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Autore: Miley chan    12/02/2012    0 recensioni
Sally è una ragazza molto insolita che ama fare cose insolite. Vive con il padre e ama la libertà. A lei non importa di piacere alla gente. Ama i suoi libri e si rifugia in essi quando la realtà inizia a diventare troppo complicata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Quando senti un dolore che non ti fa respirare, quando senti freddo al cuore, quando il cuscino non può più sostenere le tue lacrime, credimi, sarò sempre pronto a darti quel di cui hai bisogno.».
«Grazie, Ryan. Sei il mio migliore amico. »

*

Sally era una sedicenne dai capelli color oro e gli occhi verde smeraldo.  Le piaceva tanto stare a guardare il cielo e le nuvole.
Il cielo le piaceva anche di notte. Si sdraiava sull’erba e sorrideva con le stelle riflesse negli occhi.
Era una ragazza strana ma, la maggior parte delle volte, aveva il sospetto che quella stranezza che le apparteneva, deludesse un po’ le persone che la circondavano.  Si arrabbiava facilmente, non sapeva bene di chi poteva fidarsi, in compenso, però sapeva perfettamente di chi non poteva farlo.
Quando la sua realtà iniziava a farsi troppo dura lei sapeva che c’era un mondo, nei suoi amati libri, che era sempre pronto ad accoglierla.
A volte, quando si sentiva confusa, scriveva su un diario.
Svuotava in esso tutte le sue frustrazioni e quando la smetteva di scrivere si sentiva più leggera.
La nostra storia inizia in una domenica di un maggio caldo e solare.
Sally era intenta a leggere un libro d’avventura sul divano. Non in una posa normale, no. La normalità non faceva proprio parte di lei. Stava a testa in giù e con i piedi contro il muro.
Quando il telefono squillò, sobbalzò e tirò una testata contro il pavimento.
«Sally, pronto? Sally sei tu? »
Ci fu un mugolio per risposta.
«Cara, perché non parli? »
«Ciao, mamma. Scusa, ma sono caduta dal divano. »
«Oh cielo. E ti sei fatta male? »
«Certo che mi sono fatta male, è normale farsi male se si cade. »
«Sempre con la solita ironia, eh? Senti, come vanno le cose lì con tuo padre? »
«Come vuoi che vadano. Lo sai che rincasa solo la sera, quindi non abbiamo quasi mai il tempo di litigare. »
«Oh, sì, lo so cara. Mi dispiace che tu stia sola lì per gran parte del giorno. »
«Non preoccuparti per me. Non sono quasi mai sola. » mentì. «Invece come vanno gli affari lì a Shanghai? »
«Beh, non mi posso lamentare. Oh, scusami mi stanno chiamando, devo proprio riagganciare. Ciao piccola. Comportati bene.»
«Ciao, mamma. »
Sally posò la cornetta. Si guardò intorno e vide che era proprio un disastro. Fogli sparsi a terra e sulle sedie, una coperta rossa era raggomitolata in un angolo della stanza, sul divano c’erano qualche libro e.. un pacco di sigarette.
«Oh, no! Quel tonto di mio padre ha scordato ancora le sigarette qui. » sbruffò Sally.
Rimise tutto in ordine nel giro di 15 minuti, prese il cellulare e uscì di casa. Si incamminò.
«Bene, e ora dove vado? » si chiese mentalmente.
Arrivò ad un bivio e si fermò.
Mentre stava pensando a dove poteva andare, un ragazzo la travolse con uno skateboard.
«Hey! Ma cosa ti salta in mente? Vuoi stare un po’ più attento? » si arrabbiò Sally mentre si alzava e andava zoppicando vicino un muretto per sostenersi.
«Scusa, mi dispiace. Non ti avevo vista. Ti sei fermata di colpo.»
«Lo credo bene che non mi avevi vista! MI HAI SCARAVENTATA A TERRA! »
«Sì » aggiunse il ragazzo mentre cercava di riprendere lo skate che era andato sotto un bidone «ma ti ho chiesto scusa. »
«Non me ne faccio niente delle tue scuse! Potevi farmi veramente male! »
«OH NO! » il ragazzo aveva ritrovato lo skateboard.
Sally continuava a borbottare maldicenze contro lo sconosciuto.
«Guarda qui cosa mi hai fatto fare allo skate! »
«Ah, sarei io adesso la colpevole di quello che è successo al tuo stupido skateboard? »
« È saltata una ruota! »
«E che sarà mai? »
«Beh, se per caso ti trovi un cacciavite a portata di mano, accomodati pure a riparami la ruota. » si lamentò il ragazzo.
«Oooh, spostati. » disse Sally spazientita mentre spingeva di lato quel ragazzo sempre più sorpreso.
Iniziò a trafficare con un arnese che aveva tirato fuori dalla tasca della salopette, e dopo tre minuti consegnò lo skate come nuovo.
«Questi giovani di oggi, non sanno fare proprio niente. »
«A proposito, io mi chiamo Rayan. » disse il ragazzo sorridendole mentre prendeva lo skate.
«A proposito, io non te l’ho chiesto. » rispose stizzita Sally. «mi sei finito addosso con quell’affare, ti sei lagnato quando hai visto che gli era saltata una ruota e non hai saputo aggiustarlo. Non mi serve proprio a niente sapere il tuo nome, Ryan. »

  
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