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Autore: giambo    13/02/2012    8 recensioni
Un guerriero tormentato dai sensi di colpa.
Una cyborg incapace di lasciarsi alle spalle un passato di morte, dolore e follia.
Un mondo che cerca, dopo il Cell-Game, di ripartire.
Rabbia, dolore, sensi di colpa, amore, eros, follia.
Sono questi sentimenti che stanno provando gli eroi di questo mondo.
Sta a loro cercare un motivo per andare avanti e ricostruire questo mondo, oppure lasciarsi andare nell'oblio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

Crilin si tirò su, per la centesima volta, i jeans che indossava. Il terrestre stava maledicendosi profondamente per essersi dimenticato di mettersi la cintura.

Al suo fianco C18 osservava il piccolo guerriero mettersi a posto i pantaloni mentre cercava di trattenere le imprecazioni. L'androide sembrava profondamente irritata da quel comportamento.

“La vuoi piantare di agitarti?!” domandò con evidente fastidio nella voce.

“Se tu mi avessi comprato un pantalone della mia taglia, adesso non sarei qui ad agitarmi come un idiota!” borbottò il terrestre, irritato dall'insofferenza della bionda.

A quella accusa la cyborg si limitò a fulminarlo con un'occhiataccia delle sue.

“Non è colpa mia se a te non sta bene niente.”

“Grazie per il complimento!” rispose sarcasticamente il ragazzo mentre cercava un modo per non rimanere in mutande in mezzo alla strada.

Si trovavano davanti all'ingresso della Capsule Corporation. Nonostante fossero in leggero ritardo, Crilin non era eccessivamente preoccupato. Piuttosto c'era il fatto che non aveva alcuna voglia di andare a quella festa. In quel momento, il terrestre avrebbe voluto, più di ogni altra cosa, starsene a dormicchiare sul divano della Kame House sotto le coperte.

Sospirò di esasperazione mentre rinunciava a tirarsi su i pantaloni. Se quei stramaledettissimi jeans volevano stare bassi da far schifo, beh che ci stessero! E al diavolo le taglie ed i vestiti!

“Allora...facciamo così: entriamo, salutiamo, cerchiamo di essere gentili e tra un paio di ore togliamo il disturbo. Ok?”

Sentendo quelle parole, C18 si girò di scatto. I suoi occhi azzurri brillavano di rabbia.

“Avevi detto un'ora!”

“Beh...ecco...non possiamo stare lì solo un'oretta...non sarebbe molto gentile!”

L'androide si avvicinò al terrestre, il suo viso sfiorò di pochi centimetri quello di Crilin.

“Un'ora!” ringhiò la bionda con un tono che non ammetteva repliche. Ma il piccolo guerriero non aveva voglia di fare la figura del maleducato davanti ai suoi amici.

“Un'ora e tre quarti?” propose speranzoso.

Sentendo quella proposta, la cyborg strinse i suoi occhi fino a farli diventare due fessure di ghiaccio.

“Un'ora.” ripeté con un tono da far venire i brividi. Crilin non poté far altro che accettare.

“E va bene! Vada per un'ora!”

Detto questo, il ragazzo si incamminò verso la porta della casa di Bulma, seguito a ruota da una C18 che desiderava essere, in quel momento, da tutt'altra parte.

 

Crilin suonò il campanello. Dopo circa un minuto di attesa, la porta venne aperta da una donna con dei vaporosi capelli biondi. C18 fissò inorridita l'acconciatura della sconosciuta. Dentro di se, l'androide pensò che avrebbe preferito raparsi a zero piuttosto che far subire ai propri capelli lo stesso terribile destino.

La donna osservò i due arrivati con attenzione. Aveva un sorriso sciocco sul viso che gli dava l'aria di una persona perennemente con la testa tra le nuvole.

“Salve ragazzi! Siete per caso amici di Bulma?”

In quel momento Crilin si ricordò che era dal matrimonio tra Bulma e Vegeta che non vedeva la madre della scienziata. Un sorriso divertito gli apparve sul volto. Doveva essere cambiato proprio tanto per non farsi riconoscere da Bunny Brief.

“Signora Brief...sono Crilin. Si ricorda di me?”

“Crilin? Oh ma che bella sorpresa! Quanto sei cambiato! Certo che sei diventato proprio un bel ragazzo!”

“Troppo buona Signora...” mormorò il terrestre rosso in viso dall'imbarazzo. In quel momento Bunny Brief si accorse della presenza silenziosa di C18.

“E questa bellissima ragazza chi è? È la tua fidanzata?”

“F-fidanzata?” balbettò il piccolo guerriero in preda al panico. Il rossore sul suo viso aveva raggiunto il suo livello massimo. Sembrava che dovesse scoppiare da un momento all'altro. Per qualche strano motivo, C18 trovò la scena divertente. Tuttavia, la sua faccia rimase impenetrabile.

“Sì, fidanzata caro...ho detto proprio così.” replicò serafica Bunny. “Lo sai che quella maglietta ti sta proprio bene cara? Sono sicura che Crilin te la staccherebbe a morsi!”

“B-Bulma!!!!” Crilin urlò con disperazione il nome dell'amica, sperava con tutto se stesso che Bunny Brief sparisse prima che, con le sue piccanti insinuazioni, facesse esplodere l'irascibile androide.

Sentendo l'urlo disperato dell'amico, Bulma accorse subito. Quando vide chi era stato a richiamarla, la scienziata si aprì in un grande sorriso.

“Crilin! Sono felice che tu sia venuto! Mamma tornatene subito di la! Lasciali pure a me.” aggiunse alla madre. “Avanti! Entrate pure!”

Superata la madre di Bulma, che serafica come al solito se ne andò via senza degnare più di uno sguardo i due nuovi arrivati, Crilin e C18 entrarono all'interno della Capsule Corporation. Vedendo l'androide Bulma la salutò cortesemente e con un grande sorriso. C18 gli passò davanti senza degnarla di un solo sguardo.

Alla scienziata si gelò il sorriso sulle labbra. Crilin, capendo al volo la situazione, cercò di calmare le acque.

“Scusala Bulma. Il fatto è che non è di buon umore stasera!”

“Non mi ha neanche degnata di uno sguardo.” mormorò rabbiosamente la madre di Trunks. “Ma chi si crede di essere quella brutta smorfiosa?!”

“Bulma...” il volume della voce di Crilin era basso, ma si poteva distinguere lo stesso un tono di supplica. “Bulma...ti prego! Lascia stare! Lei è fatta...è fatta un po' a modo suo. Non voleva offenderti!”

La scienziata sembrò tranquillizzarsi, almeno in parte. Subito dopo superò l'androide facendo strada ai due nuovi ospiti.

Crilin sorrise. Mentalmente il terrestre si ricordò di regalare un mazzo di fiori grande come la Capsule Corporation all'amica. Bulma era proprio una donna unica nel suo genere.

Il giardino interno della grande abitazione era pieno di gente. I guerrieri Z festeggiavano la nascita del figlio di Goku con gioia e spensieratezza. Al centro della festa c'era Chichi. La donna sembrava ancora provata dal recente parto. Aveva il viso leggermente sciupato ed il seno gonfio dall'allattamento. Nonostante ciò, la moglie di Goku sembrava una regina da quanta gioia sprizzava. Teneva tra le braccia un piccolo fagotto da cui uscivano due braccine che si muovevano senza alcuna coordinazione. Una lunga coda marrone si agitava da una piega del fagotto.

Tuttavia, quando i due fidanzati entrarono, calò il silenzio. Ad eccezione di Iamko, Bulma, Gohan e Muten, gli altri erano all'oscuro di tutto quello che era successo a Crilin in quegli ultimi cinque mesi. Difficile dire cosa li sorprese di più. Se il cambiamento del loro amico, oppure la presenza dell'aggraziata figura di C18 al suo fianco.

Umano e cyborg si avvicinarono al madre di Gohan. Vedendo l'androide entrare, Chichi strinse i suoi occhi scuri fino a farli diventare due fessure. Ogni gioia era sparita dal suo volto, sostituita da sorpresa e rabbia.

Bulma, intuendo subito la probabile reazione dell'amica, si avvicinò alla donna. La scienziata gli poggiò una mano sulla spalla e cominciò a parlarle velocemente all'orecchio.

“Chichi non fare pazzie! Loro sono qua perché li ho invitati io!”

“Cosa...cosa ci fa quel mostro qui?! Non voglio vederlo!” sibilò furiosa la mora dirigendo uno sguardo carico d'odio verso l'androide.

“Chichi!” il tono di Bulma si fece minaccioso. “Smettila di fare la bambina! Non ti fa niente! E comunque cosa penserebbe di te Goku vedendo come tratti la fidanzata del suo migliore amico?”

Sentendo il nome del suo adorato marito, Chichi sembrò calmarsi. Il suo viso divenne una maschera impenetrabile. Quando Crilin e C18 arrivarono davanti a lei, il suo volto non esprimeva più niente. Sembrava una maschera di granito.

“Ciao Chichi!” esclamò con tono allegro il terrestre.

“Ciao.” fece con tono neutro la donna. “Vedo che sei cambiato parecchio in questi ultimi mesi.”

“Beh...in effetti mi sono successe parecchie cose.” dichiarò con tono leggermente divertito il piccolo guerriero. Con una mano prese ad arruffarsi i capelli in un gesto ormai abituale.

C18 continuò a stare zitta. All'androide non era sfuggita l'occhiataccia carica di odio che la mora gli aveva indirizzato poco fa. Ma alla bionda la cosa non la toccava più di tanto.

“Cosa pensi? Che voglia rapirti il tuo marmocchio? A me non me ne frega nulla di te, mettitelo bene in testa!” furono i pensieri della cyborg nel vedere l'ostilità, non troppo mascherata, di Chichi nei suoi confronti.

“Allora! È questo qui il piccolo Goten?” continuò il terrestre, ignaro dei pensieri che frullavano in testa alla sua fidanzata.

Sentendo parlare del suo bambino, la moglie di Goku sembrò sciogliersi. Abbassò con dolcezza il fagotto all'altezza del piccolo guerriero. Crilin guardò dentro con curiosità. Rimase stupito nel vedere il secondogenito del suo migliore amico. Il piccolo Goten era il ritratto di suo padre. Un bambino sano e forte che agitava con gioia le braccine in aria ridendo apertamente.

C18 osservò con scarso interesse il contenuto del fagotto tenuto in mano da Chichi. Il bambino non gli pareva niente di che. Era esattamente la copia del padre. Quello stesso sayan che avrebbe dovuto uccidere per vendicare la distruzione del Red Ribbon.

Quando il bambino si accorse di essere osservato, smise subito di agitarsi. I suoi occhioni, neri come tutti quelli dei veri sayan, si soffermarono in particolare sulla chioma dorata dell'androide. Appena abbassò lo sguardo sul volto inespressivo di C18, il bambino cominciò a ridere. Alzò le braccine, quasi volesse che la cyborg lo prendesse in braccio. Lo sguardo dell'androide, un misto tra il sorpreso e lo scettico, fu la sua unica reazione davanti a quello strano spettacolo.

“E adesso cosa vuoi mostriciattolo?” pensò nel vedere il bambino mandarle un sorriso.

Osservando la strana scena Crilin ridacchiò.

“A quanto pare, tu gli piaci.” fece con voce divertita. L'occhiataccia che la bionda gli rifilò fu una risposta sufficientemente chiara di cosa ne pensasse di quella situazione.

Davanti alla reazione del figlio Chichi serrò le labbra fino a farle diventare due linee sottilissime. Tuttavia, la donna non sembrò particolarmente arrabbiata.

Dopo che Crilin ebbe fatto i migliori auguri alla moglie del suo amico, C18 e il terrestre si allontanarono diretti verso un tavolinetto situato in un angolo del grande giardino. Entrambi erano profondamente a disagio. Il loro arrivo non era passato inosservato.

“Ci stanno osservando tutti.” mormorò il terrestre.

“Senti...” per la prima volta da quando era entrata nella casa di Bulma, C18 parlò. “Vai pure dai tuoi amichetti. Io ti aspetto seduta qua.”

“Stai scherzando?! Io non ti lascio qui sola!” protestò il piccolo guerriero. L'androide si irritò sentendo le sue parole.

“Non sono un'umana inferiore, mettitelo bene in testa!” sbottò con rabbia. “E adesso sparisci! Vedrai che tra cinque minuti avranno già smesso di fissarmi.”

Crilin non era particolarmente convinto di ciò, ma lo sguardo che la cyborg gli indirizzò fu sufficiente. Sospirando di esasperazione, il terrestre si allontanò, dirigendosi verso Iamko e Tensing.

C18 si sedette sullo sgabello con un unico, fluido movimento. Una volta trovata una posizione accettabile, quella dannata seggiolina era scomodissima oltre che fredda come il ghiaccio, l'androide si mise ad osservare con scarso interesse le persone che gli passavano davanti.

“E adesso mettiamoci in attesa.” pensò con rabbia. Un'ora non le era mai parsa così lunga.

 

Quando Crilin raggiunse Iamko calò subito un silenzio imbarazzante tra i due. Entrambi i guerrieri sembravano incapaci di affrontare la questione. Poi, ad un tratto, l'ex fidanzato di Bulma parlò.

“Senti Crilin...” borbottò con fare impacciato. “Riguardo quello che è successo stamattina...beh...lo so che non ho scusanti...però...cioè io volevo dirti...sì insomma...scusami.”

Crilin dentro di se si divertì un mondo nel vedere l'amico così impacciato. Il piccolo guerriero si era pentito della sua sconsiderata azione un minuto dopo averla commessa. Sapeva che Iamko non l'aveva detto con cattiveria. Se aveva rivolto quelle offese alla sua ragazza, era perché, in fondo, non la conosceva bene. Crilin stesso la prima volta che l'aveva vista aveva pensato le stesse identiche cose. Diciamo che gli eventi futuri gli avevano fatto cambiare drasticamente idea.

“Non c'è bisogno che ti scusi amico mio. Anche io ho sbagliato a colpirti. Mi sono comportato malissimo. Scusami.”

“E di cosa?” fece Iamko, sorpreso da quella risposta. “Dopo quello che avevo detto mi sarei meritato non uno ma almeno due pugni in faccia!”

Crilin stava per ribattere quando Tensing bloccò bruscamente sul nascere quello scambio di scuse e complimenti.

“Sentite. Lasciamo perdere ok? Diciamo che avete sbagliato entrambi. Dai Crilin raccontaci un po' di te! Sono mesi che non sento tue notizie.”

Crilin sorrise. Il pensiero di aver ritrovato i suoi vecchi amici lo aveva messo, improvvisamente, di buon umore.

“D'accordo. Se è questo che volete...”

 

C18 sbuffò. Il suo sguardo glaciale si diresse sull'orologio che si trovava all'angolo della stanza. Rimase allibita, oltre che infuriata, quando scoprì che era seduta su quella dannatissima seggiola da solamente venti minuti. Venti fottutissimi minuti.

Sospirò esasperata. Ma quando ci metteva il tempo a passare? Forse l'orologio era rotto. Non era possibile che fosse seduta su quel blocco di ghiaccio da solo venti minuti. Ci doveva essere un errore.

“Ciao!”

L'androide ci mise un paio di secondi a comprendere che quella voce, ed era una voce che conosceva, era diretta verso di lei.

Girò lentamente la testa cercando di stamparsi in faccia la sua espressione più glaciale. Non aveva alcuna voglia di chiacchierare. L'unico suo desiderio era quello di andarsene a dormire. Quella giornata era stata un vero e proprio inferno.

Gohan sorrise nel vedere la faccia della bionda. Si sedette al suo stesso tavolino, ignorando spudoratamente lo sguardo assassino che la cyborg gli rivolse.

“Come mai non sorridi mai? Sono sicuro che ti sentiresti meglio se, ogni tanto, la smettessi di fare quella faccia.”

C18 rimase semplicemente allibita. Ma chi si credeva di essere quel nanerottolo per venire li e sparare sentenze su di lei?

“Non sono affari tuoi!” ringhiò con rabbia. “E adesso sparisci!”

Gohan disobbedì all'ordine che l'androide gli aveva dato. Nonostante disobbedire ad un adulto fosse contro ogni suo principio, al piccolo sayan gli si stringeva il cuore nel vedere C18 tutta sola. Nonostante avesse cercato di uccidere suo padre, aveva sempre provato un moto spontaneo di simpatia per quella donna. Forse erano i primi ormoni adolescenziali, forse era semplicemente nel suo carattere provare simpatia per tutti. Dopotutto, era solamente un bambino di cinque anni quando era riuscito a sciogliere il cuore di ghiaccio di un truce guerriero namecciano. Perché, ora che era cresciuto ed era diventato, suo malgrado, il guerriero più forte dell'universo, non avrebbe dovuto riuscire a fare lo stesso con C18? Sotto molti aspetti Piccolo e la cyborg si assomigliavano. Erano entrambi molto orgogliosi e schivi. Ed entrambi rivelavano con difficoltà i propri sentimenti. Comunque su una cosa C18 differiva dal suo amico namecciano: l'androide aveva un carattere molto ma molto più complesso di quello del suo amico Piccolo. Non sapeva cosa lo spingeva ad arrivare a questa conclusione, ma ne era sicuro.

“Forse perché è una donna.” pensò con un sorriso. Suo padre gli aveva sempre detto che le donne, ed in particolare sua madre, erano imprevedibili ed avevano un carattere molto ma molto complicato.

Vedendo che Gohan non si decideva ad andarsene, C18 si irritò ancora di più. Ad un tratto si domandò perché non era già scattata a picchiarlo selvaggiamente. Forse perché era più forte di lei? No, non era per quello. Il fatto era che quel ragazzino la irritava ma, allo stesso tempo, la sua bontà d'animo le toglieva ogni forza di fargli del male. Dopotutto, se adesso lei era là, lo doveva solamente a lui.

“Cos'è sei sordo?” domandò acidamente. “Ti ho detto di sparire!”

Il sorriso sul volto del ragazzino si allargò. Sembrava divertirsi nel vedere l'androide arrabbiarsi.

“Non mi va di lasciarti da sola.”

Sentendo quelle parole un ghigno si dipinse sulle labbra sottili di lei.

“Non sono una femminuccia piagnucolosa come quelle che conosci. Stai tranquillo che non piangerò nel rimanere da sola.”

Gohan non smise di sorridere. Davanti a quella faccia così allegra, C18 sentì fortissimo l'impulso di colpirlo.

“Perché non parliamo un po'? Così non ti annoierai.”

“Io non voglio parlare.” sibilò con evidente irritazione l'androide. “Non mi sto annoiando, non ho alcuna voglia di perdere il mio tempo con te, e se adesso non te ne vai tua madre rimarrà priva del suo adorato primogenito!”

Gohan rise. Era una risata allegra e genuina. Sentendo quel suono argentino C18 rimase confusa. Perché quel ragazzino rideva? La stava prendendo in giro per caso?

“Beh? Adesso cosa diavolo hai da ridere?”

“Niente. Ma c'è il fatto che, più cerchi di mandarmi via, e più ti trovo simpatica.”

La cyborg sospirò. Fantastico. Adesso, oltre a Crilin, aveva anche quel marmocchio che le rompeva le scatole. Non poteva certo dire che aveva fortuna. Più lei voleva essere lasciata in pace, più la gente la cercava. Sembrava una specie di maledizione.

“Senti...non ho voglia di parlare. Quindi, prima che ti faccia molto male, vedi di levarti dai piedi!”

Sentendo quelle parole Gohan continuò a sorridere. Il ragazzino trovava quella donna, nonostante tutto, incredibilmente buffa.

“D'accordo. Visto che non vuoi parlare tu, lo farò io.” e detto ciò, il piccolo sayan cominciò a parlare. Gli narrò della sua vita sui monti Paoz, del fatto che gli mancasse il suo papà, di come si sentisse in colpa per la sua morte. All'inizio l'androide lo ascoltò con scarso interesse. Tuttavia, col passare del tempo e quasi senza accorgersene, la sua attenzione nei confronti di quel marmocchio aumentò.

Il tempo passava. Mentre Gohan narrava una dietro l'altra tutte le incredibili avventure che aveva avuto nella sua breve vita, C18 si accorse che, impegnata com'era nell'ascoltare quel ragazzino, non si era accorta che era passata un'ora e mezza. Un flebile sorriso gli increspò le labbra. Dopotutto, non era poi così pesante e noioso lo stare seduti ad ascoltarlo.

“GOHAN?! COSA DIAVOLO STAI FACENDO?!”

Un urlo, ma sarebbe più corretto chiamarlo ruggito, sovrastò il chiacchiericcio della festa. Appena Gohan lo udì si fece pallido in volto. Per la prima volta da quando lo conosceva, C18 lo vide spaventato. Curiosa di scoprire chi poteva far reagire in quel modo quel buffo ragazzino, l'androide girò la testa verso la fonte di quell'urlo belluino. Quando vide chi era stato, sulla sua faccia si dipinse la sua espressione più glaciale.

Chichi osservava il proprio primogenito con sguardo sconvolto. Sul suo volto si potevano leggere chiaramente rabbia e sorpresa.

Tra i presenti calò il silenzio. Crilin osservava preoccupato la moglie del suo migliore amico. La sua faccia non faceva presagire nulla di buono.

La donna si avvicinò al tavolino dove Gohan e C18 erano seduti a passo di marcia. Quando si avvicinò il suo volto, di solito piacevole, sembrava quello di una tigre.

“Cosa stai facendo?!” ringhiò nei confronti di suo figlio.

“Mamma...” mormorò il ragazzino. “Non sto facendo nulla di male...sul serio! Stavamo solamente parlando.”

“Non mi interessa!” urlò la donna con tono vagamente isterico. “Non voglio che tu ti avvicini a lei! Hai capito?”

Gli occhi di C18 si strinsero fino a diventare due fessure di ghiaccio. L'androide stava cominciando a perdere la pazienza.

“Non c'è bisogno che ti agiti tanto.” esordì con voce glaciale alzandosi. “Non ho intenzione di uccidere il tuo adorato bambino.”

Lo sguardo della mora si fece carico di diffidenza.

“Se pensi che io ti creda ti sbagli di grosso! Non mi interessa cosa ne pensano Crilin o Bulma di te! Tanto tu sei solamente un mostro assetato di sangue!”

“Chichi!” all'improvviso la voce della madre di Trunks si udì distintamente. La donna coi capelli azzurri fece per avvicinarsi ma un cenno della cyborg la fermò.

“Lasciala parlare!” fece l'androide. Nonostante avesse un espressione tranquilla, si notava chiaramente che la bionda era molto arrabbiata. “Tanto è inutile che fai finta di proteggermi! Pensate che non me ne sia accorta? Lo vedo come mi guardate. Lo so che mi odiate e mi considerate una solamente un robot assetato di sangue!”

Davanti a quelle parole nessuno ebbe il coraggio di proferire parola. Crilin osservava con orrore crescente la situazione degenerare.

“No! No! Ditemi che è solo un incubo! Vi prego ditemelo!”

“Ma c'è una cosa che voglio dirvi prima di andarmene.” continuò con voce glaciale l'androide. “A me, di voi, non me ne frega un bel niente. L'unica persona che avrei dovuto uccidere è già morta. Se stasera sono qui è perché mi avete invitata voi. Ma ciò non toglie che non ho alcuna intenzione di essere offesa senza reagire!”

“Offesa?!” dichiarò con tono cattivo la madre di Gohan. “Offesa?! No, non ti sto offendendo! Io sto dicendo la verità! Sei un mostro! E non sono solo io che lo pensa qui!”

“Adesso basta!” all'improvviso, Crilin decise di intervenire. Tuttavia, bastò un'occhiata di C18 per bloccarlo subito.

“Impicciati degli affari tuoi!” ringhiò la bionda. In quel momento la moglie di Goku tornò a parlare.

“Ma guardati! Tratti male anche l'unica persona che vorrebbe difenderti! E tu saresti un essere umano? Una donna? Lasciatelo dire chiaro e tondo cosa sei veramente: sei solamente un tro...”

Fu un attimo. Un istante prima che successe Crilin capì. Prima ancora di pensare alle conseguenze del suo gesto, decise di intervenire.

Con uno scatto, il piccolo guerriero si mise davanti a Chichi a braccia aperte. Un istante dopo, una violenta ginocchiata lo spedì contro il muro.

C18 strinse la mani fino a conficcarsi le unghie nella carne. I suoi occhi dardeggiavano di ira. Scintille azzurre di energia si sprigionavano dalle sue mani. Tutti erano convinti che la sua collera sarebbe esplosa con violenza. Invece, contro ogni loro aspettativa, l'androide se ne andò dalla Capsule Corporation a grandi passi distruggendo ogni porta che incontrava sul suo cammino.

Crilin si rialzò lentamente. Aveva il fiato mozzo per il colpo ricevuto.

“Crilin...” Iamko fece per avvicinarsi, ma il terrestre lo fermò con un'occhiataccia.

“Siete...degli idioti!” ringhiò.

La sua voce si disperse lentamente nella sala. Nessuno sembrava voler controbattere alle sue parole.

Crilin si appoggiò con evidente fatica alla parete. Dentro di se il piccolo guerriero si malediceva per aver voluto portare C18 a quella dannatissima festa.

“Crilin...” questa volta a parlare fu Bulma. La scienziata sembrava profondamente dispiaciuta da quello che era successo. Ma Crilin era troppo infuriato per notarlo.

“Andate...tutti...all'inferno!” e, con queste parole, il piccolo guerriero corse fuori dalla sala.

“Crilin aspetta!” Iamko fece per seguirlo, ma Muten lo bloccò subito.

“Lascialo stare.” mormorò l'anziano maestro di arti marziali. “Ha bisogno di stare da solo.”

Il guerriero annuì. Come al solito, Muten aveva ragione.

In quel momento, l'attenzione di tutti si spostò verso Chichi. La donna era rimasta immobile. Sembrava incredibilmente confusa.

“Chichi...” Bulma chiamò l'amica con tono severo. Davanti a tutte quelle facce accusatorie, la moglie di Goku provò, per la prima volta in vita sua, dei sensi di colpa.

“Forse...forse ho esagerato.” mormorò.

 

Crilin volava con tutta la velocità di cui era capace. Voleva trovare C18. Voleva abbracciarla. Voleva farle capire che, le parole di Chichi, erano solo delle stupide bugie.

Ma non era facile. L'androide sembrava sparita nel nulla. Il fatto che non possedesse un'aura non aiutava di certo il piccolo guerriero.

Ad un certo punto si fermò. Era inutile volare a casaccio senza alcuna meta precisa. Doveva cercare di ragionare per capire dove la sua adorata C18 avrebbe potuto decidere di andare.

“Pensa Crilin! Pensa! Dove potrebbe decidere di andare? Alla Kame House? No. Quello è sicuramente l'ultimo posto dove cercarla. Ma allora dove? Dove?”

All'improvviso, un idea gli venne in mente. Gli pareva alquanto improbabile che C18 andasse là. Ma, per qualche oscura ragione, il piccolo guerriero era sicuro che l'androide fosse volata fino a quel posto.

Stranamente rinfrancato da quella sensazione, il terrestre ricominciò a volare verso la sua nuova meta.

 

CONTINUA

 

Fantastico! Veramente fantastico! Questo week-end è stato incredibilmente fortunato per me. Mi sono incrinato una costola cadendo dalla bici a causa del ghiaccio, ho 38 e mezzo di febbre ed un mal di gola da far schifo! Eppure, nonostante tutto, sono ancora vivo!

Ordunque, cosa ne pensate di questo capitolo? A me mi pare patetico, anche considerando che metà l'ho scritto mezzo rincoglionito dalla febbre. Ma, come al solito, spetta a voi spensierati (ma anche no) lettori giudicarlo!

Bene bene! Attualmente sto già lavorando al prossimo capitolo e vi posso dire che non è per niente semplice da scrivere! Spero vivamente di poterlo pubblicare entro venerdì (Se sarò ancora vivo).

Ok...adesso basta scassarvi i cosiddetti. Mi dileguo.

Un saluto!

  
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