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Autore: Pardal    12/02/2012    0 recensioni
Due fratelli. Un campionato da vincere e da salvare. Un'unica grande passione: le corse!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

La Fontana non era altro che il luogo di ritrovo di molti dei giovani di Helena City. Si trovava nella Piazza Centrale della città, l’unico spiazzo libero dagli ammassi di cemento e vetro che asfissiavano il resto della città.
Zackary era seduto su di uno scalino, i gomiti appoggiati sul bordo dell’enorme vasca della fontana. Dietro di lui si stagliava una statua di marmo, raffigurante un uomo con delle enormi ali sulle spalle, immortalato mentre protendeva una mano verso il cielo. I muscoli scolpiti da una mano esperta erano perennemente bagnati dai fitti zampilli d’acqua, che creavano coreografie articolate e trasparenti.
Attorno, la folla si muoveva caotica e ormai indifferente a quello spettacolo.
Vista dall’alto, la Piazza Centrale risultava quasi come un buco nel cuore della città, posta giusto nel punto di incontro tra le due grandi strade perpendicolari, la Via Yend e la Via Ruen, che dividevano Helena City nei suoi caratteristici quattro quartieri chiamati Quadranti.
La città copriva una superficie vastissima e anche per questo era diventata il Capoluogo del Demarcato di Vetessa oltre ad essere una delle maggiori potenze economiche e tecnologiche tra i cinque Demarcati di Cyon.
Zackary abitava nella periferia nord del Quadrante 2 e per raggiungere la Fontana aveva utilizzato l’unico mezzo pubblico della città: il Subbus. Infatti, al di sotto delle fondamenta degli altissimi grattacieli, si trovava una fitta rete di monorotaie, cavalcate dai Subbus, velocissime vetture che ormai avevano ben poco in comune con i loro antenati treni. Erano così efficienti e numerosi che di automobili nelle strade di Helena City ormai se ne vedevano ben poche.
Zackary era fermo in quel punto da qualche minuto, il naso all’insù, lo sguardo perso verso l’alto. Quella era una delle poche volte in cui poteva guardare il cielo in tutta la sua pienezza, perdendosi in quell’azzurro così luminoso, lasciando da parte…
-Hey amico! Se rimani ancora immobile i piccioni verranno a posarsi su di te, scambiandoti per un amico di quel tizio- disse un nuovo arrivato, indicando col mento la statua nella fontana.
Zackary squadrò scherzosamente Yan e si rialzò in piedi.
Insieme si avviarono verso le scale che portavano ai Subbus. La gente si affollava verso i gradini con la fretta che caratterizzava le folle delle grandi metropoli, a volte spintonando, a volte domandando scusa.
Quando arrivarono al binario la vettura ad un vagone era già lì, mezza piena. Si affrettarono a raggiungerla e riuscirono ad entrare pochi secondi prima che le porte scorrevoli si richiudessero.
-Pensi che ci faranno entrare anche se non abbiamo alcun permesso?- chiese Yan, non prima di aver sorriso ad una ragazza passata loro accanto.
-Non ho mai detto che saremo entrati per le porte principali- rispose a bassa voce Zack, ghignando.
L’amico lo guardò con un sopracciglio inarcato.
-Devo preoccuparmi?-
Il ghigno sulle sue labbra si allargò.
-Certo che no, lascia fare a me!-
Alla fine Yan si rassegnò e fece spallucce. In fondo lui era il primo a volersi divertire un po’.
Nel frattempo il vagone sfrecciava ad alta velocità, senza l’ombra di sussulti o tremolii, grazie ai cuscinetti posti nei punti d’aggancio tra la rotaia e il vagone.
In tutto, il viaggio non durò più di un quarto d’ora. Il Subbus li aveva portati ai margini della città, da quel punto avrebbero dovuto prendere una navetta che li avrebbe condotti all’autodromo.
Zackary non fece fatica a trovare la fermata della suddetta, tante le volte che l’aveva presa, e in poco tempo si ritrovarono davanti al grande palazzo di vetro che svettava all’ingresso del circuito di Helena City. I raggi del sole picchiavano contro tutte quelle finestre, scomponendosi e creando giochi di luce che finirono per accecare i due giovani.
Ai due lati del palazzo si trovavano le imponenti strutture degli spalti, dietro le quali, Zackary lo sapeva bene, si trovavano i box.
Non erano gli unici ad essere lì: frotte di giornalisti intasavano il vastissimo parcheggio, ostacolati dai curiosi che erano accorsi nella speranza di poter accaparrarsi qualche autografo.
Ma l’attenzione dei ragazzi era tutta focalizzata sui due energumeni posizionati a braccia incrociate all’entrata del circuito. Yan si fece scappare un gemito strozzato.
-Non preoccuparti e seguimi.- Zackary afferrò l’amico per la maglia, trascinandolo verso gli spalti alla destra del palazzo di vetro. Superati questi si ritrovarono in un punto al di fuori dell’autodromo, dove si poteva osservare una delle curve della pista. Erano separati da essa da una grata in ferro che ad una prima occhiata poteva sembrare fragile e facile da oltrepassare, ma Zackary sapeva che era protetta da potenti scariche elettriche che la attraversavano in ogni punto.
-Vedi? Dobbiamo solo raggiungere quell’altra fila di spalti laggiù- disse il giovane indicando degli spalti a circa cinquecento piedi da loro.
Yan sbuffò. - E’ una bella passeggiata, eh?- e prese a rincorrere l’amico che era già partito.
Arrivati sotto la costruzione di ferro il giovane si guardò attorno, come in cerca di qualcosa. Se poi quel qualcosa fosse nella sua mente o nel mondo fisico era un mistero. Alla fine Zackary si aggrappò ad una delle sbarre di ferro e iniziò ad arrampicarsi in quell’intrico di travi e bulloni.
Yan strabuzzò gli occhi e si guardò attorno, allarmato.
- Che diamine combini!?-
-Sei ancora lì? Forza, Sali!- disse in tutta risposta Zack, già a una ventina di piedi di altezza.
-Una volta in cima agli spalti saremo dentro, dai!-
-Ma è una follia!-
-Non sei sempre tu a dirmi che devo divertirmi un pò?- Il giovane continuava la sua scalata, imperterrito.
-Non certo in questo modo!-
Yan si guardò un’ultima volta indietro, passandosi una mano tra i capelli. Poi guardò verso l’alto cercando di calcolare quanto si sarebbe potuto far male cadendo da un’altezza del genere. Non c’erano dubbi: sarebbe morto.
Anche se aveva la netta sensazione che quella bravata sarebbe finita sui giornali il giorno dopo afferrò la prima sbarra di metallo davanti a sé e iniziò la scalata, con qualche difficoltà in più rispetto all’amico. Effettivamente Zackary procedeva spedito, spinto, molto probabilmente, dal desiderio di rivedere il fratello.
- Ci saranno sicuramente delle telecamere!- gridò ad un tratto Yan dal basso.
Zack imprecò. Non ci aveva pensato. Ma non gli importava ormai.
-Tu scendi! Farò da solo, non voglio che tu finisca nei guai per me!-
-Neanche per idea, amico! Ho detto che ti avrei accompagnato e ti accompagnerò.- Yan fece una pausa, guardando verso il basso.- Inoltre non saprei proprio come scendere…- aggiunse con voce stridula.
Il giovane non potè fare a meno di sorridere. Era rassicurante sapere che stava compiendo una pazzia in buona compagnia.
Nel frattempo la meta si era avvicinata ancora, mentre Zackary iniziava a sentir bruciare i palmi della mano e i polpacci per il troppo sforzo.
- Cavoli… non avrei mai immaginato di riuscire a fare una cosa del genere.- disse Yan, il fiato corto.
- E perché mai? Ci arrampicavamo sugli alberi, la cosa non è poi così diversa.-
Zackary aveva appena appoggiato la mano sulla piattaforma finale degli spalti. Ora non rimaneva altro che tirarsi su.
Un ultimo sforzo, forza Zack!
E con i muscoli tesi fino allo spasmo e un grido strozzato si issò su, per poi crollare sulla fredda superficie di ferro. Poco tempo dopo lo raggiunse anche Yan. Si permisero qualche minuto per riprendere le forze, prima di rialzarsi in piedi.Mentre Zack aveva ancora le mani poggiate sulle ginocchia nel tentativo di riprendere fiato, l’amico gli si avvicinò circondandogli le spalle con un braccio.
-Eh! Mi chiedo quale divinità dobbiamo ringraziare, visto che non ci hanno ancora beccato!- detto questo gli tirò una sonora pacca sulle spalle, togliendogli il poco fiato recuperato.Si trovavano sul punto più alto degli spalti e davanti a loro si estendeva il circuito, bagnato dalla luce del sole che stava ormai tramontando.

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Note dell'autrice.
No...non sono morta. E' la scuola che mi ha portato quasi al suicidio ( o all'omicidio di massa, dipende da come mi sveglio), ergo non ho avuto molto tempo per scrivere. Ma lo so non ho giustificazioni T__T
Rubo un altro pò di spazio per un unico motivo: ringraziare i lettori, ma soprattutto Monique che segue la storia dall'inizio!*___* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. E ringrazio anche Angel, che oltre a leggere la storia ascolta anche miei molti altri vaneggiamenti XD E infine grazie alla Eris\tutti gli altri nomi che ha, per seguirmi sempre quando sclero durante lo scribacchiamento u.u 
Sembra che ho vinto un Oscar con tutti questi ringraziamenti XD
Vabbeh non vi tedio più con le mie stupidaggini! Alla prossima! :D

   
 
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