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Autore: shellnosoul    12/02/2012    0 recensioni
Siamo quella vecchia canzone che continuiamo ad ascoltare senza mai stancarci, quel taglio di capelli che non riusciamo ad abbandonare, quegli amici sempre lunatici a cui non riusciamo a dire di no. Siamo convinti di essere diversi dagli altri, lo crediamo tutti. Ci sentiamo inadeguati riguardo ad una marea di cosa, ma non importa, perchè siamo noi stessi. Sei mai uscito fuori dai tuoi schemi? Hai mai provato a cambiare e provare altre cose? Questa è la storia di una ragazza che ha deciso che sarebbe cambiata, provando ad essere ogni giorno diversa, provando cose nuove e decidere da che cosa voleva essere davvero caratterizzata. Storia leggera, carina, simpatica, se ti va seguila :)
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La puntualità non era mai stata il suo punto forte. Forse un punto forte non lo aveva nemmeno. Ad ogni modo, quella mattina decise di mettercela tutta per essere a lavoro alle 8.25. Non 8.30, 8.25. Magari arrivare in anticipo era una buona mossa e sì, insomma, sarebbe stato ottimo come inizio quello di mostrarsi subito pronta per la sua nuova carriera.Indossò una camicetta bianca con una giacca nera, non molto da lei ma molto professionale, ne abbottò i bottoni con la massima cura e poi la lisciò guardandosi allo specchio.
Normalmente arrivava in ritardo senza nemmeno perdere troppo tempo ad acconciarsi, ma in quel momento le sembrò che forse doveva fare qualcosa per rendersi più presentabile del solito : anche truccarsi, per esempio? Ma sì, in fondo si era svegliata due ore prima appositamente per essere attiva e perfetta. Questi termini non rientravano nel suo vocabolario, nemmeno le 6e30 del mattino rientravano nel suo vocabolario se dobbiamo dirla tutta; non volendo dare soddisfazione a quella piccola vocina maligna che da dentro dice sempre la verità (ne abbiamo tutti una, lei aveva sempre pensato che provenisse dalle scapole o comunque lì vicino), si disse che non faceva tutto questo condizionata dalle parole della ragazza incontrata ieri, ma che il suo aspetto quel giorno fosse solo una formalità assolutamente normale per un primo giorno di lavoro. In effetti, a ben guardare la situazione, lo era. Non aveva indossato niente di entuasmante e non aveva sul viso tre chili di stucco, ma il fatto era che normalmente non ci avrebbe nemmeno pensato a quell'ultima occhiata allo specchio prima di uscire da casa.

 

Terzo piano. 8.26. Ce l'aveva fatta. Non sembrerà una grande vittoria, ma per lei lo era. Entrò lentamente in redazione e si guardò intorno, in fondo era la prima tappa di uno dei suoi desideri. Non c'era ancora molta gente, quei pochi stavano chiacchierando seduti su una delle scrivanie, sembravano molto disivolti: forse il signor Lupoldi non era ancora arrivato. Sapeva che fosse un tipo buono, ma anche molto serio nel suo lavoro, perciò quell'atteggiamento non corrispondeva. I suoi futuri colleghi le lanciarono qualche occhiata e subito dopo una donna, circa sui 35 anni, si alzò in piedi e le si avvicinò.
"Benvenuta, io sono Lisa. Lupoldi non c'è oggi, ma mi ha detto che arrivava una ragazza nuova e sei decisamente tu." La guardò da capo a piedi sorridendo ironicamente. "Hai la classica aria di una ragazza che sta per entrare nel mondo del lavoro, elegante, ben sistemata, con tanti sogni e tanto entusiasmo, così convinta di sè... Ah, che bellezza. Ero così anche io una volta."
"E dai, perchè devi distruggere chiunque varchi quella porta?", li interruppe un uomo sulla quarantina, che si avvicinò giusto in tempo per sentire le frasi della donna e le posò un braccio sulla spalla. Porse l'altra mano ad Adele.
"Io sono Francesco. Non fare caso a lei, ok?"
Lei si limitò a sorridere un po' confusa e a dire il suo nome.
La donna lo fulminò con lo sguardo per poi tornare alla ragazza.
"Invece dovrai farci caso. Adele, giusto. Ti mostro il tuo posto. Seguimi tesoro.", le fece cenno con la testa e si dirisse verso un angolo della stanza.

 

 

In fondo non era male come posticino, era vicino all'ufficio del signor Lupoldi. La scrivania era un po' piccola, con due soli cassetti, ma il computer c'era (vecchio, ma c'era.) : era un buon inizio.
"Ordina questi fascicoli in base al mese di pubblicazione" le era stato detto da un tizio in giacca e cravatta messa male, e così aveva fatto. Tutta la mattinata passata a sistemare cartelline blu, ma da qualche parte bisogna pur cominciare e il colore blu era sempre stato il suo preferito. Si domandava se avrebbe finito con l'odiarlo.
Lavorava solo la mattina, in quanto il suo incarico non era così importante, alle 12.30 poteva già uscire. Pranzò nel suo solito posticino, con un panino e delle patatine fritte; aveva bisogno di forze eh. "Dev'esserci più salsa che carne, mi raccomando.", diceva sempre al signor Enzo, il proprietario del locale, non che grandissimo amico di famiglia da sempre.
Iniziò a divorarlo in modo quasi feroce, pensando al suo primo giorno di lavoro. Il suo abbigliamento e il suo aspetto in generale non erano serviti proprio a niente e continuò a chiedersi perchè la tipa del giorno precedente avesse detto che serviva una certa "classe". Se anche era sembrata professionale a qualcuno per via della sua eleganza e del suo aspetto, nessuno era venuto a dirglielo. Nessuno, a parte i due colleghi incontrati all'inizio, si era presentato o l'aveva notata. Durante quei pochi momenti di riposo si erano tutti limitati a guardarla con una certa indifferenza e altezzosità, immaginava già i loro discorsi del tipo "Guarda questa nuova, come si presenta, non sa quanta strada ha da fare", "A me sembra così smorfiosa." oppure, peggio ancora, a lei non ci avevano proprio pensato. Le sembrò assurdo pensarci, forse aveva sbagliato tutto. Aveva paura che non sarebbe mai stata giusta e che non sarebbe andata da nessuna parte se non si fosse fatta notare presto. Non erano discorsi da lei, ma ogni tanto bisogna andare anche fuori dai nostri schemi quando vogliamo ottenere qualcosa. Rimase anche dispiaciuta quando il figlio del signor Lupoldi, che probabilmente aveva solo qualche anno in più di lei, entrò in redazione degnandola semplicemente di un misero sguardo.

"E' un giovane affascinante, sembra che il padre abbia già deciso di lasciare tutto a lui. Per ora è in prova, tra qualche anno sarà il direttore.", le disse Lisa dopo averlo visto passare.
"Anche se non ne sarà capace", aggiunse poi.
"Perchè dici questo?"
"Non è per niente concentrato sul suo lavoro, è viziato. Ed anche molto altezzoso, anche più di te."
Rimase leggermente sorpresa per via dell'ultima frase.
"Ehi, io non sono altezzosa!"
"Scusa tesoro, non ti conosco. E' sembrato questo. Non guardi in faccia nessuno, dai tuoi vestiti sembri leggermente intraprendente, cosa lontana dall'essere timida. Quindi dovresti essere altezzosa. Ma è solo il primo giorno, quindi sei perdonata."
"No, è che io-", cercò di ribattere lei.
"Primo giorno. Perdonata.", lo bloccò l'altra allontanandosi.
Adesso cercava di scacciare via i pensieri addentando velocemente quel meraviglioso panino, ottimo modo per scaricare lo stress.

 

"Attenta, potrebbe andarti di traverso."
Così impegnata a mangiare e a pensare, in un primo momento non notò nemmeno quella voce.
"La vita è troppo breve per avere rimpianti, quindi non mi faccio questi problemi. Adesso questo è quello che voglio.". Non aveva neanche troppo senso come frase, la disse senza nemmeno spostare gli occhi dal suo panino. Dopo qualche secondo e dopo aver ingoiato il boccone alzò lo sguardo e vide un ragazzo guardarla quasi stranito, o forse, più che stranito, divertito. Era alto e con i capelli scuri, età indefinita, forse 27,28,29,30 anni? Non seppe deciderlo in quel momento, era uno dei classici tipi senza età. Quelle persone che sembrano eterne, il loro aspetto è eterno e nessuno ne indovinerà mai l'età. Lo guardò imbarazzata e poi scoppiò a ridere, senza un particolare motivo. Lui si lasciò contagiare ed iniziò a sorriderle.
"Scusa", disse lei.
"No, scusami tu. Non avevo mai visto nessuno mangiare così ed ero curioso. Non volevo... allontarti dalla tua felicità.", disse con tono divertito.
"Oh, uhm, fa niente."
Dopo che lei disse queste parole il ragazzo se ne andò dir nulla, salutò il signor Enzo e uscì dal locale.

 

La sera fece le sue considerazioni personali. La sera era sempre il suo momento per le considerazioni personali. Era scoraggiata, tanto. Avrebbe dovuto fare qualcosa per migliorarsi, per sembrare diversa. Oppure avrebbe dovuto fare qualcosa per essere totalmente se stessa, cosa che quella mattina non aveva fatto. Si era lasciata intimidire dai giudizi, dai pensieri e dal fatto che doveva sembrare professionale. Non puoi cercare di sembrarlo semplicemente grazie a dei vestiti, devi esserlo. Avrebbe dovuto essere più intraprendente, ma intraprendente davvero, mettere da parte i vestiti e farsi largo tra i colleghi.

  
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