Capitolo 21
L’ammiraglio
Chegwidden ammirò la calma e la freddezza con cui il capitano Rabb fece
atterrare dolcemente il suo biposto, sul terreno arido che aveva deciso
di
utilizzare come pista d’atterraggio improvvisata. Sapeva che
Rabb era un
ottimo pilota di caccia, ma non aveva mai volato con lui… e soprattutto
non su
un aereo che gli ricordava piuttosto un giocattolo, pilotato da un uomo
la cui
unica preoccupazione, al momento, era quella di liberare la donna di
cui era
innamorato dalle mani di un killer psicopatico. Eppure avrebbe
dovuto
immaginare che Harm, quando si sarebbe trovato in volo, avrebbe
dimenticato
tutto e si sarebbe trasformato in un essere perfettamente in sintonia
col suo
aereo.
Ciò
che aveva
sentito su di lui, come pilota, doveva essere vero!
Rabb
era famoso, come
il padre, per essere un abile pilota, intuitivo e molto freddo,
soprattutto
quando si trattava di tirarsi fuori da situazioni spiacevoli. Del resto ricordava ancora
la motivazione
addotta per la sua seconda medaglia al valore, quella che lui stesso
aveva
avuto l’onore di appuntargli al petto. Harm, pur di non abbandonare due
suoi
compagni alla mercé del nemico, tramite un gancio dell’aereo in avaria
appoggiato al cupolino del suo caccia, era riuscito a spingere il
Tomcat dei
compagni oltre le montagne, fino al mare, dove un mezzo di soccorso
aveva
potuto recuperare il pilota e il suo secondo in territorio neutrale. Ma
le frasi scritte
nel breve discorso per elogiare il suo coraggio, non sottolineavano ciò
che
chiunque avesse volato con lui avrebbe intuito all’istante: il piacere
che
Harm provava, e dimostrava, quando era in volo.
Appena
l’aereo toccò
terra, i due uomini scesero e terminarono di prepararsi per la
missione. Harm,
poi, si adoperò per qualche minuto attorno al motore dell’aereo. A.J.
attese
con pazienza, finché lo vide riporre soddisfatto un pezzo
dell’ingranaggio
nello zaino. Sorrise, e Harm ricambiò il sorriso: doveva ammettere che
quel
ragazzo lo sorprendeva sempre! Aveva fatto una cosa logica, per evitare
che
qualcuno (se mai qualcuno fosse transitato in quella zona completamente
deserta) potesse rubare l’aereo. Sapeva
quanto Harm ci tenesse a quel vecchio Stearmen: era di suo padre, e
avrebbe
fatto il possibile per evitare che qualcuno se n’appropriasse. Tuttavia, ciò che lo aveva
sorpreso maggiormente era il sangue
freddo che stava dimostrando da quando, finalmente, aveva avuto la
certezza che
Mac fosse ancora viva. Superati i momenti di rabbia e impotenza non
appena
aveva saputo del rapimento del colonnello, era ritornato ad essere
lucido e
pronto all’azione, attento ad ogni dettaglio. Lo dimostrava anche il
fatto che
avesse persino pensato di rendere inutilizzabile il suo aereo, prima di
abbandonarlo
nel deserto.
“Andiamo?”
chiese
Harm.
“Andiamo”
rispose A.J.
S’incamminarono
sul
terreno polveroso, senza parlare, ognuno concentrato sui propri
pensieri,
riflettendo sui particolari della missione che stavano per compiere.
Erano
uomini addestrati al combattimento, con esperienze di guerra e capaci
di
ragionare, cercando di prevedere le mosse del nemico. Eppure,
nonostante
avessero un piano e fossero determinati a portarlo a termine, entrambi
sapevano
che quella sarebbe stata una delle prove peggiori della loro vita.
E,
mentre il sole
calava lentamente sul deserto dell’Arizona, l’ammiraglio Chegwidden non
poté
fare a meno di rivolgere una breve invocazione al cielo, affinché loro
due,
anche se soli, riuscissero a liberare Mac, e Harm potesse finalmente
riabbracciare la donna che amava.