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Autore: Nina Rigby    12/02/2012    2 recensioni
Non ero più Jimmy, il bambino che ha sofferto e che si è gettato nell’autodistruzione.
 
Sono il figlio della rabbia e dell’amore,
sono il Gesù di Periferia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il rumore dei piatti che si schiantavano sul muro non riusciva a coprire le grida. Dormi Jimmy, perché non sei già a letto? Perché non si riesce a dormire, perché non so cosa sta succedendo, perché non capisco perché tutti debbano sempre urlare qui. -Sei una puttana-so che è una brutta parola. Voglio andare in cucina, voglio farli smettere, voglio dire a papà che mamma non è una puttana, e che deve venire a darmi la buonanotte. Ma non succede mai, è così tutte le sere. Silenzio, mamma sta piangendo. –Io me ne vado-e la porta sbatte. Cosa vuol dire se ne va? Scendo le scale di corsa, è tutto distrutto. Torna a letto Jimmy.”

 

 

 

Accesi la macchina e partii, mia madre mi guardava dalla finestra. Mi sentivo bene, ero finalmente riuscito a prendere tutto ed andarmene, finalmente andavo a San Diego. Già, finalmente.

Nessuno aveva provato a trattenermi, nessuno tranne mia madre. Ma io non volevo più saperne di lei, non potevo sopportare un altro giorno quella schifosa casa. Ci eravamo trasferiti lì dopo che quel figlio di puttana di mio padre ci aveva lasciati. Odiavo quel paese, pieno di depressi drogati come me e bravi figli di papà che andavano a messa tutte le domeniche. Era il paese dell’autodistruzione, era il paese dove se volevi una canna la trovavi dietro l’altro.

E un povero bambino ferito come me, non poteva che cascarci.

Mia madre non era mai in casa, e se ci tornava era sempre ubriaca o con un uomo attaccato alle labbra. Aveva sempre un odore orrendo.

Poi viene a dirmi che lei ha fatto molto per me, che mi ha dato una casa e un’educazione. E con educazione si intendono due anni in un istituto in centro, poi sono stato espulso definitivamente per aver drogato la figlia del preside nel bagno delle femmine. Fanculo, ha voluto lei provare. In giro raccontano anche che l’ho stuprata, e questa è una cazzata enorme. Sono uno perbene io, mi chiamano persino il Gesù di Periferia. Solo che al posto di pani e pesci moltiplicavo spinelli e pastiglie. Mi viene da ridere a pensarci, che vita di merda.

Accesi la radio e iniziai a cantare a squarciagola.

Ora stavo andando a conquistare San Diego, ora stavo scappando da anni di bugie messe in bilico da mia madre, da tutti. Scappavo da quelle poverette che mi volevano solo per una notte, scappavo dai supermercati in cui ho rubato, scappavo da quelle orrende scritte di sangue lasciate sul muro.

Scappavo da tutto quel dolore che tenevo nascosto da anni, e che cercavo di buttare fuori dalle vene o nel fumo. Non sarebbe successo più. Non ero più Jimmy, il bambino che ha sofferto e che si è gettato nell’autodistruzione.

 

Sono il figlio della rabbia e dell’amore,

sono il Gesù di Periferia.

  
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