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Autore: dragon_queen    12/02/2012    2 recensioni
Chi della mia generazione non ha sognato di sentirsi un Power Ranger???? Ebbene, ho inventato questa storia perchè in qualche modo ne sono stata sempre stata affascinata.
[Premetto che nelle battaglie ho saltato la parte con il Megazord perchè l'ho sempre trovata troppo noiosa, ma per il resto mi sono mantenuta abbastanza vicina al prototipo di Power Ranger]
Vorrei sapere cosa ne pensate, sono curiosa...Recensite...:)
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono due giorni da quell'avventura e, mentre andava verso la scuola, Alex ripensava alle parole di Gabriel.

Perchè quel ragazzo era tanto in collera con lei?

Forse era vero che non sarebbe stata in grado di guidare i ranger?

Forse avrebbe dovuto arrendersi senza neanche provarci?

Non riuscì a dare una risposta a quelle domande, poiché era già giunta davanti all'entrata di scuola.

Decise che appena le lezioni si fossero concluse, sarebbe tornata alla grotta a parlare con quell'entità che si era presentata come cavaliere celeste. Forse lui sarebbe riuscita a placare le domande che la ossessionavano.

 

Appena la campanella suonò, Alex si affrettò a radunare le sue cose nello zaino.

-Dove vai così di corsa?- le chiese Alison.

-Ecco...io...devo aiutare mio padre a riordinare il museo-

-Ah, d'accordo. Allora ci vediamo stasera alla caverna del cavaliere-

-Ok, a dopo- e detto questo scappò via, salutando l'amica con la mano.

In poco tempo si trovò nella radura e davanti a lei era già emerso il camminamento di pietra. Quando mise piede nella grotta, il cavaliere era ad aspettarla.

-So perchè sei qui, Alexandra, ma preferisco che tu mi rivolga personalmente le tue domande-

Lei rimase spiazzata. Poi disse:

-Signore, so che mi avete già detto che è per destino che io sono il red ranger, ma non potrebbe esserci stato un errore??-

-Mia cara ragazza, devi sapere che io conoscevo l'Oracolo che forgiò e incantò quel bastone. Gli chiesi personalmente di fare in modo che il manufatto riconoscesse il futuro capo degli angeli protettori in previsione di una nostra dipartita. E così è stato. Il bastone poteva illuminarsi solo nelle tue mani e in quelle di nessun altro-

-E se non fossi all'altezza del compito?-

-Questo solo il tempo potrà dirlo, ma non temere: se tu crederai nelle tue capacità e in quelle dei tuoi compagni, non potrai fallire-

Alex riflettè su quelle parole, poi aggiunse:

-Un'ultima cosa: non capisco l'odio di Gabriel nei miei confronti. Doveva forse diventare lui il red ranger?-

-No Alexandra. Gabriel è solamente un ragazzo troppo pieno di sé, con molte pretese, anche se sono sicuro che cambierà, scoprendo anche cosa sia l'umiltà. Diventerà il più fedele e leale dei ranger. Non a caso è il cavaliere della lealtà-

Lei sorrise. Poi disse:

-A proposito: potrebbe chiamarmi Alex? Alexandra non mi piace un granchè-

-Certamente- disse il cavaliere.

-Grazie di tutto. Tornerò stasera con gli altri. A presto- e detto ciò se ne andò.

 

La luna era già alta nel cielo, mentre sei ombre camminavano furtive per la foresta. Arrivarono davanti al lago e dalle acque sorse il sentiero di pietra. Dopodichè sparirono al di là della cascata.

I ragazzi giunsero alla grotta blu. Il cavaliere celeste arrivò dopo poco.

-Bene ranger, passo con l'illustrarvi la missione che vi attende. Dovete sapere che le porte del regno di Elvyndur si aprono solo tramite un meccanismo che comprende il posizionamento di sei statuette su altrettanti piedistalli. La vostra missione sarà quella di impedire che il nemico di trovarle, recuperandole voi stessi. Ad ognuno corrisponde una statuetta e l'ubicazione di ognuna è scopribile solo tramite un indovinello. Domani cominceremo il vostro viaggio. Per ora è tutto, tornate a casa e riposate, ne avrete bisogno-

 

La mattina successiva la scuola rimase chiusa, a causa di un problema alle tubature. I sei ragazzi ne approfittarono quindi per tornare dal cavaliere e cominciare la loro ricerca.

Giunsero nell'antro dalle pareti azzurre e comunicarono le loro intenzioni al cavaliere. Quello fu d'accordo, quindi stese la mano di fronte a sé. Dal palmo apparvero delle piccole lettere che poi andarono ad ingrandirsi dinnanzi agli occhi dei ragazzi.

-Questo è il primo dei sei indovinelli, l'unico che sono riuscito a recuperare. Dovrà essere Alex a risolverlo-

-Io?- chiese sorpresa la ragazza.

-Esatto. Questo ha a che fare con il fuoco, il tuo elemento-

-Bene, allora diamoci da fare-

Iniziò a leggere a voce alta le parole:

La prima tappa io vi posso indicare,

ma solo se la soluzione a questo indovinello saprete trovare.

Dalla sua bocca sgorga brace ardente

e su di lui il sole non è mai albeggiante.

Se a questo enigma una risposta darete

la locazione della prima statua in un attimo avrete”

-Cosa significa?- chiese Alex

Il cavaliere allora parlò:

-L'unica cosa che posso dirvi per aiutarvi è che i luoghi dove si trovano le statue non si trovano in questo mondo, ma in una sorta di tante dimensioni parallele a questa-

-Non è che sia un granchè d'aiuto. Dovrò rifletterci-

-Sono certo che in questo mondo riuscirete a trovare gli indizi necessari. Comunque ti consiglio di iniziare a cercare. Non abbiamo tempo da perdere- concluse il cavaliere.

 

Alex ed Alison avevano appena lasciato il gruppo e si stavano dirigendo verso casa di Alex. La ragazza non aveva ancora aperto bocca.

-Stai pensando all'indovinello?- chiese ad un tratto Alison.

-Già, non riesco proprio a venirne a capo. Non saprei neanche dove cominciare a cercare indizi in proposito-

-Non preoccuparti, noi ti aiuteremo-

-Grazie, anche se penso che Gabriel vorrebbe picchiarmi ogni volta che mi vede. Ecco, sono arrivata. Ci vediamo stasera alla solita alla grotta-

-Certo, a stasera- rispose Alison e corse via salutandola con una mano.

Alex sorrise.

 

Alison aveva appena lasciato Alex a casa. Stava tornando verso la sua e la strada era stranamente deserta per quell'ora del pomeriggio. Stava ammirando il paesaggio che costeggiava la via quando, ad un tratto, andò a sbattere contro qualcosa, finendo a sedere per terra. Alzò lo sguardo e si trovò a fissare la schiena di un ragazzo.

Questo si voltò, mostrando uno sguardo truce.

-Scusami, non ti avevo visto- balbettò lei, cercando di rimettersi in piedi.

-Non fa niente, ma la prossima volta cerca di stare più attenta- rispose lui, aiutandola a rialzarsi.

Finalmente Alison potè guardarlo meglio: la superava in altezza di almeno una decina di centimetri, i suoi capelli erano del colore dell'ebano, come i suoi occhi, i quali sembravano colmi di tristezza. Contrastava con gli abiti scuri la sua carnagione bianca.

-Beh...allora io...vado- disse lei imbarazzata.

-Oh, certo. Prego- ribattè lui, facendole spazio.

Lei lo oltrepassò a capo basso, senza riuscire a guardarlo negli occhi. Era come se ci fosse una strana malinconia in quel ragazzo, qualcosa che trasmetteva a chi lo guardava.

Quando ebbe percorso qualche metro, Alison si voltò: il giovane era sparito nel nulla.

 

Per il giorno successivo, Alex doveva preparare un compito di storia dell'arte. Da studiare aveva un artista alquanto particolare, ricordato a causa dell'ambiguità delle sue opere, poiché ritraevano paesaggi che gli esperti non erano riusciti a ritrovare nella realtà.

Voltò la pagina e si trovò davanti una sorta di gigantografia di uno dei suoi lavori. Rimase colpita dall'immagine, poiché rappresentava un'alta montagna, o meglio, un vulcano, sulle cui pendici non era presente luce, ma solo ombra, al contrario del territorio circostante.

Alex lesse il titolo:

-“Vulcano delle ombre perenni”-

Ad un tratto le balenò in mente l'indovinello ed ebbe la sensazione di averne trovato la soluzione.

 

Quella sera , quando arrivò alla grotta , trovò tutti gli altri ad aspettarla.

Il cavaliere parlò:

-Allora Alex, sei già riuscita a risolvere l'indovinello?-

Tutti gli sguardi furono su di lei.

-Ecco...io...credo di si, ma non ne sono sicura-

-C'è un solo modo per scoprirlo. Guarda- concluse l'altro e tolse una tenda alle sue spalle senza neppure toccarla.

Dietro di essa si trovava un alto specchio, più di una normale persona.

-A cosa serve?- chiese la ragazza.

-E' quello che abbiamo usato per raggiungerti nel baratro- disse Alison.

-Esatto. Questo specchio è incantato, se gli viene detto un luogo è in grado di aprire un varco per raggiungerlo. In occasione della ricerca delle statue l'ho un pizzico modificato: se darete la risposta esatta all'indovinello il passaggio si aprirà, altrimenti non accadrà niente-

-Allora proviamoci subito- disse Alex e si avvicinò.

Quando apparve la sua immagine, assieme ad essa, sulla superficie presero forma le parole dell'indovinello. Lei allora disse:

-La soluzione è “Vulcano delle ombre perenni”-

Non fece in tempo a finire di parlare che la sua immagine era scomparsa e, al suo posto, si poteva vedere un luogo buio, rischiarato unicamente dal chiarore proveniente dalla lava incandescente che scorreva sotto un lungo ponte di pietra nera.

-Avevo ragione- disse Alex raggiante.

-Bene ranger, è il momento di partire-

-Ma non si accorgeranno della nostra assenza?-

-Non temete, una volta attraversato lo specchio il tempo qui si fermerà. Quindi sarà come se non ve ne foste mai andati-

 

I sei ragazzi oltrepassarono il passaggio, ritrovandosi in un ambiente immerso nel buio quasi completamente, un caldo soffocante impregnava l'aria, facendo sembrare ogni movimento come se avessero dovuto sollevare un blocco di cemento.

Si ritrovarono su di un lungo ponte di pietra, sotto il quale scorreva un fiume di lava.

-Accidenti che posto- disse Cloe.

-Mi chiedo come abbia fatto il pittore ad immaginarsi questo posto senza averlo mai visto- disse poi Drew.

Alex si stupì, poiché era la prima volta che sentiva la voce del ragazzo così chiaramente.

-Chissà, probabilmente lo avrà sognato. Comunque è meglio se ci muoviamo- concluse Jake e tutti furono d'accordo.

Stavano per raggiungere la fine del ponte e in lontananza videro una grande porta di colore rosso vivo, incastonata nella parete rocciosa. Si ritrovarono in uno spiazzo, con davanti la porta. Su di essa era inciso uno strano simbolo.

-Ho la sensazione che la statuetta si trovi là dentro- disse Alex.

La ragazza si avvicinò e la esaminò, ma non sembravano esserci maniglie o serrature.

-Allora, hai trovato un modo per aprirla?-

Lei si strinse nelle spalle.

Ad un tratto, intorno ai cinque ranger rimasti poco più indietro, comparve un enorme numero di quegli esseri chiamati Hellax.

Alex stava per correre ad aiutarli, quando davanti a lei apparve una creatura possente, assomigliante ad un cavaliere, ricoperto da un'armatura nera con rifiniture dorate.

-Chi sei?- chiese lei.

-Io sono Parag, uno dei sei flagelli creati da Zepar, nostro signore e padrone-

-Sei qui per la statua?-

-Esatto. Ti consiglio di darmela e ti prometto che risparmierò la vita a te e ai tuoi compagni-

-Cosa ti fa pensare che seguirò il tuo consiglio?-

-In questo caso...Hellax, attaccate!!-

Il cerchio di creature prese a stringersi attorno ai ranger.

-Ragazzi, è il momento di trasformarsi- gridò Alex da dietro le spalle del nemico.

-Era ora...- ridacchiò Gabriel.

Poi continuò:

-Pronti?-

-Pronti!!- risposero in coro gli altri.

Dal gruppo si alzò un grido:

-Fallen Angel Power, ah!!-

In un lampo di luce i cinque ragazzi furono rivestiti delle loro armature. Lo stesso accadde ad Alex. Gli Hellax furono battuti in un attimo. Rimase solo Parag.

-Te ne vai?- gli chiese Jake.

-Stolti ragazzi, non ho ancora cominciato-

 

Il timore di Alex era quello di incontrare un avversario forte come Nergal. Quel misterioso demone non sembrava affatto scherzare.

Parag si portò una mano dietro la schiena e quando la riportò davanti a sé, in pugno stringeva un enorme spadone.

-Cosa hai intenzione di fare?-

-Distruggervi e ricevere i riconoscimenti che merito- e detto ciò brandì una sferzata con la spada.

Il colpo prese in pieno il gruppo di ranger che caddero a terra. Gabriel fu scaraventato più lontano degli altri, volando oltre il bordo della piattaforma sollevata sul fiume di lava. Per fortuna riuscì ad aggrapparsi al bordo.

-Accidenti, stavolta sarà dura- disse tra sé, mentre penzolava sopra il magma incandescente.

Tentò di tirarsi su, ma con l'attacco del cavaliere era stato ferito ad un braccio. Stava ormai per mollare la presa, quando fu afferrato da qualcuno. Alzò la testa e vide il red ranger sopra di lui.

-Alex?!?-

-Gabriel, mi dispiace per ciò che è successo, ma vorrei veramente che fossimo amici. Quindi cerca di aiutarmi perchè non ho intenzione di lasciarti cadere-

La ragazza non poteva vedere la faccia di lui da sotto il casco, altrimenti avrebbe saputo che le sue parole lo avevano toccato.

Dietro di loro di stagliava minaccioso Parag, con lo spadone già alzato a mezz'aria. La discesa dell'arma fu però bloccata da Drew e Jake, accorsi non appena si erano ripresi.

-Sai che è da codardi attaccare alle spalle?- disse Jake.

-Giusto, dovrebbe vergognarsi anche un vile come te- concluse Drew.

Il cavaliere nero rimase spiazzato.

Poi il green ranger gridò:

-Alex, salva Gabriel. A lui pensiamo noi-

La ragazza richiamò ogni briciolo di energia nel proprio corpo per portare in salvo l'amico e, con uno sforzo non indifferente, riuscì ad issarlo nuovamente sulla piattaforma.

-Grazie- le disse quello.

-Per così poco?- rispose lei.

Dopodichè si alzò e corse verso gli altri che già stavano dando filo da torcere al nemico.

-Bene ranger, diamo a questo quel che si merita-

Ognuno estrasse la propria arma e lanciò l'attacco, andando a colpire il cavaliere. Questo, in un grido disumano, implose, lasciando soltanoto una nuvola di fumo.

-Giustizia è stata fatta- concluse Alex.

 

Dopo essersi liberati delle armature ed aver fatto una fasciatura improvvisata a Gabriel, si avvicinarono tutti alla porta rossa.

-Chissà come si apre- pensò fra sé Alex.

Poi l'occhio le cadde su una piccola rientranza al centro del simbolo, la quale pareva avere la stessa forma della sua pietra. Si sfilò dal collo il cordoncino che aveva usato per farne una collana e la inserì nella rientranza.

Con un rumore di ingranaggi, la porta si aprì, rivelando una stanzetta, al centro della quale vi era un basamento di pietra con sopra la statua di diaspro rosso che raffigurava un angelo. Questo, tra le mani, teneva lo stesso simbolo che c'era sulla porta.

Alex la afferrò e la rigirò tra le mani.

-Abbiamo conquistato la prima statuetta- disse trionfante.

Poi, voltandosi verso gli altri, concluse:

-Avanti amici, torniamo a casa-

  
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