Nickname:
Blankette_Girl
Titolo della storia:
Beyond The Veil
Canzone scelta: Amy
Winehouse – Back To Black
Pairing: Bellatrix /
Voldemort
Luogo scelto: Foresta
Proibita (e poi Azkaban)
Rating: Giallo
Genere: Dark,
Drammatico, Introspettivo (con un poco di Sensualità, credo)
Avvertimenti:
One-Shot, Het e basta.
NdA: vedi in fondo.
Beyond
The Veil
Every Day Is My
Wedding Day
“Ogni
giorno
celebro il mio matrimonio,
ma il
Signore
Oscuro è sempre in coma.
Ogni
giorno
celebro il mio matrimonio,
Signore
Oscuro,
non siete mai stato normale!
Ogni
giorno
celebro il mio matrimonio,
il
Signore Oscuro
preferisce la pioggerella al diluvio.
Ogni
giorno
celebro il mio matrimonio,
ma il
mio Signore
se n’è andato,
se
n’è andato.
E’
tornato da lei.
E’
tornato da lei…”
Bellatrix
era tornata ad essere una Black, nell’esatto momento in cui
era stata presa
dalla straziante consapevolezza di aver perso il Signore Oscuro per
sempre. Gli
Auror l’avevano catturata nella Foresta Proibita, umida ed
avvolta nella nebbia
invernale. La sua destinazione era una ed inequivocabile, alla luce dei
crimini
da lei commessi: Azkaban, un altro luogo altrettanto tetro, umido e
stantio, un
imponente carcere magico perso tra l’arcipelago frastagliato
di Helgoland, nel
Mare del Nord.
Perché
si fosse andata a nascondere in un posto così prevedibile
quale
O forse
lei sapeva della facilità con la quale l’avrebbero
trovata in quel luogo, ma si
era fatta prendere dalla follia, da
quell’incredulità che ghermisce tutti
coloro che avevano sempre servito fedelmente Lord Voldemort. Mai e poi
mai avrebbero
creduto che il Signore Oscuro sarebbe stato sconfitto da un bambino di
poco più
di un anno.
Forse
voleva solo seguire il destino del suo padrone, la ragione per la quale
era
stata marchiata Mangiamorte per la vita. Sperava di raggiungerlo, in
qualche
modo, ovunque lui fosse. Voleva, doveva trovarlo.
Doveva
riunirsi a lui, perché non le aveva dato il tempo per
provare dispiacere.
Non
le aveva dato tempo per il
rimpianto.
Se n’era andato.
Il
rapporto redatto dagli Auror riportava una particolarità, un
dettaglio probabilmente
insignificante ai più: quella notte di Novembre, avevano
trovato Bellatrix Black
in Lestrange scalza, appoggiata ad un tronco di un grosso pino. I
capelli erano
impastati di resina ed erano raccolti una massa disordinata ed
impazzita, e
qualche ciocca le si era infilata in bocca, mentre canticchiava con
voce
sommessa quella canzonetta sciocca e senza senso, dondolandosi avanti
ed
indietro, come se stesse cullando un bambino invisibile, che solo lei
poteva
vedere e che solo lei poteva calmare.
Non
c’era alcuna dolcezza materna in quell’oscillare
senza sosta, la sua voce non
era morbida e rassicurante, anzi era tremula e poco chiara, ed andava
ad
enfatizzare solo la parola “Signore Oscuro” nella
strofa, come se fosse l’unica
parte degna di essere sentita da tutti.
Ma la
cosa più bizzarra era lo strano velo nero appoggiato sulla
chioma
indisciplinata e che le velava in parte il volto. Se l’era
messo in testa, come
se fosse una sposa pronta per essere portata all’altare,
anche se agli Auror
appariva più una vedova che piangeva il marito scomparso.
Si era
fatta portare via dalla Foresta Proibita, si era fatta prendere dai
maghi al servizio
del Ministero, non con codardia, ma con fierezza ed orgoglio:
perché Bellatrix
Black – non si era mai fatta chiamare Bellatrix Lestrange
– avrebbe sempre
preferito la prigionia ad Azkaban, piuttosto che rinnegare il Signore
Oscuro.
Aveva pregato gli Auror di non levarle il velo dalla testa, nel momento
in cui
l’avevano catturata, e lo aveva fatto con molto disprezzo ed
altezzosità nella
voce. Quel lembo di stoffa nera sembrava significare molto per lei, ma
non era
altro che un pezzo di tessuto strappato da uno dei tanti strati della
lunga
gonna nera che indossava quella notte.
Era fin
troppo certa che nessuno avrebbe mai potuto capire il valore ed il
significato
di quel gesto. Nessuno sarebbe mai andato oltre il velo di Bellatrix
Black.
Villa
Black era pronta a
celebrare e festeggiare in pompa magna il matrimonio di Bellatrix Black
e
Rodolphus Lestrange. Nella grande villa della famiglia Purosangue erano
stati
disposti enormi vasi di rose in ogni angolo del salone, mentre i
corrimano
delle scale erano stati decorati da festoni composti da edera e calle.
Bellatrix era chiusa in camera
sua, con già indosso il suo abito color avorio. Aveva
rigettato l’idea di
sposarsi con l’abito color bianco puro, perché non
si rispecchiava per nulla in
colore. Per di più, perché doveva fingersi pura e
candida di fronte ad un
marito che non amava e che non stimava per nulla? Tuttavia, si era
piegata alla
volontà del padre ed aveva acconsentito a celebrare
l’unione tra lei e
Rodolphus.
Aveva rigettato il bianco,
perché sapeva bene a chi appartenesse tutto il suo essere.
Il cuore non era
fondamentale quando si trattava di Lord Voldemort e lei non aveva mai
apprezzato le inutili smancerie delle coppie innamorate.
Sin dai primi momenti al suo
fianco, Bellatrix aveva ceduto al suo fascino, sentendosi fatalmente
attratta da
quell’uomo dagli occhi scuri e freddi, dai gesti eleganti.
Tom Riddle, dal
canto suo aveva subito ricambiato quegli sguardi ardenti ed
appassionati della
giovane ragazza. Ma i due non erano mai andati oltre quello scambio di
occhiate,
anche se la tensione che si era venuta a creare tra loro due era
notevole. E
quella stessa tensione aveva rischiato di dissolversi quando il
fidanzamento
tra Bellatrix e Rodolphus era stato ufficializzato. Il Signore Oscuro
l’aveva
evitata per qualche giorno, non degnandola più di un solo
sguardo, mandando la
giovane maga nella disperazione totale. Aveva iniziato a dipendere
dagli occhi neri
del suo padrone. Il pensiero di non poter più godere di
quello sguardo
privilegiato l’aveva fatta impazzire.
Che il Signore Oscuro fosse
geloso di quell’unione? Bella ci aveva riflettuto, ma non
avrebbe mai osato
porre una domanda simile al suo Signore. Una sera, poco prima delle
nozze,
però, poco prima che la giovane lasciasse la dimora di Tom
Riddle, il mago le
aveva afferrato la mano sinistra, portandosela al volto, dalla
carnagione
estremamente pallida. La giovane donna tremava di eccitazione, mentre
la sua
mano, guidata da quella del Signore Oscuro, toccava quei lineamenti
così affascinanti,
per nulla scalfiti dal passare del tempo, ma pieni di
malvagità. Lord Voldemort
appoggiò le dita di Bellatrix sulle sue labbra, indugiandovi
per qualche
istante. In quel momento, rivolse lo sguardo alla sua prediletta, come
non
aveva più fatto per qualche tempo. No, Tom Riddle non era
geloso di
quell’unione, ma in quell’occhiata le aveva
ricordato di non dimenticarsi a chi
appartenesse davvero.
Abbandonò la presa dalla mano
lentamente, per poi voltarsi e dire, in un sussurro:
“Puoi andare, Bellatrix”.
La giovane donna aveva ricordato
quel momento, mentre stava indossando il velo color avorio. Era
leggerissimo e
si appoggiava appena sui capelli neri e ricci, che erano stati
semplicemente
tirati indietro da un fermaglio di madreperla, dono di sua sorella
Narcissa.
Quel velo le piaceva, avrebbe
potuto vedere tutti gli invitati con occhio indiscreto, senza che si
potessero
accorgere chiaramente di avere gli occhi della futura Mangiamorte
addosso, dato
che il viso della giovane, e le sue fattezze, sarebbero state velate da
quello
strato di organza bordata di raso.
Avrebbe cercato con lo sguardo
Lord Voldemort per tutta la cerimonia e non avrebbe avuto occhi che per
lui.
Rodolphus non era altro che un piccolo penny, una monetina senza troppo
valore,
che cercava di guadagnarsi attenzione, scalando il muro imponente che
era la
vita di Bellatrix.
Neppure
ad Azkaban Bellatrix aveva rinunciato a quella strana abitudine a
mettersi un
qualsiasi tessuto in testa, come se fosse un velo da sposa.
Si
comportava così in maniera del tutto inconsapevole.
Più volte Rodolphus l’aveva
rimbeccata di non comportarsi come una sciocca, ma a lei non
importavano le
parole del consorte. Quel velo, che non era altro che una serie di
stracci
cuciti tra loro, le serviva per rimettersi in contatto con il Signore
Oscuro,
dovunque lui fosse. Perché lei era certa che fosse ancora
vivo. Non sapeva
dove, né in quale stato fosse, ma era quella convinzione
granitica ad averla
spinta ad accettare la prigionia ad Azkaban, piuttosto che morire per
mano di
un Auror, o rinnegare di essere stata fedele al mago oscuro
più temuto nel
mondo magico. Non era come suo cognato Lucius Malfoy, talentuoso e
sfacciato
voltagabbana, che aveva rinnegato abilmente la propria
fedeltà a Lord
Voldemort, evitando così un piacevole e duraturo soggiorno
nel Mare del Nord.
E
mentre il vento proveniente dalla Scandinavia infuriava, scuotendo le
possenti
mura del carcere magico, Bellatrix Black portava in testa quel mucchio
di
stracci, come se avesse paura che le folate gelide di tramontana, che
si
infilavano tra i sottili interstizi tra una pietra e l’altra,
le potessero
squarciare il velo e portarle via un ricordo a lei prezioso, per quanto
fosse
una donna crudele. Solo una persona aveva avuto il diritto di
squarciare un velo
carico di tensioni ed attese, ed era stato Lord Voldemort in persona.
Aveva
avuto il coraggio di non
trascorrere la prima notte di nozze con Rodolphus.
Che senso avrebbe avuto? Non
avrebbero neppure dormito assieme. Né tantomeno Bellatrix
l’avrebbe aspettato
con trepidazione tra le lenzuola.
Tom Riddle era stato l’ospite
d’onore del sontuoso ricevimento. Era difficile non notarlo:
sebbene tutti gli
uomini indossassero elegantissimi tight, Lord Voldemort sembrava il
massimo
esempio di eleganza, con quel completo grigio impeccabile ed i guanti
in suede
grigi. Tutto quel grigio non faceva altro che risaltare la carnagione
chiara, i
capelli neri dell’uomo e i suoi occhi neri e profondi. Non
dimostrava affatto
quarantasei anni, ma Bellatrix se n’era sempre infischiata
dell’età del Signore
Oscuro.
Si erano scambiati dei
convenevoli banali, durante il ricevimento, e Lord Voldemort si era
limitato ad
augurare ogni felicità – e soprattutto figli
Purosangue – alla coppia di neo
sposi.
Ma gli occhi dicevano molto di
più di uno sterile augurio che si faceva ad ogni matrimonio
tra Purosangue. Lo
sguardo dell’uomo perforava l’organza del velo,
cercando lo sguardo di
Bellatrix, nel tentativo di farle capire che quei matrimoni non erano
fatti che
per essere infranti. Erano una facciata bella e buona, ma questo la
giovane
donna l’aveva capito già da tempo.
E c’era un messaggio molto più
forte, in quello sguardo penetrante, un’attesa che non poteva
più andare avanti
e che doveva ad ogni modo terminare, entro brevissimo tempo.
Come dono di nozze, Lord
Voldemort aveva lasciato a Bellatrix Black in Lestrange una Passaporta,
da
usare entro la sera stessa.
Andati via gli ultimi ospiti, i
due coniugi si erano recati nella loro abitazione, non troppo lontana
da quella
dei Black. Il marito di Bellatrix si era subito rinchiuso nel suo
studio, che
la giovane non aveva mai visto, e al quale probabilmente non avrebbe
mai avuto
accesso.
La giovane si era
cambiata d’abito,
preferendo un vestito semplice e nero rispetto a quello lussuoso da
sera che le
avevano fatto mettere, e dopo aver chiuso a chiave la porta della sua
stanza,
aveva preso in mano
Era arrivata nell’elegante
salotto del maniero ed era così insolito vederlo vuoto e
poco illuminato.
Bellatrix si era guardata attorno, aveva camminato per la grossa sala,
toccando
alcuni libri con curiosità, ammirando i calici da vino nella
teca in legno e
vetro. L’elfo domestico del Signore Oscuro si era fatto
avanti, come se stesse
aspettando da ore l’arrivo della giovane donna, e le aveva
portato del vino
rosso in un calice splendente. In tono ossequioso, aveva detto alla
maga che il
padrone sarebbe sceso a momenti.
Bellatrix aveva atteso che
l’elfo se ne fosse andato per bere un sorso di vino.
L’avrebbe calmata, dato
che sentiva la tensione farsi sempre più intensa e crescente.
E quando aveva sentito un rumore
provenire dalle scale, le era venuto in mente di compiere una follia.
In un
attimo, aveva appoggiato il bicchiere sul tavolo ed era corsa dietro
una delle
tende, fatte da più strati di tessuto. Si era nascosta
dietro lo strato di
organza – lo stesso tessuto del suo velo da sposa –
a sua volta coperto da un
ulteriore tessuto spesso ed opaco. Bella, nel frattempo, ridacchiava
tra sé e sé,
con la sua risata nervosa e folle.
Il rumore di passi si era fatto
sempre più chiaro e distinto. Anche solo da quel rumore, la
giovane aveva
intuito che si trattasse del Signore Oscuro. Aveva rallentato
progressivamente,
per fermarsi non troppo distante da lei.
“Bellatrix?” quel tono di voce
calmo e pacato era proprio quello di Tom Riddle e Bellatrix era
riuscita a
sentire un brivido percorrerle la schiena.
Un altro paio di passi lenti per
il salotto.
“Dove sei?” aveva chiesto calmo.
L’interpellata si era mossa un
poco, dietro le tende, molto divertita. Lord Voldemort si era voltato
verso di
lei e la stava guardando. Quegli occhi stavano letteralmente bruciando
il
tendaggio. Un altro paio di passi e poteva immaginarselo lì,
davanti a sé, alto
ed elegante come sempre.
Lord Voldemort aveva afferrato
la tenda più spessa e l’aveva scostata, con un
gesto secco e perentorio,
lasciando la giovane donna velata, ancora una volta,
dall’organza. Lei aveva
riso nervosamente. L’uomo l’aveva trovata
incredibilmente affascinante.
“Mia fedele Bellatrix, vedo che
in ogni circostanza, ti piace dare filo da torcere” aveva
esordito con un
sorrisetto.
La giovane non aveva risposto,
ma si era limitata ad alzare una mano, accarezzando il tessuto
semi-trasparente
che la separava dal Signore Oscuro. Aveva osato sfiorare il volto
dell’uomo,
con le dita avvolte nella morbidezza della stoffa. Lord Voldemort si
era fatto
molto, molto vicino e potevano quasi abbracciarsi, gesto che non
avrebbero mai
potuto compiere spinti da affetto. Ma aveva lasciato che la giovane lo
toccasse,
si era lasciato sfiorare da quella combattente orgogliosa. Le aveva
permesso di
sfiorargli la fronte, gli zigomi e le labbra, per poi scendere verso il
collo
ed il mento. Arrivata a quel punto, il Signore Oscuro aveva squarciato
con
veemenza l’ultimo velo che li separava e l’aveva
presa per un braccio.
Aveva portato le labbra sul
polso di Bellatrix e le aveva fatte scorrere lungo il braccio con molta
lentezza. La maga sapeva che presto sarebbe stata marchiata, che un
teschio ed
un serpente sarebbero apparsi sul suo braccio dalla pelle molto chiara.
Sapeva
che il Signore Oscuro avrebbe appoggiato la punta della sua bacchetta
su quel
braccio sottile, che non aveva mai conosciuto fatiche comuni e tipiche
di maghi
plebei o, peggio ancora, di luridi Babbani, ed avrebbe pronunciato
l’incantesimo che l’avrebbe unita per sempre a Lord
Voldemort.
“Mio Signore”aveva detto la
giovane donna decisa, poiché non aveva mai avuto paura di
niente, in vita sua
“Mi permetta di farle vedere come posso esserle fedele.
Esistono molti modi…”.
Tom Riddle aveva alzato la testa
e l’aveva attirata a sé, cingendole i fianchi con
una presa forte e sicura.
“Mia coraggiosa Bellatrix” le
aveva sussurrato, avvicinando le labbra all’orecchio di lei
“Sono curioso di
conoscere questi ‘modi’, come li chiami
tu…”.
Il
buio
regnava in quella cella fredda ed umida. Il rimbombo remoto delle onde
infastidiva il ricordo di Bellatrix. La donna si era tappata le
orecchie, per
non perdersi i colori dei suoni, della voce del suo Signore Oscuro.
Stava in
piedi, facendo oscillare la testa come per cacciare con decisione
quello
sciabordio fastidioso, canticchiando ancora una volta, quella canzone
senza
senso.
“Ogni giorno celebro il
mio
matrimonio…”
L’onda
schiaffeggiava le mura in pietra immerse nell’acqua,
verdastre per l’attecchire
delle alghe alla superficie.
“Signore Oscuro, non siete mai stato
normale!”
Bellatrix
pestava i piedi nudi e luridi a terra, producendo uno schiocco secco e
violento. Sapeva che i compagni di prigionia, poco distanti dalla sua
cella,
avrebbero protestato. Aveva alzato la voce, allora.
“Ogni giorno celebro il
mio
matrimonio…”.
Mormorii
di scontento attraversavano l’aria greve. Che andassero al
diavolo, gli altri
non potevano capire.
“…il Signore
Oscuro preferisce
la pioggerella al diluvio”.
Stava
iniziando a piovere per davvero, là fuori.
“Bellatrix
Lestrange, stai zitta!” aveva urlato qualcuno vicino alla sua
cella. La donna
non aveva dato retta a quel richiamo, non sapeva chi potesse essere
quella
Lestrange. Lei era Bellatrix Black, non si era mai sentita una
Lestrange.
“Ogni giorno celebro il mio
matrimonio…”.
Le sue
mani sudice toccavano quel velo degno di una regina, fatto di cenci di
varie
dimensioni e fantasie.
“…ma il mio
Signore se n’è
andato…”.
Eppure
Bellatrix sapeva che un giorno sarebbe tornato più forte e
più potente di prima.
“…se
n’è andato”.
Sarebbe
tornato, n’era certa. E quel principesco velo era caduto a
terra ed i topi ci
avrebbero camminato sopra, mentre lei dormiva su quello scomodo
giaciglio di
paglia che sapeva di muffa. L’estasi di quel canto folle era
scemata,
lasciandola nell’amara consapevolezza, che, per il momento,
Bellatrix era
tornata ad essere una Black.
NdA:
“Era tornata
ad essere una Black”: ve la spiego. Ho voluto mascherare la
canzone di Amy
Winehouse “Back To Black” nel testo. Diciamo che la
strofa era “I go back to
Black”, che poteva anche significare “torno nel mio
lutto”. Ma dato che
Bellatrix è una Black, che non calcola il marito, dopo la
caduta di Voldemort
non è più
In questo caso, ho
voluto prendere delle strofe della canzone della Winehouse e tradurle
in
italiano ed inserirle nella narrazione in maniera – si spera
– piuttosto naturale
e coerente. Spero vi piaccia, perché sono molto soddisfatta
di Bella e di Tom
<3