Capitolo 19
Harm
guardò di
sfuggita l’ammiraglio e gli fece un impercettibile cenno col capo.
“D’accordo
Clay! Farò
come vuoi tu…” sospirò infine, guardando negli occhi l’agente della
CIA. “Ma
ricordati, voglio essere tenuto informato ogni ora”.
“Certo,
Harm” rispose
Webb. Alla fine era riuscito a convincerlo. Dopo più di mezz’ora a
discutere
col capitano Rabb, aveva ottenuto che lui non partecipasse alle
indagini.
Al
termine di due lunghe
giornate di completo silenzio, finalmente il terzo giorno Palmer aveva
richiamato. Si era presentato con
la sua voce, non più contraffatta. Ormai aveva raggiunto il suo primo
scopo,
quindi non doveva più mantenere celata la sua vera identità. Aveva
dapprima
letto il messaggio di Mac, quindi aveva dato il suo: “Cercami
dove ci siamo incontrati”.
Webb
aveva chiesto
conferma ad Harm riguardo il messaggio del colonnello; lui era sembrato
inizialmente perplesso, ma immediatamente dopo aveva annuito: Mac era
ancora
viva!
Dopodiché
avevano
cercato di capire insieme il significato della frase di Clark Palmer.
Webb
aveva subito pensato al Mojave Desert, in California, dove si trovava
la sede
della Bradenhurst Corporation, poiché era il luogo dove Rabb e Palmer
si erano
conosciuti. Harm, tuttavia, lo aveva sorpreso, indicandogli, come luogo
possibile, anche il giardino della Casa Bianca, dove lui e Mac si erano
incontrati per la prima volta, dopo la cerimonia in cui il presidente
Clinton
lo aveva decorato della sua prima medaglia al valore. Webb era
scettico, ma
Harm gli aveva assicurato che, conoscendo Palmer, col termine “Cercami” poteva aver giocato di
proposito, usandolo sia per riferirsi a se stesso, sia a Mac.
L’ammiraglio
aveva annuito, ricordando l’incontro, di cui lui stesso era stato
l’artefice.
A
quel punto, il
capitano Rabb aveva iniziato a perorare la sua causa: voleva andare con
gli
uomini di Webb.
Clayton
era
assolutamente contrario all’idea. Se la sua intuizione era esatta e se
Harm
amava davvero il colonnello, sarebbe stato un grande errore averlo tra
i piedi.
Si ricordava ancora di quella volta, quando si era nascosto su una nave
in
disarmo… si era finto morto nell’esplosione, per salvare il super
conduttore
termico che Palmer e l’agente Paul Candella volevano rubare. Harm, con
l’aiuto
di Mac, era riuscito a capire, da un nome anagrammato che aveva dato a
sua
madre per farle sapere che stava bene, che lui era ancora vivo e che si
era
nascosto proprio nella vecchia nave dove aveva fatto credere di essere
morto.
Lo aveva raggiunto, per aiutarlo. Ma quando Palmer, che nel frattempo
aveva
ucciso Candella e li aveva trovati, lo aveva minacciato di uccidere il
tenente
Parker, Harm aveva esitato. Jordan Parker era la donna di Rabb, a quei
tempi, e
quell’attimo d’esitazione aveva permesso a Palmer di avere il
sopravvento su di
loro. Poco importava se, alla fine, Harm era riuscito a riprendere il
controllo
della situazione: Clayton lo aveva visto esitare a causa dei sentimenti
che
provava per una donna, e questo avrebbe potuto essere fatale per
entrambi.
Webb
ricordò al
capitano Rabb proprio quell’episodio e, finalmente, gli sembrò convinto
a
lasciarlo lavorare solo con i suoi uomini. Comunicò ad Harm che avrebbe
verificato prima il luogo del suo incontro con Mac, in seguito avrebbe
immediatamente guidato i suoi uomini migliori in California.
Sentì
su di sé lo
sguardo di Rabb e Chegwidden, mentre usciva dall’ufficio
dell’ammiraglio.
Non
appena Webb si fu
chiuso la porta alle spalle, Harm trascrisse su un foglietto il
messaggio di
Sarah e, in silenzio, lo porse all’ammiraglio.
A.J.
Chegwidden lo
lesse, poi guardò il capitano Rabb con aria interrogativa, ma lo vide
fare un
sorriso, mentre una luce divertita gli illuminò per un attimo lo
sguardo.
Quello stesso sguardo che per due giorni aveva espresso solo ansia,
rabbia e
dolore. Allora capì che Harmon Rabb era stato più furbo di Clayton
Webb.
L’ammiraglio
si
sedette sulla poltrona, invitò Harm a fare lo stesso e poi disse:
“Spiegami
tutto”.
Il
capitano Rabb pareva
aver ritrovato di colpo tutta la sua energia. Finalmente sapeva dove si
trovava
Mac!
Un
moto d’orgoglio gli
riempì il cuore, al pensiero della donna fantastica di cui era
innamorato: nonostante fosse prigioniera di uno psicopatico, era
riuscita a prendersi gioco
di lui e a fargli arrivare un messaggio in cui, non solo gli comunicava
che era
viva, ma gli diceva anche dove si trovava.
Doveva
ammettere che
Palmer, questa volta, aveva superato davvero se stesso! Ma Sarah era
stata più
furba di lui. All’inizio, il messaggio gli era parso strano: era
assolutamente
sicuro che nessuno fosse a conoscenza di come Mac amasse definire il
luogo dove
si erano conosciuti. Glielo aveva sentito dire una sola volta, a suo
zio Matt,
quando lo avevano raggiunto in Arizona, nel suo nascondiglio. Ricordava ancora la
conversazione tra i due,
mentre tutti e tre si trovavano all’aperto, in mezzo al deserto…
“Dove hai incontrato questo marinaio, Sarah?”
“In
un giardino di rose, zio Matt”
Harm
l’aveva guardata
sorpreso: il tono dolce con cui lei aveva risposto a suo zio l’aveva
intrigato.
Si erano conosciuti da poco e fino a quel momento tutti gli sforzi che
aveva
fatto per affascinarla, come era solito fare quando incontrava una
bella donna,
sembravano essere stati vani. Lei lo aveva addirittura consegnato nelle
mani di
suo zio, puntandogli una pistola alla schiena. Aveva quasi perso le
speranze di
vederla sciogliersi un po’… fino a quella frase.
Nel
messaggio, però,
si riferiva a suo padre, non a suo zio. Era questo particolare ciò che
all'inizio lo aveva reso
perplesso. Lui non aveva mai parlato con il padre di Mac… non lo
aveva mai neppure conosciuto. Che si fosse sbagliata, sopraffatta dalla
paura?
No, non Sarah! Ricordava il suo sangue freddo tutte le volte che si
erano
trovati in pericolo. Lei era come lui… anche nei momenti peggiori, la
sua mente
funzionava sempre in maniera razionale. Allora…?
Poi,
finalmente aveva
capito! Sarah aveva riconosciuto dove era stata portata, ma sapeva
anche chi la
teneva prigioniera e, soprattutto, doveva sapere che anche Palmer era a
conoscenza del legame tra quel luogo e suo zio Matt… Quindi aveva
tentato il tutto
e per tutto, modificando il particolare che avrebbe potuto insospettire
il suo
rapitore, certa che il loro affiatamento nel lavorare assieme gli
avrebbe
permesso di capire il significato nascosto di quel messaggio.
Harm
riferì tutto
questo all’ammiraglio e poi lo osservò mentre sorrideva e mormorava
compiaciuto: “Complimenti, colonnello!”
“Sei
ancora deciso ad
aiutarmi?” domandò Harm.
“Capitano,
il piano
non è cambiato. Si prepari. La voglio sul luogo dell’appuntamento fra
quindici
minuti… E’ un ordine!”
Harm
scattò
sull’attenti e rispose: “Sissignore!”
L’ammiraglio
lo
osservò uscire rapido dal suo ufficio; poi si concesse un breve
sorriso, prima
di prepararsi anche lui per la missione: non aveva mai visto Rabb
obbedire così
prontamente, e con entusiasmo, ad un suo ordine.
E,
soprattutto, senza
discutere!