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Autore: Linn_CullenBass    11/02/2012    2 recensioni
- "Tu as un beau chien -. Era una vocina squillante, come un leggero scampanellio.
Tenera e piccolissima, una bambina di circa 5 anni, mi fissava con i suoi occhioni verdi scuro.
I capelli erano soffici, scuri, color cioccolato. Le ricadevano dolcemente come un’onda delicata sulla schiena. Con la pelle rosea e le labbra rosse, la bambina si era voltata verso di me, mostrandomi un delizioso baschetto rossiccio, il cappottino firmato, la sciarpa e gli stivaletti di vernice rossa. “Alta società”, pensai.
-merci- le risposi, accennando un debole sorriso. E lei mi rispose altrettanto.
E in un attimo tutto ciò che avevo intorno di fece nitido.
Il cuore, freddo, ghiacciato, di pietra, di “Charles Bass” tornò quello di “Chuck”, preso da un piacevolissimo torpore, non fastidioso. E io mi sentii bene. "
5 anni dopo
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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                                             Capitolo 14:








Project and coffe.

 
 




«Promemoria: mai fare progetti. Le cose non vanno mai come le avevi programmate.
E bevi una tazza di caffè, con un amico, per renderti conto di quanto davvero hai da dire»
 




 
 

Calò il silenzio. Le faccie di Serena e Dan erano la prima di rabbia e la seconda di scuse.

Ci sentivamo addirittura di troppo, noi. O, altrimenti, sbagliati. Non dovevamo essere in quella scena.

Gli occhi della ragazza, poi, si fermarono, gelidi come fiocchi di neve, su quelli dell’amica. Blair, infatti, se ne stava seduta tranquillamente sul divano, vicino a quello che sarebbe dovuto essere il fidanzato di Serena. La sua rabbia, l’eco incontrastato della mia. Anche io, infatti, provavo irritazione verso quella vicinanza.

- Avrei dovuto immaginarlo.- mormorò, a denti stretti. Avrei voluto prenderla per il braccio, scuoterla, e dirle di non fare a caso a tutto questo. Che non si amavano. Che erano solo amici.

Mi accorsi, ben presto, che ero io che avevo bisogno di quelle parole.

- Che ci fai tu qui, si può sapere?-

Sbattè violentemente la borsa sul tavolino. Sussultammo.

- Serena.- la rimproverai. Mi raggelò con lo sguardo. Ed io, capii che era meglio lasciar perdere.

- Non ci credo…- s’avvicinò a Blair. – Tu. Perché non me l’hai detto prima? Pensavo fossimo amiche. Ci siamo sentite poco fa, che diamine! - La ragazza si alzò, si sistemò il vestito, e le rispose, alzando la testa. – Lo siamo. Ma lo devo ammettere, S. mi sono completamente dimenticata.-

Fu la sua sincerità, a colpire la ragazza.  Infatti, non stava mentendo. Era lì, vulnerabile. Avrei voluto prendere Serena ed implorarla di non gridarle contro. Sarebbe stato troppo.

-Dimenticata? Ti rendi conto vero mi hai preso in giro?- la vidi fare un leggerissimo, quasi impercettibile, sospiro.- Non ti ho preso in giro, S.Mi sono dimenticata, ok?  E’ solo che sto cercando di riprendermi mia figlia!- la voce si perse, durante le ultime parole.

- Lo so.-

Rispose, a denti stretti e mascelle serrate. – Ma Dan…- non finì la frase e si mise la mano nei capelli.

- Ragazze, vi prego. Possiamo discuterne dopo?- fissai la bionda, inchiodandola con lo sguardo .

- No, Chuck. Anzi, sai che ti dico? Ho sbagliato. So io che fare. Dirò a Louis che non m’interessa, ora so già dove….- non terminò la frase. Era chiaro che parlasse di Dan.

- Serena, per favore!- Esortò, il ragazzo. Probabilmente era l’unico che l’avrebbe convinta, non potevo fermarlo.

- Ti rendi conto, vero, che sei ridicolo, Dan?- gli rispose, incrociando le braccia e spostando il peso sulla gamba destra.

- No, tu sei ridicola. C’è in gioco il futuro di una bambina, e tu che fai? Pensi solo a te. Blair ha perso sua figlia, e tu non le dici nulla. Non la consoli, non t’importa. Serena, forse avevo ragione. Sei molto più egoista di quanto tutti ti abbiano mai descritta. Sei come sei nel libro.-

Le sue parole ci ammmutolirono tutti quanti. Tutti ci sentivamo presi in causa, e nello stesso tempo di troppo. Le sue parole, colpirono Blair come una freccia, rendendola colpevole. La ragazza abbassò lo sguardo, in preda alla vergogna. Se c’era una cosa che voleva, era la sua amica, in questo momento.

- Stai scherzando, vero? Io voglio bene a Blair! Ed Evelyn… è sua figlia! E’ normale che m’importi di lei. E’ solo che … per l’amor del cielo! -

Non riusciva a terminare la frase. Ed in poco tempo crollò inerme sul divano, con le mani fra i capelli. – Ok.-

Disse, infine. – io  voglio aiutarvi. Ma io devo e pretendo di sapere tutta la verità. Niente più bugie o sotterfugi, d’accordo?-. ci fissammo. Poi, il nostro sguardo si spostò sul suo, curioso.

- Certo. Scusami.- due parole, uscirono dalla bocca di Dan. Due parole sole, che le fecero però inarcare le labbra rosee in un debole sorriso.

- Ora, prima di parlare da sola con Dan. Vi voglio proporre una cosa.-

Dalla borsa di pelle, rigorosamente firmata ed incredibilmente costosa, tirò fuori un plico di fogli. Era sottile.

Lo guardai, cercando d’intuire cosa fosse.

- Questi…- li aprì, per mostrarceli meglio. E subito, capii di cosa si trattasse. Sorrisi. Ovviamente, si era già data da fare. In quanto a efficienza, Serena era da 10 e lode.

- … sono i fogli con tutta la conversazione tra te e Louis.- conclusi, forse con una punta di superbia. Non lo negavo, mi piaceva mostrarmi intelligente. Sebbene di cavolate ne avessi fatte tante, il mio modo di gestire le situazioni era alquanto efficace.

- Si, vero.- mi disse, un tantino confusa. – In ogni caso, non ve li ho portati così per fare. E’ che magari potete darmi un aiutino in più. Il mio progetto, la mia idea è questa: gli dico che voglio parlare con lui, faccio ciò che mi chiede e prendo Evelyn.-

Disse, come se nulla fosse.

L’efficienza era ottima, ma il suo modo di vedere le cose a volte troppo ingenuo.

- Serena, quella bambina sicuramente sarà protetta da una decina di persone. Potrebbe non essere facile come credi, prenderla e farla sparire.- le feci notare.

La  ragazza alzò gli occhi castani al cielo.- Lo so. Sarò ottusa, ma fino ad un certo punto. E non tanto da non capire che una principessa non ha protezione- indicò l’ovvietà. A quel punto, allora, cessai di parlare.

- E, comunque, non la porterei mai via così. Mi sembra quantomeno logico che sia lei, a dover scegliere.- guardò Blair, con un’occhiata intrisa di compassione e speranza. Ma io, notai anche un velo di rancore, nelle sue parole.

- Logico.- la sentii mormorare, con gli occhi bassi. – Non so se vorrà venire con me. Io non ho nulla da offrirle, più di quello che Louis può darle.- ammise, con la voce rotta.

Blair aveva l’amore. Aveva il suo amore. E questo, per quanto mi riguardava, bastava per mantenere un figlio in vita, più di quanto denaro e pajettes potessero fare.

- Non mi sembra che fosse felice, dove stava. L’hai detto anche tu, più e più volte. In questo caso, il denaro, è solo un accessorio che serve per raggirarla a stare con lui. Credimi, se potesse scegliere, sceglierebbe te.-

Feci un timido cenno con il bicchiere.

- Si, ma non quando esiste un padre principe.- disse, acida e sconfortata.

- Avanti, Blair. È una bambina! Vuole solo amore! Il lato consumistico di questa storia… non pensavo potessi pensare una cosa del genere.-

Commentai, sarcastico.

- Perciò il progetto è questo?- chiese Nate, un tantino stranito. – Insomma, Serena dovrebbe fare buon viso a cattivo gioco, e poi portare via Evelyn?- scuoteva la testa, dando quasi un cenno di pazzia a questa cosa. Magari aveva ragione.

- Io non penso che la parola giusta sia: “portare via”. Diciamo… che porrò Evelyn davanti ad una scelta.- borbottò. Ed io, ascoltavo la conversazione senza parteciparne. Standomene muto con le mie idee.

L’idea della ragazza, era abbastanza buona. Ma mancava di qualcosa. E quel qualcosa era Blair. Se c’era una osa che sapevo, era che amava sbrigarsela da sola. Starsene in disparte in questa storia, non le piaceva. E lo si capiva dai dettagli:i suoi occhi erano spenti e la bocca ripiegata in una smorfia.

Voleva partecipare, essere parte attiva.

“NO” gridava ogni parte di me. Mentre il mio cuore palpitava a guardarla, il mio cervello altro non faceva che gridare “è giusto così. Deve essere protetta.”

Le due parti in lotta non si equilibravano, al contrario, mi spezzavano come carne da macello.

L’amore che provavo per lei, era forte e premeva. Premeva su scelte sbagliate, in particolare. Avevo ripromesso a me stesso che non l’avrei mai più condotta verso quelle scelte. E di certo, non avrei smesso ora.

- Ha solo 5 anni.- mormorò poi.- .. è una bimba intelligente. Ma ha solo 5 anni e parla poco la lingua. Forse… - non terminò la frase. Quello che stava per dire, ci stava per colpire tutti.

- No. Non puoi lasciarla là. Qualcosa, qualsiasi cosa, devi farla. Devi provare.-

La scrollai, a parole.

- Non se significa farla soffrire, Chuck.- Mi rispose a tono. – Non se quello che c’è in ballo è la sua felicità.- ammonì. Ed io, ancora una volta, mi sentii in torto.

- Si, ma anche la tua conterà pur qualcosa, no?- chiesi, senza esitare.

- Non capisci, non puoi capire.- ormai, altre lacrime le stavano solcando il volto. E sembravano pesanti, questa volta, talmente pesanti da sembrare graffi. E dolevano, anche su di me.- La mia ragione di vita, ora, è lei! Lei è parte di me! Lei è ME! È quello che sono io, che diamine, Chuck! La mia felicità e anche la sua! Siamo due cose legate! Non puoi chiedermi di pensare a me stessa quando mi è stata portata via la mia bambina.-

Il silenzio calò come un pugno sul volto di tutti noi. Talmente pesante da opprimere anche i pensieri più lucidi e buoni. Lasciando spazio solo al dolore di Blair, che invadeva inevitabilmente anche noi. Me più di tutti.

Non potevo rispondere. Non potevo aprir bocca. Qualsiasi cosa avessi detto in quel momento sarebbe stato sbagliato. Orrendamente sbagliato. E non potendo rispondere, tutto quello che feci fu continuare a guardarmi le scarpe come un codardo. Ero un codardo.

Fu Serena, poi, che spezzò quel silenzio agonizzante.

- Io… che devo fare?-  chiese, con un filo sottile di vergogna. – Si, insomma….- Dan, che non apriva quella boccaccia da un po’, rispose con sicurezza. – Ci penseremo domattina. Ora Andate.-

Nulla andava come volevamo.

Niente andava secondo i piani. E i progetti? Una sfuriata … di lei, poteva cambiare tutto? Le cose sembravano cambiare ogni minuto. E il tempo, che diamine, il tempo era oro, per ora. Louis, non sarebbe stato ancora qui per tanto. Questione di ore, e poi se ne sarebbe andato. E con lui, anche la nostra speranza di riportare a Blair sua figlia. Quella che ormai, era un po’ di tutti noi.

Non li trattenni qui.

Ciò che sapevo, era che speravo che il piano non saltasse. Perché comunque, ci avrebbe aiutati.

- Chuck.- la voce triste, flebile poco pià che un sussurro, mi chiamò da lontano. Nel giro di pochi minuti, una cascata di capelli biondi era dietro la mia schiena.

- … cerca di capirla. Non era sua intenzione gridare o dire cose del genere. Io l’ho fatto. Ho guardato, ho visto Dan e Blair. Due amici. E l’uno che cercava di aiutare l’altro. Cosa che non ho fatto io. Cosa che d’ora in poi farò. – mi mise una mano sulla spalla, un bacio sulla guancia. Non amavo i contatti, eppure, ella mi si avvicinò ed io non opposi resistenza.

- Hai altro da dire, Chuck. Non stare in silenzio.- mi porse un sorriso.- … ti invito al caffè all’angolo. Ti prego Chuck, abbiamo bisogno tutti e due di qualcosa a cui pensare.-

Non ci pensai due secondi, perché non avevo voglia di sprofondare nella fossa che mi ero creato.

 

 

 

----------------------- Spazio autrice.

 

Imperdonabile ritardo.

Mi dispiace davvero tanto, ma la scuola mi uccide in sti giorni!

Vi piace la storia? Allora recensite, mi piacerebbe una vostra opinione :3

 

Un bacio ragazzi.

 

La 100 è stata una delusione, per lo meno per me. La fuga Dair? No parole.

 

 

 

 

   
 
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