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Autore: Candidate    12/02/2012    12 recensioni
Sesshomaru e Moriko hanno finalmente visto realizzato il sogno per il quale avevano tanto tribolato; la foresta sembra il luogo ideale per ospitare la loro semplice quotidianità spensierata. Il loro legame è così forte che permette loro di affrontare anche le prove più ardue. Ma i nemici di Sesshomaru non sono mai stati pochi: che cosa accade nel mondo quando gli astri imperturbabili si rifiutano di osservare? Alcuni riescono a scorgere la trama del destino, ma solo pochissimi arrivano a intravedere anche l'ordito. Riuscirà Moriko a sorreggere l'enorme peso che il destino le ha gettato sulle spalle? Sulle note delle sue canzoni, un bardo ve lo narrerà.
Sequel di Sigillo, prima storia storia della trilogia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I canti di Realtà, racconti sul destino circolare.'
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12/02/2012. Ecco qui la grande data motivo per cui ho iniziato a pubblicare questa storia proprio il 4 gennaio. Volevo far coincidere il capitolo 6 con questo anniversario.

Il 12/02/2002, era un martedì, l'autrice ha comprato il primo manga della sua vita: era il numero 13 di InuYasha. Da quel giorno una costante riflessione sulla storia di InuYasha ha occupato la mia mente. Ho passato mesi di totale scollegamento con il mondo reale per rimanere immersa nello studio a occhi aperti di tutti i significati nascosti e di tutto ciò che Takahashi dice e non dice, mi sono concentrata prima su determinati personaggi, poi su certi temi, poi su altri personaggi e altri temi. Avevo undici anni e mezzo quando ho comprato il primo manga di InuYasha, ora ne ho ventuno e mezzo. Sono cresciuta con in mente quella storia e non sarei la persona che sono senza tutte quelle riflessioni. Ogni anno, il 12 febbraio, mia mamma mi compra dei fiori, dicendo che è stato InuYasha a mandarmeli, perché per me Sant'InuYasha (come chiamiamo scherzosamente in famiglia questa data) è una festa più degna di essere santificata del mio compleanno. Quest'anno, per la prima volta, non sarò a casa d mia madre in questa ricorrenza quindi mi dovrò comprare da sola i fiori. Ma sono dieci anni, dieci anni di inuyashamento! Festeggio con voi che siete i miei amatissimi lettori e recensori, voi che mi date il sale della vita e la rigenerazione delle mie energie emotive, voi con i quali posso condividere ciò che per me è una realtà senza essere considerata completamente matta, e lo festeggio proponendovi un capitolo degno come penso e spero che sia il sesto. Se le mie storie vi piacciono, festeggiate con me il lungo periodo di studio che mi ha permesso di poterle creare. Se vi piaccio come persona, sappiate che buona parte del merito e del demerito dei miei pregi e dei miei difetti deriva da InuYasha.

Cosa incredibile, il numero 12 è diventato molto importante per me, mi sono successe molte cose degne di nota in situazioni che hanno a che fare con il numero 12.

Partecipate della mia gioia oggi, 12 febbraio 2012, per i dieci anni di inuyashamento!

E festeggiate anche voi Sant'InuYasha, ogni anno, insieme a me.

 

 

 

Capitolo 6

I singhiozzi di Moriko sfumarono nello scorrere dei secondi, finché non sospirò sconfitta. Sembrava incredibilmente fragile, sinuosa come un giunco, leggera come i petali di un fiore: il vento avrebbe potuto muoverla come fa con il ramo di salice. Sbirciò il suo volto segnato dal lungo ed estenuante pianto. Gli parve piccolissima, quel corpo minuto stretto contro la sua imponenza, come se rischiasse di scomparire di fronte a lui. Non c'era dubbio che lei avesse capito di essere incinta e che fosse sconvolta proprio per questo motivo. Anzi probabilmente lei, in quanto donna quindi mentalmente proiettata all'eventualità di ospitare una vita dentro di sé, non era turbata dal fatto di essere incinta, quanto dal tipo di bambino. Anche lei doveva aver realizzato che il suo ventre custodiva un mezzo demone e conosceva assai bene la sua opinione su quella particolare categoria. Chissà quali pensieri oscuri e spaventosi avevano assalito la sua mente... pensieri dettati di certo dal panico, ma forse non del tutto assurdi. Il demone sapeva che la ragazza era ancora sveglia, lo capiva dal respiro.

Avrebbe voluto chiederle conferma senza mezzi termini ma probabilmente non era il caso. Se la sua supposizione era giusta, ovvero che lei temeva una sua brutta reazione alla notizia, farle una domanda diretta sarebbe stato deleterio. Perché Moriko era un pilastro solido e forte, capace di sorreggere la terra e il cielo, ma per poche piccole cose sapeva mostrarsi in tutta la delicata e affascinante fragilità di una donna. In quel momento gli serviva una tattica da umanologo. Il demone pensò velocemente: era inutile far finta di non sapere perché l'avrebbe messa nella difficile e spaventosa situazione di dovergli dare la notizia; rimanere guardingo e diffidente come se quel lieve odore di mezzo demone che sentiva nell'aria avesse potuto nuocergli in qualche modo l'avrebbe fatta sentire rifiutata; invece mostrarsi affettuoso e disponibile, ripiegarsi in modo che lei sentisse di avere comunque la situazione in mano, e in effetti l'aveva, e infine mostrarsi lui stesso confuso e insicuro, come in effetti era, l'avrebbe fatta sentire tranquilla. Forse gli avrebbe persino sorriso.

La sua mente mandò un impulso alla mano sinistra la quale si mosse, finalmente. Così si girò sul fianco, verso di lei e alzò lentamente il braccio sinistro verso il viso di quella donna che gli aveva rubato il cuore... e forse anche la razionalità. Fu affascinato dal riflesso perlaceo della luce della luna sulla goccia di lacrime che si attardava sulla guancia della ragazza. Le sfiorò appena la pelle della guancia lasciandole sospirare la carezza. Moriko aprì gli occhi arrossati. Gli sembrava che tutto in lei gli chiedesse di abbracciarla, di proteggerla da quel malessere dell'anima. Nonostante fosse timorosa di lui. Rin aveva talmente tanta fiducia in lui da arrivare a confidare che potesse proteggerla perfino da lui stesso. Le sue labbra piene e rosse risultavano violacee nella luce delle tenebre. Moriko appariva addirittura mistica in certi momenti e, se l'odore non fosse stato quello che era, avrebbe potuto scambiarla per un demone o... o qualcosa di più. Appoggiò il polpastrello del pollice su quell'invitante labbro, un contatto carico di desiderio, per trasmetterle la tensione della sua anima. Il suo corpo lo chiamava, gli chiedeva gridando di essere abbracciato, di fornirgli quella stabilità che non credeva di possedere, e invece la sua anima demoniaca non riusciva a smettere di vacillare. Era proprio vero: lei era un pilastro, lui no, lui veniva sorretto. Senza riuscire a resistere oltre la abbracciò stretta e poi la voltò con la schiena contro il proprio petto. Le baciò il collo nascondendo il viso fra i suoi capelli color della notte, isolandosi nel loro profumo di acqua termale ancora fresco. La ragazza parve accettare quel contatto, rilassandosi appena alle attenzioni del demone. E Sesshomaru colse il momento per appoggiare una sua mano aperta sul basso ventre della sua principessa, le lunghe dita distese sulla stoffa, la leggera pressione come se avesse voluto passare attraverso la pelle per toccare l'interno. A conferma delle sue riflessioni la ragazza si irrigidì rabbrividendo.

-Moriko, la luna è quasi piena e qui dentro custodisci una perla, la più preziosa.-

-C... come lo sai?-

-Oltre a tutti gli elementi che mi hai dato, io sento l'odore.-

Sentì entrambe le calde mani della ragazza sulla sua, gli stringevano il polso e le dita e lo portavano a premere ancora di più sul ventre, come se desiderasse tentarlo a strapparle quella vita con le sue unghie, come se lo sfidasse a farlo. Invece lui continuò a baciarle la guancia. Sentiva il leggero tremore delle spalle di Moriko, l'odore della paura che diventava sempre più denso. Sesshomaru strinse gli occhi rendendosi conto che, per la seconda volta, Moriko si sentiva preda davanti a lui. Lo temeva come lo avrebbe temuto qualsiasi umano intrappolato nella sua morsa omicida. Come quell'orribile giorno... Quella volta era terribilmente arrabbiato e la sua aura di falciatore di vite si era manifestata in tutto il suo orripilante splendore. Non credeva di essere arrabbiato, in quel momento, solo molto confuso, tuttavia sentiva il male circolare nelle vene, e la morte lo chiamava. Moriko aveva ragione ad aver paura, perché nell'abbraccio in cui l'aveva stretta non c'era niente di tenero. Senza quasi rendersene conto la sua mano sinistra scivolò lungo il fianco di Moriko, toccandola prepotentemente, bloccando sul nascere qualsiasi resistenza che la ragazza opponeva per tentare di liberarsi, disperata. Arrivò fino al collo, fino a intrappolarle la mascella. Capì che Moriko aveva smesso di respirare, terrorizzata. Un demone è pur sempre un demone. Ma, anche quel giorno, rendersi conto di star attaccando, pur senza volerlo, la donna che amava, e riconoscere il panico in lei, gli fece sentire disprezzo per se stesso.

-Sesshomaru... aspetta... Io... io lo so che non lo vuoi.-

Era una supplica, lo stava davvero supplicando di non ucciderla. Non avrebbe mai potuto ucciderla! O la sua vita sarebbe finita con lei. Ma allora perché si stava comportando in quel modo, lasciandole intendere il peggio? Si disprezzò con tutta l'anima.

-Ho detto questo?- Non l'aveva detto, certo, ma l'aveva pensato. Si costrinse a calmarsi, non poteva assolutamente continuare a impaurirla a quel modo. Ancor meno poteva continuare a permettersi di agire a quel modo!

-Un mezzo demone...-

-Sì, un mezzo demone.- La voltò ancora tenendole il mento con una mano per costringerla a guardarlo negli occhi, ma fece forse più male a lui vedere la tristezza su quel bel viso sempre così allegro. -In verità non so assolutamente come reagire.- Dire la verità e dirla tutta. -Tu hai ragione a pensare che un mezzo demone non mi sia gradito ma... un bambino si fa sempre in due.- Si mise supino trascinando Moriko sopra di sé, mettendola nella posizione dominante, così lei si sarebbe sentita più sicura e per lui sarebbe stato leggermente più difficile attaccarla sul serio, se il disgusto che sentiva in corpo avesse deciso di ribellarsi, rompendo tutte le catene. -E poi io, dopo tutto quello che ho fatto di mia volontà, non sono più nessuno per predicare la corretta via per un demone maggiore.- Notò che la ragazza sembrava rilassarsi, le gote rosse per l'imbarazzo, dato che lei sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. -Solo che non so proprio cosa ci possa essere di buono in una creatura mezzo sangue. Aprimi gli occhi, mia Signora, così che io sappia crescerlo nel migliore dei modi, felice di avere un figlio e orgoglioso di lui.-

Ecco, lo aveva detto. Aveva fatto l'unica cosa che poteva, per non esplodere in un tornado di furia, ovvero aveva messo tutto nelle mani di Moriko. Si fidava di lei, non lo aveva mai deluso. Anche quel bambino non era un tradimento da parte sua. Non sapeva assolutamente come comportarsi, quindi lasciava che fosse lei a prendere le redini in mano.

Gli occhi della ragazza diventarono lucidi mentre un timido sorriso si affacciava su quel broncio. Il demone sentì le sue esili braccia stringergli le spalle mentre una pioggia di baci gli scaldava le guance e le labbra.

-Sono felice di essermi innamorata di te.-

Gli sorrise, già dimentica del terrore che aveva provato pochi istanti prima. Ma Sesshomaru non riuscì a rilassarsi: odiava i momenti in cui dubitava di se stesso.

 

 

 

 

-Ma ti rendi conto che qui, dentro di me, c'è nostro figlio?-

A dire il vero non si rendeva conto proprio di niente. A parte una lievissima traccia di odore e una puntina minuscola di aura, il ventre di Moriko era piatto come sempre era stato. Anche se provava a pensare a un mezzo demone, per farsi venire un poco di ribrezzo, gli sembrava di essere preso in giro.

-Forse no... Io ti guardo in faccia e ti vedo radiosa e raggiante. Per me è un mistero come tu faccia a essere così felice pur sapendo che sarà un mezzo demone.-

-Perché tu hai una concezione di mezzo demone diversa dalla mia. Tu pensi a un mezzo demone come a una creatura incompleta, non del tutto umano, non del tutto demone, un essere né carne né pesce che non avrà mai un posto dove stare.-

-Esatto.-

-Però quando tu eri nel mio mondo... anche a te sembrava che non ci fosse posto per te, in mezzo a tutti quegli umani.- Era vero: diciassette anni con una maschera addosso, facendo finta di essere umano come gli altri, controllando tutto di sé, fino a privarsi di una qualsiasi naturalezza. Quasi non aveva mangiato per tutto quel tempo nonostante fosse stato circondato di cibo, semplicemente perché quel cibo era da considerarsi come persona. Abbassarsi e umiliarsi. Un mondo che non aveva i mezzi per vederlo davvero per quello che era: i demoni erano solo creature mostruose che popolavano le leggende e, anche se qualcuno avesse scoperto la sua vera natura, si sarebbe dato del pazzo per aver pensato che potesse esistere un demone. Diciassette anni non solo a fingere di essere umano ma anche a riuscire ad essere umano, perché lo avevano visto come umano. Nessuno sguardo lo aveva riconosciuto, lui era stato inesistente. Ricordando quegli anni una sensazione di malessere gli attanagliò lo stomaco mentre riaffiorava la sofferenza acuta di quella sensazione. -Invece tu stavi in mezzo a loro e vivevi, anche se nessuno sapeva apprezzarti per quello che eri. La stessa cosa fai tu con i mezzo demoni: gli neghi un posto nel mondo e una loro autenticità, non sai vederli.- Moriko stava comparando la situazione che aveva vissuto quando era andato a cercarla nella modernità con quella che InuYasha aveva vissuto prima di incontrare Kagome. La cosa non gli piaceva per niente e la sua mente si rifiutava di aprire uno spiraglio a una simile riflessione. Si rese conto che aveva paura di ammettere che, per qualche aspetto, le esperienze sue e di suo fratello potessero essere accomunate. -Sai cosa ti dico? E' proprio il nome che è sbagliato. Non va bene mezzo demone, no no no. Io propongo “demano”.-

-Mai sentita questa parola.-

-Infatti, me la sono inventata io adesso! Ho unito la parola demone alla parola umano. Perché nostro figlio non è da considerarsi un “né umano né demone”, lui è una creatura sia umana che demoniaca, il che cambia molto.-

-Dici?-

-Ma certo! Perché... vedi... Un demano è una creatura più completa sia di me che di te. Un animo umano con tutte le buone qualità che gli esseri umani hanno, come l'amore, la determinazione, la pietà, la dedizione, quella grande forza senza perfezione che porta gli esseri umani a grandi cose, e poi la curiosità e quella mente che tu non riesci a capire perché sembra scontata, ma dall'altra parte sa fare dei salti illogici che la portano al colpo di genio. Insieme, la freddezza di un demone e anche la maggiore logicità e linearità della vostra mente che, miscelata con le caratteristiche umane, può sublimarsi. Il tutto accompagnato da un corpo forte che, grazie alla nostra grande forza di volontà, può arrivare anche a competere con un demone vero, e a vincere. Con una miscela simile di ingredienti non si può non ottenere una persona speciale!-

Sesshomaru si vide costretto a dover fare un confronto con il suo fratellastro.

-Non mi sembra possibile ciò che dici. InuYasha dispone di modesta potenza, è diventato forte grazie a Tessaiga, ma è sgraziato e la sua intelligenza è ottusa... E poi lui dipende molto nella sua sicurezza da Kagome, da Miroku e da Sango.-

-E' vero. Però pensa che lui non ha avuto un padre demone e sua madre è morta molto presto lasciandolo solo a crescersi come meglio poteva. E' normale che si sia appoggiato alle uniche persone che abbiano saputo apprezzarlo... perché è stato sempre fondamentalmente insicuro, nessuno prima gli aveva fornito degli elementi per potersi accettare. Pensa anche a noi due che ci sosteniamo l'uno con l'altro fino a credere di non poter esistere senza la nostra controparte. Invece il nostro bambino avrà un padre demone che gli insegnerà ad essere un demone e una madre umana che gli insegnerà ad essere un umano. Avrà un corpo forte e uno stile di combattimento ineccepibile come il tuo, un'intelligenza tattica e un'elasticità nell'adattarsi alle situazioni, che tu conosci e che gli puoi trasmettere. Dalla mia parte ci sono i sentimenti che non è detto che possano renderlo debole dato che tu stesso, grande demone, hai dovuto imparare un po' di umanità per far luccicare la tua capacità di guerriero. Gli insegnerò l'arte di essere un umano e di fondere quell'arte con la sua indole demoniaca. Non è qualcosa di semplice ciò che siamo chiamati a fare anche perché nessuno ce lo può insegnare, non credo che qualcuno prima di noi si sia cimentato nell'impresa. Però io credo che il risultato sarà una persona superiore e indipendente, sicura delle sue qualità perché gli abbiamo insegnato a vederle, ad usarle e ad apprezzarle.-

Quelle parole gli sembravano il delirio di un febbricitante tanto erano azzardate, eppure il discorso filava, in linea teorica. Forse davvero lui non riusciva a vedere le qualità di un demano, come diceva lei, perché non era ancora mai esistito. Lui aveva conosciuto sempre e solo dei mezzo demoni. Sperava vivamente che il progetto di Moriko potesse essere non solo una speculazione teorica ma un risultato tangibile, o non avrebbe mai potuto raggiungere la pace con se stesso per aver permesso che un altro essere come suo fratello camminasse nella polvere del mondo. Forse conveniva davvero considerare suo fratello come un mezzo demone e suo figlio come un demano, ovvero come due esseri diversi, come due entità opposte e non una la sublimazione dell'altra. Però il suo ragionamento lasciava trasparire abbastanza chiaramente quanto lui non fosse convinto, quanto lui si stesse ancorando alle speranze della donna che amava pur di mettere a tacere la voce nella sua testa che lo chiamava “demone indegno” per aver concepito un figlio con un essere umano.

-Sei sicura che si possa fare?-

-Beh... non esistono i genitori perfetti e sicuramente sbaglieremo in qualcosa. Tuttavia... noi due sappiamo benissimo che il futuro è degli esseri umani, non dei demoni. Forse il grande disegno del tuo destino non è essere il demone più potente del mondo, ma piuttosto riuscire dove nessuno è mai riuscito. Un demano, accettato sia dai demoni che dagli umani. Non credo che la sua vita possa essere facile perché il mondo non ha mai conosciuto una creatura speciale come nostro figlio, dunque sarà restio a concedergli la sua fiducia. Però nel mondo ci sono anche persone speciali, poche ma ci sono. E lui saprà sicuramente dove trovarle. E loro sapranno vedere la meravigliosa persona che sarà e amarla e stimarla per quello che è, te lo assicuro.-

-Sei fiduciosa...-

-Io sono convinta che il mondo sia un bel posto in cui vivere. Sì, sono fiduciosa.-

Un demano, un figlio di cui essere orgoglioso. Sperava con tutto se stesso che si potesse crescere un mezzo demone in quel modo. Suo figlio sarebbe rimasto magari al suo fianco quando Moriko sarebbe morta... perché sarebbe successo. Sarebbe stato degno di essere suo alleato nelle battaglie e nei viaggi, magari lo avrebbe persino accompagnato nella ricerca della madre attraverso i mondi e le epoche. Allo stesso tempo avrebbe visto in lui l'impronta della donna che amava, magari la sua dolcezza e la sua allegria. Sarebbe stato un demone capace di sorridere, come il Generale. Magari sarebbe stato forte e saldo come un pilastro della terra e del cielo, come la madre. Poteva esistere? Forse loro due, insieme, nella misteriosa e oscura alchimia del loro amore, sarebbero davvero riusciti.

-Rin... sarebbe bello che esistesse la creatura di cui parli.-

-Ma esiste già!-

La guardò alzando un sopracciglio. Non gli pareva che ci fosse qualcun altro che rispondesse alle caratteristiche del perfetto demano ideato da Moriko e, se invece lei si stesse riferendo proprio a quello che loro due avrebbero cresciuto... non era ancora nato. Una lieve traccia di odore non significava essere vivi ed essere già al mondo. Insomma non riusciva proprio a realizzare che ci fosse un'entità vivente dentro quel ventre così piatto.

-Ancora non è nato...-

-Oh certo, ma vive già dentro di me! Appoggia l'orecchio sotto il mio ombelico, prova!-

Forse era una tecnica di coinvolgimento del partner, di quelle che si usano nella modernità dalla quale lei proveniva. Uno di quei modi per far sì che il compagno non si senta escluso dal momento felice di attesa di un bambino, perché è la madre a provare tutte le sensazioni fisiche. Sesshomaru di certo non si sentiva partecipe. Nonostante tutti i discorsi ragionati che si faceva in testa, gli rimaneva una specie di peso oppressivo sulla cassa toracica che non lo faceva respirare bene: da una parte il pensiero di un mezzo demone o demano che fosse, dall'altra l'incapacità di considerare tutto ciò che stava accadendo come reale. Ecco sì, gli sembrava una storia, una fantasticheria prodotta dalla mente di Rin, a dispetto di qualsiasi traccia olfattiva, e gli sembrava che lei volesse persuaderlo a ogni costo.

-Perché dovrei?-

La ragazza gli sorrise dolce:

-Oh andiamo fidati un po' dell'intuito di una donna! Il tuo orecchio è così fino! Fidati!-

Non era un discorso sensato... ma d'altra parte non sarebbe mai riuscito ad afferrare l'illogicità insita nella sua mente nemmeno se si fosse arrovellato per tutti i nove mesi che... accontentarla era molto più semplice. La guardò mentre si svestiva a metà per permettere al suo orecchio di poggiarsi direttamente a contatto con la pelle. La ragazza si sdraiò lasciando scoperte anche le lunghe gambe fini. Il demone fece scorrere un dito sull'interno cosce mentre si sdraiava di traverso per accontentarla.

-Ah ah ah! Mi fai il solletico! Sii serio una volta ogni tanto...-

-Se non sono serio io...-

Venne circondato dal profumo rassicurante della sua donna, il suo naso sembrava intrappolato nel nucleo di produzione di quell'odore che inseguiva nei secoli e che aveva il potere di farlo sentire amato e in pace con il mondo. Rimase contrariato sentendo anche l'interferenza di quell'odore di mezzo demone, ma cercò di non pensarci. Infine l'orecchio aderì al ventre della ragazza.

-Bravo. Ora io sto zitta e tu ascolta anche il minimo brusio.-

Allungando la mano iniziò a carezzargli la guancia, il naso e le labbra, per farlo rilassare. Istintivamente il demone chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel tocco sapiente. Cercò di limitare il rumore del proprio respiro in modo che interferisse il meno possibile in quella perizia che era chiamato a fare. Sentiva il frastuono di un vortice d'aria in tempesta, chiaro segno in un corpo vivo in piena attività, il tutto scandito dal sovrano tamburo del cuore che rimbombava: TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum. Rimase molto perplesso da quel suono fievole fievole che sembrava fosse l'eco del cuore di Moriko. Si alzò veloce per appoggiarsi un polso sull'orecchio e verificare con se stesso: sentiva solo il pulsare della vena, niente eco, niente rimbombo. Poteva essere che ascoltare dalla cavità del ventre avesse un effetto diverso? La ragazza lo guardava estremamente divertita:

-Lo sapevo! Lo sapevo che l'avresti sentito!-

-Zitta che mi confondi.-

Ritornò ad ascoltare l'eco dentro la pancia della donna: TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum tumtum TumTum. Ma forse non era un eco perché la traccia secondaria batteva più velocemente, come un cuore in fibrillazione. Insomma i due suoni non sembravano interdipendenti ma piuttosto... due cuori distinti.

-Per tutti i demoni...- sospirò con un filo di voce. Quello che sentiva era il minuscolo cuore del demano che cresceva dentro la sua donna, era la prova di vita di suo figlio! Era già così vivo? Si sentiva frastornato, il sangue gli pulsava nelle tempie e la sorpresa non gli permetteva di stare fermo. Era una strana gioia insensata a pervaderlo. Si sentiva un bambino che assiste per la prima volta al miracolo di una nuova vita che viene creata, un cucciolo che guarda con gli occhi sgranati e pieni di lacrime per la commozione, emozionato e meravigliato. Quel cuore che batteva era stato lui a crearlo... gli era parso così impossibile finché non l'aveva sentito ma ora... gli sembrava ancora più impossibile che lui, famoso nel mondo per la sua impareggiabile capacità di distruggere la vita di chiunque incontrasse sulla propria strada, avesse potuto crearne una senza nemmeno rendersene conto, e in un modo così naturale, come se non fosse venuto al mondo se non per quello scopo.

Moriko alzò lesta il busto e infilò le dita affusolate fra i suoi capelli d'argento, lasciandolo sdraiato con la testa poggiata sulle gambe e vicino sia al ventre che al seno.

-Non mi sto sbagliando vero? Quello che sento è davvero il cuore di nostro figlio? Da quand'è che batte?-

-Nostro figlio? Finalmente lo chiami con il suo nome. Sì, è proprio il suo minuscolo cuoricino.-

-Ma... voglio dire... quanto è grande? Batte già adesso?-

La ragazza lo abbracciò più stretto, contenta di vederlo finalmente così emozionato e coinvolto. Era riuscita a far in modo che si rendesse conto di quanto potesse essere bello diventare genitori, lasciandosi dietro qualsiasi questione di mistura di sangue.

-Se io ho fatto i calcoli bene dovrebbe essere grande circa due millimetri. Guarda, più o meno come la parte più bianca della mia unghia.-

-E in quel granello di polvere batte un cuore? E così forte poi...-

-Si si, il cuore si forma subito. Lo sapevo che saresti riuscito a sentirlo! Sei l'ecografo migliore che abbia a disposizione.-

-Ecografo?-

-Sì è una macchina che permette al medico di guardare il bambino mentre è ancora nella pancia. Qui non ce l'abbiamo quindi non possiamo nemmeno sapere prima se sarà un maschietto o una femminuccia, ma finché tu sentirai il suo cuore battere starò tranquilla.-

-Davvero nella tua epoca si può capire se è maschio o femmina prima della nascita?-

-Certo! Però un po' ti invidio...-

-Perché?-

-Perché io sono la mamma... però non posso sentire il suo cuore battere, e non potrò nemmeno vederlo finché non nascerà. Tu invece lo senti di già.-

-Non lo senti? Ma... una volta individuato è così potente...-

-No, io non lo sento. Non ho l'udito di un demone.-

Quella gioia frenetica non lo abbandonava, si sentiva euforico, gli sembrava di star covando lui stesso una nuova vita, dentro di sé. Sentiva che quel bambino era suo, una sua creatura. Era l'artefice di un potente incantesimo... non sapeva nemmeno lui come poter definire dato che la sua mente era completamente abbacinata dalla luce della felicità.

-Moriko... sono proprio felice.-

-Si vede! I tuoi occhi sembrano due piccoli soli a mezzogiorno tanto sono rilucenti.-

-E tu, sei felice?-

-Infinitamente. Che ne dici se andassimo al villaggio di Kagome e dessimo la lieta novella?-

Andare da Kagome significava dire anche a InuYasha che era in arrivo un nuovo mezzo demone, o meglio... un demano. Chissà come avrebbe potuto prenderla... probabilmente lo avrebbe preso in giro. Gli tornarono in mante tutte le battaglie in cui aveva combattuto contro il fratello per questioni che ora sembravano infinitamente stupide. Rin lo aveva cambiato e Moriko continuava a cambiarlo. Gli sarebbe servita una grande faccia tosta per affrontare il giudizio del fratello. Però forse era il primo passo per riuscire a costruire un ambiente favorevole alla crescita della nuova creatura che Moriko aveva ideato. E poi... anche loro erano una parte della sua famiglia ed era giusto che partecipassero della loro felicità. Chissà quel piccoletto di Ryo quanto sarebbe stato contento di avere un cuginetto. A dire il vero Ryo ormai era cresciuto, ma rimaneva un ragazzo curioso nei modi di fare: saltava come una cavalletta da una parte all'altra del villaggio e gli correva incontro ridendo felice ogni volta che andava a trovarli. Era sempre il primo a urlare a tutto il villaggio che il suo adorato zio era tornato. Era stato proprio lui a venire a cercarli alla radura del Pozzo Mangia Ossa quando Kagome e Haruka erano riusciti a farli tornare. Sarebbe sicuramente stato contento di sapere che gli zii gli avrebbero dato un cuginetto.

Pensieri leggeri nella sua mente rasserenata dalla gioia, nessuna preoccupazione che potesse turbarlo.

-E' una buona idea. Però, ora che me lo fai notare, abbiamo già a chi dirlo.-

-Ah sì, giusto! Svegliamo Jaken!-

Moriko fece per alzarsi.

-Aspetta, vado io.-

Moriko lo seguì con lo sguardo, cercando di dissipare le ombre della notte per seguire i movimenti del demone. Lo vide piegarsi su un povero Jaken addormentato, con l'evidente intenzione di spaventarlo a morte svegliandolo. Moriko ridacchiò serena: era un piacere vedere Sesshomaru di buon umore.

 

 

Piccola nota: secondo le mie ricerche il cuore di un feto inizia a battere proprio verso i trentasei giorni, momento più momento meno.

 

Ringrazio infinitamente Remedios la Bella per avermi mandato questa fantastica immagine che così bene evoca l'amore fra i miei due personaggi. Una piccola modifica al capitolo e la scena è stata ricreata, anche se non è proprio distesa come l'immagine vorrebbe.

   
 
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