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Autore: Rei Hino    13/02/2012    7 recensioni
Quindi, a rigor di logica, Jim non si sarebbe stupito né sarebbe stato contrariato in alcun modo se quella situazione fosse accaduta un giorno qualunque.
Ma quello non era affatto un giorno qualunque, per quanto ci tenesse a farlo sembrare tale.

Chiedo scusa in anticipo per la totale inutilità di questa shot.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritornare dopo tanti mesi a postare con una stupidata del genere non è proprio l'ideale, ma il fandom è così tristemente morto che forse anche una stupidata è meglio di niente =(


Good Old Fashioned Lover Boy

 
Era raro che Jim si destasse per il primo turno mattiniero ancora prima che la sveglia suonasse, dovevano essere occasioni speciali o giornate particolari per accendere la sua personale sveglia biologica. E quel giorno lo era, almeno per la sua concezione, per quanto non lo avrebbe mai ammesso.
Stirò le braccia e le gambe cercando di occupare il minor spazio possibile del letto, per non disturbare i due Compagni che gli dormivano affianco, sorrise, ancora leggermente intorpidito e si tirò su seduto sul materasso.
Si accorse solo allora che di fianco non aveva né Bones, né Spock, e aggrottò le chiare sopracciglia.
Certo, non era affatto strano che si svegliasse da solo nel loro bel lettone a due piazze e mezzo, Spock del resto a mala pena dormiva e occupava le ore notturne per i suoi mille esperimenti, o per la meditazione, per gli allenamenti, o gli Dei sapevano solo per cos’altro. Mentre Bones era piuttosto mattiniero, se non altro per occuparsi della colazione, rigorosamente a basso contenuto calorico, del suo bel capitano.
Quindi, a rigor di logica, Jim non si sarebbe stupito né sarebbe stato contrariato in alcun modo se quella situazione fosse accaduta un giorno qualunque.
Ma quello non era affatto un giorno qualunque, per quanto ci tenesse a farlo sembrare tale.
Il sorriso di Jim fu rimpiazzato immediatamente da un piccolo broncio, e si alzò infine con uno scatto dal letto, recandosi al bagno dell’alloggio.
 
“Capitano in plancia”
Dichiarò il primo ufficiale con la sua solita compostissima inespressività -troppo solita-, non appena Kirk mise piede fuori dall’ascensore. Jim fece un rapido gesto a tutto l’equipaggio invitandoli a sedersi e si avvicinò alla sua poltrona, senza distogliere gli occhi dal vulcaniano, aspettandosi qualcosa, anche solo un piccolo cenno, un sorriso. E continuò perciò a fissarlo, ma non riuscì a scorgere nulla sull’ascetico volto del primo ufficiale, non riuscì a captarne nemmeno un pensiero o una qualsivoglia sensazione.
“Tutto bene, Jim?”
Gli domandò alzando il suo solito sopracciglio, un gesto che Kirk adorava oltre ogni buon senso, ma che in quel momento trovò perfino alquanto fastidioso. Scosse la testa e girò gli occhi chiari verso il grande schermo della plancia
“Tutto bene signor Spock, vada alla sua postazione”
Spock annuì.
Era solo Spock, non doveva attendersi alcunché. Quella era, del resto, una sciocca e illogica ricorrenza umana non degna di alcuna attenzione, forse anche deleteria da incoraggiare per giunta!
Eppure il vulcaniano sapeva bene che lui, Jim, il suo Compagno, il suo T’hy’la -come amava ripetere- ci teneva almeno un po’ a quella giornata.
E Spock, il suo Compagno, sapeva leggerlo alla perfezione, sapeva di lui ogni cosa, dannazione poteva leggergli anche la mente!
-Potrebbe fare uno sforzo!-
Come del resto Jim faceva mille sforzi per il suo vulcaniano! Ma a quanto pareva ciò che Spock riteneva ‘troppo umano’ rimaneva indegno di ogni attenzione.
Oh ma gliel’avrebbe fatto presente!
-E Bones?-
Bones dov’era?
Se da un certo punto di vista non poteva pretendere da Spock più di tanto, da Bones poteva eccome!
Perché non era salito in plancia ancora?
Passava sul ponte di comando la maggior parte del suo tempo, che fosse o no in servizio, e ora dov’era? Che si fosse improvvisamente ricordato di essere un dottore?!
Oh l’avrebbe fatta pesare anche a lui, senza dubbio.
 
Ma proprio mentre cominciava ad escogitare pensieri di crudele vendetta le porte dell’ascensore si aprirono, accompagnate dal loro consueto rumore. Jim sorrise, girò la poltrona ma non trovò chi si attendeva di vedere e il sorriso scomparve nuovamente.
“Buongiorno capitano”
Esordì Scotty con un bel risolino smagliante a trentadue denti, avvicinandosi al tenente Uhura, seduta alla sua consueta postazione. Jim annuì
“’giorno…”
Mormorò con molto poco entusiasmo continuando a osservare il suo ingegnere capo porgere amorevolmente una tazza di caffè alla propria donna, con mille amorevoli attenzioni.
Beh, non che fosse una novità, non era un comportamento particolare.
Si rigirò e lanciò un’occhiata di traverso a Spock, chino sulla sua postazione, come al solito, ma non un solo pensiero, che non fosse il lavoro, sfiorava la sempre brillante mente del vulcaniano.
-Eccellente-
Ma Spock sembrava non accorgersi, o non dar peso, nemmeno ai suoi pensieri.
 
All’ennesimo bisbiglio proveniente proprio dietro la sua testa, Jim si girò di scatto sulla poltrona
“Signor Scott, le ricordo che il suo posto è in sala macchine”
Invitò molto velatamente il capo ingegnere ad andarsene, con quella voce dura e ferma che la sua carica gli conferiva. Il povero scozzese annuì
“Aye, sir”
Si limitò a sbiascicare obbedendo.
“Capisco la simpatica giornata, ma siamo in servizio signori. Siate professionali!”
Continuò Jim accavallando una gamba e sistemandosi la maglia verde, con noncuranza.
 
Il tempo sembrava leggermente rallentato, le ore si rifiutavano di scorrere via, e tutto si crogiolava nella noia e nel silenzio più asfissiante, nemmeno un piccolo attacco klingon a rallegrare la giornata.
Il rumore dell’interfono ridestò il capitano dai suoi pensieri e, con un automatico movimento, premette il pulsante bianco sul bracciolo della poltrona.
“Qui Kirk…”
“Jim? Vieni un attimo in infermeria per favore”
E nuovamente, un sorriso smagliante apparve sul volto del capitano, che si alzò di scatto.
-Oh beh, meglio tardi che mai.-
 
“Hai fatto in fretta…”
Mormorò Bones alzandosi dalla sua scrivania non appena Kirk fu entrato, Jim alzò le spalle, senza rispondere
“Di solito trovi mille scuse per non farti vivo da queste parti”
Continuò il dottor McCoy cominciando a cercare qualcosa nella sua credenza che recava quegli inquietanti teschi umanoidi.
“Beh sai, anche se è una sciocchezza, fa sempre piacere almeno un…”
Mormorò il capitano, McCoy girò appena il collo per guardarlo con aria quasi offesa
“Una sciocchezza? Ah certo per te sono sempre sciocchezze! Siediti!”
Il capitano, ringalluzzito, rallegrato e perché no, rasserenato, obbedì prontamente rimproverandosi la propria impazienza e la sua solita lieve irrazionalità.
“Che cos’è quello?!”
Domandò vedendo Bones avvicinarsi con un hipospray. Il dottore aggrottò le sopracciglia
“Come sarebbe a dire? Il tuo richiamo! Che altro dovrebbe essere?!”
Jim spalancò spiazzato la bocca e rimase immobile mentre il Compagno gli inoculava il vaccino e tornava poi, mestamente, dietro la sua scrivania.
“Ok, puoi tornare in plancia, ci vediamo più tardi, devo lavorare”
Mormorò appena, congedandolo sommariamente.
Jim rimase inebetito per qualche secondo prima di uscire, a rallentatore, dall’infermeria.
 
-Ah giusto, che altro doveva essere?-
Un vaccino, solo un altro, ennesimo, maledetto vaccino.  Quella sì che era qualcosa da non scordare!
E, per di più, ogni singolo membro dell’equipaggio che incrociava era sperduto in romantici atteggiamenti con qualcun altro, sembravano quasi farlo a bella posta, dispettosamente, al capitano. Due giovani ragazze erano anche in dolci effusioni proprio davanti alle porte dell’ascensore!
“Tenenti! Vi sembra il luogo adatto?!”
Kirk le riprese e se ne andò sbuffando.
 
La giornata sembrava destinata non solo a trascorrere con estrema lentezza e quasi a non finire mai, ma anche ad essere insopportabilmente condita dalle effusioni di quattrocentotrenta persone.
Non si poteva stare in palestra, non si poteva stare sul ponte d’osservazione, e tanto meno si poteva stare nella serra.
Jim si chiese come mai quella giornata fosse tanto tranquilla quando, ogni giorno, la sua nave era presa di mira da un qualche alieno psicopatico a zonzo per la galassia.
 
“Che cosa è successo?”
Domandò il capitano trovando Scotty e Uhura davanti alle porte chiuse della sala ricreativa numero 2
“Nulla di grave signore, un piccolo guasto alle porte automatiche, me ne sto occupando”
Mormorò il capo ingegnere leggendo i dati che il suo strumento luminoso captava
“Ci sono rimaste persone dentro?”
“Oh usciranno tra una decina di minuti capitano, intanto può andare a mangiare nella sala 1, non si preoccupi”
Kirk annuì
“Va bene, tienimi informato”
“Aye aye”
Nyota seguì il capitano con lo sguardo fin quando questi scomparve dietro l’angolo del corridoio, solo allora le porte della sala 2 si aprirono e il capo ingegnere sospirò
“Ma guarda che ci tocca fare…”
Uhura sorrise
“Oh dai, è una cosa carina!”
Concluse la ragazza sorridendo.
 
Kirk sbuffò di nuovo quando trovò anche la luce spenta nella sala 1
“Ma cos’è oggi?!”
Esclamò tra sé, ma quasi non fece in tempo a finire la frase che le luci si accesero di colpo rivelando una sala vuota e deserta.
Eccezion fatta per un imbandito tavolino rotondo al suo centro.
Jim aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi istintivamente a tutte quelle leccornie che splendevano su quella rossa tovaglia. Nel bel mezzo di tutti quei bei piatti vi era anche un pacco regalo.
 
Il pluri-gabbato capitano portò le mani ai fianchi e scosse la testa ridacchiando mentre due forti braccia gli circondarono la vita da dietro
“Dai ammettilo, sei un idiota!”
Gli mormorò Bones all’orecchio, palesemente divertito, e sul viso di Spock, alla sua sinistra, trovò la stessa vittoriosa e soddisfatta espressione.
Il capitano incrociò le braccia al petto, non riuscendo a contenere un sorrisetto colpevole.
“E’ un periodo stressante, avevo altri pensieri per la testa, e te l’ho detto, è una cosa stupida, ma fa piacere infondo un…”
“Sei un bambino, Jimmy. E soprattutto sei un idiota!”
Continuò Leonard, con una voce molto più dolce di quanto le sue parole denotassero. Kirk nascose il viso lievemente imbarazzato nel collo di Spock, che strinse forte a sé il suo capitano.
“Va bene va bene, ho capito. Quando comincerai a dire qualcosa di carino?”
Mormorò Jim allungando un braccio verso il tavolo e rubando uno dei tanti cioccolatini lì presenti
“Tra tutte le festività illogiche che usate celebrare sulla Terra, devo osservare che questa…”
“Sì è la più insulsa, lo sappiamo Spock!”
Il dottore interruppe bruscamente il vulcaniano, come suo solito, e, come suo solito, Spock non si scompose minimamente e proseguì stoicamente la sua osservazione
“Probabilmente Leonard, ma apre, senza dubbio, prospettive… affascinanti per il suo festeggiamento…”
Mormorò il bel primo ufficiale portandosi le dita del capitano alle sottili labbra
“Mh, è cioccolato Spock”
Lo mise in guardia prontamente Jim, ma il vulcaniano si limitò ad alzare un sopracciglio
“Lo avevo intuito, T’hy’la
Sussurrò Spock mordicchiandogli le dita sulle quali si era sciolto un po’ di cacao, senza distogliere quegli occhi neri e profondissimi, e ardenti, dai suoi.
Jim sentì un’ondata di calore alle guancie e allo stomaco mentre Bones, ancora ridacchiando, lo strinse nuovamente da dietro e gli catturò delicatamente il mento tra l’indice e il pollice, portando le belle labbra carnose del capitano a contatto con le proprie, lambendole dolcemente.
“Buon San Valentino, Jimmy-boy”.


**
Forse era meglio niente alla fin fine, ma ormai era scritta.
Attendendo l'ispirazione per pezzi migliori colgo l'occasione per salutare tutto il fandom, o quello che ne è rimasto, sperando che torni bello vivo e carino com'era =)
P.S. Lo so il titolo non c'entra nulla ma stavo ascoltando la canzone, e ai Queen non si può dire di no U___U
   
 
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