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Autore: contessa barthory    12/02/2012    2 recensioni
"Vi è mai capitato di sentirvi come se stesse cadendo in un burrone di cui non vedete la fine, senza avere nulla a cui aggrapparvi, senza sapere quando arriverà la fine?
Oppure vi siete mai sentiti intrappolati in voi stessi?
Avete mai scoperto che l'unica cosa veramnete importante per voi, nel groviglio di sentimenti e pensieri, va contro tutti i vostri valori?"
E se Howl, anche dopo aver riacquistato l'animo, si sentisse come se una parte di lui si fosse persa?
E se nemmeno Sophie riuscisse a ritrovarla?
Se ci fosse bisogno di qualcun'altro per far sistemare tuuo come le linee del destino hanno deciso?
E' la mia prima ff, quindi recensite, per favore, e ditemi tutto ciò che non va, così potrò migliorare.
Grazie a tutti.
contessa barthory
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Howl, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Salve … mi sono fermata per un bel po’ di tempo … problemi personali, blocco dello scrittore e impegni stressanti tutti insieme. * si tira dei pomodori in faccia da sola * comunque spero di poter continuare bene questa storia, anche se nemmeno io so che sta succedendo, mi vengono, o meglio, mi faccio venire delle idee al momento. Ok, ho finito di ammorbarvi, vi lascio alla lettura, ciao!
ps: * sempre a rompere ‘sta qua, eh?!* volevo solo aggiungere che c’è un pov Sophie … giusto per far capire come si sente veramente … ;)
 

 
“And so lying underneath those stormy skies
She'd say, "oh, ohohohoh I know the sun must set to rise”
PARADISE – COLDPLAY-
 
[pov Sophie]
La fattura della strega delle lande, la scalinata salita con il corpo di un’ottantenne, il terrore di perdere Howl a causa di un mio stupidi errori … perché in quel momento mi sembravano stupidaggini che avrei potuto affrontare anche ad occhi chiusi? Era perché dopo tutti i guai e i pericoli superati ero diventata più forte? No, non era per questo. Io ero la solita, insignificante, noiosa Sophie. Allora perché? Perché mi sentivo come se il mondo mi fosse crollato addosso, con tutti i suoi problemi, le sue guerre, i suoi pianti. Le risate delle persone e la loro felicità erano … leggere. Non erano come i missili, le lacrime e i dolori. Loro erano volate via, lontano da me, lontano dalla mia stupida vita. Erano lì, a svolazzare nel loro spazio luminoso, mentre io ero sulla terra, anzi, sommersa da essa, con la mia aura di sofferenza e frustrazione. Frustrazione per non essere diversa. Magari bella, simpatica o anche solo interessante. Ma io ero Sophie. Maledetto cuore. Ma forse, forse era per questo … per il cuore. Poverino, nella mia vita era stato abituato alla noia, all’allegria, al senso del dovere, al massimo alla nostalgia o ad un po’ di invidia. Nessuno l’aveva preparato a sopportare amore, dolore, tristezza, paura e … disperazione, come io stavo facendo. Era come obbligare un cavallo da corsa a trascinare un carro carico di botti piene di vino. Era impossibile, il cavallo non l’avrebbe mai potuto fare. Ecco perché il mio cuore non combatteva, perché era stanco della fatica e del peso di cui l’avevo caricato. Ma anche io ero stanca … eppure non potevo fare come il cavallo, cioè fermarmi e basta. Non potevo annullare i miei sentimenti per un po’. Per far riprendere il cuore. Allora come avevo fatto fino a quel momento a non cadere in pezzi? Forse … ero più forte di quanto pensassi, o forse il mio amore per Howl non era immenso come credevo. In fondo ero una bambina, non avevo un altro parametro con cui confrontare i miei sentimenti per Howl, non avevo provato per nessuno quello che provavo per lui … chissà. In fondo il sole deve prima tramontare, per poter sorgere, no?
 
[pov Arianna]
Nei giorni di festa di solito mi riposavo e non pensavo a niente. Il sabato sera potevo uscire con i miei amici e la domenica dormivo fino a tardi. Quel sabato uscii con due mie amiche, Marika e Sabrina, per Firenze, niente di che, solo una passeggiata e magari una pizza. Stavamo camminando quando tre brutti tipacci ci si avvicinarono.                                                                                                                      
“Ma guarda che ragazze carine che abbiamo qui, eh Marco?” disse quello più grosso.                                                                 
“Hai proprio ragione Giulio... allora, ragazze, venite con noi, che ci facciamo un giro …” disse quello meno grande, ma ugualmente minaccioso. Con un’espressione che non lasciava dubbi riguardo le loro intenzioni, presero il braccio di Marika e di Sabrina, facendo pressione. Prima che le miei amiche potessero urlare, un altro ragazzo arrivò e, facendosi strada tra i due tipacci, li allontanò da noi.                            
“Ragazzi, ragazzi … che maniere sono queste?” disse lui “che maleducati, scusateli.” La sua faccia dispiaciuta strappò un sospiro di sollievo a Sabrina e Marika rilassò il volto. Ma a me quel tizio non me la raccontava giusta. E infatti poco dopo disse: “ Si fa così: allora ragazze, volete venire a fare un giro con noi?” Marika, sempre più confusa, disse:                                                                                               
“Mi dispiace, ma dobbiamo proprio tornare a casa e …” la voce le si affievolì quando vide il ‘nostro salvatore’ sorridere.                                            
“Risposta sbagliata, mi dispiace.” Disse lui, e fede un passo indietro, come a dare ai due tipacci il permesso per continuare quello che stavano facendo prima del suo arrivo. La faccia spaventata delle mie amiche e il sorriso dei ragazzi mi fece intendere che questa volta non ce la saremmo cavata molto facilmente. Ma poi sentimmo un urlo, di una voce conosciuta.                                                                         
“Lasciatele in pace!” disse la voce “ andate via, se non volete guai”.                                                             
I ragazzi si allontanarono con un’espressione tra la sorpresa e lo spavento, mentre il loro capo si allontanava con aria superiore, come se il fatto non fosse il suo. Le mie amiche non trattennero più le lacrime e scoppiarono a piangere per la paura di ciò che sarebbe potuto succedere. I nostri salvatori, intanto, le consolavano dicendo che tutto era passato. Ma non era loro la voce che avevo sentito, la voce familiare.                                                                                        
“Stai cercando me?” disse La voce, da un qualche punto dietro le mie spalle. Mi girai di scatto e attesi che lui si facesse avanti, in modo da vederlo. Quando riuscì a distinguere il suo viso, un sorriso enorme comparve sul mio viso.                                  
“Riccardo!” esclamai felice, e corsi ad abbracciarlo. Lui mi accolse tra le sue braccia ridendo, e mi accarezzò i capelli.                                                                
“Chi credevi che fosse, Batman? Di solito non bazzica questi posti … qui ci sono solo io che posso salvare le donzelle in pericolo!”                                  
“Giusto, hai ragione … anche se io preferivo Batman!” dissi io ridendo.                            
“Allora, se è così … me ne vado …”rispose lui, allontanandosi da me.                                  
“No! Scherzavo, dai! Vieni qui!” mi opposi io, ancorandomi tipo piovra a lui. Ridacchiando tornò ad abbracciarmi.                                                         
“Allora, che ne dici di continuare insieme la passeggiata?” mi chiese lui. Contenta  come non mai, gli risposi di si, assaporando la serata che, in compagnia del ragazzo dei miei sogni, si prospettava fantastica. Stavamo svoltando l’angolo, ridendo e scherzando, quando una luce dorata attirò la mia attenzione. Era una giacca, di un ragazzo. Lui stava camminando velocemente e riuscii a vederlo solo per un secondo. Aveva i capelli neri con dei riflessi blu, era alto ed era bellissimo. Prima di sparire, incrociò il mio sguardo. Aveva gli occhi più tristi che avessi mai visto. Pieni di dolore, rabbia, odio verso se stesso. Esprimevano una sofferenza immensa. Ma poi svoltai l’angolo e lo persi di vista. Tornai alla realtà e mi accorsi che gli altri non avevano notato nulla. Ridevano come tre secondi prima. Anche io ricominciai a scherzare, ma ancora pensavo al lui. Chissà perché era così. Chissà se riuscirà a trovare cosa cerca, il ragazzo dal cuore spezzato.
 

Piaciuto? Spero di si … attendo commenti, se volete … grazie di aver letto, al prossimo capitolo!! CIAO!
 
  
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