"Mad
Porno
Action"
Il ragazzo sedeva
scomposto sulla gradinata dell'Accademia. Il
cappuccio della felpa nera gli copriva metà del volto, ma
sapeva
che era lui, l'aveva capito dalle ciocche colorate che
cadevano ingarbugliate sul suo petto. Tra le sue mani giaceva una
sigaretta spenta ed un accendino con il quale stava giocando, premendo
la levetta e lasciandola così tante volte da sembrare
combattuto sul fatto di accenderla o meno. I denti martoriavano le
labbra, dalle quali usciva a tratti un liquido vermiglio che gli
cadeva sul mento, mescolandosi distratto alle lacrime trasparenti che
gli inondavano il volto.
Si sarebbe avvicinato, avrebbe preso quelle lacrime acquose tra le dita portandosele, poi, alla bocca per assaporarne il sapore salato mescolato con il fruttato della sua pelle. L'avrebbe fatto seriamente se non fosse stato cosciente di aver provocato quelle lacrime, se non ritenesse quel gesto e quello che si era creato tra di loro un totale sbaglio. Era immorale, andava contro tutti quei principi per i quali si era battuto per una vita intera, inculcati nella sua testa da suo padre, proprio quel padre che ora, dall'alto, lo ripudiava, scrollando il suo capo e tirando fuori dai passanti dei pantaloni quell'enorme cinghia marrone, aspettando la sua venuta alle porte del Paradiso.
In realtà non era più sicuro di nulla, da quando i suoi occhi si erano spersi in quelli nocciola del ragazzo, da quando le loro lingue si erano incontrate per sbaglio, per lavoro o per chissà cos'altro. Non era molto sicuro della sua sessualità, se la fatidica domanda gli fosse stata posta prima di accettare quel lavoro, sicuramente la risposta sarebbe stata certa, eterosessuale. Ma ora la risposta sarebbe stata solo un punto di domanda scritto in grassetto sulla sua testa.
Gli era passato affianco, senza neanche degnarsi di salutarlo o di guardarlo. Aveva tenuto gli occhi puntati verso la porta dell'ingresso e la sua maniglia in ottone, ignorando lo sguardo ferito e liquoroso del ragazzo, ignorando il suo tentativo di salutarlo, ma soprattutto ignorando il fuoco che gli ardeva prepotente nel petto. Era entrato nell'Accademia sbuffando sonoramente, per niente pronto all'ultimo giorno di lavoro, per niente pronto a quell'addio che, detto o taciuto, era pur sempre un addio.
Si sarebbe avvicinato, avrebbe preso quelle lacrime acquose tra le dita portandosele, poi, alla bocca per assaporarne il sapore salato mescolato con il fruttato della sua pelle. L'avrebbe fatto seriamente se non fosse stato cosciente di aver provocato quelle lacrime, se non ritenesse quel gesto e quello che si era creato tra di loro un totale sbaglio. Era immorale, andava contro tutti quei principi per i quali si era battuto per una vita intera, inculcati nella sua testa da suo padre, proprio quel padre che ora, dall'alto, lo ripudiava, scrollando il suo capo e tirando fuori dai passanti dei pantaloni quell'enorme cinghia marrone, aspettando la sua venuta alle porte del Paradiso.
Ma, poi, lui
l'avrebbe mai visto quel Paradiso?
Sarebbe mai stato accettato alle sue porte dopo tutto quello che aveva fatto?
Non
era più tanto sicuro.Sarebbe mai stato accettato alle sue porte dopo tutto quello che aveva fatto?
In realtà non era più sicuro di nulla, da quando i suoi occhi si erano spersi in quelli nocciola del ragazzo, da quando le loro lingue si erano incontrate per sbaglio, per lavoro o per chissà cos'altro. Non era molto sicuro della sua sessualità, se la fatidica domanda gli fosse stata posta prima di accettare quel lavoro, sicuramente la risposta sarebbe stata certa, eterosessuale. Ma ora la risposta sarebbe stata solo un punto di domanda scritto in grassetto sulla sua testa.
Gli era passato affianco, senza neanche degnarsi di salutarlo o di guardarlo. Aveva tenuto gli occhi puntati verso la porta dell'ingresso e la sua maniglia in ottone, ignorando lo sguardo ferito e liquoroso del ragazzo, ignorando il suo tentativo di salutarlo, ma soprattutto ignorando il fuoco che gli ardeva prepotente nel petto. Era entrato nell'Accademia sbuffando sonoramente, per niente pronto all'ultimo giorno di lavoro, per niente pronto a quell'addio che, detto o taciuto, era pur sempre un addio.
Questa è
decisamente la prima volta che inizio una storia dalla sua "fine",
quindi non so bene come possiate reagire conoscendo già la
scena finale ù_ù
Il titolo viene dal gruppo che Matt e Zack avevano prima di formare gli avenged.
I personaggi non mi appartengono, non ci ricavo nulla e soprattutto nulla di simile è mai successo.
I capitoli, come li ho divisi, sono quattro e verranno postati ogni dieci giorni {O ogni settimana, devo ancora decidere bene ù_ù }
♥
Il titolo viene dal gruppo che Matt e Zack avevano prima di formare gli avenged.
I personaggi non mi appartengono, non ci ricavo nulla e soprattutto nulla di simile è mai successo.
I capitoli, come li ho divisi, sono quattro e verranno postati ogni dieci giorni {O ogni settimana, devo ancora decidere bene ù_ù }
♥