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Autore: manubibi    11/02/2012    0 recensioni
[My Blueberry Nights - Un Bacio Romantico] «E quelle, Jeremy?» Chiede lei, la voce che porta dentro una profonda e placida stanchezza. È stato solo un altro pacatamente frenetico giorno, al bar. Sempre il solito bar. I soliti suoni, il chiacchiericcio, i loro sguardi che si intrecciano ad ogni occasione e le mani che si cercano dietro il bancone, in cerca di pelle e calore che sentono già dentro, ma che si devono trasmettere come fosse un gioco. Jeremy/Elizabeth.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Most of the times, the keys stay in the jar.
Genere: fluff, introspettivo
Fandom: My Blueberry Nights
Pairing: Elizabeth/Jeremy
Rating: G
Parole: 775 (fiffi)
Avvertimenti: spoiler.
Note: per il San Kinkino del [info]kinkmemeita, con prompt "spooning". Ambientata dopo la fine del film (scheda su IMDb), quindi spoiler. All'inizio volevo scrivere RDJude, ma poi ho guardato una delle mie icon e mi son detta: "hey". Quindi niente, eccola qui. È una flash cretina XD e fra l'altro era perfetta per inserirci un pinguino! \o/ e finalmente posso usare la mia icon nel contesto adatto /o/ comunque è una piccola flash senza pretese, però le voglio bene come si confà ad una cosina un po' fluff come questa. XD



«E quelle, Jeremy?» Chiede lei, la voce che porta dentro una profonda e placida stanchezza. È stato solo un altro pacatamente frenetico giorno, al bar. Sempre il solito bar. I soliti suoni, il chiacchiericcio, i loro sguardi che si intrecciano ad ogni occasione e le mani che si cercano dietro il bancone, in cerca di pelle e calore che sentono già dentro, ma che si devono trasmettere come fosse un gioco. Allunga la mano, infilandola nel vaso che tengono per terra accanto al letto, pescando con le dita affusolate e delicate, con una certa prudenza non necessaria ma voluta, un portachiavi a forma di pinguino, dai colori opachi. Un oggetto vecchio, probabilmente vecchio quanto un amore. Sembra un cimelio tangibile della sospensione di una storia, di progetti, di qualcosa che potrebbe rinnovarsi ed invece è in sospeso. Elizabeth afferra con più sicurezza l'oggetto, facendolo dondolare con un tintinnio metallico. Ci sono due chiavi appese, ma nessuno di loro due sapranno mai che porte aprono. Forse nemmeno il proprietario lo vuole sapere.
Ma lei è curiosa, e le piace sentire Jeremy raccontare storie vere, lo fa con un tono di voce malinconico ma assieme ironico che suona alle sue orecchie come qualcosa di bello.
Jeremy, dietro di lei, sospira piano baciandole l'orecchio, scostando i suoi capelli scuri e mossi ed osservando il portachiavi, aggrottando le sopracciglia come a cercare dei ricordi nella sua mente. Elizabeth sa bene che lui conosce quella storia, perciò attende, guardando avanti e chiudendo gli occhi. Ed è dopo una manciata di secondi che avverte un sorriso fra i capelli, e stanca sorride anche lei, stringendosi contro il suo corpo, rabbrividendo con una certa pigrizia.
«Ah, sì. Quello appartiene ad una ragazzina. Vent'anni o giù di lì, credo. Comunque un giorno è entrata al bar ed ha ordinato la torta alla panna, ed io le ho anche proposto la torta alle more perché... Insomma.»
«Perché non la prende mai nessuno; la prendo solo io.»
Jeremy sorride di nuovo, le bacia la guancia morbida. «Esatto.»
Elizabeth ride piano, ironica, su quella sua abitudine di mangiare sempre la torta di more di Jeremy.
«Insomma, è entrata questa ragazzina coi capelli rossi, il modo di fare poco femminile, sai... Come quella tua amica, Leslie.»
«Ma tu non hai conosciuto Leslie.»
«Da come me ne hai parlato...»
Elizabeth ridacchia piano, accoccolandosi come per capriccio contro il suo corpo, sotto le coperte calde.
«... È entrata ed ha mangiato, e poi si è messa a piangere. Mi ha detto tante cose, mi ha detto che il suo ragazzo era andato via con una donna più grande. Mi ha detto che era arrabbiata e ferita, con lui ma soprattutto con se stessa.»
Elizabeth riflette, giocando con il pinguino fra le dita ed assumendo un'aria pensierosa.
«Perché con se stessa?» Chiede poi, a bassa voce. Sente quella ferita bruciare nel petto, ha provato una sensazione simile. L'abbandono e la rabbia e le paranoie, dalle quali si è salvata. Non grazie a Jeremy, ma lui le ha dato calore ed un futuro.
«Non lo so. Non si possono mai sapere queste cose, no? Forse sentiva di non essere stata abbastanza.»
«Queste sono bugie» Afferma lei, stringendo il portachiavi. «Ma la capisco» Aggiunge, con una tenerezza di fondo verso una persona sconosciuta che probabilmente non conoscerà mai. Avverte un bacio dietro l'orecchio, sorride di nuovo.
Jeremy rimane in silenzio, le accarezza il braccio seguendone il percorso fino alla mano, la stringe con grazia, le bacia il collo portando le loro mani strette contro i seni di Elizabeth. Le sussurra qualche parola all'orecchio; lei sorride appena, come a ricordare che la loro porta forse rimarrà sempre così, aperta ad oltranza, senza una decisione precisa da prendere. Il sentimento c'è, la paura costante ed adrenalinica si trascina con loro giorno dopo giorno, perché non sanno quanto dura, quella felicità quieta e mesta trasmessa solo da qualche luminoso sorriso e da conversazioni leggere come questa.
Perfino il lavoro costa meno fatica. Elizabeth si sporge di nuovo, lascia cadere di nuovo con attenzione le chiavi dentro il vaso e le guarda con speranza.
Magari giorno dopo giorno i proprietari di quelle chiavi torneranno tutti indietro, riprenderanno le loro vite da dove le avevano lasciate cadere, si daranno una possibilità di essere felici o di chiudere le porte sulla possibilità di esserlo? Lei crede di no, ma come Jeremy non si permetterà di portarle via, le terrà sempre lì, in attesa di essere ripescate.
Lui le si stringe contro, le dà la buonanotte, lascia che i loro corpi nudi acquistino un certo equilibrio nei loro brividi piacevoli. Dormono, perché domani mattina c'è un altro giorno al bar.
Gli stessi clienti, le stesse ordinazioni, gli stessi sguardi, ma per una volta la routine non fa loro paura.



   
 
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