TRA SOGNO E REALTÀ

Stava per svegliarsi, sentiva le palpebre premere per essere schiuse. Le strinse, lasciando che l’oscurità nei suoi occhi sfumasse, mentre i raggi del sole che filtravano dalla finestra si posavano sul suo viso.
Il piccolo sole sfocato nella sua mente si espanse e lei sorrise, in attesa di quel sogno – o ricordo? – che per notti aveva sperato di rivivere.
Ricordava vagamente le cosce bagnate, la fitta allo stomaco, il sangue stopposo.
Eppure custodiva gelosamente memoria di ciò che aveva visto la prima volta che si era svegliata: una luce bianca che s’irradiava nelle pareti, fino al suo letto sterilizzato, come un rampicante intrecciato di raggi lunari.
E, poi, un angelo.


Forse, in quel momento, era per un attimo morta e finita in un angolo di paradiso.
Forse, stava solo sognando.
Non ne aveva idea.
Ma, quello, un angelo doveva esserlo per forza, anche se non aveva ali fatte di piume sulla schiena.
Le dava le spalle e la sua sagoma appena sfocata era circondata di luce, tanto da chiedersi se ne fosse proprio lui la fonte. Lo vide muoversi, facendo oscillare così i capelli biondi come fili di grano sotto il sole del mezzogiorno.
L’attimo dopo una risata cristallina si diffuse nell’aria, circondandola come un abbraccio.
La riconobbe subito, anche se non l’aveva mai sentita prima.
Era del suo bambino.


Un sorriso le nacque spontaneo, mentre il desiderio di avvicinarsi ai due angeli si faceva più urgente. Provò a chiamarli e, anche se era sicura di non aver emesso alcun suono, finalmente vide suo marito voltarsi verso di lei.
Fu allora che l’idea di non star sognando vacillò pericolosamente.
Su quegli occhi che aveva imparato ad amare c’era un’emozione così intensa e profonda che ebbe il potere di scuoterla dentro.
Urlavano amore, orgoglio e una felicità incommensurabile, indescrivibile.
Si accorse a malapena della perla minuscola, quasi invisibile, posata sulla gota di lui, che si lasciava dietro una scia umida e trasparente fin sugli occhi lucidi come specchi.
Una lacrima d’argento.


Non avrebbe mai dimenticato la felicità, la sensazione di calore e pace, che aveva provato in quel momento.
Ma, soprattutto, non avrebbe mai dimenticato quell’unica lacrima sul volto di suo marito, la prima e l’ultima che aveva mai oltrepassato quella patina impenetrabile che lo rendeva diverso.
-Buongiorno.
Scoperta da un sorriso spontaneo, aprì gli occhi e salutò il marito, stringendolo per la vita.
-Draco, quando è nata Argentea, hai pianto?
Il suo sguardo divenne improvvisamente vigile e, per un attimo, ebbe il timore di aver detto altro. Poi lo vide sorriderle dolcemente e scostarle un ciuffo dalla fronte, accarezzandola.
L’attirò a sé e la baciò.
-Di nuovo quel sogno, Mudblood?

Questa storia ha partecipato al contest “Drabble, che mania! - Terza edizione” indetto da saramichy, classificandosi undicesima e vincendo il Premio Miglior Coppia.
Ringrazio la giudiciA e tutti voi che siete giunti fin qui. Spero sia piaciuta anche a voi! E, mi raccomando,fatemi sapere cosa ne pensate...
Note:
-Anche se le ho accorpate, sono quattro drabble di 110 parole: le due centrali in corsivo sono flashback.
-Il finale è aperto, così come viene lasciata all'immaginazione del lettore l'identità del protagonista femminile di questa storia. So che, grazie al "vezzeggiativo" usato nella battuta finale di Draco, molte di voi hanno pensato a Hermione (e a gran ragione, considerato che questo termine praticamente è ormai associato a lei, specie se in bocca a Malfoy), ma voglio comunque precisare che "in realtà" potrebbe essere una qualunque ragazza Mudblood!
Io sono una fan della coppia Draco/Hermione, perciò è lei che immagino tra quelle lenzuola, ma voi?

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