My Valentine
San
Valentino era proprio il giorno adatto per dichiarare il proprio
amore a qualcuno.
E
allora perchè ero così maledettamente agitata?
Perchè le
pubblicità, l'oroscopo, la televisione dicevano che a San
Valentino
sarebbe andato tutto bene e io non riuscivo a darmi pace?
Volevo
dichiararmi al ragazzo più bello del mondo da ormai tempo,
convinta
del fatto che anche lui ricambiasse i miei sentimenti.
Sapevo
che non mi avrebbe respinta o che, se lo avesse fatto, l'avrebbe
fatto con infinita dolcezza e avremmo continuato ad essere amici,
eppure non trovavo il coraggio di andare da lui e parlargli
direttamente.
E
dire che mi ero impegnata tanto, quel San Valentino, per cucinare un
cuore di cioccolata che avesse un sapore per lo meno discreto...
-Avanti
Fine, è il momento giusto. Buttati!-, esclamò la
mia amica Lione,
mentre sedevamo sui gradini della scuola.
Lui
era lì, che chiacchierava amabilmente con i suoi amici e io
a pochi
metri di distanza, con un cuore di cioccolata stretto al petto, il
volto tanto rosso da sembrare un pomodoro e tutta l'insicurezza che
solo io potevo provare.
-Ma
Lione! Come diavolo faccio?! Non posso andare lì in mezzo a
tutti i
suoi amici e dichiararmi!-, esclamai, cercando una via d'uscita.
-Allora
aspetta che si allontanino.-, mi consigliò Lione.
E
io aspettai.
Forse
troppo, perchè suonò la campana di inizio lezione
e non feci in
tempo a dare la cioccolata al ragazzo dei miei sogni.
-Pazienza,
Fine. Riproverai a pranzo.-, mi incoraggiò Lione, mentre
entravamo
in classe.
Annuii,
pensando che forse ce la potevo fare. Bastava mettere da parte la
vergogna e tirare fuori il coraggio, non era poi tanto difficile.
Finalmente
arrivò il momento della pausa pranzo.
Mi
alzai di scatto dal banco, pescando il mio bel cuore di cioccolata
impacchettato dalla cartella.
Corsi
in mensa con le palpitazioni, trascinandomi dietro una Lione basita.
-Vedo
che ti sei finalmente convinta.-, mi disse sorridente, una volta
sedute ad un tavolo solitario in fondo all'enorme mensa.
-Sì,
questa volta non avrò esitazioni. Andrò
lì, gli darò il mio cuore
di cioccolata e gli rivelerò i miei sentimenti.-, risposi,
riprendendo a respirare regolarmente.
Bene.
Eccolo.
Un
passo, un altro, un altro ancora. Era seduto abbastanza vicino, da
solo.
Era
il momento perfetto.
Ma
destino volle che anche questa volta mi andasse tutto in modo
pessimo.
Non
appena mi avvicinai, venni sbalzata via da una folla urlante di
ragazzine, le quali stringevano tra le mani pacchetti colorati e si
accalcavano le une sulle altre per arrivare a LUI. Il ragazzo dei
MIEI sogni. Che diavolo volevano tutte quelle stupide ochette?!
Tornai
delusa e amareggiata a sedermi vicino a Lione, che mi guardò
compassionevole.
Non
me ne andava bene una.
-Vedrai
che la prossima volta andrà meglio...-, sussurrò,
dandomi una
leggera pacca sulla schiena.
La
fissai per momenti che sembrarono infiniti con uno sguardo
indecifrabile.
Poi
le lasciai cadere tra le mani il mio cuore di cioccolata, affranta.
-Mi
arrendo.-, dissi con franchezza, alzandomi in piedi e allontanandomi.
Lione
mi guardò esterrefatta e si mise a gridare, sventolando
davanti agli
occhi curiosi e sorpresi di tutti i presenti il mio cuore di
cioccolata.
-Non
puoi arrenderti così, Fine! C'è ancora una
possibilità! Non serve
a niente fuggire, devi trovare il coraggio di rivelare i tuoi
sentimenti a Bright!
Desiderai
che il pavimento sotto di me si aprisse e mi inghiottisse.
Lione
aveva appena compiuto un atto imperdonabile nei miei confronti e ora
si guardava intorno mortificata.
Tutti,
ma proprio TUTTI, erano completamente in silenzio. E mi fissavano.
Mi
fissava anche Bright e io avrei voluto ammazzare prima Lione e poi me
stessa.
La
scuola intera aveva sentito tutto e capito che ero innamorata di
Bright.
La
mia vita non aveva più nessun senso.
Corsi
via, chiedendomi perchè il karma, il destino o il cosmo o
chissà
quale altra diavoleria mi odiasse così tanto.
_
Sedevo
nel cortile della scuola, la testa nascosta tra le braccia incrociate
sopra le ginocchia.
Non
piangevo, non ero disperata, non avevo il cuore infranto.
Ero
solo in imbarazzo.
Non
avrei mai più avuto il coraggio di farmi vedere da nessuno
in quella
dannata scuola. E soprattutto avrei torturato Lione fino alla morte.
Chissà
cos'aveva pensato Bright di me!
Quello
era certamente il peggior S. Valentino che si fosse mai visto.
-Ehi,
imbranata.-, una voce maschile mi arrivò fastidiosamente
alle
orecchie.
Era
Shade, il mio stupidissimo amico Shade.
Quel
giorno mi ero completamente scordata di lui.
Lo
ignorai, continuando a tenere la testa nascosta tra le braccia.
-Che
fai, piangi?-, mi domandò con un pizzico di ironia nella
voce,
sedendosi al mio fianco.
Alzai
la testa di scatto, dimostrandogli che non piangevo, non avrei mai e
poi mai pianto in sua presenza.
-Ah,
mi sembrava strano!-, esclamò, per poi mettersi a ridere.
Stava
forse cercando di tirarmi su di morale? Perchè in fondo ci
stava
riuscendo..
Abozzai
un sorriso, che lui ricambiò.
-Ma
Fine, non me lo sarei mai aspettato da te! Quell'infemminato di
Bright!-, disse all'improvviso, facendomi tornare in mente le mie
sventure.
Avvampai
dall'imbarazzo, capendo che anche lui aveva assistito alla scena
della mensa.
-Cosa
c'è? Non ti va a genio che mi piaccia uno come Bright?-,
domandai,
fingendo che le cose stessero andando perfettamente, che in mensa non
fosse accaduto nulla.
-Ma
cosa dici? Puoi uscire con chi ti pare, anche se penso che
probabilmente, dopo la bella figura che hai fatto prima, Bright non
vorrà mai uscire con te.-, mi rispose, facendomi la
linguaccia.
Le
sue parole però mi fecero male.
“Non
vorrà mai uscire con te”
I
miei occhi si riempirono di lacrime.
No!
Non dovevo piangere...
Shade
se ne accorse e cercò di correre ai ripari.
-Oh
avanti, la Terra è piena di ragazzi! Ne troverai certamente
qualcun
altro... Per il prossimo S. Valentino...-, ecco, aveva cercato di
usare tatto, ma non era il suo forte.
Era
così buffo.
Non
mi ero mai accorta di questo suo lato.
Scoppiai
a ridere, cercando di godermi quel momento con lui e di dimenticare
Bright almeno per un po'.
-Oh
ma certo, hai proprio ragione. Chissà se entro l'anno
prossimo mi
sarò trovata qualcun altro da perseguitare per regalargli
cuori di
cioccolata...-, dissi malinconica e Shade circondò le mie
spalle con
il suo braccio, come per infondermi coraggio.
Quel
contatto mi lasciò un sapore amaro in bocca, volevo
piangere, non
m'importava che Shade mi vedesse.
Così
lasciai che le lacrime uscissero da sole e mi rifugiai tra le sue
braccia, mentre lui mi stringeva a sé.
-Su,
Fine, andrà bene, te lo prometto.-, mi sussurrò
con dolcezza
all'orecchio, mentre io ascoltavo i battiti del suo cuore, la testa
premuta al suo petto.
Come
mai il suo cuore batteva così forte?
Sollevai
lo sguardo e incontrai i suoi occhi.
Erano
così belli, intensi, pieni di sentimenti.
Per
un momento mi domandai se per caso quello
era amore.
Restammo
in silenzio per momenti interminabili, momenti che speravo potessero
durare per sempre.
Granato
nel cobalto.
-E
poi... Non è ancora detto che Bright non ricambi i tuoi
sentimenti.
Gliel'hai mai chiesto?-, domandò Shade, distogliendo lo
sguardo dal
mio e allontanandomi gentilmente.
Avrei
potuto scommettere che in quel momento, nei suoi occhi era cambiato
qualcosa. Adesso c'era... Dolore?
-Hai
ragione... E' inutile stare qui a piangersi addosso. Devo sapere se
prova ciò che provo io.-, dissi determinata, alzandomi in
piedi e
strofinandomi gli occhi per asciugarli.
-Brava.
È così che si fa.-, mi sorrise gentilmente e poi
si allontanò, le
mani in tasca e lo sguardo alto verso il cielo.
Chissà
a cosa pensava?
Lo
guardai allontanarsi e mi diedi della stupida, per aver immaginato
anche solo per un secondo di poter amare Shade.
Ora
dovevo solo pensare a dichiararmi decentemente a Bright.
Forse
non era ancora tutto perduto.