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Autore: lazybones    11/02/2012    5 recensioni
Nella sua tragedia aveva trovato uno spiraglio di luce, una misera spiegazione a tutto il suo dolore. Forse tutta quella sofferenza lo aveva portato a questo, a quel gruppo, a quella canzone. Forse un giorno sarebbe davvero stato meglio, in pace con sé stesso e tutte le altre parole vuote che per lui non avevano ancora un minimo di significato. Forse un giorno avrebbe ripensato alla sua giovinezza e avrebbe sorriso. Forse non sarebbe mai arrivato a quel giorno e si sarebbe consumato prima come una candela, una delle tante su quell'enorme candelabro che era il mondo.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eeeccomii, dove sono finite le recensioni? Se non fosse per IWalkAlone e Layla JS Way mi sarei già sparata un colpo e ciao. Ma vabbè, farò finta di niente u.u *dimena il piede con aria vaga*
Ecco qua, (finalmente) un capitolo un po' più lungo e decisamente meno serio degli altri. Diciamo che inizia la parte scazza. <3
Finalmente Gerard lo incontra :3 Chi? LUI. Sapete benissimo chi.
...
...
No, eh? Vabbè, spero leggiate comunque °^° e spero di ricevere qualche recensione dato che SO CHE LA STAI SEGUENDO STA CAZZO DI STORIA, IO VEDO TUTTO °^° Quindi sì, ecco.. abbiate pietà di me. Ogni recensione non lasciata mi fa ingrassare di un chilo e sono già sbolfa, non vi conviene. (?)
Lasciatemi nella mia aurea di pazzia, va'. <3
Pace e amorre

Kathy G

P.S.: sì, il titolo è preso da Song 2. Whoohooo. *headbanging* *swishhhh*




- When I Feel Heavy Metal. 
"La cosa peggiore che avresti potuto fare."
Così piaceva ai suoi genitori definire il suo licenziamento a New York. La cosa peggiore che avrebbe potuto fare. E menomale che Gerard non aveva detto loro il motivo principale del suo licenziamento. Parlargli di band sarebbe equivalso a firmare da solo la sua condanna a morte. Specialmente se i suoi progetti implicavano Mikey.
Per ora mantenevano il segreto.
Si limitavano a parlarne a bassa voce in camera loro, cercando nei meandri contorti delle loro menti vecchie amicizie che avessero qualcosa a che fare con i strumenti musicali.
- Ci sarebbe un ragazzo... - disse a un certo punto Mikey, sventolando una mano in aria come se lo aiutasse a frugare nel suo cervellino da criceto, - Com’è che si chiamava? Ray... Ray Te... Tu... no, non Truman... Toro! Ray Toro! Te lo ricordi? Aveva dei capelli assurdi. –
- Chissà se è andato da un parrucchiere da allora... – fantasticò Gerard, disteso a pancia in su sul suo letto, lo sguardo fisso al soffitto.
- Suona la batteria, se non sbaglio. –
- Hai il suo numero? –
- No, ce l’avevi tu, ricordi? –
Gerard si alzò a sedere con un sospiro e infilò una mano nella tasca alla ricerca del cellulare: - Avrò cambiato cellulare dal liceo... –
- No, non ti conviene proprio. – sbottò Mikey con una risatina nervosa.
Gerard sorrise e sollevò lo sguardo dal display del cellulare.
- L’ho trovato. – annunciò, scaraventando il cellulare contro le costole di Mikey, seduto in fondo al suo letto.
Mikey fece del suo meglio in una smorfia agonizzante, coprendosi le costole con una mano.
- Chiamalo tu, no? – replicò, la voce alterata dal dolore, afferrando il cellulare e rilanciandolo indietro al fratello. Sembrava stessero giocando a Patata Bollente o qualcosa di simile, sta di fatto che il cellulare non ne sarebbe uscito vivo.
- Io? Perché io? – domandò infastidito il più grande, socchiudendo labbra e occhi in un’espressione di freddo odio.
Mikey era abituato alle sue espressioni irritate, quindi non ne venne turbato: - Perché è stata tua l’idea della band. –
Gerard richiuse la bocca e sciolse l’espressione ostile, combattuto dall’impressione che Mikey non avesse tutti i torti: - E va bene... –
L’unico pensiero che aveva mentre schiacciava il pulsante verde era che sarebbe stato assolutamente strano chiamarlo e chiedergli di far parte della sua band senza essersi mai parlati davvero. In pratica non si conoscevano nemmeno.
- Pronto? –
Gerard si lasciò prendere dall’ansia, manco dall’altro capo del telefono ci fosse la ragazza dei suoi sogni tutta tette e culo e le dovesse fare una proposta indecente: - Ehi... sono Gerard, non so se ti ricordi... Gerard Way, il ragazzo bizzarro che... –
- Gerard! Sei proprio tu? – esplose dall’altra parte Ray. Aveva una voce assurda.
Gerard sorrise, rincuorato dal suo genuino entusiasmo. Doveva essere stato l’aggettivo “bizzarro” a risvegliare la sua mente. Non era nemmeno servito nominargli l’“incidente” alla recita della scuola, Cristo. Per fortuna...
- Sì, se con “tu” intendi me... – “che cazzo stai dicendo?”, - Voglio dire, uao, non pensavo ti saresti ricordato di me. Uhm, come stai? –
- Bene! Tu? –
Era assolutamente assurdo, a Gerard non gliene fregava un cazzo di come stava, gli interessava solo che sapesse fare suoni più o meno intonati con un qualsiasi tipo di strumento.
- Bene, sto bene... – farfugliò Gerard. E va bene, che avrebbe dovuto dirgli? Che era irrimediabilmente depresso? Non erano conversazioni da fare al telefono, specialmente con uno semi-sconosciuto come Toro, - Ti ho chiamato per chiederti se suoni ancora la batteria... –
- Batteria? Ho iniziato da poco con la batteria. Perché? – domandò con tono incuriosito.
- Stiamo mettendo su una band... Io e Mikey dico... Mikey, hai presente? Il tizio con le ginocchia rachitiche. –
Ray scoppiò a ridere e Mikey guardò Gerard con tanta acidità da fargli venire direttamente acidità di stomaco: - Mikey! Me lo ricordo, certo! –
- Ecco, lui... quindi... non lo so, l’ha detto Mikey che suoni la batteria. –
- Da’ la colpa a me, eh! – sibilò Mikey a bassa voce per non farsi sentire da Ray.
Gerard gli fece cenno di zittirsi con un dito e gli lanciò addosso un cuscino.
- A dire il vero, ho più confidenza con la chitarra. – proseguì Ray, inconsapevole della battaglia di cuscini che si stava svolgendo dall’altro capo del telefono mentre lui parlottava, - Quello della batteria è stato un esperimento recente e a dirla tutta di cattivo gusto... quindi se vi serve un chitarrista... beh, volentieri. –
- Davvero? – domandò Gerard, rotolando sul letto addosso a Mikey come un’adolescente alla scoperta che il ragazzo dei suoi sogni è tornato single.
- Certo! –
- Fantastico! Non è che conosci un altro musicista? –
- Conosco un vero batterista, se vi va. Faceva parte del mio gruppo delle superiori, e so che cerca una band quindi se vi va... - . “Se vi va, se vi va”, quel ragazzo era un po’ insicuro, ma assolutamente adorabile. A Gerard già piaceva, forse un giorno sarebbero addirittura diventati amici.
- Sarebbe magnifico. – trillò Gerard, aggrappandosi a Mikey con un braccio stretto attorno alle sue spalle.
Mikey si tirò indietro con la testa, allarmato dalla vicinanza dei loro visi. Pfff, erano fratelli e lui si preoccupava di un minimo di vicinanza.
- Bene, allora gli farò uno squillo... - concluse Ray, - Ehi, adesso devo andare, mi aspetta un torneo di Dungeons and Dragons e beh... –
Gerard rise: - E’ piuttosto importante, capisco. –
- Allora salvo sul cellulare il numero dal quale mi stai chiamando? –
- Sì, sì, è il mio cellulare. –
- Perfetto, allora ci si sente. –
- Assolutamente, buon proseguimento di pomeriggio, nerd. –
- Ehi! Mi sento preso in causa... ci si sente, artista. –
- Ciao. – lo salutò Gerard con uno stupido sorriso cordiale dipinto sulle labbra e che Ray non avrebbe comunque potuto vedere e riattaccò.
- Abbiamo un chitarrista! – strillò poi, stampando un bacio sulla guancia del fratellino.
Mikey sorrise: - Figo! –
- E forse un batterista! –
- Fighissimo! –
- Lo so, lo so! – farfugliò il più grande, lasciandogli un altro bacio sulla guancia prima di rotolare giù dalle sue ginocchia e addossarsi al muro bianco con la schiena. Esalò un lungo sospiro, scaricando la tensione inutile che lo aveva assalito prima. Per chi, poi? Un nerd? Puah.
- Cazzo, Gerard, ci credi? Stiamo davvero mettendo su una band. – esordì impressionato Mikey.
- E’ pazzesco, già. –
- Cosa è stato a smuoverti? La morte della nonna? –
Gerard si strinse le ginocchia al petto. Già, non ne avevano ancora parlato. E a dire il vero aveva paura di ammettere le sue debolezze anche solo di fronte al fratellino perché le odiava, solo pronunciarle gli facevano venire i brividi: - Ho fatto un sogno strano, dove c’era anche lei, quindi sì, immagino di sì... è stato il mio subconscio più che altro, non l’ho pensato davvero io, quando mi sono svegliato l’idea si era già impossessata della mia mente... –
- Impossessata? Ehi, Gee, hai avuto contatti col diavolo ultimamente? –
Gerard gli lanciò un altro cuscino addosso, ma Mikey lo schivò: - Trattami con rispetto, ragazzino, non hai idea di cosa ho scritto... –
- Cosa hai scritto? – domandò il fratellino, irrimediabilmente curioso. Era come un bambino, e Gerard adorava giocherellare con la sua curiosità, usando toni gravi quando in realtà non servivano.
- Ho scritto una canzone. –
- Una canzone? – ripeté esaltato, impressionato al punto tale che indietreggiò e si schiacciò contro il muro come un bambino di fronte al padre travestito da Babbo Natale.
- Sì, ma non gasarti, fa schifo. E’ brutta. E triste. –
- Ma è una canzone. - . E certo, puoi presentare a Mikey una filastrocca per bambini che parla di carote e conigli, dirgli che è una canzone e lui penserà che sia la canzone più metal del mondo. Quando sarebbe cresciuto?
- Non importa, non sono sicuro che riuscirò mai a cantarla. – tagliò corto Gerard.
- Perché? - domandò Mikey, deluso.
- Perché è personale. - sbottò il fratello più grande.
Il più piccolo lo guardò di sottecchi: - Cosa vuoi che ci sia di personale? La lunghezza del tuo cazzo? –
Gerard aveva finito i cuscini e avrebbe voluto tirargli addosso il comodino con la lampada e tutto, ma al momento aveva davvero bisogno di un bassista o qualcosa di simile.
- Lurido pezzo di merda, come ti permetti? – sibilò quindi, aggrottando le sopracciglia in un espressione fredda e cattiva.
Mikey si sollevò sulle ginocchia e si trascinò più vicino a Gerard, prendendogli entrambe le mani fredde: - Devi dirmi qualcosa? –
Gerard lo conosceva e aveva passato già abbastanza tempo a studiare il suo sorrisetto trattenuto, tradito dalle leggere fossette che gli increspavano le guancie. Sapeva che aveva una battutaccia in serbo. Ma non gli veniva in mente niente per evitarla quindi si limitò a mormorare un “No.”
- Se hai una disfunzione erettile me lo puoi dire. – disse infine Mikey, sciogliendo l’espressione di finta serietà e comprensione e crollando indietro fra le lenzuola sghignazzando.
Gerard era avvilito: - Fai schifo. –
Ma Mikey continuava a ridacchiare come un bambino, quindi Gerard si innervosì ulteriormente e incrociò rigidamente le braccia.
- La sai una cosa? Il mio cazzo non se la prenderà con te perché noi non ce la prendiamo coi più piccoli. Ce la prendiamo solo con quelli della nostra taglia. –
- Allora perché ti vedo così nervoso, Way? –
- Semplice irritazione che mi porterà a farti risvegliare senza pisellino se non la smetti di scorticarmi le palle. – rispose tranquillamente Gerard.
- Ah. Okay. – squittì Mikey, sedendosi immediatamente composto.
Gerard scese quindi dal suo letto e gli rivolse un’ultima occhiata acida: - E so benissimo che ti ammazzi di pippe con le foto delle Spice Girls. E non pensare che me lo terrò per me. –
Mikey trasalì e Gerard si stupì di aver indovinato davvero. In realtà aveva solo un sospetto, ma Mikey era abbastanza ingenuo da cascarci.
Se Gerard non l’avesse protetto dal mondo per tutti quegli anni ora Mikey non sarebbe stato lì con lui ma da qualche parte in galera a farsi sfondare il culo per una serie di fraintendimenti. Sicuro.
Ricordò tutte quelle giornate fredde passate a rincorrersi nel giardino della casa della nonna Helena nonostante le chiare indicazioni che dava loro madre alla nonna. Quasi sentiva la luce tenue del sole scaldargli le guancie paffute.
La sua infanzia con la nonna era forse stato l’unico periodo felice della sua vita.
Nonna Helena c’era sempre stata, fino alla fine. Non aveva mai smesso di assicurarsi che i suoi due unici nipoti stessero bene, non aveva mai smesso di aiutarli a combattere contro il loro peggior nemico: loro stessi.
E tutto quello che gli rimaneva dei periodi con nonna Helena era Mikey, che li aveva condivisi con lui. Un giorno l’avrebbe potuto perdere, un giorno avrebbe potuto posare gli occhi su una lapide con il suo nome inciso. Forse non ci sarebbe arrivato a quel giorno, e a dire il vero lo sperava.
Ma ora, che ce l’aveva lì davanti, cosa gli impediva di volergli bene?
Nulla.
Quindi tornò sul letto e con le ginocchia affondate nel materasso morbido lo abbracciò con forza, stringendolo quasi per assicurarsi che quell’ammasso di ossa avesse ancora un’anima a definirle.
- Ti voglio bene, Mikey. – bisbigliò, rincuorato dalle sue braccia magre che ora lo circondavano.
- Anch’io ti voglio bene. – mormorò l’altro, e dal suo tono Gerard avvertì che in realtà era un po’ a disagio, forse sorpreso dal suo abbraccio.
In effetti, l’ultima volta che si erano abbracciati erano bambini ed era stato probabilmente per una foto.
Gerard si scostò e sorrise: - Non è che sei omofobo? –
- Non mi abbracci mai, pensavo volessi uccidermi. – replicò l’altro con una teatrale espressione di terrore.
Il fratello più grande rise: - Non ti ucciderei mai. –
- Che cosa dolce. –
- Perché ogni cosa affettuosa finisce male fra noi due? –
- Non lo so... ti ricordi quella volta che mi sono rotto un dente mentre mi facevi gli auguri di buon compleanno? –
- Già! Come cazzo avevi fatto? –
- Non lo so, mi ero emozionato... – farfugliò l’altro con aria vaga.
- Checca. – lo prese in giro Gerard, riprendendo i cuscini al suo fianco e sbattendoglieli contro.
- Anche tu. –
- Dai, andiamo a divertirci, idiota. Abbiamo una band ora. Siamo fighi. – annunciò il più grande.
- So già dove potremmo andare. C’è un locale figo dove suonano sempre in centro. –
- Perfetto. Andiamo, bassista. –
Mikey ridacchiò, estremamente gasato, e saltò giù dal letto.
 
 
Il locale era piuttosto affollato.
Gerard non pensava che un gruppo di Belleville avesse così tanti fan.
Ma bastò un'occhiata per accorgersi che la maggior parte del pubblico era composto da ragazze.
Sicuramente, un membro del gruppo era particolarmente figo. Non c'era altra spiegazione.
- Per me il cantante è un pezzo di figo. - esordì Mikey.
Gerard lo guardò, terrorizzato. Telepatia?
- Ray mi ha mandato un messaggio prima, mi ha detto che anche lui viene qui sta sera. Così magari beviamo qualcosa insieme. - farfugliò Mikey, petulante, saltellando dietro a Gerard che cercava di uscire da quell'ammasso di tette e culi per andare a prendersi una birra al bar.
- Mi par ovvio. - sospirò, ordinando velocemente due birre.
- Non ubriacarti sta sera. - lo apostrofò Mikey, guardandolo di sottecchi mentre beveva a grandi sorsi la sua birra.
- Rilassati, ragazzino. - sbottò Gerard, tirando un rutto.
Mikey ridacchiò. I rutti lo esaltavano particolarmente perchè lui non riusciva mai a farli. Povera checca.
Improvvisamente, urla femminili si sollevarono dalla folla, acute e oscene.
Gerard portò gli occhi al palco e osservò perplesso l'oggetto delle urla salirci e avvicinarsi al microfono seguito dagli altri membri decisamente meno carini. Il cantante, senza guardare nemmeno quell'ammasso di tette, dimenò il piede cercando di districare il cavo della sua chitarra elettrica attaccato all'amplificatore. Alzò lo sguardo e guardò tutti i presenti con un sorriso fugace e divertito, quasi una presa in giro alle urla esagerate delle ragazze. Abbassò appena il microfono, adattandolo alla sua statura piuttosto scarsa, e rivolse un saluto tranquillo a nessuno in particolare. Indossava una t-shirt, dei polsini, un paio di jeans a vita bassa e delle All Star. Gerard riusciva a vedere da lì dov'era perfino i percing al naso, al labbro e al sopracciglio da quanto lo guardava intensamente. Aveva il tipico aspetto punk, e nessun tipo di fascino. A Gerard stavano sul cazzo i punk, poi. Eppure lui aveva un che... di interessante.
Il cantante si voltò a guardare il gruppo e disse qualcosa al batterista, che cominciò a battere le bacchette con forza sopra la sua testa, dopodiché l'intera band cominciò a suonare convulsamente, e il ragazzo cominciò a cantare, urlando di tanto in tanto.
Non aveva una gran voce, okay, ma quando urlava... a Gerard veniva la pelle d'oca.  
Nel giro di una canzone di innamorò totalmente delle sue urla. Erano il suono più bello che avesse mai sentito. Gli sfioravano l'anima e lo spedivano all'inferno. Era incredibile.
E Cristo, Gerard si sentiva così... heavy metal. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso mentre quel ragazzo si buttava a terra e si lasciava cadere indietro, scuotendo la testa con le labbra socchiuse e gli occhi chiusi rivolti al cielo, manco stesse scopando. Amava quello che stava facendo e si vedeva.
Annunciò l'ultima canzone, le tracce delle sue urla che rendevano roca la sua voce mentre parlava, e Gerard avrebbe voluto correre lì sotto in mezzo alle ragazze arrapate e urlargli che se smetteva ora era un coglione.
Un'altra sfilza di urla, rumore, chitarre e batteria e il ragazzo cadde a terra in ginocchio, col fiatone e le dita ancora posizionate sugli ultimi accordi, gasato come pochi mentre assimilava tutte le grida della folla.
Il cuore di Gerard gli martellava in petto, pulsando convulsamente sangue ovunque. Sarebbe esploso, quella era la volta buona che schiattava per sempre e addio.
- Ho detto io che era figo. - scosse la testa Mikey, facendo spallucce.
 
- Ray! - urlò improvvisamente Mikey, manco avesse appena visto Bruce Dickinson su un carro armato nazista venirgli incontro canticchiando Bohemian Rhapsody dei Queen.
- Ehi! - esclamò di rimando il ragazzo dai capelli nocciola e riccioluti. Cazzo, erano una chioma impressionante.
Poi lo vide, al suo fianco. Sembrava un angelo. E stavano venendo entrambi in loro direzione.
"Mikey, che Dio ti benedica, te e le tue urla da checca."
- Ehi, come và? - domandò Ray, raggiante, - Vi presento Frank, non so se prima l'avete sentito urlacchiare. Frank, lui è Mikey e lui è suo fratello, Gerard. -
- Piacere. -  farfugliò Gerard, un po' stranito dal fatto di essere conosciuto come "il fratello di Mikey". Era la cosa più triste del mondo.
- Piacere, Frank. - sorrise il punk, stringendogli in velocità la mano.
Cristo Santo, e così l'angelo si chiamava Frank ed era punk? Porca puttana, se il paradiso era pieno di gente così si sarebbe sparato in culo due sacchetti di marshmellow per finirci. Anche se non aveva senso.
- Mi hai sverginato le orecchie prima, hai presente? - esordì Gerard, facendo ridere quel ragazzo che cazzo, lo stava arrapando di brutto.
Se lo voleva portare a letto, ad ogni costo. Ed era la prima volta in assoluto in vita sua che faceva certi pensieri su un ragazzo. Ed era così meraviglioso pensare a certe cose...
Ora, l'unica cosa che gli rimaneva era sperare che quel ragazzo fosse almeno minimamente intenzionato ad entrare nel loro gruppo. Anche per suonare le maracas, andava bene qualsiasi cosa.
- Comunque vi ho trovato il batterista, alla fine. - dichiarò Ray, ordinando due birre.
"Per l'amor del cielo, dimmi che si chiama Frank e che al momento è in piedi al tuo fianco." 
- Davvero? - chiese Mikey, gasato, mentre i due si sedevano al tavolino con loro.
Mikey si spostò per far spazio a Frank, che finì quindi di fronte a Gerard.
Oh, sì.
- Sì, Matt... era nel mio stesso gruppo anni fa. -
"Fanculo Matt, cazzo, io voglio Frank. Come secondo chitarrista. Subito."
- Ci manca comunque un secondo chitarrista. - esordì Gerard, lanciando un'occhiata a Frank, che stava percorrendo con le dita il collo della bottiglia di birra.
Gerard stava per (s)venire.
- Non saprei. - fece spallucce Ray.
"Porca puttana, ma sei stupido? Ce l'abbiamo di fronte, cazzo!"
- Ehi, Frank, non per essere invasivo, ma ti andrebbe di unirti alla combriccola di sfigati che stiamo mettendo su? - domandò Mikey.
"Di nuovo, che Dio ti benedica.". Beh, magari se tralasciava la parte degli sfigati era meglio...
Frank socchiuse la labbra, facendo esplodere Gerard nella zona boxer. Che cazzo gli stava succedendo?
- Mi dispiace, ma adesso sono piuttosto occupato con i Pencey Prep, e poi devo ancora finire il college e sto ripetendo l'anno, non ho molto tempo libero... -
"Abbandona quei cazzo di Penis Prep, Cristo Santo."
- Ah, capisco, non c'è problema. - sorrise Mikey. Stronzate. Avevano un gran problema, invece.
- Beh, magari se mi lasciate il vostro numero mi faccio sentire se trovo un po' di tempo in più. - propose Frank, facendo spallucce.
Oh, sì.
- Volentieri! - squittì Mikey.
- Okay, scrivete qua. - disse Frank, passando a Mikey il cellulare.
Mikey digitò il numero e glielo restituì.
Frank sollevò il cellulare e guardò Gerard con un mezzo sorriso: - Mi dai il tuo numero? -
Gerard lo guardò di sottecchi, fingendo uno sguardo sensuale da troietta arrapata. Non che si dovesse impegnare tanto per ottenerlo...
Afferrò il cellulare sciogliendo l'espressione in un sorriso e digitò il suo numero in velocità, sperando di non aver sbagliato nulla.
- Ecco fatto. - disse infine, ripassandogli il cellulare.
- Perfetto. - sorrise Frank, lanciandogli un'occhiata languida.
Sì, cazzo, sarebbero finiti a letto insieme.
Sicuro.
 
 
 
 
 
  
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