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Autore: Alexandra_ph    12/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Fly with me ed è stato scritto nella primavera del 2003.
A quei tempi la mia ispirazione procedeva in direzione diversa rispetto alle puntate della 7a stagione che stavano trasmettendo (forse perchè erano puntate ben poco shipper...) e così ne venne fuori una "storia parallela", che seguì la sua strada...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 19


 

Harm guardò di sfuggita l’ammiraglio e gli fece un impercettibile cenno col capo.

“D’accordo Clay! Farò come vuoi tu…” sospirò infine, guardando negli occhi l’agente della CIA. “Ma ricordati, voglio essere tenuto informato ogni ora”.

“Certo, Harm” rispose Webb. Alla fine era riuscito a convincerlo. Dopo più di mezz’ora a discutere col capitano Rabb, aveva ottenuto che lui non partecipasse alle indagini.

Al termine di due lunghe giornate di completo silenzio, finalmente il terzo giorno Palmer aveva richiamato. Si era presentato con la sua voce, non più contraffatta. Ormai aveva raggiunto il suo primo scopo, quindi non doveva più mantenere celata la sua vera identità. Aveva dapprima letto il messaggio di Mac, quindi aveva dato il suo: “Cercami dove ci siamo incontrati”.

Webb aveva chiesto conferma ad Harm riguardo il messaggio del colonnello; lui era sembrato inizialmente perplesso, ma immediatamente dopo aveva annuito: Mac era ancora viva! 

Dopodiché avevano cercato di capire insieme il significato della frase di Clark Palmer. Webb aveva subito pensato al Mojave Desert, in California, dove si trovava la sede della Bradenhurst Corporation, poiché era il luogo dove Rabb e Palmer si erano conosciuti. Harm, tuttavia, lo aveva sorpreso, indicandogli, come luogo possibile, anche il giardino della Casa Bianca, dove lui e Mac si erano incontrati per la prima volta, dopo la cerimonia in cui il presidente Clinton lo aveva decorato della sua prima medaglia al valore. Webb era scettico, ma Harm gli aveva assicurato che, conoscendo Palmer, col termine “Cercami” poteva aver giocato di proposito, usandolo sia per riferirsi a se stesso, sia a Mac. L’ammiraglio aveva annuito, ricordando l’incontro, di cui lui stesso era stato l’artefice.

A quel punto, il capitano Rabb aveva iniziato a perorare la sua causa: voleva andare con gli uomini di Webb.

Clayton era assolutamente contrario all’idea. Se la sua intuizione era esatta e se Harm amava davvero il colonnello, sarebbe stato un grande errore averlo tra i piedi. Si ricordava ancora di quella volta, quando si era nascosto su una nave in disarmo… si era finto morto nell’esplosione, per salvare il super conduttore termico che Palmer e l’agente Paul Candella volevano rubare. Harm, con l’aiuto di Mac, era riuscito a capire, da un nome anagrammato che aveva dato a sua madre per farle sapere che stava bene, che lui era ancora vivo e che si era nascosto proprio nella vecchia nave dove aveva fatto credere di essere morto. Lo aveva raggiunto, per aiutarlo. Ma quando Palmer, che nel frattempo aveva ucciso Candella e li aveva trovati, lo aveva minacciato di uccidere il tenente Parker, Harm aveva esitato. Jordan Parker era la donna di Rabb, a quei tempi, e quell’attimo d’esitazione aveva permesso a Palmer di avere il sopravvento su di loro. Poco importava se, alla fine, Harm era riuscito a riprendere il controllo della situazione: Clayton lo aveva visto esitare a causa dei sentimenti che provava per una donna, e questo avrebbe potuto essere fatale per entrambi.

Webb ricordò al capitano Rabb proprio quell’episodio e, finalmente, gli sembrò convinto a lasciarlo lavorare solo con i suoi uomini. Comunicò ad Harm che avrebbe verificato prima il luogo del suo incontro con Mac, in seguito avrebbe immediatamente guidato i suoi uomini migliori in California.

Sentì su di sé lo sguardo di Rabb e Chegwidden, mentre usciva dall’ufficio dell’ammiraglio.

Non appena Webb si fu chiuso la porta alle spalle, Harm trascrisse su un foglietto il messaggio di Sarah e, in silenzio, lo porse all’ammiraglio.

A.J. Chegwidden lo lesse, poi guardò il capitano Rabb con aria interrogativa, ma lo vide fare un sorriso, mentre una luce divertita gli illuminò per un attimo lo sguardo. Quello stesso sguardo che per due giorni aveva espresso solo ansia, rabbia e dolore. Allora capì che Harmon Rabb era stato più furbo di Clayton Webb.

L’ammiraglio si sedette sulla poltrona, invitò Harm a fare lo stesso e poi disse: “Spiegami tutto”.

Il capitano Rabb pareva aver ritrovato di colpo tutta la sua energia. Finalmente sapeva dove si trovava Mac!

Un moto d’orgoglio gli riempì il cuore, al pensiero della donna fantastica di cui era innamorato: nonostante fosse prigioniera di uno psicopatico, era riuscita a prendersi gioco di lui e a fargli arrivare un messaggio in cui, non solo gli comunicava che era viva, ma gli diceva anche dove si trovava.

Doveva ammettere che Palmer, questa volta, aveva superato davvero se stesso! Ma Sarah era stata più furba di lui. All’inizio, il messaggio gli era parso strano: era assolutamente sicuro che nessuno fosse a conoscenza di come Mac amasse definire il luogo dove si erano conosciuti. Glielo aveva sentito dire una sola volta, a suo zio Matt, quando lo avevano raggiunto in Arizona, nel suo nascondiglio.  Ricordava ancora la conversazione tra i due, mentre tutti e tre si trovavano all’aperto, in mezzo al deserto…

Dove hai incontrato questo marinaio, Sarah?”

“In un giardino di rose, zio Matt”

Harm l’aveva guardata sorpreso: il tono dolce con cui lei aveva risposto a suo zio l’aveva intrigato. Si erano conosciuti da poco e fino a quel momento tutti gli sforzi che aveva fatto per affascinarla, come era solito fare quando incontrava una bella donna, sembravano essere stati vani. Lei lo aveva addirittura consegnato nelle mani di suo zio, puntandogli una pistola alla schiena. Aveva quasi perso le speranze di vederla sciogliersi un po’… fino a quella frase.

Nel messaggio, però, si riferiva a suo padre, non a suo zio. Era questo particolare ciò che all'inizio lo aveva reso perplesso. Lui non aveva mai parlato con il padre di Mac… non lo aveva mai neppure conosciuto. Che si fosse sbagliata, sopraffatta dalla paura? No, non Sarah! Ricordava il suo sangue freddo tutte le volte che si erano trovati in pericolo. Lei era come lui… anche nei momenti peggiori, la sua mente funzionava sempre in maniera razionale. Allora…?

Poi, finalmente aveva capito! Sarah aveva riconosciuto dove era stata portata, ma sapeva anche chi la teneva prigioniera e, soprattutto, doveva sapere che anche Palmer era a conoscenza del legame tra quel luogo e suo zio Matt… Quindi aveva tentato il tutto e per tutto, modificando il particolare che avrebbe potuto insospettire il suo rapitore, certa che il loro affiatamento nel lavorare assieme gli avrebbe permesso di capire il significato nascosto di quel messaggio.

Harm riferì tutto questo all’ammiraglio e poi lo osservò mentre sorrideva e mormorava compiaciuto: “Complimenti, colonnello!” 

“Sei ancora deciso ad aiutarmi?” domandò Harm.

“Capitano, il piano non è cambiato. Si prepari. La voglio sul luogo dell’appuntamento fra quindici minuti… E’ un ordine!”

Harm scattò sull’attenti e rispose: “Sissignore!”

L’ammiraglio lo osservò uscire rapido dal suo ufficio; poi si concesse un breve sorriso, prima di prepararsi anche lui per la missione: non aveva mai visto Rabb obbedire così prontamente, e con entusiasmo, ad un suo ordine.

E, soprattutto, senza discutere!

 

  
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