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Autore: Novizia_Ood    12/02/2012    7 recensioni
Propongo una continuazione della fiction "Il Tredicesimo Apostolo"! Nessuno riesce ad aspettare la seconda stagione! Così eccomi qui a fantasticare un po'! :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il sonno di Claudia Munari, invece, era molto più tranquillo. Ogni tanto veniva tormentato dalla presenza di Gabriel, ma nulla di più. A lei era il giorno che la fregava purtroppo. Tutto il giorno ad ascoltare le storie deprimenti dei suoi pazienti senza nessuno che ascoltasse la sua. Spesso e volentieri si perdeva nei pensieri e solitamente era l’amica a doverla consolare e a riportarla con i piedi sulla Terra. Quella mattina aveva iniziato con il primo incontro alle otto e mezza di mattina, nonostante avesse un sonno esagerato dato dalla notte insonne precedente.
“Mia moglie continua a portare i pantaloni in casa! Non mi lascia il minimo spazio! Continua a soffocarmi con le sue stupide regole del ca..”
“Giacomo, ho capito. Ma magari le parolacce non sono il modo corretto di esprimere i sentimenti!” Altrimenti lei avrebbe passato giornate intere a imprecare contro la Chiesa e contro Gabriel.
“Si, giusto, d’accordo!” si corresse l’uomo robusto sulla poltrona. “Beh quelle regole mi fanno impazzire! Vorrei distruggerle! Vorrei farle capire che rivoglio la mia vita di prima! Lei mi uccide! Pensi che l’altra volta sono arrivato dopo un’ora e lei mi disse di andare dritto a dormire!!” esclamò lui disorientato allargando le braccia per la rassegnazione. Claudia intanto fissava fuori dalla finestra.
“Non pensa mai che lei è estremamente fortunato? Pagherei per avere un uomo al mio fianco seppur con la mania delle regole!” disse prima di alzarsi a prendere una sigaretta dal pacchetto sul tavolino basso davanti al divano.
“Beh no, in effetti non ci avevo mai pensato …” rispose il signore spaesato.
“Dunque, lei ci pensi per ma prossima settimana! Poi mi viene a dire se l’ha sopportata meglio o peggio!” aggiunse lei con la sigaretta in bocca girandosi intorno, non riusciva a trovare l’accendino.
“Okey, d’accordo!” Disse prima di alzarsi dalla poltrona. “Allora ci vediamo la prossima settimana, sempre alle 8 e mezza? Io avrei da fare per quell’ora, non è che potremmo posticipare? Magari verso le undici..”
“Certo! Non si preoccupi! E’ perfetto! Vada a prendere l’appuntamento con la ragazza qui fuori! Ci vediamo la settimana prossima allora!” lo salutò prima di procedere con il ritrovamento del suo accendino. Posò la sigaretta sul tavolo e si avviò alla sua borsa ed iniziò a scavarci dentro nella speranza di ritrovarlo.
“Claudia, posso mandarti il prossimo?”
“Si si! Chi è?” Domandò con la testa ancora immersa nella sua borsa, probabilmente troppo grande per riuscire a trovare l’accendino al primo colpo.
“Beh non ha voluto lasciare nessun nominativo a dir la verità, ed è arrivato qui senza appuntamento e..” ma prima che la bionda potesse continuare, l’uomo le fece segno di andare via e di non preoccuparsi. Lui la guardò curva nella borsa.
“Come? Oh bene! Potevo avere un po’ di spacco e invece devo continuare! Bene, la strizza cervelli è ..” Non finì la frase perché si voltò prima di finirla e quello che vide fu del tutto inaspettato. Incrociò un paio di occhi azzurri e dei capelli meravigliosamente rossi, un paio d’occhi e dei capelli che non vedeva da troppo tempo, da mesi. Ora cosa ci faceva lì? Non riuscì a dire nemmeno una parola, non riusciva a capire nemmeno come si sentiva a riguardo. Quella che sentiva era .. rabbia?
“Ciao..” salutò lui piano alzando una mano. Lei non rispose subito, ci mise un po’. Non riusciva a smettere di fissarlo. Aveva già visto un fantasma in passato, eppure quello sembrava così reale. “Claudia?” continuò lui dato che non ricevette nessuna risposta, avanzò di un passo. Lei iniziò ad agitarsi.
“Che cosa ci fai qui?” domandò svelta tornando al tavolo a prendere la sigaretta per metterla in bocca.
“Ho bisogno del tuo aiuto..” rispose lui in fretta, notò l’espressione di lei che accennò un sorriso ironico. “..come psicologa” aggiunse alla fine.
“Certo, non mi aspettavo comunque nessun altro tipo di consulto” rispose brusca. Non accettò mai il modo in cui la lasciò su quel terrazzo. Lui ormai era nel direttorio, aveva altre persone sotto di lui, al suo servizio, l’aiuto di lei in quel campo paranormale non serviva più a nulla.
“Claudia..”
“Quindi hai bisogno che ti aiuti..” ripeté una volta che riuscì a trovare il suo maledettissimo accendino, era sempre stato sulla pila di riviste sul tavolino e lei non l’aveva notato, ora stava fumando nervosa.
“Si, dovresti aiutarmi ad interpretare..”
“Hai mai pensato che venire qui per chiedere aiuto è un gesto del tutto egoista? Non ci siamo visti per mesi e ora vieni qui a chiedere aiuto! A me! Con tutto le psicoterapeute che ci sono in Italia, a Roma! Proprio io!”
“TU sei l’unica a conoscermi come mi conosco io!” esclamò avanzando ancora, lei inspirò il fumo e lo tirò fuori velocemente.  Avrebbe voluto sia abbracciarlo che spingerlo via. “L’unica che conosce la mia storia..” aggiunse piano. Che lei lo volesse o no aveva fatto parte della sua vita e si erano amati insieme per alcuni brevi istanti.
“Resta un gesto egoista, non hai da fare con la tua Congregazione?” Cos’era quel comportamento ostile? Non cera bisogno nemmeno di chiederselo, si conosceva bene ormai. Ci aveva messo tanto per non innamorarsi di lui e invece era rimasta fregata comunque. Ma poteva chiamarla davvero fregatura?
“No. Ho bisogno di te adesso”
“adesso..” sussurrò lei spegnendo la sigaretta che aveva fumato probabilmente troppo in fretta.
“Ho bisogno di te e basta!” disse correggendo la frase di prima. “Se sei così brava come Psicoterapeuta dimmelo tu perché sono tornato qui!” Lei sospirò e gli fece segno di sedersi sul divano, Claudia avrebbe preso posto sulla poltrona affianco a lui.
“Vuoi un aiuto psicologico? D’accordo!” rispose più calma, lui si avvicinò e si sedette sul divano chiaro. “Cosa c’è che vi tormenta Padre Antinori?” Domandò seria, senza ironia nella voce. Gabriel, che pareva essersi messo a proprio agio, proprio in quelle parole invece parve restringersi, si voltò di scatto a guardarla.
“Okey, io qui sono solo Gabriel!” si portò una mano al collo e sfilò dalla camicia nera, la placchetta di stoffa bianca che lo designava come “padre, la posò sul tavolo e Claudia non poté far altro che seguire quel gesto con estrema attenzione. Quante volte avrebbe voluto sentire quelle parole? Era SOLO Gabriel! E così lo era sempre stato per lei, ma non poteva esserlo per tutti.
“Allora..Gabriel?” Da quanto tempo era che non pronunciava il suo nome?
  
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