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Autore: Back To Vegas Skies    12/02/2012    2 recensioni
Gabe e Alex ignoravano completamente la loro esistenza, sempre circondati da decine di ragazzi adoranti che avrebbero fatto di tutto pur di essere ammessi nella loro ristrettissima cerchia, di cui facevano parte solo pochi e selezionati fortunati, riscuotendo l’invidia dell’intero istituto. Sì, perché Gabe Saporta, simpatico e divertente, Alex Greenwald, bello e brillante, Travis McCoy, l’ombra di Gabe e gay dichiarato, Dallon Weekes, che con quegli occhioni blu riusciva ad ammansire le folle, e Brendon Urie, il più piccolo del gruppo, erano i ragazzi più popolari del St. Patrick e chiunque aveva almeno una volta desiderato essere loro amico, per poter essere al centro dell’attenzione di tutta la scuola. Ma William e Ryan non avevano intenzione di entrare nel loro gruppo, si limitavano ad osservarli da lontano, sperando che, prima o poi, si sarebbero accorti di loro.
[The Academy Is...,Cobra Starship,Pete Wentz,Travis McCoy,Panic!At The Disco, Alex Greenwald,The Cab]
Storia scritta a quattro mani da me e Annabells, nata così all'improvviso e vista crescere a dismisura sotto i nostri occhi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16


 My crime occurred when rationality slept. I had enough to be dead.
Then I heard a rumor, I felt was right, before the public had spied you're spinning multiple lies.
Lets get down to the love tonight, you wear your lovers eyes, and I'll be wearing mine.

 
Ian entrò all’interno della palestra, guardandosi intorno, cercando Spencer con lo sguardo. Anche Ryan, dal canto suo, sembrava prestargli pochissima attenzione. Che cercasse Brendon? lan sorrise, pensando che, dopotutto, l’amico ce l’aveva fatta. Il suo sorriso non poté che ampliarsi, incontrando lo sguardo del suo amante tra la gente, sperando che nessuno lo stesse guardando.
La musica era già alta e Ian rimase stupito per quanto fossero belle le decorazioni. Era evidente che nessuno aveva badato a spese, a guardarla, quella non sembrava nemmeno la palestra. Dietro un bancone da bar c’era Cash, sorridente, che shakerava bibite come se quello fosse stato il suo mestiere da sempre. La pista da ballo era già piena, nonostante la festa fosse iniziata da poco più di mezz’ora. C’erano tante coppiette, ragazzi e ragazze che ballavano, si abbracciavano o semplicemente ballavano l’uno di fronte all’altra, ridendo, scherzando. Ian distolse lo sguardo, rattristandosi improvvisamente. Lui non avrebbe mai potuto farlo, mai. Era così ingiusto… Cercò di sorridere di nuovo, accorgendosi che Ryan lo stava guardando.
- Andiamo a bere qualcosa? - chiese, urlando per sovrastare il suono della musica.
Ryan annuì e insieme si avviarono verso il bar. Ian notava come tutti i ragazzi li guardassero. Era anche riuscito a sentire chiaramente un “…non Beckett!”. Ryan, comunque, sembrava ignorarli.
- Hey, Cash! - sorrise, sistemandosi i capelli.
- Ian! Che figata il tuo costume! Non avevo dubbi sul fatto che avresti scelto Yoda!
Ian ridacchiò, poi ordinò una Pepsi. Niente alcolici, doveva essere sveglio e lucido se voleva evitare di dire qualcosa che avesse potuto comprometterlo. Ryan non sembrava dello stesso avviso. In meno di un quarto d’ora buttò giù un paio di drink, senza staccare nemmeno un secondo gli occhi di dosso a Brendon, che intanto era entrato e saltellava per la sala, allegro. Quando Brendon li trovò e li raggiunse, comunque, Ian vide Ryan cambiare espressione almeno dieci volte.
Stavano decisamente bene insieme, che Ryan lo volesse o no.
 Ian sospirò, immalinconendosi per la seconda volta quella sera. Nessuno poteva capire quanto in quel momento avrebbe voluto poter ballare con Spence, poterlo abbracciare e ridere con lui. Alla luce del sole.
Restò così, ad ascoltare i discorsi vaneggianti di Brendon e le risposte falsamente acide di Ryan, per qualche minuto, finché non vide Spencer avvicinarsi con un sorriso.
- Salve ragazzi - disse, mentre a Ian si stringeva il cuore per la forzata indifferenza che l’altro doveva mostrargli.
- Buonasera - rispose Brendon, facendo slittare lo sguardo da lui a Ian. Spence sembrò non farci caso, mentre dava una pacca sulla spalla a Ryan.
- Spence - gli disse all’orecchio, dopo essersi accertato che nessuno lo stesse guardando - non so se ce la faccio a non saltarti addosso per tutta la sera.
Spencer continuò a parlare. Per fortuna la musica era riuscita a coprire il momentaneo tremolio della sua voce.
 
Dallon entrò nella sala affollata con un sorriso ben costruito sulle labbra. Non voleva farsi vedere triste o depresso da nessuno, soprattutto da Alex. Decine di sguardi si posarono su di lui e lui lasciava che gli scivolassero addosso, come sempre, dopotutto. Fece per avvicinarsi a Brendon, ma vide che finalmente era riuscito ad abbordare Ross, quindi cambiò direzione. Cercò Alex con lo sguardo e lo trovò sulla pista da ballo, praticamente avvinghiato a quella Greta, che, doveva dirlo, era decisamente carina con quel costume. Anche Alex lo era, in realtà. Distolse lo sguardo, arrabbiato. Non era possibile, non poteva davvero essere solo la sera della festa. Non lui. si guardò intorno, cercando una potenziale compagnia. La risposta arrivò qualche secondo dopo, quando incontrò lo sguardo di un ragazzo che stava poggiato contro una colonna poco più in là. Aveva un costume da Peter Pan e, Dallon doveva ammetterlo, gli stava veramente bene. Aveva i capelli chiari e disordinati e l’espressione di un bambino, mentre sorrideva leggermente a qualcosa che gli diceva un ragazzo accanto a lui. Dallon notò il piercing al naso che scintillava alle luci colorate e le guance coperte da un filo di barba, elementi che avrebbero potuto stonare con la sua aura da ragazzino, ma che invece gli stavano decisamente bene. Ricordò di averci parlato qualche volta, anche se era sicuro di non conoscerne il nome. Si avvicinò, sistemandosi il cappello con la piuma del suo costume da principe azzurro. Si complimentò con se stesso per la scelta mentre camminava e notava gli sguardi di ogni ragazza e di qualche ragazzo indugiare sulle sue gambe e sul suo sedere fasciati dalla calzamaglia celeste che lasciava ben poco spazio all’immaginazione. Sorrise raggiante e il ragazzo sgranò gli occhi, in evidente sorpresa e con un’espressione da “Chi?! Io?!” dipinta sul volto.
- Ciao! Tu sei il ragazzo nuovo, giusto? - iniziò, mettendosi accanto a lui con nonchalance.
- S-si, c-ciao… Sono Tom. Tom Conrad - balbettò il ragazzo, porgendogli la mano. Dallon la prese e la strinse nella sua, senza smettere di sorridere.
- Io sono Dallon. Ti va di ballare?
- C-cosa?
Dallon rise, poi lo guardò e con un sorrisino aggiunse:
- Su, non fare il timido…
 Il ragazzo deglutì, ma non disse nulla. Dallon lo prese per mano e lo trascinò in pista.
Cominciò a ballare, ignorando gli sguardi di tutti, stringendosi al ragazzo che invece sembrava decisamente imbarazzato.
- Hey, lasciati andare - gli disse sensuale all’orecchio, lanciando sguardi di provocazione verso una persona in particolare. Alex, infatti, si era bloccato nel bel mezzo della pista e lo guardava con gli occhi sgranati. Dallon prese gli avambracci di Tom e se li mise sulle spalle, poi, con le mani, gli cinse i fianchi, muovendosi lascivamente contro il suo bacino. Il ragazzo era carino, davvero, e ora che sembrava cominciare a sbloccarsi aveva assunto un’espressione simpatica e sveglia. Ma in quel momento, tutto ciò che importava a Dallon era che Alex continuasse a guardarlo con l’espressione di chi aveva appena visto un alieno. Sì, era decisamente perfetto.
 
Ryan non aveva bevuto molto, non sarebbe mai riuscito a farlo, ma lo aveva fatto almeno quanto bastava a renderlo più spensierato, libero dalle solite miriadi di paranoie e complessi.
Aveva caldo, quel costume da mummia -assolutamente stupido- teneva caldissimo. In più il fatto che avesse già preso due drink non aiutava, dato che questo lo rendeva decisamente molto amichevole. Non era ubriaco però, era solamente brillo, qualunque cosa avesse fatto quella sera, la mattina dopo se la sarebbe ricordata. O almeno ci sperava.
Al momento stava parlando con Ian, che gli stava dicendo, approfittando della musica, qualcosa su Spencer.  Era contento per lui, per loro, anche se doveva ammettere che per certi versi li invidiava. Avrebbe voluto anche lui qualcuno che lo avesse guardato come se fosse stato fatto d'oro o semplicemente come se quel qualcuno avesse potuto amarlo, seriamente. Non aveva mai ricevuto uno sguardo del genere ed era triste, soprattutto considerando l'alto numero di amanti che aveva avuto nel tempo, specialmente alle superiori. Con Spencer a ore di distanza, il sesso era stata l'unica cosa che lo aveva aiutato a stare meglio, a sentirsi  vivo. Per molto tempo aveva sperato di essere amato, ma aveva finito per essere semplicemente desiderato, e solo per il tempo di uno scopata. Era effimero eppure sicuro al tempo stesso.
Una volta soltanto si era innamorato -o almeno pensava di averlo fatto- ed era stato orribile scoprire cosa il soggetto dei suoi desideri era stato capace di fare. Se non avesse avuto da sempre problemi di fiducia, avrebbe attribuito a quel momento la nascita di tale problema.
Da qualche minuto, comunque, aveva perso di vista Brendon, non che lo stesse controllando, era ovvio, solo che quella sera era più difficile del solito staccargli gli occhi di dosso.
Come se avesse sentito i suoi pensieri, il più piccolo si materializzò accanto a lui, sorridente come sempre, con un bicchiere in mano e una cannuccia in bocca. Quella sera il signore voleva metterlo alla prova, evidentemente.
- Ryan Ross dovresti ballare con me. Assolutamente. O penso che sarò molto offeso.
Probabilmente aveva bevuto troppo, le guance sembravano più rosse e gli occhi più spalancati, che non aiutava- nuovamente.
- Io non ballo, Bren.
Brendon fece una faccia offesa prima di rivolgersi a Ian, che sembrava essere divertito da quella scena.
- Non vuole ballare con me, Ian! Mi puoi aiutare a convincerlo? - piagnucolò, indicandolo.
- Non saprei… Sei tu quello con i metodi convincenti - si limitò a dire quello, con un sorriso.
Brendon tornò a guardare Ryan. Quegli occhi, quell’espressione… non ebbe cuore per non accettare. Insomma, sarebbe comunque stata una buona occasione per stargli vicino e toccare quella pelle che sembrava così morbida…
Fu in quel momento che arrivò Spencer. Li salutò e Ryan si accorse di come stesse combattendo con se stesso per evitare anche solo di guardare Ian.
- Ok, va bene, balliamo. Ma levati quel broncio dalla faccia - disse a Brendon, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato e cercando di tenere una voce dura, per quanto la sua voce difficilmente rompeva la sua monotonia.
Ballare con Brendon fu più facile di quanto avesse pensato. Il ragazzo, solitamente iperattivo come una trottola, aveva concentrato tutta la sua energia sui loro pochi passi, sulla forza con cui le sue mani stringevano i suoi fianchi. Non era una presa forte, era a suo modo ferma, salda e morbida allo stesso tempo.
Le canzoni cambiavano, il ritmo e le parole facevano lo stesso, ma loro rimanevano li, a dondolare dolcemente come in un vecchio valzer ballato più volte, a parlare di stupidaggini, a guardarsi intorno e suggerire il loro fine serata. Proprio in quel momento si rese conto che William non era più con Travis, che ora era seduto a fumare una canna con Sean, un ragazzo del suo anno. Al suo fianco Dallon, l'eterosessuale Dallon, stava ballando in modo decisamente ambiguo con il ragazzo arrivato per ultimo.
Aveva sempre più caldo e il calore dell'altro, delle sue mani sui suoi fianchi, non aiutava, non aiutava per niente. Mai come in quel momento, era stato tentato di assaggiare quelle labbra morbide che sembravano pregare di essere morse e baciate. Tutto in quel ragazzo era lussurioso, anche se in qualche maniera, rimaneva sempre qualcosa di innocente o di fanciullesco. Inoltre, forse anche per colpa dell'astinenza, la sola sensazione dei loro corpi stretti l’uno contro l’altro lo rendeva eccitato, esaltato e a tratti elettrico.
Quando la canzone finì, si staccò lentamente con la scusa di voler andare a bere qualcosa e vedere il giardino. Se Brendon fece una faccia delusa lui non lo notò, beh, non proprio. Ma doveva farlo. Il profumo del ragazzo era inebriante, gli aveva riempito i polmoni rischiando di soffocarlo o di avvelenarlo lentamente.
Alla fine, comunque, non si diresse verso l'alcool, ma deviò per il giardino. Aveva bisogno di aria fresca, di dare una tregua ai suoi polmoni.
Brendon lo aveva seguito, naturalmente, in silenzio, troppo preso a mordersi il labbro inferiore per parlare. Si sedette sul prato, incurante del freddo della sera di fine ottobre e Brendon lo imitò.
Per quanto avesse voluto parlare, dire qualcosa, tutto quello a cui riusciva a pensare erano le sue labbra e al fatto che avesse una voglia indecente di baciarlo.
Sapeva che era una cattiva idea, poteva quasi sentire il suo cervello urlarglielo, ma lui, per una volta, non gli diede ascolto. Brendon ora lo guardava, stranamente tranquillo accennando un piccolo sorriso.
Tanto bastò per annullare ogni suo pensiero: si sporse in avanti e lo baciò.
Non fu un bacio morbido, né particolarmente spettacolare, solo una rapida pressione di labbra. Erano morbide e umide dove Brendon le stava mordendo fino a poco prima. Brendon, comunque, non rispose al bacio e lì Ryan temette di impazzire, di aver fatto l'ennesima cazzata. Si allontanò per scusarsi, per scappare, per fare qualcosa che non sarebbe stato ribaciarlo, ma Brendon non glielo permise.
Il più piccolo gli afferrò il braccio, tirandolo a sé, coprendo la sua bocca con la sua. Ryan, sorpreso, si lasciò sfuggire un suono ovattato prima di contribuire a sua volta al bacio.
Tutti i suoi sensi aumentarono mentre avvolgeva le braccia intorno al ragazzo, la cui lingua scivolò facilmente nella sua bocca, come se l'avesse sempre fatto, come se fosse stato naturale.
Batticuore costante. Tamburi. Non vi erano farfalle nello stomaco, elefanti. 
La mano di Brendon, scivolò intorno alla parte posteriore del collo, accarezzando la nuca. I baci, una volta timorosi e timidi erano diventati disperati. Mise una sua mano  tremante sul mento di Brendon, mentre l'altra rimase salda al fianco dell'altro, possessiva.
Fu solo quando si allontanarono, tenendo le loro fronti unite, che ebbe modo di tornare a pensare. A quanto avesse voluto questo, a quanto ne voleva ancora, e il cuore che fino a quel momento aveva martellato velocemente saltò qualche battito. L'eccitazione era divenuta ansia e peggio, paura, terrore. Tutto il caldo che aveva provato lo abbandonò improvvisamente, lasciandolo freddo, congelandolo.
Si allontanò maggiormente, notando come il corpo di Brendon si stava irrigidendo.
Non riuscì a guardarlo in faccia, mentre si allontanava, eppure poteva sentire lo sguardo fisso su di lui.
- Bren, questo non...- iniziò, non riuscendo a trovare una scusa valida - non può accadere.
E detto questo si alzò di fretta, facendo l'errore di guardare l'espressione ferita di Brendon.
Scappò nel salone, senza voltarsi, cercando di calmare i propri battiti.
Era combattuto, scoraggiato e almeno altre dieci sensazioni diverse che non riusciva a comprendere. Sensazioni che però gli sembravano i sintomi di una cotta pesante, a voler essere positivi. Perché la sola idea di essersi innamorato di Brendon gli provocava brividi e nausea. Non poteva innamorarsi, aveva fatto quell'errore solo una volta e aveva imparato la lezione.
La sensazione più forte, quella che sovrastava tutte, era quella del dispiacere, anche se non riusciva a spiegarsene la causa. Non riusciva a capire se era dispiaciuto per aver lasciato Brendon così o per aver ceduto alla tentazione. Quel che era certo, era che avrebbe dovuto fare chiarezza.
Non era bravo a gestire le emozioni, questa ne era solo l'ennesima conferma.
 
Ian poteva benissimo ringraziare Brendon per essersi portato via Ryan, non che avesse qualcosa contro di lui, solamente che voleva godersi la festa parlando - senza nascondersi - con Spencer.
Senza doversi preoccuparsi di sorridere un po’ troppo o di far caso alla gente interno a loro. Prese un sorso della sua bibita, mentre non staccava gli occhi dal più grande, che a sua volta non poteva far altro che guardarlo.
- Sai - disse Ian, lentamente avvicinandosi all'orecchio dell'altro - penso che camera mia per un po’ sia vuota..
Spencer gli sorrise, compiaciuto, prima di rispondere.
- Penso che Pete mi stia tenendo d'occhio, quindi mi dispiace, piccolo.
Ian cercò di tenere a bada il fastidio e la gelosia e gli posò una mano sul braccio, il massimo contatto che poteva avere con lui, nonostante l'unica cosa che voleva fare era stargli addosso.
- Spence...
Spencer lo guardò contrariato e apparentemente afflitto.
- Ian no, davvero.
Due secondi dopo stava guardando nella direzione verso la quale Brendon aveva trascinato Ryan. Ora Brendon stava cercando di spiegare -agitandosi tutto- i passi base mentre Ryan lo guardava con uno sguardo non facile da catalogare. Poteva essere affetto ma anche derisione.
Prima ancora che potesse dire qualcosa, Deleon arrivò da loro, con quello che sembrava alcol (e davvero Cash gli aveva dato dell’alcol?) Aveva sottovalutato la sua deficienza. Il ragazzo gli si era avvicinato per poi abbracciarlo goffamente e urlargli nell'orecchio.
- Iaaaaaaaaaaaan! - poi vedendo Spencer urlò nuovamente - Professor Smithhhh come staaa? Ha visto quanto è affascinante questa sera il preside?

Gabe era steso sul letto, arrotolato nella coperta e fissava lo schermo della tv con sguardo assente. La musica della festa arrivava fin lì, soffocata, ma comunque abbastanza chiara da disturbarlo. Ovviamente, quando aveva detto di non sentirsi bene, tutti gli avevano creduto. Lui, Gabe Saporta, che evitava un party di proposito? Se lo avesse sentito solo un mese prima si sarebbe fatto una gigantesca risata, eppure adesso...
Si nascose il viso tra le mani, sospirando.
Fu in quel momento che la porta si aprì improvvisamente, lasciando entrare un Will trafelato che si richiuse velocemente la porta alle spalle. Era vestito da vampiro e Gabe rimase a bocca aperta per quanto era bello.
Aveva il fiatone e sembrava aver corso, comunque.
Gabe lo guardò perplesso, ma lui scosse la testa e sussurrò solo "io non sono qui", prima di correre in bagno e chiudervisi dentro.
Trenta secondi dopo, la porta si riaprì di scatto ed entrò Trav.
- Gabey, come va? Hai visto William? - chiese, guardandosi intorno - Stasera sento che è la volta buona! - concluse, sfregandosi le mani.
Gabe si sentì combattuto. Accontentare Trav e peggiorare le cose con Will, o fingere di non sapere nulla e quindi provare a riacquistarne la fiducia?
Ma non poteva mentire ad un amico... Travie era il suo migliore amico da sempre, anche se in fondo era solo colpa sua se adesso si trovava in quella situazione. Ma cosa diavolo pensava? Era solo colpa di se stesso! Gli avrebbe detto la verità, Travie meritava di essere felice!
Ma se davvero avessero fatto sesso quella sera? Magari nello stesso letto di Will, magari in un bagno, magari in un angolo della sala! E se Trav aveva intenzione di forzarlo, di costringerlo? Si sentì subito orribile per aver pensato questo del suo amico, ma…
- No, non l'ho visto, mi dispiace - disse infine.
- Okay - rispose Trav, alzando le spalle - sarà uscito a prendere un po' d'aria, c'è davvero molta gente!
- Immagino...
- Vabbè, ci si vede! Stammi bene, Gabe!
E uscì così com'era entrato.
- È... è andato via? - bisbigliò Will, affacciandosi dal bagno. Gabe si limitò ad annuire, tornando a guardare la tv. Non voleva guardarlo e accorgersi di quanto fosse bello, perchè, davvero, gli faceva solo più male. E inoltre, vedere che Will stava con Travie, vedere che cercava di evitarlo, vedere che era evidente il fatto che non stesse bene insieme a lui, lo faceva soffrire. 
- Gabe - iniziò l'altro, mettendosi accanto al letto.
Gabe alzò lo sguardo, conscio che sicuramente gli avrebbe fatto meno male infilarsi una forchetta negli occhi. Bill era in piedi a pochi centimetri da lui, bello come non mai.
Indossava  un panciotto rosso scuro con dei bottoni dorati che gli fasciava il corpo magro e dei pantaloni neri aderenti a vita alta che, Gabe ci poteva giurare, non erano mai stati così bene a nessun altro. Aveva un cravattino di seta legato intorno al collo e le mani erano coperte da eleganti guanti bianchi, mentre sulle spalle si era fatto cadere un pesante mantello di velluto nero, che rendeva la sua figura stranamente imponente, ma che non riusciva in alcun modo a stemperare il fascino che aveva in quel momento, anzi, forse lo aumentava. Il viso era truccato in modo da sembrare pallidissimo, i grandi occhi castani sottolineati da una striscia di eye-liner nero e le labbra rosse, da cui fuoriuscivano due canini finti. I capelli erano più lisci del solito, legati dietro la nuca da un nastro di seta bordeaux e alcuni ciuffi, forse per la corsa, erano sfuggiti dalla coda e adesso gli incorniciavano il viso, rendendolo, se possibile, ancora più sexy.
- Grazie - continuò piano Bill, senza muoversi, ma accennando un piccolo sorrisino.
Gabe fece spallucce, sussurrando un “di niente”, senza però riuscire a distogliere lo sguardo dall’altro.
Gli veniva da piangere per quanto avesse voglia di gridargli “Stupido! Perché stai con lui invece che con me?!”, ma riuscì a non dire nulla. Ma non si sarebbe lasciato sfuggire quel momento. Dopotutto, se aveva mentito a Travie, era stato solo per poter riacquistare di nuovo la fiducia di Bill, solo per poterselo vedere di nuovo gironzolare intorno. Era convinto che William lo odiasse e questo non riusciva proprio a sopportarlo! Fece un sospiro, provando a dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.
Dov’era finito il Gabe Saporta che non aveva paura di niente e di nessuno? Lo spavaldo sbruffone che rideva in faccia agli insegnanti e per il quale ogni occasione era buona per fiondarsi in un party devastante?
- Mi manchi - disse a mezza voce, sentendosi un idiota subito dopo.
- Davvero? - gli angoli della bocca di Will si piegarono in un sorriso, mentre lo chiedeva.
- M-mi dispiace per quello che è successo con Vicky e tutto il resto...
- Non preoccuparti.
Gabe si accorse del tremolio nella voce dell'altro, senza però riuscire a decifrarlo.
- Pace allora? - sorrise Gabe, incerto.
- Pace - gli fece eco William con un sorriso, prima di abbracciarlo, chinandosi su di lui.
- Torni a dormire qui? - gli chiese, con il naso ancora immerso nei suoi capelli.
- Sempre se mi vuoi ancora -  rispose Will, senza smettere di sorridere.
Gabe sorrise e disse un "certo", guardando gli occhi di Bill che, non sapeva perchè, erano diventati lucidi.
 
 
 
 
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Ecco qui, finalmente è arrivata la sera della festa! Sappiate che io e Anna eravamo eccitate manco ci fossimo dovute andare noi xD
 
Grazie mille a chi ha letto e soprattutto a chi ha recensito, siete adorabili <3

FranzSiska -> Visto quanto Gabilliam c’è qui? E beh, nel prossimo capitolo di certo non resterai delusa! *risata sadica* Poi, come puoi odiare quell’esserino coccoloso e meraviglioso di Tom Conrad? È stupendo, fidati ç_ç  Per quanto riguarda le Suavarro, ne ho scritte un paio, se ti va di leggerle ne sarei contentissima :) *pubblicità is the way!*
 
Black_eyes -> Grazie 57672895 per i complimenti, davvero. <3 Anche noi amiamo particolarmente Ian e Spence, perché lo vedono tutti che sono perfetti per stare insieme! *w*
Poi, beh, sulla domanda “ma perchè Ryan e Brendon non si spicciano????” speriamo di averti un po’ accontentata :) anche se, ahimè, Ryan Ross è un idiota! D:
 
Sleeping With Giants -> Ma che bel nick che hai *-* Comunque, siamo felici che la storia ti piaccia :3 e beh, Darren purtroppo ormai ha già adocchiato qualcun altro xD Ian è troppo dhjbfshjd, si *-* E per quanto riguarda Ryan… è stupido! D:  e ohohoh, hai chiesto del lemon? xD [Anna ha detto di dirti che le tue colpe sono state espiate XD]

A domenica prossima! <3
   
 
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