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Autore: Onlyna    12/02/2012    2 recensioni
Sospeso in un limbo, tra la vita e la morte, da undici mesi.
Prima classificata al contest "AU - Senza bacchetta di Roe.
Seconda classificata al contest "One Hour and Half" di Daphne.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore: Only_
Titolo: Comatose [Capirai l'importanza di un sorriso solo se ti verrà negato]
Personaggi: Albus Potter (protagonista), Scorpius Malfoy, Lily Potter jr., Fred Weasley jr., James Potter jr., Astoria e Draco Malfoy (comparse)
Pairing: Albus/Scorpius
Contesto: nuova generazione "alternativa"
Avvertimenti: One-shot, Slash, AU
Genere: drammatico, sentimentale, introspettivo
Beta: no
NdA: non ho molto da dire su questa storia. L'ho scritta a rate, per cui probabilmente risulterà poco omogenea, ma sinceramente non ho molta voglia di ricontrollarla e modificarla di conseguenza. Il finale è netto e troncato e no, non scriverò un seguito. Non è la mia storia migliore ma ne sono abbastanza soddisfatta; ha partecipato ad un contest ma non è stata modificata dopo la pubblicazione dei risultati ed è ancora inedita. La citazione tra parentesi nel titolo è di Jim Morrison e nella storia è pronunciata da George. Credo di aver detto tutto, buona lettura! :3



Comatose
Capirai l'importanza di un sorriso solo se ti verrà negato


Albus seguiva la lezione di letteratura senza veramente prestare ascolto alle parole del vecchio professor Anderson. Suo cugino Fred, seduto al suo fianco con aria ancora più disinteressata della sua, stava scarabocchiando disegnini sconci nel margine del grosso libro che aveva davanti.

La mente di Albus vagava come sempre tra i ricordi dell'anno precedente, quando non era un suo consanguineo ad essere il suo vicino di banco; un volto affilato, labbra sottili, capelli biondo cenere e due occhi celesti e imperscrutabili continuavano ad invadere i suoi pensieri.

Scorpius gli mancava tanto. L'estate precedente, mentre guidava verso il parco nel quale si dovevano incontrare, un'auto aveva travolto la sua regalandogli un biglietto di sola andata per l'ospedale: era in coma da quasi un anno, le sue condizioni erano stabili ma non accennavano a migliorare. Sospeso in un limbo, tra la vita e la morte, da undici mesi.

Albus non era mai andato a trovarlo, troppo preso dal senso di colpa per trovare il coraggio di affrontare i suoi genitori e le parole che avrebbe potuto sentire dai medici; aveva scoperto che nessuno era molto fiducioso nei confronti di una sua ripresa mandando in avanscoperta sua sorella, anche lei amica di Scorpius da tanti anni.

Lily era una ragazza sveglia, aveva capito da subito che Albus le taceva qualcosa di importante, ma non gli aveva mai chiesto nulla; si limitava a fissarlo in modo penetrante ogni volta che si toccava l'argomento, scrollando poi il capo davanti al suo ostinato mutismo.

Al, ti stai consumando, – gli diceva sempre, squadrandolo con un'espressione che la rendeva incredibilmente simile a nonna Molly. – Perché non vai mai a trovarlo, posso saperlo? Magari potrebbe sentire la tua presenza, potrebbe migliorare se ti sentisse accanto a sé; è una teoria abbastanza accreditata, sai? Scorpius sta aspettando solo te. E tu, fattelo dire, sei un idiota a non capirlo. Ti aspettava anche prima di avere l'incidente, ma tu sei sempre stato troppo cieco per rendertene conto.

Sapeva che Lily aveva ragione, checché ne pensasse lei non era così stupido da non essersi mai accorto che le occhiate che l'amico gli rivolgeva, che i suoi rari sorrisi erano rivolti sempre e solo a lui. Scorpius si era innamorato di lui e Albus, semplicemente, non sapeva come reagire davanti a quella scoperta.

Il giorno dell'incidente si erano dati appuntamento in un parco appena fuori città proprio per parlarne, perché Albus voleva capire se quell'attaccamento morboso che sentiva anche lui nei confronti dell'amico corrispondeva davvero all'amore di cui aveva tanto sentito parlare.

La campanella suonò, riportandolo in un attimo al presente; raccolse libri ed quaderni senza alzare lo sguardo dal suo banco, infilandoli alla rinfusa nella tracolla che si portava sempre appresso, ed uscì in fretta dall'aula senza salutare nessuno.

La casa dove viveva con la sua famiglia era lontana dalla scuola, ma quel giorno non avrebbe preso l'autobus e avrebbe fatto la strada a piedi, per non incontrare nessuno di quelli che si credevano suoi amici e non essere costretto a ridere con loro quando in realtà avrebbe solo voluto piangere. Sapeva che Lily l'avrebbe guardato con la sua solita espressione irritata, quando sarebbe rientrato più tardi del dovuto, e James avrebbe fatto qualche battutina stupida e improvvisata solo per prenderlo in giro come faceva sempre, ma decise comunque di concedersi la lunga passeggiata che gli serviva per pensare un po' in solitudine.

Mentre camminava, con la tracolla che sbatteva ritmicamente contro il retro della coscia, nella sua mente rimbombavano le parole che anni prima lo zio George gli aveva detto davanti alla tomba del suo gemello, al cimitero, il giorno dell'anniversario della sua morte.

Capirai l'importanza di un sorriso solo se ti verrà negato, piccolo Albus. Guarda me: ho sempre dato per scontato che Fred sarebbe sempre rimasto con me, che saremo morti insieme solo quando sarebbe sopraggiunta la vecchiaia. Gli volevo bene, più di quanto ne voglia a tutti gli altri, ma ho capito davvero quanto fosse importante averlo al mio fianco solo quando l'ospedale ha telefonato a casa dicendoci che un teppista gli aveva sparato. Mi è crollato tutto addosso, Al, e ora mi vergogno al pensiero di non avergli mai detto quanto lo amavo*.

Non aveva compreso appieno quelle parole finché non aveva saputo che il suo migliore amico era sospeso tra la vita e la morte; pensava che fosse colpa sua, era sicuro che se gli avesse detto prima ciò che provava non sarebbe successo nulla e Scorpius in quel momento sarebbe stato lì, con lui, a camminare in quelle strade che profumavano di ricordi ormai perduti.

La vibrazione del cellulare nella tasca dei suoi jeans consunti lo risvegliò dallo stato catatonico in cui era caduto. Si spostò all'imboccatura di un vicolo, per non essere d'intralcio alla gente che occupava il marciapiede, e guardò lo schermo del telefonino per capire chi volesse parlargli.

La scritta “Lily” lampeggiava sul display; sospirando, premette il tasto verde e si portò il cellulare all'orecchio.

Sto tornando a piedi, non avevo voglia di prendere il bus, – disse subito, senza neanche salutarla, come se giustificarsi con lei fosse l'unica cosa che in quel momento gli paresse giusta da fare.

Al, – la voce sottile e incrinata della sorellina gli strinse il cuore. – Al...

Lily, che ti è successo? – domandò ansioso, senza badare alle occhiate infastidite delle persone che gli passavano accanto. – Che ti è successo, stai bene? Dove sei?

No, Al... Scorpius.

Bastò quel nome, sussurrato tra le lacrime, a fargli capire ciò che era successo. Ascoltò in silenzio le parole della sorella, le lacrime che cominciavano a bagnargli il viso senza che se ne rendesse conto.

Sua madre ha appena telefonato, Al, ha detto che stanotte le sue condizioni sono peggiorate tutto d'un tratto e... i medici non hanno potuto fare nulla. È... Scorpius è morto, Al.















* no, non è incesto.

   
 
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