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Autore: Beapot    14/02/2012    9 recensioni
Dal testo: Ho appena finito il mio monologo mentale di invettiva contro la festa degli innamorati, ed ecco che arriva l'innamorato per eccellenza: dolce, premuroso, con gli occhi che luccicano quando guarda l'oggetto del suo amore.
Davvero fantastico, sì.
E io non posso fare finta di niente e lasciarlo fuori.

[Fanfiction partecipante all'iniziativa “Aurors In Love” organizzato dal gruppo di FB “Cercando chi dà la roba alla Rowling” (Team Harry/Hermione)]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'I wish I could love you'
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[Fanfiction partecipante all'iniziativa “Aurors In Love” organizzato dal gruppo di FB “Cercando chi dà la roba alla Rowling” (Team Harry/Hermione)] dedicata a: LIGHTS

 

 


Lonely Valentine

 

 

Io odio il giorno di San Valentino.

L'ho sempre detestato, e non per il motivo che tutti credono di conoscere: “Sei single e frustrata e vedere gli amanti scambiarsi dolcetti e attenzioni ti fa deprimere”.
Ecco, niente di più sbagliato. A volte le persone sanno essere così superficiali...
Non sono certo frustrata, tanto meno sono invidiosa dell'amore altrui, ma odio San Valentino.
Posso dirlo senza incorrere in qualche pessima battuta cretina e presuntuosa?
Credo che sia una festività – se così possiamo chiamarla – del tutto inutile. Voglio dire, guardatevi intorno: improvvisamente ogni negozio si riempie di oggetti rossi, morbidi, e dolci, oggetti totalmente inutili (chi mai userebbe un tempera matite a forma di cuore, ad esempio?) che fanno mettere le persone in fila alla cassa per ore pur di riuscire ad acquistarli. Per non parlare poi dei gridolini delle ragazze emozionate davanti a pelouches davvero brutti – un cuore rosso con ali piumate, siete seri? - a cui brillano gli occhi mentre esclamano: “Oh, questo sarebbe perfetto per il mio tesoruccio!” come se un ragazzo non possa desiderare altro che quello per rimarcare la sua virilità.
E come se non bastasse, nel mondo magico questa eccitazione è amplificata ancora di più da puttini animati che ti inseguono per strada lanciandoti coriandoli e urlandoti dietro canzoncine stonate e imbarazzanti.
Ecco, è questa inutile esagerazione che mi fa detestare con tutta me stessa il giorno di San Valentino.

«Hermione, sei in casa?»

Fantastico, ci mancava anche Harry adesso. Ho appena finito il mio monologo mentale di invettiva contro la festa degli innamorati, ed ecco che arriva l'innamorato per eccellenza: dolce, premuroso, con gli occhi che luccicano quando guarda l'oggetto del suo amore.
Davvero fantastico, sì.
E io non posso fare finta di niente e lasciarlo fuori.

«Sì, certo. Entra pure!»

Eccolo, il suo sorriso a trentadue denti. Adesso si siederà sul divano torcendosi le mani nervosamente, farà un po' di conversazione chiedendomi come procede il mio lavoro e come mi trovo nella nuova casa, e poi arriverà al dunque. Sì, perché so che non è venuto qui per una semplice visita di cortesia. Nessuno fa mai qualcosa senza volere altro in cambio, ci ho messo del tempo ma l'ho imparato.

«Come stai?»

Appunto.

«Meravigliosamente. Al lavoro procede tutto per il meglio, la nuova casa mi piace ed è molto accogliente, e non sono depressa perché Ron mi ha lasciato. Cosa ti ha portato da queste parti?»

Al diavolo i convenevoli, tanto saremmo comunque arrivati a questo punto.
Non sono triste perché è finita la storia con l'unico ragazzo di cui mi sia mai innamorata. Sono delusa, frustrata, me la prendo anche con me stessa per non essere stata all'altezza di una relazione con lui, ma perché dovrei deprimermi? In fondo è solo l'unico a cui abbia mai concesso tutta me stessa.
Suona un po' falso? Mi rendo conto che anche lo sguardo che sto lanciando a Harry è a metà tra l'isterico e lo scettico, come se cercassi di convincere anche me stessa delle parole che ho appena pronunciato, ma non posso farci niente. Si deve andare avanti, no? Si cade feriti e sconfitti, ma ci si deve rialzare. E questo è uno dei modi per farlo. Negare l'evidenza, fingere di star bene perché poi si finisce per crederci davvero e ci si sente meglio.
Comunque, perché sia chiaro, non è per questo motivo che odio San Valentino.
Sempre meglio precisare.

«Come sarebbe a dire “cosa mi ha portato da queste parti”? È così strano che volessi vedere come stavi?»

E certo, adesso fa l'amico premuroso.
Mi piomba in casa tra capo e collo mentre non vorrei fare altro che lanciare Schiantesimi a destra e a manca per sfogare la mia frustrazione, costringendomi a calmarmi e a dargli un'accoglienza normale per non farlo preoccupare.
Perché non se ne torna a casa? A volte dovrebbe capire che non si ha voglia di avere gente fra i piedi mentre ci si lecca le ferite in silenzio.
Non ha una ragazza dalla quale tornare? Che andasse a rompere le scatole a lei con qualche coccolina sdolcinata invece di venire a importunare me.
Frecciatina sulle coccole fra amanti? Sì, perché nonostante tutto mi mancano. Ron era bravo in questo. Era bravo in un sacco di cose quando si trattava di farmi staccare dalla frenesia della vita di tutti i giorni e di farmi rilassare. Ma lui non c'è, giusto? Mi ha lasciato e probabilmente sta rivolgendo quelle attenzioni a qualcun'altra adesso.
Invidia per gli innamorati? No, piuttosto è nostalgia, ma odio San Valentino a prescindere.

«È San Valentino, Harry»

Può dire quello che vuole, può negare fino alla fine di essere passato solo per vedere come stavo, ma non me la darà a bere.
Lui adora San Valentino perché non vede l'ora di poter ricoprire Ginny di regali e dolcezza senza sembrare troppo diabetico o fuori luogo. Questo giorno per lui è un'ottima giustificazione per sfogare tutto il suo romanticismo, è una manna dal cielo.

«Hermione, vuoi smetterla per favore? Cosa c'entra adesso San Valentino, qual è il problema?»

Ha anche l'ardire di spazientirsi e di mettere su il broncio... ma davvero è qui solo per me? No, certo che no, c'è sicuramente un'altra ragione che al momento devo ancora identificare.
Mi chiede qual è il problema... ebbene, lo so io qual è!
Il problema è che sono stanca della sua pietà. Sono stanca degli sguardi che tutti loro mi lanciano da quando io e Ron abbiamo rotto, come se fossi sul punto di esplodere da un momento all'altro e loro dovessero raccogliere i cocci.

«Non ho bisogno della vostra pietà, Harry. Ne ho abbastanza di vedervi arrivare in processione a casa mia solo perché vi faccio pena»

Ecco fatto, l'ho detto.
È sempre meglio mettere in chiaro le cose, e forse dovrebbero capirlo tutti invece di continuare a girarci intorno. Credono che in questo momento sia io la più fragile ma non si accorgono che la loro insicurezza li rende quasi infantili.
E adesso che ha da guardarmi in quel modo?

«Non hai capito proprio niente»

Scuote la testa e mi guarda ferito.
Che vuol dire che non ho capito niente? In realtà sono l'unica ad aver capito tutto in questo vortice di tensione e cose non dette. Adesso sì che sto per esplodere, dato che mi ha portato all'esasperazione, sarà contento finalmente? Così potrà andare a riferire anche questo a Ginny e a chiunque gli chieda di me.
Una spia, ecco cosa è. Un ambasciatore travestito da amico a cui è stato assegnato l'ingrato compito di soccorrermi e di scoprire cosa mi passa per la testa per riferirlo ad altre orecchie curiose.

«Pensi davvero che io sia qui per questo? Credi che provi una gioia malsana nel vederti soffrire? Questo non me lo sarei aspettato da te...»

Ricomincia a parlare prima ancora che io possa prendere fiato per aggredirlo di nuovo e il suo sguardo è sempre più ferito, quasi triste.
Forse in fondo ho esagerato con le parole di prima, ma non potevo restarmene in silenzio e lasciare che si comportasse come una crocerossina insicura.
Harry non è mai stato bravo con le parole, soprattutto quando si tratta di nascondere le sue emozioni e, in questo caso, il suo scopo.

«E allora perché sei qui invece di festeggiare questa splendida giornata con Ginny?»

A questo punto se vuole fare la parte dell'offeso deve mettere tutte le carte in tavola e spiegarsi.
Dice che non è qui perché prova pena per me? Che lo dimostri allora! Che mi dica la vera ragione della sua visita.

«Splendida giornata? Mi prendi in giro, vero? Tu hai sempre odiato San Valentino»

Adesso ride.
Si prende anche gioco di me e mi guarda divertito. Se non altro ha notato la sottile ironia con cui ho pronunciato la parola “splendida”; dopotutto la sua conoscenza di me non è stata offuscata dall'eccessiva – e inutile – preoccupazione che ha per la mia attuale condizione.

«Lo so, sei tu quello che lo adora»

E in fondo come posso biasimarlo?
Non potrebbe essere diversamente: lui ha qualcuno che lo ama e che gli concede di ricambiare, il suo amore non va certo sprecato. E poi non conosco nessuno che sappia amare bene come fa lui con Ginny. Harry è il genere di uomo che tutte le ragazze vorrebbero al proprio fianco, come può uno come lui detestare il giorno dell'amore per eccellenza?
Bene, alla luce di queste ultime riflessioni forse dovrei ammettere che un po' di frustrazione c'è, ma mi consola il fatto che nemmeno quando avevo Ron al mio fianco mi piaceva San Valentino.
Non sono poi tanto incoerente, no?

«Cosa? Perché dovrei adorarlo?»

Classico di Harry. A volte sembra cadere dalle nuvole e ti guarda con lo stesso sguardo stralunato che aveva da bambino.
Certo che lo adora, che vuol dire quell'espressione scettica e perplessa?

«Guarda che non c'è bisogno che fai finta di niente con me. Ti conosco, e so che sei il tipo di ragazzo che va pazzo per questo giorno. E d'altra parte come potrebbe non essere così?»

Inizio a elencargli tutti i motivi per cui mi sembra più che naturale che lui si trovi a suo agio il giorno di San Valentino.
Forse si vergogna di ammetterlo davanti a me perché ha cominciato a boccheggiare confuso mentre continuo a parlare e scuote la testa incredulo.

«Puoi stare zitta un minuto?»

Oddio, si è messo a urlare.
Erano anni che non alzava la voce in questo modo contro di me, e adesso sembra davvero esasperato. Mi guarda per un istante, poi si passa una mano sul viso e si lascia cadere sul divano.
Sul mio divano!
Quindi ricapitolando: entra in casa mia all'improvviso, mi costringe a fingermi tranquilla, mi tiene sulle spine perché non ha il coraggio di spiegarmi cosa ci fa qui, si permette prima di fare l'offeso e adesso si esaspera. E poi quella psicologicamente fragile sarei io?

«Che ti succede, Hermione? Non ti riconosco più. Dici di stare bene eppure ti comporti in modo strano... quasi non sembri tu»

Adesso è di nuovo preoccupato. Per me.
E con queste parole che vorrebbe dire? Mi sta confondendo, cosa diamine vorrebbe dire che non mi riconosce più?
Solo perché non gli permetto ancora una volta di prendersi cura di me non vuol dire che io non sia più me stessa.

«Sei distante, assente. Sembra quasi che tu stia su un mondo tutto tuo...»

Esatto, un mondo mio. Un universo privato in cui posso essere debole senza che qualcuno si affanni per impedirmi di esserlo. Posso crogiolarmi un po' nel mio dolore o devo darvi libero accesso anche a quello?
Sto cominciando a innervosirmi sul serio e lui non ha intenzione di smettere di parlare.

«Puoi fingere quanto vuoi con gli altri, e puoi credermi se ti dico che Ginny ormai si è convinta che tu stia bene, ma...»

C'è un “ma”? Che “ma” potrebbe esserci?
Se Ginny ne è convinta allora ho giocato bene la mia parte; non è da tutti riuscire a ingannare Ginevra Weasley quando lei conosce praticamente tutto di te.
Eppure Harry è qui davanti a me che mi parla di questo “ma”.

«...ma non me la darai a bere. Che tu lo voglia o no, ti conosco troppo bene per lasciar correre. Tengo troppo a te per vederti così»

Come sarebbe a dire che lui l'ha capito?
Cosa ha capito, poi, se nella mia testa non c'è altro che confusione?
Confusione, e dolore, e tristezza, e rabbia, e lacrime che non vogliono uscire, perché è bastato che Ron mi lasciasse per farmi crollare il mondo addosso. È bastato che il ragazzo goffo e impacciato che ho conosciuto ai tempi della scuola si chiudesse la porta alle spalle per farmi sentire sola e sconfitta.
Io, che sono sempre stata forte agli occhi di tutti, una roccia per chi mi stava vicino, sono precipitata in un vortice di insicurezze e devo ancora toccare il suolo.
Ecco cosa c'è nella mia testa, e all'improvviso si fa tutto più chiaro. La verità della mia condizione mi schiaccia e mi fa mancare il respiro mentre mi rendo conto che l'amore di Ron, l'unica certezza che credevo di avere da una vita, mi ha lasciato per sempre.

«Vieni qui...»

Harry mi stringe a sé e mi accarezza delicatamente i capelli in un gesto dolce e premuroso, ma solo qualche attimo più tardi mi accorgo che il mio corpo è scosso da singhiozzi e che la sua camicia è umida delle mie lacrime. Finalmente, dopo settimane passate a trattenere il dolore, sto piangendo. E piango a lungo, in silenzio, tremando. E piango tra le sue braccia, che non sono lì per spiarmi e ridere di me, ma sono lì per sostenermi. Perché lui ha capito di cosa avevo bisogno prima ancora che lo capissi io.
E allora forse mi dico che ha ragione lui. Sono cambiata in queste ultime settimane, non sono più io. Isterica, insicura, troppo occupata a piangermi addosso e a fingere di non farlo; sono entrata in un circolo vizioso in cui mi crogiolo nella mia sofferenza e allontano da me chiunque tenti di avvicinarsi, ricoprendolo di insulti nella mia testa e convincendomi di detestarlo, solo per non mostrarmi debole.

«Grazie»

La mia voce è soffocata nel nostro abbraccio e ancora incrinata dal pianto.
Grazie, Harry, per essere qui a preoccuparti per me...
Mi stringe ancora più forte e mi posa un bacio leggero sui capelli. Dolce, premuroso, attento.
Grazie soprattutto per essere qui proprio oggi, quando probabilmente avevo più bisogno di te.

«Sei ancora convinta che non mi importi di te?»

Mi allontana da lui quel tanto che basta per guardarmi negli occhi arrossati.
Ne sono ancora convinta? No, e dopotutto credo di non esserlo mai stata anche se mi faceva stare meglio credere che fosse così. È più facile escludere le persone della tua vita se ti convinci che a loro non importa niente di te.

«No»

Ha abbattuto il muro che mi sono costruita intorno, o forse lo ha solo scavalcato per raggiungermi. Non racconterà a nessuno di questa conversazione e della mia debolezza, lo leggo nel suo sguardo e nel modo in cui continua a stringermi e sorreggermi.

«Odi ancora San Valentino?»

Che strana domanda, sembra così fuori luogo... ma è Harry e forse sta cercando di sdrammatizzare. Devo essere sincera? Sì, a lui lo devo, e in fondo che male può fare adesso?

«Certo»

E lo sento sorridere divertito e sorrido con lui, tra le lacrime che continuano a scendere in silenzio. Mi sento più leggera adesso che sono con lui.

«E perché credi così fermamente che io lo ami?»

«Perché è così che funziona, no? Se si ama non si ha paura farlo e non hai paura di uno stupido giorno. E tu ami e sei amato, e come potrebbe essere diversamente? Non c'è niente di sbagliato nel voler festeggiare questo»

Mi stupisco delle mie stesse parole nel momento in cui mi rendo conto di quanto siano vere.
È giusto voler festeggiare l'amore, e il giorno di San Valentino è lì come a volerti ricordare di farlo perché potresti non stare fermo abbastanza a lungo e non rendertene conto. Non è una scadenza, è un promemoria, e forse è proprio quello che ci vuole.
Mi stupisco delle mie parole perché mi fanno male: in tutti questi anni trascorsi con Ron non ho mai apprezzato questa ricorrenza. Non ci siamo mai fermati neanche quando c'era una stupida festa a ricordarcelo, e forse non ci siamo mai amati.

«Hai ragione, è così che funziona, ma quando si ama la persona sbagliata è diverso; quando si ama la persona sbagliata si odia San Valentino perché fa paura. E io ho paura»

Il suo petto vibra delle sue parole e ci metto qualche istante di troppo per comprendere appieno quello che ha detto.
Ha paura, e se ho seguito il suo ragionamento vuol dire una cosa sola: lui non sta con la persona che ama. Non capisco perché rendermene conto non mi faccia essere triste per lui, in fondo è il mio migliore amico e dovrebbe dispiacermi che lui non sia felice; eppure quello che ha detto mi ha fatto sentire bene.
Sono un mostro, non c'è altra spiegazione. Lui è venuto qui a trovarmi e a farmi compagnia e io gioisco delle sue disgrazie, che razza di amica sono? E soprattutto, perché sto reagendo così? Non è giusto, non se lo merita! Io non merito lui!
È qui con me, a dirmi che non ama la sua ragazza...
Preferisce stare con me piuttosto che con lei...
Oddio, mi sto immaginando tutto oppure sta cercando di dirmi che...
Non faccio nemmeno in tempo a formulare il pensiero che mi trovo le sue labbra incollate alle mie.
Cosa sta succedendo? Mi lascio trascinare dal suo bacio e mi aggrappo alle sue spalle mentre realizzo che sì, voleva dirmi proprio quello.

 

***


NdA: ecco qua questa mia nuova shot a tema "San Valentino". E' nata con un po' di fatica, lo ammetto, ma spero che vi piaccia!
Dover scrivere una storia per il Capo mi ha messo una grande responsanilità addosso ahahahah! A parte gli scherzi, spero che la troviate almeno decente perché io ne sono poco convinta :)
Bea

   
 
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