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Autore: lady lina 77    12/02/2012    7 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Innanzitutto, grazie per le recensioni carinissime dello scorso capitolo :)

Per ringraziare, mi son data una mossa per la scrittura del nuovo capitolo, in cui finalmente si entra nel vivo della storia!

E ora, sarà meglio che mi metta a scrivere il seguito anche dell'altra 'Con la nebbia nell'anima' che è ferma da un bel pò!

Ari-grazie a tutti e alla prossima! Ovviamente, commenti e critiche son sempre graditissimi!





Tre bambini e una donna moschettiere



Julie, Demian e Luis se ne stavano vicini, rannicchiati nell'angolo del sedile della carrozza. Dopo lo smarrimento e la paura iniziale, i tre bambini avevano riacquistato un pò del loro coraggio e della loro vivacità, scansando ben presto il terrore e lo sbandamento per quanto era successo. E ora, zitti e attenti, fissavano i loro tre rapitori...

Demian soprattutto, sembrava il più risoluto dei tre. Il bimbo aveva osservato i loschi ceffi che li avevano rapiti, rendendosi conto abbastanza in fretta che erano una banda mal assortita e probabilmente male organizzata. Pericolosa, certo, ma non imbattibile. Demian aveva lo spirito d'osservazione di suo padre d'Artagnan, da lui aveva imparato ad osservare i dettagli, a non farsi condizionare dalle apparenze, a cercare in ogni situazione la via d'uscita giusta. E così anche in quel frangente, pur rendendosi conto di essere in guai grossi, era riuscito a ideare una specie di piano che, sperava, sarebbe stato chiaro anche alla sorellina e all'amico, senza una spiegazione ma solo con un cenno d'intesa. Poi, dopo aver fatto l'occhiolino ai due compagni di sventura senza essere visto, si voltò verso Montignac e Champignon. "Mi scappa la pipì!" - esclamò, senza girarci troppo intorno.

Champignon lo guardò di sfuggita. Erano molte ore che viaggiavano, Parigi era lontana, si trovavano quasi al centro della Francia e in effetti una pausa non sarebbe dispiaciuta nemmeno a lui. Però... pioveva a dirotto e si trovavano in aperta campagna. E l'idea di bagnarsi e di rischiare che qualcosa andasse storto facendo scendere dalla carrozza i tre bambini, non gli sorrideva per niente. "Tienitela la tua pipì! Sei grande abbastanza per resistere, no?" - digrignò fra i denti.

"Scappa anche a me!" - esclamò Luis, capendo al volo il piano di Demian.

"E anche a me!" - aggiunse Julie.

Montignac diede un forte pugno alla parete della carrozza. "Zitti mocciosi! Se non la smettete di lagnarvi, saremo costretti ad imbavagliarvi!".

Demian si fece scuro in volto. Poi si alzò in piedi, si slacciò la cintura dei pantaloni e fece per abbassarseli.

"Che fai???" - urlò Champignon.

Il bimbo lo fissò, torvo. "Se non mi fate scendere per fare pipì, io la faccio quì! Mi scappa troppo e no, non son capace a tenerla!".

Julie scoppiò a ridere, poi saltò giù dal sedile, avvicinandosi al fratello. "Si, la faccio quì anche io!".

"Oooohhh, basta! Mocciosi dannati, davvero non potete farne a meno?" - esclamò Montignac, preso alla sprovvista. In effetti di bambini ne capivano poco e quindi la gestione 'pipì' era imprevista e difficilmente gestibile per i tre. Non potevano capire se i tre mocciosi stessero bleffando o no, ma non avevano voglia, decisamente, di rischiare di trovarsi la carrozza allagata di pipì infantile!

Luis, per rincarare la dose, si mise a frignare. "Mi scappa, mi scappa, mi scappa! Mi sta venendo mal di pancia a furia di tenerla, se non mi fate fare pipì, mi ammalerò di sicuro!".

I due ladri furono presi da panico. Non potevano assolutamente permettersi che il principino si ammalasse...

Montignac si sporse al finestrino. "Purasin, fermati!!!" - urlò al compagno che conduceva la carrozza.

"Perchè???" - urlò l'uomo.

Montignac sbuffò. "Pausa... pipì...". In effetti, si sentiva ridicolo...

I tre bimbi si guardarono soddisfatti. La prima parte del piano era filata liscia, ma ora veniva il difficile. Una volta scesi dalla carrozza, sarebbero riusciti a scappare? Erano in luoghi sconosciuti, lontani dalle loro famiglie e da chi gli voleva bene, ce l'avrebbero fatta a cavarsela senza aiuto?

Purasin scese dal posto di guida e aprì lo sportello della carrozza, facendo scendere i tre bambini e i due compagni. "Muovetevi!" - urlò ai tre piccoli quando furono fuori.

I bimbi furono investiti da una pioggia violenta e forte e si rannicchiarono l'uno contro l'altro. Erano a terra e ora iniziavano ad avere paura. Ce l'avrebbero fatta?

"E allora??? SBRIGATEVI!!! Fate questa dannata pipì e torniamo in carrozza!" - urlò Champignon che stava perdendo la pazienza.

Julie si rabbuiò. "Guardone! Io la pipì, se mi guardate, non la faccio!".

"Ora basta!". Con un gesto spazientito e passo veloce, Purasin si avventò sulla bambina, facendola indietreggiare.

"Lascia stare mia sorella!" - urlò Demian chinandosi, facendo una palla di fango con la terra e tirandola dietro al ladro.

In un attimo Luis fece lo stesso. Si staccò dalla carrozza, seguito da Demian e i due bambini presero a fare palle di fango e a lanciarle addosso ai loro rapitori.

I tre balordi, presi alla sprovvista, furono costretti ad indietreggiare.

Approfittando del pandemonio scatenato dal fratello e dall'amico Luis, Julie morse la mano a Purasin che tentava di tenerla ferma, si liberò e corse vicino agli altri due bimbi.

Purasin, Champignon e Montignac cercarono di riprendere il controllo della situazione ma i bambini sembravano in vantaggio. Più piccoli, più agili, più veloci, i tre bimbi si muovevano senza fatica nel terreno fangoso, mentre i tre adulti rischiavano di cadere e incespicare ad ogni movimento. Ed inoltre, non potevano bloccarli nemmeno con le armi. Pistole e ogni altro mezzo erano stati lasciati stupidamente sulla carrozza e solo Purasin aveva una spada affibiata alla cintola. Ma era perfettamente inutile, finchè non riacciuffavano almeno uno dei tre e riuscire così a minacciare gli altri due.

Accortisi della situazione di vantaggio, dopo aver fatto indietreggiare i loro rapitori a suon di palle di fango, i tre bimbi si scambiarono un cenno d'intesa.

Poi, presero a scappare e a correre fra i campi, i boschi, per sfuggire ai tre ladri.

"Scappano!!!" - urlò Purasin, inferocito.

I tre uomini si rialzarono in piedi a fatica. Poi, correndo a perdifiato, si lanciarono all'inseguimento dei tre piccoli fuggitivi, incespicando ogni due passi nel terreno fangoso.


...


Aramis o Reneè? Quando, dieci anni prima era giunta in quel piccolo paesino agricolo al centro della Francia, si era chiesta come si sarebbe dovuta far chiamare dalla gente del posto... Reneè era il suo vero nome, quello che le era stato dato dalla sua famiglia, che l'aveva vista crescere e diventare donna accanto a Francois. Ma poi quella Reneè era morta ed era subentrata Aramis... Non più fanciulla, non uomo ma che viveva in un mondo di uomini. Era diventata uno strano ibrido, lontano anni luce da quella che era stata e lontana da quella che avrebbe voluto essere. Aramis non era stata ne donna ne uomo, era stata Aramis. E basta! E Aramis era quanto più si avvicinava alla sua personalità forgiata dal desiderio di vendetta, dal vivere con degli uomini, dalle regole dei moschettieri, dalla vita di corte. In un certo senso il nome Aramis racchiudeva i suoi due mondi che avevano imparato a coabitare in lei. Una donna che in fondo, sotto ad abiti maschili continuava ad esistere e un abile moschettiere, uno dei migliori del re, che viveva da uomo!

Quel connubio le piaceva e per questo aveva deciso di tenere quel nome, Aramis...

Anche lì, in quello sperduto villaggio al centro della Francia.

Non aveva nascosto la sua identità, tutti sapevano che era una donna. Strana, anticonformista, indipendente, forte, che galoppava e combatteva come un uomo. Le persone semplici e contadine di quel villaggio avevano accolto con molta freddezza Aramis, quando era arrivata. Era strano per loro, mai gli era capitata davanti una donna simile. Una donna dal nome strano che viveva senza alcuna protezione sola in una casetta fuori dal villaggio, che si vestiva da uomo, che portava una spada alla fibbia e che, a differenza delle altre donne, non cercava ne un marito ne un matrimonio...

Ma presto avevano imparato ad apprezzarla. Forte, intelligente, Aramis si era distinta per atti di coraggio e di forza. Aveva difeso i diritti di quelle persone semplici dalle arroganti pretese dei signorotti locali, aveva usato la sua conoscenza e il suo sapere per migliorare le condizioni di vita del villagio e in poco tempo era diventata amata quasi come fosse una celebrità.

E, da due anni a quella parte, era stata nominata capo-villaggio. All'inizio aveva rifiutato quella carica, pensando che ci fossero persone più meritevoli di lei che potevano desiderarla, ma poi davanti alla insistenze di quelle persone, si rese conto che sì, le faceva piacere. In fondo, era un modo come un altro per ricordare, per riviere almeno un pò i felici anni di Parigi, in cui era temuta e lottava per la giustizia, per il re... E aveva accettato! Sì, amava combattere per la libertà e la giustizia e anche lì poteva farlo, anche se si trovava lontana dalla corte di Francia, dal re e dalle lotte per il potere...

Aveva avuto anche, negli anni, diverse proposte di matrimonio da parte dei giovanotti locali, tutti affascinati da quella donna così particolare e bellissima. Ma lei aveva sempre, gentilmente, declinato le offerte... Francois non sarebbe mai stato dimenticato e Athos, che era entrato prepotentemente e silenziosamente nel suo cuore negli anni parigini, non se n'era mai andato per davvero dalla sua mente...

A parte questo, la sua vita non era poi cambiata molto dopo aver ottenuto quella piccola carica di capo-villaggio. In quei luoghi non succedeva mai nulla di davvero grosso e le riunioni dei membri della comunità si limitavano per lo più a discutere di agricoltura, della piccola sagra annuale e di qualche contesa di bestiame...

Si recava una sera a settimana al palazzo del consiglio, discuteva un paio d'ore con le altre cariche del posto e poi tornava alla sua tranquilla solitudine, alle lunghe cavalcate solitarie, ai suoi allenamenti con la spada, che non lasciava mai!

L'unico privilegio che si era concessa era stato un servitore, un tranquillo uomo del villaggio che le portava la spesa, che le rassettava la casa, che portava le comunicazione fra lei e il paese e viceversa. Bazin. (1)

Aramis non ne aveva mai approfittato e il rapporto con l'uomo era per lo più cordiale, di amicizia. Ma in un certo senso la presenza di un servo la sollevava da tutte quelle incombenze domestiche che non aveva mi amato sbrigare. Bazin viveva al villaggio e si recava da lei al mattino per sbrigare le faccende domestiche e il pomeriggio tardi, per chiederle se c'erano comunicazioni da far pervenire in paese.

Per il resto, viveva sola...

E amava galoppare, galoppare e ancora galoppare... Quella sensazione di libertà, di vento fra i capelli, la facevano sentire viva e libera...

Con il sole, la nebbia, il caldo, il freddo, la pioggia... Con la sua amata spada al fianco galoppava per ore, godendo del paesaggio tranquillo che la circondava.

Non sapeva però che quel giorno, sotto una pioggia battente, la sua galoppata sarebbe stata disturbata da un qualcosa di assolutamente imprevisto...

Che ci facevano infatti tre bambini fra le campagne, sporchi di fango, che correvano come matti sotto la pioggia battente? E chi erano i tre strani e loschi ceffi che li inseguivano urlando?

Questa fu la visione che si palesò davanti agli occhi di Aramis mentre rientrava a casa per ripararsi dalla pioggia incessante... Osservò giusto un paio di secondi la scena, poi il suo sesto senso e i riflessi pronti da moschettiere ebbero il sopravvento. Ci voleva poco a capire cosa stesse succedendo... I tre bambini erano nei guai e i tre adulti che li inseguivano non avevano certo buone intenzioni...

Con gesto veloce, come quando combetteva per il re a Parigi, sguainò la spada. Lanciandosi in aiuto dei tre bambini.

Nel frattempo Julie, Demian e Luis erano stremati, spaventati e ormai certi che i loro tre rapitori li avrebbero riacciuffati. Erano veloci a correre ma i loro passi erano ovviamente la metà in lunghezza, di quelli di un adulto, li avrebbero ripresi certamente...

Per questo, quando videro giungere Aramis, parve un sogno...

Julie si bloccò, ammirata... Una donna... Portava i pantaloni ma la bianca e morbida camicia rivelava chiaramente le sue fattezze, così come il viso dolce e i lunghi capelli. Una donna bionda e bella come sua mamma ma che cavalcava come il suo papà, sguainando una spada. Anche questo, come il suo papà... "Wow..." - sussurrò...

Meno sognanti e più pratici della bimba, Demian e Luis corsero verso la donna, chiedendo aiuto a gran voce. "Ci seguono, ci aiuti signora!".

Aramis saltò giù, brandendo la spada e bloccando i tre malviventi che la guardarono con astio e preoccupazione. Da dove saltava fuori quella donna? Quell'inconveniente non ci voleva...

"E allora?" - chiese Aramis ai tre – "Uomini grandi e grossi che inseguono tre bambini piccoli e spaventati... Codardi!" - sussurrò, fra i denti.

Montignac si fece avanti, reso baldanzoso dal fatto di trovarsi davanti una donna che, in quanto tale, la sua mente registrava ovviamente come non pericolosa. "Tornatene a casa a fare la calzetta e fatti gli affari tuoi, se non vuoi passare guai...".

Aramis sorrise freddamente a quella frase scontata, mentre nelle sue vene riprendeva a correre il sottile piacere di una battaglia che incombeva, l'adrenalina che precedeva ogni combattimento, quella strana ebrezza che la faceva sentire viva tanto tempo prima, quando era un valente moschettiere del re... Da tanti anni non provava qualche cosa di simile. Impugnare una spada, lottare in un combattimento serio... Fece cenno ai bimbi di mettersi da parte e con un urlo si lanciò, a spada sguainata contro i tre. Non era certo la prima volta che si trovava in inferiorità numerica in un duello e questo la elettrizzava... Era una sfida non solo contro i suoi avversari ma soprattutto per se stessa... I tre furfanti che aveva davanti non sembravano particolarmente svegli, li avrebbe stesi come niente!

E iniziò una lotta violenta, che ovviamente la vide subito in vantaggio. I tre ladri avevano con loro solo la spada di Purasin e non riuscivano a ideare alcun piano per accerchiarla in modo veloce ed intelligente. A sorpresa per loro, una donna li stava battendo con estrema facilità...

Demian, Luis e Julie rimansero in silenzio, ad osservare quella donna tanto diversa da quelle incontrate fino a quel momento nella loro breve vita. Rendendosi conto subito di quanto somigliasse, per bravura, al modo di combattere dei moschettieri.

Julie soprattutto, era ammirata e incantata. Si voltò verso il fratello e il principino, risoluta. "Aiutiamola!!!".

Demian e Luis non se lo fecero ripetere. Con un sorrisetto furbo, i tre bambini si avvicinarono al punto dove si stava svolgendo il combattimento, riprendendo la stessa strategia con cui erano riusciti a scappare dalla carrozza. Ovvero... palle di fango!

E bloccarono così sul nascere la strategia appena abbozzata di Champignon che cercava di prendere di sorpresa Aramis, di spalle.

La donna si voltò verso i bambini che avevano appena steso il malvivente. "Grazie!" - esclamò, strizzando l'oro l'occhio.

"Prego!" - rispose allegra Julie mentre strappava un pezzo di legno da un albero, lanciandolo fra le gambe di Montignac, facendolo rovinare a terra come un salame. Una donna che combatteva davanti a lei... La bimba a quella visione si sentiva più coraggiosa... Anche le donne potevano essere forti, la visione di quella guerriera ne era la conferma!

Nel mentre, Demian e Luis avevano sotterrato nel fango Montignac che annaspava goffamente per tirarsi in piedi.

E Aramis, con l'ennesimo fendente, aveva atterrato Purasin, facendo volare lontano la sua spada. "E allora...?" - chiese la donna, avvicinando la sua lama alla gola del ladro.

I tre furfanti, resosi conto di essere ormai disarmati, indietreggiarono. E poi, come nel loro classico stile, scapparono a gambe levate. Fallendo l'ennesima missione.

Aramis avrebbe voluto seguirli per catturarli e assicurarli alla giustizia ma... non poteva... I tre bambini... non se la sentiva di lasciarli soli...

Si voltò verso di loro. Non erano del posto, non li aveva mai visti. E nonostante fossero coperti di fango e bagnati fradici, i loro vestitini eleganti e curati testimoniavano che erano bambini di città. "Siete nei guai?" - chiese ai tre.

Demian si grattò la guancia, imbarazzato. "Già, piò dirlo forte signora, guai grossi!".

Aramis sorrise dolcemente. Quei tre bimbi erano teneri, svegli e simpatici allo stesso tempo. Nonché coraggiosi, aveva apprezzato il loro aiuto durante il duello! "Su, venite con me a casa mia. Vi laverete, asciugherete e poi mi racconterete tutto, va bene?".

I tre bambini annuirono. Poi seguirono la donna moschettiere a casa sua.


...


Un'ora dopo i tre bambini erano asciutti, lavati e vestiti per la notte che incombeva con delle vecchie camicie di Aramis. La donna aveva fatto loro il bagno, li aveva rinfocillati e quando ormai erano tranquilli e tutto pareva essersi calmato, li fece sedere sul suo sofà, pronta a farsi raccontare cosa fosse successo loro.

"Credo sia ora di presentarci! Io sono Aramis e sono il capo di questo villaggio! E invece voi, cosa vi ha portato quì? Chi siete e chi erano quegli uomini che vi seguivano?" - chiese gentilmente, con tono calmo per metterli a loro agio.

Luis sospirò un pò spaesato. "Aramis... Prima possiamo fare noi una domanda?".

Aramis annuì. "Certo, dimmi pure...".

"Dove siamo?" - chiese il principino.

Sorpresa da quella strana domanda di cui non capiva il senso, Aramis parve esitante. "Ecco... Siete in un piccolo villaggio della Francia centrale...".

Julie trattenne il fiato. "Francia centrale? Oh mamma, siamo lontanissimi da Parigi! Papà e mamma ci ammazzano, Demian!".

"Parigi? Siete di Parigi?" - chiese curiosa Aramis. Il nome di quella città, sentirlo nominare... riportava alla sua mente lontani ricordi... Parigi, la sua amata Parigi...

Demian annuì. "Si, siamo di Parigi! E quegli uomini che ci seguivano non sappiamo bene chi siano. Ci hanno teso una trappola fingendo di essere burattinai e ci hanno rapiti! E siamo arrivati fin quì in carrozza, siamo riusciti a scappare con un tranello e poi... abbiamo incontrato voi, signora! Il resto della storia, lo conoscete".

Aramis si accigliò. Rapimento quindi...? In effetti lo aveva sospettato... Quelli che aveva davanti non erano certo bambini poveri o di strada. Lineamenti fini e ben curati che si erano palesati più che bene dopo averli lavati, dalla pelle liscia, di certo appartenevano a famiglie benestanti. "Siete di famiglia ricca? Vi han rapiti per chiedere un riscatto ai vostri genitori?".

Demian annuì. "Si, volevano chiedere soldi ai nostri genitori! Abbiamo disubbidito e ci siam cacciati nei guai, mamma e papà ci dicono sempre di non dar retta agli sconosciuti!".

Il viso di Aramis divenne severo. "I vostri genitori hanno ragione e spero che questa avventura vi abbia insegnato qualcosa! Come vi chiamate, chi siete?". Era curiosa. Se quei bambini erano di Parigi ed appartenevano all'aristocrazia della capitale, di sicuro era entrata in contatto con le loro famiglie ai tempi in cui era moschettiere.

A quella domanda, Luis si alzò in piedi. "Signora, io sono Luis, figlio del re di Francia, Sua maestà Luigi XIII" – disse in tono serio e ufficiale.

A quell'affermazione, Aramis scoppiò a ridere. Quanto era buffa la fantasia smisurata dei bambini! "Certo, certo, e io sono la principessa delle fiabe!". Si inginocchiò davanti al bimbo, accarezzandone dolcemente i ricciolini biondi. "Se volete che vi aiuti, dovete dirmi la verità e dirmi chi siete DAVVERO..." - sussurrò al bambino.

"Ma è la verità!!! Io sono il principe Luis!" - esclamò il bimbo con concitazione.

"E' vero signora! Lui è figlio del re!" - intervenne Julie.

Aramis scosse la testa, stanca ma allo stesso tempo divertita da quelle che riteneva, bugie. "Va beneeeeeee! E se lui è il principe, voi due chi siete?" - chiese ai gemelli.

I fratellini le si avvicinarono. "Io sono Demian e lei" – disse il bambino indicando la sorella – "è la mia gemella, Julie. Siamo figli del moschettiere più bravo e famoso di Parigi e per questo conosciamo il principe, possiamo giocare con lui perchè nostro padre ci porta spesso al Louvre".

Aramis fece un sorrisetto furbo. Inconsapevolmente, i bambini si erano messi in un vicolo cieco. Loro non potevano saperlo ma lei sapeva bene cosa fosse il mondo dei moschettieri, chi ne faceva parte e ci avrebbe messo un attimo a smascherare le loro 'bugie'. "Attenti, io conosco i moschettieri e quindi, se quelle che mi dite, son menzogne, io lo scoprirò subito. E allora, chi è vostro padre?" - chiese in tono di sfida ai gemelli.

Demian si fece serio serio, sostenendo lo sguardo indagatore della donna. "D'artagnan, moschettiere del re e probabile successore del capitano De Treville!" - esclamò, fiero.

E a sentire quel nome, ad Aramis parve che le si fermasse il cuore... D'artagnan...? Da quanto tempo non sentiva nominare quel nome amico? Alla sua mente tornarono le immagini di lui, ragazzino spavaldo e coraggioso, una vera promessa... D'artagnan... Quel nome riportava alla sua mente ricordi lontani che aveva cercato di assopire nella sua mente per non soffrire troppo... Erano passati dieci anni e sì, sicuramente aveva fatto carriera nei moschettieri, lei l'aveva sempre saputo che ne aveva le capacità! E probabilmente nel frattempo poteva benissimo essersi sposato e aver avuto figli... Di proposito non si era mai interessata alla vita dei suoi vecchi compagni d'avventura per non soffrire troppo la lontananza e la solitudine ma in effetti... Dieci anni son tanti, cosa era successo ai suoi vecchi amici? Le mani della donna presero a tremare, improvvisamente... Non era ancora certa di poter credere ai bambini ma ora voleva sapere! "Ok... Si da il caso che io POTREI conoscere questo d'Artagnan... E ora, vi faccio un paio di domande, così sarò sicura che non mentiate!". La sua voce era tremante...

Julie si accorse del cambio di tono ma fece finta di nulla e la liquidò con un'alzata di spalle. "Chiedete pure!".

Aramis si accigliò. Doveva fare domande personali che non includessero la vita pubblica del guascone. Se d'Artagnan aveva fatto carriera, sicuramente di lui si parlava a Parigi e chiunque poteva sapere qualcosa sul suo conto e spacciarsi per un suo parente. Compresi quegli strani bambini... Invece, probabilmente la sua vita privata rimaneva nell'ombra e sconosciuta ai più... "Chi è vostra madre?".

"Si chiama Constance! E abbiamo anche una sorellina appena nata, Sophie." - rispose Demian.

"E Constance una volta era la dama di compagnia di mia madre, la regina Anna di Francia!" - intervenne Luis.

"E... il vostro nonno, dove vive?" - chiese Aramis, con voce sempre più tremante.

Julie annuì. "Il nonno a Parigi, fa il sarto ed è vecchiooooo! L'aiuta Marta che ci sgrida sempre quando facciamo i cattivi!".

Aramis sgranò gli occhi, sempre più incredula. Non potevano mentire, non potevano, non se sapevano tutte quelle cose. Solo una domanda ancora, prima di cedere definitivamente ai tre... "Demian, Julie, vostro padre è il moschettiere d'Artagnan, giusto? E i suoi compagni, i suoi migliori amici e colleghi chi sono? Quali sono i moschettieri che stanno sempre con lui!".

Julie ci pensò su... "Oh, i moschettieri son tanti! Però...".

Demian diede una pacca alla sorella. "Ma certo, son tanti ma... Julie, ci stai anche a pensare? I migliori amici di papà sono...".

Julie annuì, capendo cosa intendesse il fratello. "Oh, sì!!! Lo zio Athos e lo zio Porthos!".

E ad Aramis ceddettero le gambe. Osservò i bambini, chiedendosi perchè il destino fosse tanto assurdo... Perchè proprio lei doveva salvare quei bambini? Perchè proprio QUEI bambini dovevano essere rapiti e finire sulla sua strada? Li osservò con occhi nuovi... Luis aveva in effetti i lineamenti fini del padre, re Luigi XIII e un aspetto reale. E la piccola Julie era in effetti il ritratto di d'Artagnan, con i suoi capelli a caschetto castani, la frangetta sbarazzina e lo sguardo furbo... Mentre Demian aveva i capelli biondi e i lineamenti dolci di sua madre Constance...

Non c'erano dubbi... Davanti a lei c'erano il futuro re di Francia, figlio dell'uomo che tanto aveva lottato per difendere e i bambini di uno dei suoi migliori amici...

E ora, cosa avrebbe fatto?





1. Per il nome del servitore di Aramis, mi sono rifatta al romanzo originale di Dumas dove appunto, Bazin era il nome del personaggio.





  
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