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Autore: Ryta Holmes    10/04/2004    1 recensioni
L'avventura di Bibi si è conclusa e ormai la rivolta è stata sedata... il suo paese è ora in pace e lei è stata incaricata di visitare le città del suo regno... se un incontro tanto atteso la turbasse tanto, riuscirebbe a far luce sui suoi sentimenti? Ed è vero che l'amore spezza ogni barriera?... sulle note di "Strano il mio destino", di Giorgia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strano il mio destino

Strano Il Mio Destino

 

Strano il mio destino

che mi porta qui

a un passo dal tuo cuore

senza arrivare mai

 

La monotonia dell'immensa distesa desertica occidentale dell'isola di Alabasta, era interrotta da un Bunch, una tartaruga anfibia da trasporto, e da un'anatra, cavalcata da Bibi Nefertari, la principessa del regno. La compagnia procedeva lenta a causa dell'insolito mezzo di trasporto, e della calura intensa del primo pomeriggio, e Bibi sentiva di essere sempre più impaziente ad ogni metro. Presto al di là di una duna, si sarebbe avvistata finalmente l'oasi di Yuba.

 

Per una sua idea, aveva voluto visitare tutte le città di Alabasta dopo la fine della rivolta. Aveva voluto affrontare quel viaggio così lungo per far sentire al suo popolo la sua presenza e quanto gli fosse vicino, e per questo tutto quel percorso le era sempre sembrato un'inezia. Ma il tragitto che la portava da Rain Base a Yuba, l'ultima tappa, le era parso eterno e noioso...

 

"Principessa Bibi, non resti al sole così a lungo! Fa caldo!" la voce di Igaram, il Ministro della Difesa, la riportò alla realtà.

 

"No Igaram, io sto benissimo così! E poi ci siamo quasi..." gli rispose voltandogli le spalle e dando un colpetto sul collo a Karl, affinché aumentasse il passo. Ignorò le suppliche del Ministro e cercò di riprendere il filo dei suoi pensieri che era stato interrotto.

 

Più volte aveva pensato a quanto fosse strano il suo destino. Fino a qualche mese prima non avrebbe mai potuto pensare che poco tempo dopo la rivolta nel suo paese sarebbe finita. E che al suo fianco ci sarebbe stato un gruppo strambo di pirati che avrebbe rischiato la vita pur di aiutarla in nome della loro amicizia. E poi quei due anni al servizio della Baroque Works che l'avevano allontanata dal suo regno. Adesso tutto le sembrava lontano e quasi impossibile, eppure quella era stata la sua vita, che lei ormai aveva impresso nella mente in maniera indelebile.

 

Dopo la fine della guerra di Alabasta aveva dovuto dire addio ai suoi amici... amava troppo il suo paese per poterlo abbandonare proprio ora che aveva bisogno di una guida, oltre suo padre, che desse coraggio al suo popolo e lo incoraggiasse a superare il periodo così oscuro che avevano attraversato. Lei aveva il dovere di essere presente. E così aveva salutato Rufy e la sua ciurma, sperando di poterli incontrare ancora in futuro.

 

Le mancavano molto, e spesso si era ritrovata a pensare con tristezza e malinconia alle loro avventure e al loro chiasso allegro durante i tanti giorni di navigazione, ma si era sempre fatta forza pensando che essi adesso erano impegnati nel seguire i loro sogni e che sicuramente erano felici come lei in quel momento. Dopotutto non si poteva essere tristi dopo essere riuscita finalmente a riportare la pace nel proprio regno! Tutti i suoi sudditi l'avevano accolta calorosamente al suo arrivo nelle città dell'isola e sicuramente erano stati incoraggiati dalla sua presenza, dal momento che la ripresa aveva dato già i suoi frutti e la prosperità era tornata in poche settimane.

 

Eccola finalmente, pensò mentre la città di Yuba si mostrava in tutta la sua floridezza, dopo aver superato l'ultima altissima duna. Dopo l'arrivo della pioggia, l'oasi era tornata rigogliosa e ricca di vegetazione come un tempo, ed era divenuta nuovamente il famoso crocevia di mercanti e viaggiatori per cui era nata una decina di anni prima.

 

Ormai Bibi non stava più nella pelle, si lanciò in corsa sulla groppa di Karl, ignorando le urla di Igaram che la supplicavano di darsi un contegno e raggiunse in poco tempo l'entrata della città. Il Bunch riuscì a raggiungerla solo quando lei si fermò ad osservare le strade caotiche e trafficate e a pensare a quanti suoi ricordi fosse legata quell'oasi.

 

Come anche nelle altre città, Bibi fu accolta con molto entusiasmo. Per la ragazza fu una gioia indescrivibile, incontrare nuovamente il vecchio Toto, poterlo riabbracciare e dirgli che ci era riuscita, che era stata capace di fermare la rivolta, e vederlo così felice e commosso, ringraziarla ogni volta che poteva. Bibi parlò ai cittadini nella piazza principale, ricordando a tutti di non dimenticare i tre anni terribili che avevano trascorso, indispensabili come monito per non doverli rivivere e andare avanti nelle loro vite e riportare alla serenità il regno. Il discorso della ragazza venne ascoltato e accettato di buon grado dai cittadini di Yuba, tanto che vollero festeggiare la loro principessa con una grande festa, con balli e musica e mostrare a tutti la loro gioia.

 

Bibi fu così presa per tutto il giorno che quasi scordò che durante il viaggio si era ritrovata a pensare di voler rivedere il suo capo, Kosa, il suo amico d'infanzia che era stato il comandante dei ribelli durante la rivolta. Non era riuscita ad incontrarlo per tutto il giorno, ma avrebbe voluto almeno salutarlo, dal momento che il giorno dopo sarebbero dovuti ripartire per Alubarna.

 

La festa continuava incessante nonostante fosse calata la sera e presto sarebbe stato troppo tardi per restare alzati, ma nessuno aveva intenzione di smettere. Tre anni di tristezza e ristrettezze non si potevano comparare con poche ore di allegria.

 

Bibi aveva festeggiato assieme a tutti, ma anche lei aveva dei limiti, così si era allontanata dalla piazza dove si faceva baldoria, verso il lago intorno al quale si era formata l'oasi. Era terribilmente accaldata e un po' di aria fresca le avrebbe fatto certamente bene.

 

Il lago di sera era molto suggestivo e tranquillo. La festa era lontana e dalla sponda provenivano solo dei boati lontani e indistinti. Bibi sorrise e si fermò a godere di quella tranquillità e di quel fresco così piacevoli.

 

"Bibi?" una voce familiare la scosse da quella stato di rilassamento e si voltò dopo essere sussultata. Vide davanti a lei il viso confuso di Kosa, gli occhi castani che la fissavano con aria interrogativa.

 

Bibi avvertì uno strano brivido che le percorse la schiena, ma lo ignorò cercando di sorridere nonostante si sentisse insolitamente imbarazzata nel trovarselo così davanti all'improvviso. "Ciao... Capo...".

 

Kosa fissò la ragazza per qualche istante sorpreso, prima di scoppiare a ridere, lasciandola di stucco.

 

"Che hai da ridere!" esclamò Bibi mentre un leggero rossore le colorava le guance.

 

Kosa riprese fiato e si avvicinò a lei con aria allegra. "Rido perché nonostante siano passati più di dieci anni e tu sia ad un passo dal diventare una regina, mi chiami ancora 'Capo'!" le spiegò.

 

Bibi sorrise. Solo in quel momento si era resa conto di quella consuetudine che aveva nel chiamare sempre in quel modo il ragazzo. "Hai ragione... che ci vuoi fare, ci sono abituata!" esclamò, voltando il viso verso lo specchio d'acqua.

 

"Per me sei ancora il capo della banda 'Suna-suna'... il ragazzino che andava a piagnucolare da mio padre!" scherzò cercando di mantenere lo stesso tono con cui era iniziata la conversazione.

 

Kosa le fu subito a fianco, provocandole un altro brivido dietro la schiena e la guardò indispettito. "Che hai da dire, ragazzina!" le rispose. Risero entrambi ricordando il giorno del loro primo incontro e scherzarono sui loro incontri-scontri che non finivano mai con un vincitore.

 

"Ricordi quando mio padre e Igaram ci pedinavano sotto i cespugli, perché si preoccupavano per me?" fece poi la ragazza, ridendo al solo ricordo.

 

"E chi può scordarli! E noi poi li ignoravamo per non crearti imbarazzo... grazie a loro però ti salvammo la vita quella volta..." aggiunse Kosa, ricordando quella brutta esperienza in cui tre briganti volevano rapire Bibi.

 

La ragazza scosse la testa al pensiero poco felice. "Lascia perdere... se penso che avrei potuto perderti per colpa mia, ancora mi sento male!" esclamò, sentendosi subito dopo una stupida per quella frase.

 

Kosa notò l'imbarazzo della principessa e sorrise. "Beh, se non ricordo male frignavi davanti al mio letto in infermeria come una mocciosetta!"

 

"Ma io ero una mocciosetta!" ribatté lei risentita. "Mi sembra ovvio che piangessi, no?" esclamò con un tono di voce un po' più alto, che Kosa ignorò, mentre prese a guardarla intensamente negli occhi.

 

"Già allora avevi così tanto in considerazione il tuo popolo... questo è sempre stato il tuo pregio migliore." le rispose semplicemente.

 

Bibi rimase colpita da quelle parole e lo fissò stupita negli occhi. Cos'era quella sensazione che le faceva battere il cuore così forte tanto da toglierle il respiro e le creava una morsa alla bocca dello stomaco? Come mai si sentiva così agitata, ma felice nello stesso tempo e non le dava la forza di staccarsi da quello sguardo come non riesce un'ape dal miele?

 

Fu certa che lui, dopo averla fissata in silenzio per qualche istante, stesse avvicinando il suo viso a quello di lei, ma non lo seppe mai con sicurezza, perché la voce di Igaram, ruppe quel momento così magico, tanto che i loro occhi si sottrassero gli uni dagli altri ed evitarono di incrociarsi ancora.

 

"Principessa Bibi! Si rende conto di che ora è? Domani mattina dobbiamo partire molto presto se vogliamo arrivare al fiume Sandorra prima di sera, dobbiamo andare a letto!" Igaram era piuttosto agitato e dopo aver salutato frettolosamente Kosa, aveva trascinato Bibi fino al loro alloggio continuando a mormorare che non avrebbero dovuto far così tardi e che il mattino dopo non sarebbero riusciti a svegliarsi in tempo.

 

 

chiusa nel silenzio

sono andata via

via dagli occhi, dalle mani, da te

 

 

Come aveva predetto Igaram, il risveglio all'alba del mattino seguente non fu molto facile, non solo a causa dell'ora tarda in cui il Ministro aveva portato a dormire Bibi, ma anche perché lei non era riuscita a prendere sonno per molto tempo ancora. Quel momento in cui lei e Kosa si erano ritrovati così vicini, così uniti da uno strano filo del destino, l'aveva turbata, e non riusciva a spiegarsi per quale motivo avesse provato tutte quelle emozioni la sera prima.

 

Dopotutto Kosa era un suo amico, anzi in qualche modo lo aveva considerato per anni come un fratello maggiore... ma allora perché si era sentita così?

 

"Sono stato davvero contento di potervi rivedere principessa!" il vecchio Toto e alcuni dei cittadini di Yuba erano presenti per salutare la loro principessa in partenza. Bibi cercò di non pensare a quanto era accaduto e sorrise all'uomo e agli altri, mostrandosi cordiale e amichevole.

 

"Anch'io sono molto contenta di aver visto voi e questa città così splendidamente ristabiliti! Yuba è tornata florida come un tempo!" esclamò la ragazza, sinceramente soddisfatta e orgogliosa.

 

"E' merito vostro se possiamo rivederla così!" fece Toto allegramente. "Piuttosto, quello sciagurato di Kosa non si è nemmeno degnato di svegliarsi in tempo per salutarvi!" borbottò poi guardandosi intorno.

 

"Lascia che dorma, è molto presto!" rispose prontamente lei. In quel momento non voleva vederlo: prima dimenticava ciò che aveva provato, meglio si sarebbe sentita.

 

Bibi salutò ancora, finché Yuba non svanì ancora una volta dietro ad una duna, e allora, questa volta al riparo nel comodo Bunch, si preparò ad un lungo viaggio.

 

 

Che donna saro'

se non sei con me

e se ti amero'

ancora di piu'

 

 

Il rumore della pioggia picchiettava su uno delle centinaia di vetri del palazzo reale ad Alubarna. Bibi adorava ascoltare quel rumore e la riempiva di gioia pensare che grazie alla pioggia il suo paese era tornato quello di un tempo. Ma quella volta il suo sguardo, nonostante fosse rivolto verso la finestra, non fissava nulla, e la sua mente era persa in ben altri pensieri.

 

Ancora i suoi occhi, ancora quella strana sensazione di disagio e di imbarazzo, e ancora il suo sguardo intenso e penetrante che l'aveva magnetizzata...

 

Scosse con forza la testa, possibile che da quando era tornata ad Alubarna non riusciva a pensare ad altro? Possibile che ogni volta che si ritrovava sola con i suoi pensieri, quel momento le ritornava alla mente e riprovava ancora quelle emozioni e sentiva che il suo umore peggiorava sempre di più?

 

Non sapeva più cosa fare, era diventato un chiodo fisso, e più cercava di dimenticare più ogni cosa si ripresentava viva come non mai e le ricordava che la lontananza tra lei e Kosa non si esauriva a qualche centinaio di chilometri. Lei era una principessa, l'erede al trono di Alabasta, aveva dei doveri nei confronti del suo popolo e non poteva trascurarli per pensare a se stessa e alla sua felicità.

 

E poi adesso voleva far felice anche suo padre. Aveva un'espressione così contenta, quando al suo ritorno le aveva annunciato che ormai era giunto il momento di trovare un compagno che l'avrebbe accompagnata nel suo difficile compito. Bibi quindi aveva acconsentito a che facesse la conoscenza di alcuni rampolli della nobiltà di Alabasta, nonostante non fosse molto convinta di poter trovare la persona giusta in pochi minuti.

 

Lei non era il tipo di persona che accettava di frequentare per tutta la vita qualcuno conosciuto in così poco tempo, lei voleva qualcuno che le fosse stato vicino e le avesse dato coraggio nei momenti difficili, qualcuno di cui si potesse fidare e su cui potesse contare quando si trovava a vivere momenti difficili come quello di poche settimane prima, e che non scappasse impaurito al primo problema, come aveva invece fatto tutta la nobiltà all'inizio delle rivolte. Bibi desiderava qualcuno che tenesse testa al suo carattere forte e determinato e che non la trattasse come una divinità da riverire, ma come una persona anche capace di sbagliare e quindi da aiutare e correggere se necessario.

 

Sorrise debolmente nel rendersi conto che a momenti avrebbe aggiunto che la sua persona ideale doveva essere un bel ragazzo biondo scuro, con dei profondi occhi castani e un sorriso furbo... e poi magari avrebbe dovuto chiamarsi Kosa!

 

"Stupida, non puoi pensare a lui adesso!" si disse, colpendosi le guance con i palmi delle mani e alzandosi dalla poltrona dov'era seduta. "Hai deciso di ascoltare tuo padre, perciò dimentichiamo tutto e guardiamo avanti!"

 

 

Strano il mio destino

mi sorprende qui

qui fermo a non capire

dove voglio andare

se tutto quell'amore

io l'ho soffiato via

ma fa male non pensare a te

 

 

La lunga scalinata dell'imponente palazzo reale di Alubarna si stagliava davanti allo sguardo dubbioso di Kosa. Ma come era finito fin lì? Senza quasi rendersene conto si era ritrovato davanti a quella scalinata con in testa il pensiero fisso di rivedere Bibi.

 

Intorno a lui la città era in fermento e caotica come sempre. Bambini che correvano ridendo, carri che percorrevano le strade, venditori che urlavano invogliando a comprare la loro merce, donne che cantavano portando in testa giare colme d'acqua e poi gente che andava di qua e di là e che a volte lo spintonavano al passaggio. E lui era lì, al centro del piazzale ad osservare quell'immensa scalinata senza muovere un dito e lasciandosi travolgere da tutto il caos intorno a lui.

 

Che ci faccio? Cosa voglio ottenere in questo modo?, si chiedeva, spostando lo sguardo e prendendo a fissare i suoi piedi. Da quella sera, da quando aveva provato l'impulso di baciarla e poi quando Bibi era partita non era passato un solo momento che la sua mente non si fosse rivolta a lei, era diventata quasi un'ossessione, così non potendone più aveva preso armi e bagagli e con la scusa di andare a trovare alcuni amici di Alubarna che erano appartenuti all'armata dei ribelli, si era incamminato in groppa ad un cavallo per il deserto.

 

Ma adesso tutto quello che aveva fatto gli sembrava la cosa più stupida al mondo. Aveva forse dimenticato che Bibi era una principessa? Cosa poteva fare un semplice contadino contro l'erede al trono di Alabasta?

 

"Che idiota che sono!" esclamò a se stesso, provando l'impulso di picchiarsi da solo. Ma cosa poteva farci se stava così male senza di lei? Sospirò ridendo di se stesso; lui, così coraggioso e impetuoso, che aveva comandato un'intera armata di ribelli, era diventato così debole e tormentato per lei!

 

"Mi scusi, è sicuro di stare bene?" una voce familiare proveniente dalle sue spalle, lo fece trasalire. Si voltò cercando di riprendere fiato e di darsi un contegno. Davanti a lui Chaka, uno dei protettori della famiglia reale lo fissava incuriosito e sorpreso per la sua presenza ad Alubarna.

 

"Salve Chaka..." disse cercando di sembrare calmo e gioviale. "E' da un po' che non ci si vede!"

 

L'uomo, dopo alcuni istanti di silenzio, sorrise amichevolmente. "Hai ragione Kosa... ma cosa ci fai da queste parti?"

 

"Oh, beh... sono venuto a trovare alcuni amici, sono stati feriti durante la rivolta e mi hanno chiesto di far loro una visita... così sono venuto!" rispose un po' agitato, dandosi dello stupido per aver peggiorato ancora di più la sua bugia, aggiungendoci anche dei feriti.

 

Chaka lo guardò sospettoso e gli istanti di silenzio che seguirono fecero sentire Kosa terribilmente a disagio. Possibile che l'uomo avesse compreso la vera ragione per cui si trovava lì?

 

"Scommetto che non hai ancora trovato un posto dove alloggiare..." ipotizzò infine il comandante, permettendo al ragazzo di tornare a respirare. Kosa scosse la testa.

 

"Bene!" esclamò sorridendo allegramente. "Vorrà dire che verrai a palazzo! Sono certo che al re farà piacere incontrati di nuovo!"

 

Kosa si sentì intrappolato. Se solo qualche minuto prima aveva pensato di tornare indietro a Yuba, adesso si era ritrovato ad alloggiare proprio ad un passo da Bibi! "Ma... non saprei, ecco..." provò a farfugliare agitato.

 

Chaka non gli dette la possibilità di controbattere e posandogli una mano sulla spalla e prendendo le briglie del suo cavallo, lo condusse verso la scalinata.

 

Il re fu effettivamente molto contento di poter rivedere Kosa e fu completamente d'accordo nell'ospitarlo finché avesse voluto. Kosa non aveva saputo far altro che ringraziare, mentre il pensiero fisso che in quel palazzo si trovava anche Bibi e che presto l'avrebbe incontrata di nuovo, lo faceva ammattire.

 

"Cenerai con noi Kosa, ovviamente!" propose re Kobra amichevole. "Bibi sarà contenta di rivederti, le farai una bella sorpresa quando questa sera rientrerà a palazzo!"

 

"Questa sera?" chiese Kosa confuso, mentre un leggero sospiro di sollievo premette per uscire.

 

Il sovrano ignorò la reazione del ragazzo e rispose tranquillamente. "Sì, si è dovuta allontanare per una faccenda amministrativa, ma per questa sera sarà di ritorno... piuttosto Kosa, vai a rinfrescarti, il viaggio è stato lungo! Poi potrai andare a trovare i tuoi amici."

 

"La ringrazio, credo che ascolterò il suo consiglio." rispose inchinandosi leggermente e allontanandosi dalla sala del trono.

 

Dopo essersi ripulito e riposato, decise di uscire dal palazzo e fare un giro per la città, nella speranza di incontrare veramente qualche vecchio amico. Indugiò qualche minuto nel giardino del palazzo, respirando a fondo l'aria familiare che gli riportava alla mente tanti ricordi della sua infanzia. Era così rilassante passeggiare per quelle aiuole ora così rigogliose, che per un po' scordò completamente tutti i suoi tormenti e il motivo per cui si trovava in quel posto.

 

Così leggero e risollevato quasi non rischiò un infarto, quando voltato l'angolo si ritrovò faccia a faccia proprio con il suo tormento.

 

Bibi sembrava avere l'aria confusa, ma il ragazzo non notò quanto in realtà fosse sconvolta. "Kosa?!?"

 

 

Che donna saro'

se non sei con me

e se ti amero'

ancora di piu'

 

 

Non riusciva ancora a crederci... Kosa era ad Alubarna, lì davanti a lei, che cenava al suo stesso tavolo e conversava con suo padre! Avrebbe voluto essere in collera con lui, dopo tutto quel tempo perso a convincersi che avrebbe fatto meglio a dimenticarlo, che doveva pensare al futuro del suo paese, eppure quando se l'era ritrovato davanti non era riuscita a frenare il battito del cuore che aumentava sempre di più e quella sensazione di impotenza e di stravolgimento emotivo.

 

Allora non erano serviti a niente tutti quei discorsi, tutti quelle volte in cui dopo ore di silenzio era giunta alla conclusione che quella fosse la soluzione migliore. Ora che lui era davanti a lei e le sorrideva quando i loro occhi si incrociavano, Bibi si sentiva sempre più innamorata di quel ragazzo e meno sapeva come uscire da quel tunnel che aveva imboccato senza volerlo...

 

"Ciao Capo..." Quella notte Bibi non riusciva a dormire. Aveva provato più volte a rilassarsi cercando conforto nel sonno, ma sembrava che anche questo le fosse impedito, così aveva deciso di fare quattro passi fuori per godere dell'aria fresca della notte. Pensando a quanto fosse strano il destino, si era ritrovata a salutare Kosa, anch'egli in giro a quell'ora e forse con la stessa idea.

 

"Bibi... che ci fai in giro a quest'ora?" chiese sorpreso di incontrare proprio lei in quel momento.

 

La ragazza lo guardò con aria corrucciata. "Anch'io dovrei farti la stessa domanda, sai? Comunque non riesco a dormire..." puntualizzò avvicinandosi a lui. Kosa era affacciato ad un terrazzo che dava sulla città e Bibi pensò che fosse splendida a quell'ora, così quieta e tranquilla e illuminata da tante piccole lucine che provenivano dalle abitazioni.

 

Seguirono alcuni istanti di silenzio nei quali né l'una né nell'altro avevano idea di come attaccar bottone per iniziare un discorso. Alla fine fu Bibi a trovare qualcosa da dire, che però le sembrò piuttosto stupida.

 

"Allora... papà mi ha detto che sei venuto per trovare alcuni amici..."

 

"Già..." rispose soltanto lui. Bibi sentì le forze che la abbandonavano: perché diamine doveva rispondere a monosillabi?

 

"Mi... mi dispiace..." provò ancora lei senza darsi per vinta. "... per colpa mia che sono tornata prima ti ho impedito di andare dai loro..."

 

Kosa si sentì improvvisamente colpevole. "Lascia perdere, non dovrebbe interessarti!" rispose bruscamente, pentendosene subito dopo.

 

Bibi si stupì per quella reazione, ma non aggiunse altro e si zittì nuovamente.

 

Trascorsero ancora alcuni istanti di silenzio imbarazzato. "Senti Bibi, scusa... non volevo essere..." iniziò Kosa, ma venne quasi subito interrotto dalla ragazza.

 

"No scusami tu... ora penso che andrò a letto, domani ho un incontro con i miei pretendenti... buonanotte." rispose secca e con un tono di voce così duro che stupì il ragazzo.

 

I suoi cosa?, si era chiesto lui dopo che si fu allontanata. Voleva forse dire che c'erano dei pretendenti alla sua mano? Si batté la fronte con una mano... era ovvio che ci fosse già qualcuno pronto a sposarla, Bibi aveva l'età giusta e ormai non vi era nessuno ostacolo che le impedisse di trovarsi un compagno!

 

E lui sperava di poter competere anche con uno solo di tutti i pretendenti che le avrebbero chiesto la mano? Che cosa idiota da pensare, anzi lui era un idiota!

 

Senza contare che per il suo carattere bastava poco per poterla ferire e la prova era avvenuta pochi minuti prima. Non c'era alcuna speranza e lui era un illuso se ancora pensava a lei...

 

Il giorno seguente, si presentarono effettivamente una decina di rampolli delle famiglie nobili di Alabasta. Provenivano da tutto il regno, alcuni anche da Katorea e da Rain Base, e avevano l'aria piuttosto nervosa.

 

Kosa li squadrò tutti dal primo all'ultimo, sentendo una rabbia crescergli dentro sempre di più. In realtà aveva escluso a priori la possibilità che lui fosse geloso, o forse si aggiungeva al suo stato d'animo, perché già da tempo non poteva sopportare la presenza di quella nobiltà codarda nel regno di Alabasta. Sin dai primi albori della rivolta infatti, erano fuggiti dal regno o si erano nascosti portando con sé tutte le loro ricchezze e così avevano impoverito ancora di più il paese e non erano stati d'aiuto per nessuno.

 

Poi, due settimane dopo la fine della Battaglia di Alabasta si erano rifatti vivi chiedendo perdono e prostrandosi davanti al re. Per Kosa, il sovrano era stato fin troppo magnanimo, ma la decisione spettava unicamente a lui, perciò alla fine tutti si erano rassegnati.

 

Ora i figli di quei traditori si trovavano nella sala del trono, con l'aria falsamente impaurita e ossequiosa, che in realtà celava il desiderio ben più importante di ottenere il potere.

 

Kosa non riusciva a non provare odio per tutte quelle persone, ma preoccupato per Bibi non riuscì ad allontanarsi dalla Sala e restò per tutto il tempo in un angolo a guardare la lunga fila di pretendenti con aria torva e borbottando parole poco gentili contro di essi.

 

Riuscì a tirare un sospiro di sollievo quando notò con piacere che Bibi non era stata in gradi di scegliere un compagno. Impacciata fin dall'inizio con chiunque si trovasse davanti e poi anche disgustata dal comportamento poco nobile che avevano avuto i pretendenti, aveva deciso di rispedirli tutti a casa e di chiudere quella che era diventata a poco a poco una farsa.

 

Con lei nemmeno Igaram, Chaka e Pell che erano nella Sala, e lo stesso re Kobra avevano potuto sopportare oltre quegli individui. Bibi poi, era uscita dalla stanza nauseata e stravolta e aveva avvisato che sarebbe andata a fare una passeggiata.

 

Kosa si sentiva molto più sollevato e non era riuscito a non sorridere al pensiero che tutto fosse finito con un nulla di fatto. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma dopo aver assistito a quell'incontro il pensiero prima debole e offuscato e poi via via sempre più intenso di una piccola possibilità, si era impossessato della sua mente.

 

Lui non era come quei rampolli tutto titolo e nient'altro che l'avevano nauseata, lui non la riveriva come una divinità ma la trattava come un normale essere umano, lui non si era arreso quando aveva avuto bisogno del suo aiuto, ma soprattutto lui era l'unico che l'amasse davvero.

 

"Non mi arrenderò... riuscirò a conquistarti!"

 

 

Io non ti perdero'

oltre il tempo e le distanze andro'

piu' vicino a te

volando al cuore

gli parlero' di me,

e restero'

per non lasciarti piu',

per non lasciarti piu'

 

 

Ormai Kosa era deciso a tutto. Avrebbe cercato di conquistarla, di farle comprendere i suoi sentimenti e poi avrebbe deciso lei come comportarsi, lei avrebbe scelto se ricambiarlo o meno. Adesso più che mai aveva voglia di vederla, di parlarle e di rivelarle ogni cosa. Aveva detto di essere andata a fare quattro passi... allora avrebbe atteso il suo ritorno; per quanto impaziente, un paio d'ore non sarebbero state niente in confronto.

 

Aveva lasciato già da un po' la sala del trono e senza meta, perso nei suoi pensieri, aveva iniziato a girovagare per il palazzo.

 

"Kosa!" il ragazzo tornò alla realtà e volse lo sguardo nella direzione in cui aveva sentito la voce di re Kobra. Si fermò attendendo che lui lo raggiungesse.

 

"Hai qualcosa da fare? Avevo voglia di un the, perché non mi fai compagnia?" propose l'uomo dandogli una pacca sulla spalla.

 

Kosa sorrise. "D'accordo..." rispose pensando di avere un po' di tempo libero prima del ritorno di Bibi.

 

Il sovrano lo portò in una saletta privata dove lo fece accomodare. "Allora Kosa... che ti è sembrato dell'incontro di oggi?" chiese senza preamboli re Kobra mentre con un sospiro sedeva su una poltrona.

 

Kosa lo guardò per un istante sul viso sperando di poter avere un'idea sulla risposta da dare. Avrebbe tanto voluto dirgli cosa ne pensava realmente, ma aveva paura che il re se la prendesse a male. Da quando lo aveva incontrato poi, aveva avvertito una strana sensazione, come se da un momento a l'altro avrebbe potuto provocargli una grande delusione.

 

Kobra gli sorrise con aria complice. "Tranquillo Kosa, puoi dire tranquillamente quello che pensi, nemmeno io ho avuto una buona impressione di quei nobili!" lo esortò dandogli coraggio.

 

"Beh..." azzardò Kosa. "... dire che non hanno dato una buona impressione mi sembra un po' poco..."

 

"E' perché nemmeno io ho voluto sbilanciarmi troppo!" scherzò il sovrano, scoppiando in una risata. "Allora anche a te hanno fatto ribrezzo, caro Kosa?"

 

Il ragazzo annuì sorridendo. "Direi che il loro comportamento è stato riprovevole nei confronti di Bibi... avrebbero potuto evitare di essere così untuosi!" aggiunse senza più timore di dire qualcosa di sbagliato.

 

Il re sospirò. "Ma cosa posso fare se tutta la classe nobile di Alabasta è allo stesso livello... Bibi ha bisogno di qualcuno veramente nobile!"

 

"Come?" chiese Kosa agitandosi. Ora iniziava a capire il perché di quello strano stato d'animo che lo aveva attanagliato fino a quel momento...

 

"Vedi Kosa, Bibi è una ragazza eccezionale per la sua età... ha a cuore il suo popolo come non mai ed è pronta a rischiare la vita nonostante sia ancora una ragazzina... io vorrei che l'accompagnasse qualcuno veramente degno di lei, è la cosa che più desidero, oltre che vedere il mio paese in pace..."

 

Tradimento, ecco cosa provava. Se lui avesse portato a termine tutti i suoi imprudenti propositi, avrebbe tradito gli ideali di Bibi, suo padre e ancor di più il suo paese. Come poteva costringere lei a scegliere tra il suo regno e lui? Tra l'altro non era nemmeno sicuro che Bibi ricambiasse i suoi sentimenti, anzi adesso che ci pensava era quasi impossibile.

 

"Kosa, stai bene? Mi sembri preoccupato..." chiese Kobra notando lo sguardo per niente disteso del ragazzo.

 

Questi tornò alla realtà e scosse la testa con un sorriso di circostanza. "No, va tutto bene... è solo che stavo pensando di tornare a Yuba... mio padre avrà bisogno di aiuto."

 

Il re lo guardò poco convinto. "Ma come, te ne vai già? E i tuoi amici? Hai fatto tanta strada per vederli e vuoi ripartire senza incontrarli?" chiese.

 

Kosa si alzò in piedi di scatto. "Infatti avevo intenzione di andare in questo pomeriggio, anzi forse è il caso che mi sbrighi prima del tramonto!" aggiunse salutando il sovrano e raggiungendo a grandi passi la porta della stanza.

 

Sentiva di soffocare in quella sala, aveva bisogno di prendere una boccata d'aria e appena possibile di allontanarsi da Alubarna. Così come si trovava percorse con passo spedito i lunghi corridoi del palazzo fino a raggiungere la scalinata.

 

Dove sarebbe andato adesso? Doveva lasciar trascorrere del tempo prima di tornare a palazzo per fare le valigie, ma in quel momento non aveva nessuna intenzione di restare per ore in balia del caos cittadino, aveva bisogno di un posto tranquillo... forse sarebbe andato fuori città...

 

Ma la risposta gli arrivò non appena alzò lo sguardo da terra. "L'orologio..."

 

 

E' chiaro il mio destino

mi riporta qui

a un passo dal tuo cuore

io ti raggiungero',

provero' a gridare

e forse sentirai

la mia voce che ti chiama se vuoi

 

 

Dall'alto della torre dell'orologio la vista era sempre stata splendida. Bibi adorava quel posto, così legato ai ricordi della sua infanzia. Spesso ripensava con una punta di malinconia agli anni in cui lei a Kosa facevano parte della banda Suna-Suna, e avevano deciso di fare dell'orologio il loro quartier generale, e ricordò quando spesso erano stati costretti a scappare via perché il custode della struttura non permetteva che salissero fino in cima. Dopo la fine della rivolta non ci aveva più messo piede perché per molto tempo aveva avuto negli occhi quegli ultimi momenti della battaglia, e tutto il dolore che aveva provato... ma quando dopo quell'orribile giornata trascorsa tra i nobili del suo regno, aveva visto dal piazzale l'orologio, immediatamente aveva ricollegato quell'immagine a Kosa e alla sua infanzia.

 

Si era sentita soffocare nella sala del trono, e avrebbe preferito che Kosa non fosse stato presente durante l'incontro, ma lui era rimasto per tutto il tempo in un angolo a pensare chissà cosa, mentre lei avrebbe voluto mandare al diavolo tutto e scegliere lui.

 

Un pensiero le balenò all'improvviso in mente. Era davvero sicura che Kosa ricambiasse i suoi sentimenti? No, anzi se ripensava a quello che era accaduto la sera precedente, allora non aveva nessuna probabilità. Kosa le aveva risposto bruscamente perché si era impicciata troppo dei suoi affari, era ovvio che a lui non interessava...

 

Ma cosa poteva farci se stava così male per lui? Quanto avrebbe voluto che in mezzo a quei ragazzi quel giorno, ci fosse stato anche lui pronto a diventare il suo compagno per la vita...

 

"Kosa!!!" urlò d'impulso al vento. "Perché non sei nato nobile!!!"

 

La sua voce si perse nell'aria riecheggiando debolmente. Bibi riprese fiato dopo quell'urlo liberatorio, pensando che alla radice fosse quello l'unico problema.

 

"Che intendi dire?"

 

La voce proprio del diretto interessato, proveniente dalle sue spalle la fece irrigidire di colpo e spaventare. Si voltò di scatto con aria sconvolta, mentre cercava in tutti i modi di trovare una scusa che spiegasse quel piccolo sfogo.

 

Kosa sembrava agitato e aveva anche il fiato un po' corto per via della lunga salita fino in cima. Le si avvicinò con aria nervosa. "Che cosa volevi dire prima?" chiese ancora.

 

Bibi ancora senza idee, tentò di cambiare discorso. "Che... che cosa ci fai qui, Kosa?" domandò senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.

 

"Dovrei farti la stessa domanda..." disse lui allo stesso modo della sera precedente, poi si fece più serio. "... ma mi preme di più sapere perché hai detto quelle cose!"

 

Bibi non rispose e continuò a rimanere in silenzio evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. Sentiva che l'agitazione e l'ansia crescevano sempre più dentro di lei, e in più un fastidioso pizzicore già aveva preso a bruciarle gli occhi.

 

Continuò a ripetersi mentalmente che non avrebbe potuto mettersi a piangere, e cercò di farsi forza. Ma quando lui le fu così vicino da sentire il suo respiro agitato, credette di non poter resistere ancora.

 

"Bibi rispondimi, voglio capire le tue intenzioni!" le disse ancora. Sembrava arrabbiato, anzi furioso dal tono di voce... ormai Bibi lo sapeva, se lui fosse venuto a conoscenza di quello che lei provava, di sicuro l'avrebbe odiata.

 

Ma come fare a opporsi ancora? Kosa era sempre più oppressivo e lei sentiva che non avrebbe retto più.

 

"Bibi parla, accidenti!" esclamò alla fine lui prendendole il viso con una mano e volgendolo dalla sua parte.

 

Bibi non resistette più, e non appena i suoi occhi incrociarono quelli di lui, ogni pensiero, ogni parola premette in maniera irrefrenabile per uscire. "Io non posso parlare, maledizione!!!" sbraitò. Kosa non si scompose e rimase a fissarla con aria seria.

 

La ragazza ora sentiva la rabbia aumentarle sempre di più, incoraggiata anche dall'assenza di una reazione da parte di lui. Le lacrime ormai avevano preso a rigarle il volto e si sentiva impotente e senza via d'uscita.

 

"Come faccio a dirti che non voglio lasciarti andare!"

 

Il silenzio regnò per alcuni istanti, rotto soltanto dai singhiozzi di Bibi, ormai desiderosa di aprirsi a lui.

 

"Che vuoi sapere... eh, Kosa?" iniziò di nuovo, senza avere il coraggio di fissare i suoi occhi. "Che avrei voluto che ci fossi tu là in mezzo oggi? Che sto male al pensiero di non poterti vedere e che so di non poterti avere mai? Vuoi sapere che non ne posso più di tormentarmi in questo modo, e che vorrei scappare via per dimenticare tutti i miei problemi... vediamo se mi sento meglio ora che ne torni a Yuba sapendo che mi odierai per quello che ti ho detto, magari..."

 

Le parole le morirono in gola quando sentì la stretta presa di Kosa intorno a lei e il suo fiato così caldo e tranquillizzante solleticarle il collo bianco.

 

"Stupida, perché non hai parlato prima!" esclamò Kosa stringendola forte. Bibi sentiva la sua mente confusa e pesante, mentre un unico pensiero si presentava più nitido e così intenso da farle palpitare il cuore... era tra le sue braccia, lui la strava stringendo a sé... e immediatamente desiderò che quel momento potesse durare in eterno.

 

"Ti rendi conto che hai fatto penare anche me?" esclamò il ragazzo, prendendole il volto con le mani calde e sicure e guardandola negli occhi con ardore.

 

Bibi credette di impazzire quando avvertì il tocco prima leggero e poi sempre più intenso delle sue labbra. Non riusciva a credere a quello che stava vivendo in quel momento, tanto che ebbe timore che fosse tutto un sogno.

 

Ma quello che stava accadendo... doveva restare un sogno!

 

Utilizzando tutta la sua forza di volontà, abbandonò bruscamente le labbra asciutte di Kosa e fissò i suoi occhi stupiti, mentre le lacrime cominciarono nuovamente ad offuscarle la vista.

 

"Non posso, Kosa... io... io..." farfugliò. Avrebbe voluto spiegargli che lei era la principessa, che non poteva pensare a se stessa, ma al suo popolo, fargli capire che era costretta e che soffriva per questo, ma non le riuscì di parlare ancora, tanto la rabbia e lo sconforto la opprimevano.

 

Kosa sospirò chiudendo per un attimo gli occhi, quasi nella speranza che riaprendoli non avrebbe più visto Bibi in lacrime. "Ho capito... perdonami Bibi, sono un'egoista..." non disse più nulla, ma avvicinandosi a lei ancora una volta le chiese un altro bacio, intenso e colmo di passione, prima di sussurrarle un addio e allontanarsi il più velocemente possibile.

 

Bibi si sentiva a pezzi. Lo vide a stento sparire dietro una crepa che fungeva da passaggio, tanto le lacrime le riempivano gli occhi. Avrebbe voluto urlare al mondo intero quello che provava in quel momento, avrebbe voluto distruggere tutto quello che si trovava davanti, avrebbe voluto dire a tutti che rinunciava ad essere l'erede al trono, ma l'unica cosa che le riuscì di fare fu di crollare a terra in singhiozzi.

 

 

Che donna saro'

se non sei con me

e se ti amero'

ancora di piu'

 

 

I raggi del sole del primo mattino illuminavano la stanza di Bibi e le cortine del letto a baldacchino già vuoto a quell'ora. La ragazza sedeva con aria spenta davanti alla sua Toeletta, e fissava controvoglia la sua immagine riflessa nello specchio.

 

La sua aria era veramente stravolta, gli occhi gonfi per il pianto e l'aria lugubre le davano un aspetto orribile. Sapeva che in quel momento Kosa stava per partire, ma lei non aveva nessuna intenzione di vederlo e di incontrarlo. La sera precedente era riuscita ad evitarlo chiudendosi in camera non appena era rientrata a palazzo e saltando la cena, ma per tutto il tempo aveva provato un'irresistibile desiderio di rivederlo, di poter stare ancora tra le sue braccia, di sentire il sapore delle sue labbra, cosa che era servito solo a peggiorarle l'umore.

 

Non poteva continuare così, doveva essere forte, come sempre, e cercare di reagire, di superare quel momento di sconforto, ma sentiva che se Kosa non si fosse allontanato dal palazzo, lei avrebbe continuato a pensarlo così vicino a lei e non avrebbe risolto nulla. Così aspettava impaziente che lui si allontanasse, che svanisse dalla sua vita e la lasciasse libera. 

 

"Principessa Bibi? Principessa posso entrare?" la voce di Terracotta, la moglie di Igaram, la fece sussultare. 

 

"Non me la sento di scendere, signora Terracotta... dì a mio padre che rimarrò in camera!" rispose, sperando con tutto il cuore che la donna si accontentasse e non si ostinasse a convincerla ad uscire da lì. Le sue preghiere vennero esaudite, perché si allontanò aggiungendo solo un: "D'accordo". 

 

Si affacciò alla finestra che dava sull'entrata del palazzo. Vide suo padre alcuni suoi collaboratori, tra cui Chaka e Igaram, che salutavano Kosa. Lo vide salutare con il sorriso sul volto... chissà se anche lui soffriva come lei in quel momento. 

 

Bibi lo seguì fino a che non sparì dalla sua vista e solo allora sospirò allontanandosi dalla finestra e asciugandosi una lacrima che era sfuggita al suo controllo. 

 

Era finita, ormai lui era andato via e forse non lo avrebbe più rivisto. L'unica cosa da fare era reagire e ritornare a sorridere... 

 

Non erano trascorse che un paio d'ore ma a lei erano sembrate un'eternità. Era rimasta per tutto il tempo chiusa nella sua stanza, la mente persa in innumerevoli pensieri e l'anima spenta e vuota. 

 

Si era convinta che avrebbe dovuto reagire, ma non era semplice se  il pensiero fisso di ciò che aveva perso le martellava in testa senza tregua. 

 

Ritornò bruscamente alla realtà, quando sentì che qualcuno bussava alla porta. "Bibi, posso entrare?" 

 

Suo padre. Cosa voleva da lei? Non aveva voglia di vederlo, si sentiva malissimo se pensava che per un attimo aveva pensato di tradirlo. "Non mi sento molto bene, papà..." disse cercando una scusa che però non le sembrò granché. 

 

Il re ignorò la sua risposta ed entrò ugualmente. Aveva sul volto un'espressione preoccupata, e dopo essersi avvicinato alla figlia che sedeva sul letto, giunse immediatamente al nocciolo della questione senza preamboli. 

 

"Allora, che ti prende, figlia mia?" chiese sorridendogli paternamente. 

 

Bibi evitò i suoi occhi indagatori e cercò di sembrare quanto più calma possibile. "Niente papà, credo che sia solo un po' di stanchezza, tutto qui...". 

 

Re Kobra la guardò sospettoso. "Stanchezza la mia energica figlia? Non è da te..." le disse provocandole non poco disagio. Sentiva che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere. Perché suo padre era così dolce con lei? Non sarebbe riuscita a resistergli ancora... 

 

"Allora non mi vuoi proprio dire cosa ti ha spinto a chiuderti qua dentro, che non ti ha nemmeno permesso di salutare un tuo amico che partiva?" chiese ancora il padre. "Kosa ci teneva, lo sai?" 

 

Solo nel sentire il suo nome, il suo cuore perse un battito. Possibile che non fosse in grado di dimenticarlo? Possibile che dovesse soffrire in quel modo a causa dei suoi ideali? 

 

Ancora una volta i suoi occhi si riempirono di lacrime. Senza più riuscire a contenersi si gettò tra le braccia di suo padre piangendo come una bambina, mentre l'uomo la guardava stupito. 

 

"M-ma Bibi, che ti prende?" chiese confuso. 

 

"Non ci riesco, papà, non ce la faccio!!!" esclamò la ragazza, quasi come se il padre fosse a conoscenza di tutto. 

 

Il sovrano la strinse in un abbraccio sospirando. "Me lo sentivo che avevate qualcosa di strano, voi due..." mormorò, poi si rivolse alla figlia in tono dolce. "Non è che per caso ha a che fare con un certo amico d'infanzia?" chiese con fare complice. 

 

Bibi alzò lo sguardo bagnato dalle lacrime e lo fissò a bocca aperta, prima di tornare a inumidirgli la spalla. "Non riesco a dimenticarlo papà, come posso fare...?" chiese sperando con tutto il cuore che suo padre potesse aiutarla. 

 

"E perché mai dovresti dimenticarlo?"chiese allegramente l'uomo. 

 

Bibi era sconvolta: forse suo padre non aveva compreso bene la situazione. Ritornò composta e cercò di asciugarsi il viso con aria confusa. 

 

"Ma papà, non capisci? Lui è..." 

 

"Bibi..." la interruppe il sovrano. "... io desidero che tu abbia al tuo fianco una persona degna di te... e che riesca anche a tenerti testa se ci riesce!" scherzò sorridendo. Mentre parlava Bibi si sentiva sempre più confusa, ma una strana premonizione su quello voleva dire suo padre pian piano si faceva sempre più forza nella mente. 

 

":.. per questo penso che Kosa sia l'unico in grado di soddisfare questi miei desideri! Bibi a me non importa che lui sia solo un contadino, se nemmeno per te è un problema, allora che senso ha tormentarsi in questo modo? E poi Kosa ama il suo paese, ha a cuore il nostro popolo proprio come noi e sicuramente molto più di tutti quei falsi nobili che si sono presentati qui ieri... lui è molto più nobile di loro, ne sono certo di questo!" 

 

La ragazza era rimasta senza parole. Possibile che suo padre volesse proprio dire quello che aveva tanto desiderato? 

 

"Ma allora... vuoi dire che..." balbettò turbata. 

 

"Che stai aspettando a raggiungerlo?" la interruppe l'uomo. Bibi non se lo fece ripetere due volte; saltò in piedi con uno scatto e regalò a suo padre un bacio, ringraziandolo agitata. 

 

Dopo essersi fiondata in giardino ed essere saltata in groppa a Karl, si diresse correndo verso il deserto. Kosa viaggiava a cavallo, ma con una super-anatra non avrebbe avuto nessuno problema per raggiungerlo. 

 

Non riusciva e crederci, fino a qualche attimo prima si trovava nella sua stanza triste e distrutta e adesso stava correndo come una matta per raggiungere la persona che amava. 

 

Eccolo che già si intravedeva da lontano, ora lo avrebbe raggiunto e gli avrebbe spiegato tutto; e lui avrebbe compreso la faccenda, forse avrebbe esitato, ma lei sapeva già cosa fare... lo avrebbe baciato e abbracciato e gli avrebbe detto l'unica cosa che le sembrava la più giusta e che lo avrebbe convinto. Ormai era sicura di ciò che voleva e niente avrebbe potuto più far vacillare le sue certezze. 

 

Un urlo di richiamo, un viso sbigottito e poi un lungo bacio... una folata di vento e due occhi decisi a tutto...

 

"Niente potrà più separarci, è questo il nostro destino!" 

 

 

Io non ti perdero' 

oltre il tempo e le distanze andro' 

piu' vicino a te, 

volando al cuore 

gli parlero' di me 

e restero' 

per non lasciarti piu', 

per non lasciarti piu'.

 

 

 

Fine

   
 
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