sulle iscrizioni runiche sulle lame ritrovate in Danimarca. Lei aveva accettato di buon grado, ritenendolo un argomento decisamente interessante, però, essendo a digiuno di epigrafia runica chiese come avrebbe fatto a risultare credibile scrivendo di un argomento a cui si sarebbe approcciata da profana. Fu qui che arrivò la notizia bomba: il suo relatore aveva finalmente deciso chi sarebbe stato il suo corelatore: il professor Thor Solstad. Iris, incredibilmente, non l’aveva mai visto. Arrivato dalla Scandinavia durante i mesi estivi, aveva mietuto poveri cuori a destra e a manca, mentre Iris si godeva ancora l’estate toscana totalmente ignara di cosa sarebbe accaduto. “Ritorna tra una settimana” disse il professor Caesar, “vi conoscerete appena arriverà. L’ho contattato ieri sera per proporgli questa collaborazione e ne sarà entusiasta”. Quando, però, una settimana dopo aveva fatto il suo ingresso trionfale in ufficio, dall’alto della sua statura, con un completo elegante e i lunghi capelli biondi trattenuti da una coda sulla nuca, Iris era rimasta di sasso. Aveva impiegato i successivi cinque minuti nel tentativo di autoconvincersi che l’incredibile (e per certi versi terribile) avvenenza del suo corelatore non avrebbe interferito in alcun modo col suo lavoro. In vano.
Per i primi tempi era andata abbastanza bene: il suo timore reverenziale per la sua eccellente preparazione accademica era riuscito a tenere a freno i suoi ormoni. Poi, però, la situazione aveva cominciato a sfuggirle di mano. Casualmente capitava allo stesso bar e alla stessa ora del professore, casualmente passava venti volte in un’ora davanti al suo ufficio. Ovviamente, la sua razionalità le diceva che era totalmente fuori dagli schemi, se non totalmente inappropriato che lei tentasse di avviare una storia romantica con il proprio corelatore, ma a volte non riusciva proprio a trattenersi. Tanto, si ripeteva inconsciamente, l’avvenente docente era totalmente fuori portata.
Il professor Solstad, infatti, era algido come un cubetto di ghiaccio. Il problema fondamentale era il suo carattere scandinavo come i suoi tratti: cordiale ma schivo, condito con un pizzico di ruvidità di maniere che non lo rendeva certo facile all’abbordaggio. Questa circostanza di natura, unita al fatto che non apprezzava avance dirette, lo rendeva una preda tanto ambita quanto irraggiungibile.
Iris era quindi tanto più solleticata dalla sfida, avvezza com’era a perdersi in amori decisamente impossibili.
Quel giorno, però, l’insolita gentilezza dell’uomo non era riuscita a smuoverla. Aveva in testa un solo nome da qualche giorno e ormai temeva le ci sarebbe voluto un po’ per farlo uscire.

Stava per sbattere la testa sullo schermo del pc sconsolata quando Dave, che probabilmente era in ufficio già da un po’, le rivolse la parola:
<< Ehy Iris, ti vedo in panne!! >>
L’interessata guardò la pagina word aperta davanti a lei: era vuota. Il cursore lampeggiava solitario in un angolo a sinistra, come in uno sconsolato SOS.
<< Sì, decisamente! >>
<< So io quello che ti ci vuole! >> asserì quindi lui, sembrando, per giunta, decisamente convinto.
<< Ah sì? Conosci un bravo analista? >>
Dave sventolò la mano per aria, come a voler dire che erano bazzecole.
<< No, una bella festa. >>  aveva la faccia di chi la sa lunga.
Iris si limitò ad alzare un sopracciglio in risposta.
<< Maddai Iris! Suvvia! Conosci mia cugina Janice, no? Si è appena trasferita e darà una festa domani sera per inaugurare l’appartamento! Unisciti a noi! >>
La ragazza aveva appena aperto bocca per prendere il fiato necessario per ribattere, ma l’operazione le fu impedita da Dave:
<< Sappi che non accetto rifiuti. >>
Scrollò le spalle, rassegnata: e festa sia.


Nugae:
chiedo umilmente perdono!!!!!!! L'ultimo esame e la scrittura della tesi mi hanno tenuta occupata fino a questa settimana, ma questa mattina ho deciso di aggiornare per evitare di cadere nel dimenticatoio (sempre che non sia già successo....). Spero che d'ora in poi gli aggiornamenti siano più o meno regolari.....abbiate pietà per una laureanda :P
   
 
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