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Autore: LicantropoBianco    12/02/2012    0 recensioni
IL fimbulwinter era, secondo gli antichi nordici, un inverno di sei anni durante il quale, i primi tre anni, lupi e animali della notte attaccherebbero le città, e durante gli altri tre si sfalderebbero i legami familiari nel sangue e nella violenza. e se per caso questo inverno fosse causato da qualcosa o... da qualcuno?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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essere uno dei cinque licantropi rimasti al mondo non mi rendeva per niente contento, beh, non eravamo proprio cinque, ma quello era il numero delle persone che riuscivano a controllare l'animo della bestia, gli altri erano solo piccoli esseri che non avevano preso pienamente la coscienza e la padronanza di esso.
soggiornavamo in una miniera caduta in disuso perchè pensata maledetta e lontana dai centri abitati, un posto decisamente cupo, ma con una grande tavola in legno rotonda per le varie riunioni.
come detto prima eravamo in cinque, io, Rafael Katon Khiyu, di soli trecentoventi anni, Volkslack il Russo, di trecentocinquant'anni, Nahdo Nifer , anche lui trecentoventi anni, Zero, il cupo licantropo nero della quale nessuno aveva visto forma umana, ne conosceva l'età, e infine c'era lui, il capo-branco, non aveva nomi in particolare, lo chiamavamo tutti o maestro o Versipellis, anche di lui non si conosceva l'età esatta.
Quest'ultimo aveva convocato la riunione della Pietra Tombale, così si chiamava il nostro... branco, se così si poteva definire, e tutti noi c'eravamo andati con i migliori propositi, ma quando il maestro ci aveva fatto mettere a sedere, il suo tono di voce non era quello di una persona che voleva semplicemente dare un saluto.
"compagni miei carissimi " disse il maestro "è stata registrata da un nostro confratello di grado minore la presenza di alcune persone che riscontrano problemi di... vampirismo "
"vampirismo in questi tempi?" disse Zero sbadigliando "era parecchio tempo che non c'erano attacchi"
"oh, caro confratello " disse Volkslack "il maestro non ha detto che ci sono stati attacchi, quindi che ne sai?"
"e invece, caro Volkslack, il tuo confratello Zero ha ragione questa volta " disse il maestro alzandosi in piedi "ci sono stati tre attacchi nella stessa città e voglio assolutamente che qualcuno vada a controllare "
nahdo si alzò dal trono in legno su cui era seduto e espose il suo muso alla luce che penetrava da un insenatura della miniera, zanne sguainate e più simili a un ghigno che a un sorriso, mostrando anche la sua peluria fulva e i suoi occhi color dell'oro.
" sono anni che non tocco quei succhiasangue ne con zanne ne con artigli" disse Nahdo sollevando i pugni e tirandone qualcuno all'aria
" vado io"
" con calma confratello, con calma" disse il maestro " ho deciso che sarà rafael ad andarci"
" cosa?" esclamai io " ma io non ho voglia di andare in città, non sopporto il traffico e il chaos cittadino"
" e invece ci vai, e anzi ti dico di più" disse il maestro quasi ridendo " dovrai tornare a scuola"
rimasi di sasso, mentre tutti attorno a me ridevano di gusto, io, uno degli ultimi licantropi rimasti sulla faccia della terra, costretto a ritornare a scuola?
non era decisamente la migliore delle aspettative.
" si, devi tornare a scuola, perchè i vampiri che hanno attaccato sono stati descritti come ragazzi di età compresa tra i quindici e i diciotto anni" disse Zero " e noi tutti qui sappiamo che la tua forma umana è quella di un ragazzo di sedici anni, quindi perfetto per questo incarico"
" no, no e poi no" urlai io alzandomi e picchiando un pugno sul tavolo " non posso abbassarmi all'andare a scuola"
" confratello" urlò poi Volkslack prendendomi per il collo " non fare il bambino, adesso preparati e vai"
mi zittai di colpo, Volkslack abbassò il braccio e mi tirò un amichevole pugno nel petto " nessun rancore è?" disse ridendo
tirai una botta sul suo petto e mi voltai per andare ai miei alloggi quando il maestro emise un ululato, era simbolo che mi dovevo fermare.
" sei l'ultimo arrivato, anche se sei in questo gruppo da molto tempo li devi ripetere" disse Zero
mi misi in posizione e schiariì la gola, i dogmi erano pochi ma era importante conoscerli, per la salvezza del gruppo, ma sopratutto, per la mia salvezza.
" Terzo dogma, se catturati o messi sotto tortura non bisogna mai rivelare dove si trovano i confratelli o qualsiasi cosa che possa danneggiare il branco"
il maestro annuì, poi si alzò in piedi e se ne andò
" continua a elencare i dogmi, ho l'udito fine io, devo solo prendere una cosa"
" Secondo dogma, mai tradire il branco"
" il secondo è il più diretto, rapido e coinciso come un assassino" disse nahdo " ora elenco il primo"
venni assalito da un attacco di ansia, il primo, il più importante e allo stesso tempo vitale non me lo ricordavo.
" Primo Dog..." la mia voce venne bloccata da quella del maestro che entrò nella sala con un oggetto fasciato in mano.
" Primo dogma, mai avere relazioni con un essere umano" disse il maestro " in ogni caso non avere nessuna relazione"
" sarà fatto maestro" dissi inchinandomi
feci per andarmene quando lo stesso maestro mi fermò con una mano.
" sarà meglio che ti porti questo" mi disse dandomi una pistola " è utile contro i vampiri"
mentre il consiglio si scioglieva io mi ritirai nei miei alloggi e dopo essermi guardato allo specchio, le ossa si iniziarono a smuovere, improvvisamente le braccia, ibride e pelose ritrassero i peli e le unghie,  apoco a poco i muscoli svanirono e le braccia diventarono normali, poi la coda cadde, succedeva sempre quando mi trasformavo, mi sarebbe ricresciuta alla prossima trasformazione, gli occhi da azzurri diventarono scuri e la faccia, dall'essere una faccia lupina si schiacciò e diventò la faccia di un normale essere umano, gambe e petto diminuirono di volume e come in tutto il corpo assorbirono parte dei peli e infine il colore della pelle, il più doloroso della trasformazione, cambiò drasticamente colore da un grigio scuro a un rosa chiaro, sotto il mantello rosso e al posto del licantropo nero, il quale ero, si eresse un ragazzo dai capelli neri lunghi e lisci, ecco quello che ero in forma umana, l'unica cosa che non mi cambiava era la dentatura, ero un umano normale con dei denti da lupo, la trasformazione era dolorosa, ma solo di giorno durava così tanto, di notte, o almeno, dal crepuscolo in poi potevo trasformare un qualsiasi mio arto in un arto ibrido tra uomo e lupo, misi un lungo cappotto nero, un paio di jeans e messa la pistola nella fondina e mi diressi all'uscita dove Nahdo mi aspettava con una busta in mano.
" queste sono le istruzioni, alloggerai in una casa abbandonata e andrai a scuola tutti i giorni, capito? tutti i giorni" disse Nahdo sorridendo
" nahdo non rompere "
" ah giusto" disse lui sfilandosi dalla schiena una croce impacchettata male " Versipellis vuole che ti dia questa"
me la passò, era piuttosto pesante per essere una normale croce di legno, me la misi a tracolla e ci trovai un biglietto allegato.
" trattala bene, ha detto che è un cimelio di famiglia" disse nahdo ritornandosene dentro la caverna " au revoir amico"
" sayonara Nahdo"
presi la busta e iniziai a correre nella foresta, mi fermai dopo qualche chilometro, un pò per la stanchezza e un pò per la curiosita di sapere quale città fosse stata la prescelta, caso vuole che fu una città visitata in precedenza da me, una città di mare da cui si godevano tramonti spettacolari e la luna si vedeva perfettamente in ogni caso.
dovevo alloggiare: per quanto lessi sulle istruzioni, in una grande casa poco fuori dalla città  già arredata da i veri possessori, una famiglia in stretto contatto con il gruppo che mi doveva vedere come un ragazzo del liceo.
" prima arrivo, prima potrò tornare a cacciare con i miei confratelli"
trasformato ci misi due ore ad arrivare ai confini della città, e fortunatamente la casa era vicino alla macchia, tornai umano e mi avviai verso la casa velocemente, sperando che nella casa ci fossero dei vestiti di ricambio, i miei li avevo distrutti con la trasformazione, trovai la chiave sotto lo zerbino, nessuno in giro, il quartiere non doveva essere molto popolato, entrai e chiusi la porta subito dietro di me, lanciai la croce e la pistola sul tavolo e mi stesi sul divano poco distante.
dopo cinquant'anni mi ritrovavo in una casa con letto e televisore, finalmente ero tornato nei panni del ragazzo che ero in principio, tra la soddisfazione personale e un nuovo obiettivo:
avevo una nuova missione da compiere e l'avrei portata a termine in ogni caso!
  
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