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Autore: Alexandra_ph    12/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Fly with me ed è stato scritto nella primavera del 2003.
A quei tempi la mia ispirazione procedeva in direzione diversa rispetto alle puntate della 7a stagione che stavano trasmettendo (forse perchè erano puntate ben poco shipper...) e così ne venne fuori una "storia parallela", che seguì la sua strada...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 16


 

Doveva pensare velocemente: Harm voleva dal suo rapitore un segno che lei era ancora viva. Palmer glielo aveva detto quando l’aveva svegliata per darle da mangiare. 

Sembrava piuttosto infastidito dal fatto che Harm non si piegasse immediatamente alla sua volontà. Ma, in fondo in fondo, lei era convinta che lo ammirasse anche, per quello. Due menti tanto intelligenti, pur odiandosi, era impossibile che non provassero anche ammirazione reciproca. Aveva colto anche in Harm la stessa sottile vena di compiacimento, ogni volta che accennava a Palmer, a quello che aveva tentato di fargli e a come lui fosse sempre riuscito a farlo rinchiudere in prigione. Il capitano Rabb odiava quel pazzo, ma nonostante questo, non riusciva a nascondere il piacere della sfida cui l’intelligenza diabolica di Palmer lo metteva di fronte. La stessa cosa doveva accadere all’ex–agente del DSD. Altrimenti non si spiegava la sua fissazione nei confronti di Harm. Batterlo era diventata la sua ragione di vita!

Due menti acute, intelligenti e raffinate. Se soltanto non ci fossero state di mezzo la pazzia e la morte, sarebbe stato un match davvero interessante.

Palmer aveva detto che poteva scordarsi di parlare col suo amato: avrebbe dovuto pensare ad un messaggio sufficientemente personale, affinché Harm potesse essere sicuro che giungeva proprio da lei. E guai se avesse fatto scherzi! L’avrebbe uccisa immediatamente.

Sarah aveva chiesto qualche momento da sola, per potersi concentrare su cosa riferirgli, onde evitare di commettere errori. Il rapitore aveva risposto che le avrebbe concesso solo quindici minuti, non uno in più.

Ne erano già trascorsi sei.

Sapeva quale avrebbe potuto essere un messaggio adatto: era sufficiente ricordare ad Harm una delle frasi d’amore che lui le aveva detto quando gli aveva rivelato del bambino.

Ma lei voleva dargli un indizio affinché lui potesse raggiungerla, cogliendo di sorpresa Palmer, che lo avrebbe immaginato in un altro luogo, condotto laggiù da uno dei suoi tranelli. E questo non era così semplice. Doveva formulare un messaggio “in codice”, che il rapitore non avrebbe capito, ma che allo stesso tempo fornisse indicazioni ad Harm per capire che lei era viva e dove si trovava.

Si concentrò al massimo, cercando di superare la stanchezza del viaggio. Anche se aveva potuto riposare un po’, le ore in auto e le due notti quasi insonni l’avevano provata duramente.

L’unica possibilità che aveva di uscire da quella situazione, tuttavia, era riuscire a trovare una maniera per comunicare con Harm. Lui non l’avrebbe abbandonata. Di questo era assolutamente certa. Così com’era sicura che avrebbe fatto tutto quello che il suo aguzzino gli avrebbe chiesto, pur di salvarla!  Ma doveva fare in modo che Harm fosse un passo avanti, per permettergli d’avere la meglio sull’uomo che lo voleva distruggere.

Determinata nella sua decisione, continuò a spremersi le meningi. Quando Palmer la raggiunse, lei era pronta.

  
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