Serie TV > Il Tredicesimo Apostolo
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Autore: Novizia_Ood    12/02/2012    5 recensioni
Propongo una continuazione della fiction "Il Tredicesimo Apostolo"! Nessuno riesce ad aspettare la seconda stagione! Così eccomi qui a fantasticare un po'! :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Gabriel, io non credo a quello che hanno detto di me. . . non credo che fossi destinata ad incontrarti né ad innamorami di te. Però è successo. E adesso non so che fare, perché non conosco la tua risposta.”
“Io non posso più scegliere solo per me stesso.”
“Ma che stai dicendo? Quando mai hai potuto scegliere, Gabriel?”
 “Claudia, le scelte che ho fatto finora le ho fatte perché le sentivo.” Le stringe una mano. “Non perché c’era qualcuno che mi obbligava a farlo.”
“Ma stai rinunciando a qualcosa in cui credi. A noi due.”
Sorrise intrecciando le sue dita a quelle di lei.
“Ma cos’hai capito? Io ho scelto già e ho scelto Te.”
Lei si aprì in un sorriso meraviglioso, se pur tra le lacrime. Rise per la gioia e poi si lasciò baciare profondamente dall’uomo. Lui continuava ad accarezzarle il viso, così vellutato, così morbido. Morbido come…
…un cuscino. Il sogno finì immediatamente quando Gabriel capì di star ad accarezzare il suo letto invece che Claudia. Strinse la mano in un pugno e il suo sguardo cadde sul suo abito da sacerdote appeso all’armadio. Quell’abito che avrebbe dovuto indossare anche quel giorno e anche il giorno dopo e quello dopo ancora.  Sospirò stropicciandosi gli occhi, cercando di far sparire il viso della donna dalla sua mente. Ma non era mai stato facile da un mese a quella parte. Si mise a sedere in mezzo al letto e si perse per qualche secondo con lo sguardo fuori dalla finestra: era una meravigliosa giornata. Almeno il bel tempo lo aiutava a vedere il lato positivo delle cose, che ormai da un po’ iniziava ad essere oscurato. Fece colazione con calma, sempre da solo, sempre in silenzio. Lo zio non poteva più andarlo a trovare e non riusciva a non pensare anche a lui. Le immagini di lui e sua madre erano nitide nella sua mente ormai e non poteva far altro che vederle e rivederle continuamente. Nonostante ciò non iniziò mai a pensare a lui come suo effettivo padre, gli mancava era vero, ma come zio, come presenza nel direttorio, nulla di più profondo di quello. Per la madre invece era diverso. Ogni volta che pensava a lei, affioravano in lui mille domande in momenti in cui avrebbe voluto averla vicina per poter chiederle tutto e ricevere delle vere risposte, quelle stesse risposte che aveva faticato molto a trovare, seppur per metà. Sapeva che c’era una specie di setta, sapeva che sua madre era ancora viva, eppure il sogno con Serventi era stato molto realistico. E poi di mezzo c’era la profezia, la stessa che aveva visto lui e Claudia legati da un amore difficile, ma molto forte. Sospirò ancora prima di buttare giù l’ultimo sorso di camomilla, poi corse a cambiarsi per andare a lezione. Anche lì era un’apocalisse ogni giorno, doveva avere davanti gli occhi la sua studentessa di medicina Giulia con la consapevolezza che fosse incinta di un uomo che ormai non c’era più, probabilmente per colpa sua.
“Buon giorno ragazzi!”
Esordiva ogni mattina con un falso sorriso stampato in volto. La vita per quei ragazzi andava avanti nella loro quotidianità, invece per lui e per Giulia i giorni erano come congelati a quei bruttissimi momenti. Alla fine della lezione Gabriel non poté far a meno di interessarsi alla vita della sua allieva.
“Giulia..” la chiamò per non farla uscire dalla classe, lei si fermò sull’uscio e si voltò a guardarlo. “Come va?” domandò piano. Non voleva apparire invadente e nemmeno dare l’idea di aver posto una domanda dalla risposta molto scomoda. Lei provò a guardarlo negli occhi, ma non fu molto facile.
“Si va avanti..” rispose in un soffio. Cosa avrebbe mai potuto dire? Avrebbe dovuto sorridere pensando che ormai “Pietro era in un posto migliore”? Non lo avrebbe mai fatto. Per quanto fosse cattolica in quel momento ce l’aveva come non mai con Dio e con tutto il resto del mondo. Eppure il suo insegnante sembrava quello che le riuscisse a stare più vicino, così si sforzò di abbozzare un sorriso toccandosi il ventre.  “Tra l’altro il risultato del nostro amore è ancora qui, non l’ho dimenticato..” aggiunse alzando gli occhi verso Gabriel coraggiosa. Lui sorrise.
“E mi raccomando non dimenticarlo mai..”
“Mai!” fece eco lei. Lui le posò una mano sulla spalla e annuì fiducioso. Non avrebbe mai detto che quella donna fosse così forte, se l’era aspettata più debole, ovviamente si sbagliava.
“Ci vediamo domani allora!”
“A domani professore” salutò lei prima di abbandonare l’aula lasciandolo da solo. Poco c’era da fare, quegli avvenimenti gli tornavano in mente ogni volta che rimaneva in solitudine, ovvero quasi i tre quarti della giornata. Dopo essersi destato da tutti quei pensieri che lo soffocavano, si voltò e rimise tutti i suoi libri in borsa prima di uscire anche lui. Nelle settimane successive la monotonia di quel giorno si ripeté per mille volte e forse anche di più e Gabriel, giorno dopo giorno, sentiva sempre di più la mancanza di qualcosa e oltre tutto quel sogno ricorrente di Claudia non lo aiutava affatto a sgombrare la mente. Non faceva altro che pensarci. Alcune volte si chiedeva se non fosse peggio peccare in quel modo che andare direttamente da lei a farla completamente sua. La sua fede non aveva MAI vacillato, nemmeno davanti al suo potere, nemmeno davanti ai poteri di tutte quelle altre persone, non lo aveva fatto nemmeno davanti a Claudia eppure l’amava ancora. Strano che Dio non accettasse più di un tipo di amore, perché era così naturale, così umano. Eppure le regole erano quelle e all’interno di quelle mura andavano rispettate. Dopo aver preso quella decisione lui non si era mai fermato a pensare se avesse realmente sbagliato, poiché per la prima volta sentì di dover restare con la Chiesa per dovere. Ma al cuore certamente non poteva comandare, batteva ancora molto veloce quando la sognava, quando ripensava a tutti i loro momenti insieme.
“Gabriel..” Era padre Alonso che ogni pomeriggio gli riusciva a tenere compagnia nella biblioteca senza disturbarlo troppo. Era l’unico che sapesse com’erano andate le cose, l’unico vero amico, insieme ad Isaia, all’interno di quella specie di prigione. “…Tutto bene?” domandò con la preoccupazione dipinta in viso. Gabriel ci mise un po’ per trovare una risposta adatta, ma poi finì sempre con quella più convenzionale.
“Si, tutto bene! Ora scusami ma ho da fare una ricerca in Archivio..” Disse senza nemmeno incrociare il suo sguardo, un po’ perché aveva paura potesse cogliere la confusione nel suo sguardo e un po’ perché era completamente preso dai suoi pensieri e voleva solo uscire da quel luogo dove potevano osservarlo tutti. Passò il tesserino dove lo passava sempre Padre Demetrio e entrò nella piccola porta dell’archivio dentro il quale iniziò a camminare avanti e indietro per gli scaffali fino a raggiungere un piccolo fascicoletto con su scritto “GEMELLI”. Lo aprì e dentro vi trovò tutte le testimonianze di quel caso, ovviamente le sue e quelle della “Collega Psicoterapeuta:  Claudia Munari”, così la chiamavano lì dentro. Girò le pagine e lesse alcune parole “Natura: Scientifica”, gli scappò un sorriso. Era lei a fare la parte della scienziata nel loro rapporto di lavoro, infatti fu proprio grazie al suo aiuto che riuscirono a salvare quei due poveri bambini. Dopo averlo riletto per una seconda volta lo richiuse e lo ripose al suo posto. Il tempo di uscire e andare a “caccia” di eventi soprannaturali gli mancava, non come gli mancava Claudia ovviamente. Dopo quasi un’ora passata in quella stanza uscì diretto verso casa dove poi si addormentò sul divano mentre guardava alcuni stupidi programmi in tv.
“Gabriel mi dispiace! Ti prego perdonami! Ti scongiuro! Smettila!” Era lui, con quelle porte dell’inferno aperte e dentro c’era sua madre che implorava aiuto a lui che non aveva alcuna intenzione di lasciarla passare. Eppure una voce arrivò da lontano che lo fece distrarre e svegliare di botto. Ansimando si mise a sedere e si passò una mano sul viso. Che sogno era mai quello? Probabilmente era meglio andare a dormire e rilassarsi. Lo stesso sogno si ripropose per altre settimane, non riusciva più a sognare Claudia né altro. Cosa voleva dire? Aveva bisogno di saperlo. Si alzò dal letto velocemente.
  
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