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Autore: telesette    14/02/2012    1 recensioni
Sotto vi era una piccola foto dello stesso ragazzo lì seduto, quasi piangendo in quel momento, e a lato vi era riportata l'intera storia della vicenda per la quale ogni giorno ( da circa una settimana ) veniva a suonare alla porta di suo zio. Vedendolo aggirarsi nel palazzo sempre più spesso, ovviamente ignorando il contenuto del manifesto e i volantini che costui lasciava ogni giorno nell'ingresso, la gente incominciò a pensare che si trattasse di un giovane squilibrato...
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- WARNING -

Il contenuto di questa storia è assolutamente inventato. Ogni fatto, persona e riferimento realmente accaduto che ivi si può riscontrare, sia nel testo che nella descrizione della storia e dei personaggi, è puramente casuale.

L'Autore

Storia di ordinaria ingiustizia

Da più di un'ora ormai, quel ragazzo stava suonando insistentemente al campanello dell'interno N° 12. Un giovane alto e magro, pressapoco sulla ventina, con i capelli e gli occhiali tipici di un nerd dei computer. Costui teneva premuto il campanello per una lunga manciata di secondi, dopodiché attendeva all'incirca altrettanto tempo con la mano appoggiata contro la porta e, visto che non otteneva alcuna risposta, ricominciava a suonare.

- Zio, apri - diceva il ragazzo, con voce sorprendentemente calma. - Apri, tanto non me ne vado finché non parliamo!

La porta tuttavia era e rimaneva chiusa.
Per quanto il ragazzo suonasse quel dannato campanello con accanimento, tanto che molti si affacciavano incuriositi per capire cosa diavolo stesse succedendo, nessuno da dentro la casa rispondeva ai suoi richiami. Stanco e amareggiato, il giovane si sedette dunque nell'atrio, sopra una fredda sporgenza di marmo, e si prese la testa tra le mani con disperazione. Il suo fisico asciutto e mingherlino, insieme alla maglietta a maniche corte ed i jeans stinti e rovinati, rendevano il suo aspetto ancora più triste. Dietro di lui, appiccicato alla colonna portante dell'edificio, c'era un manifesto di quelli economici ( creato al computer e realizzato alla bell'e meglio con una stampante ) sul quale, nonostante fosse strappato e rovinato in più punti, vi era ancora leggibile questa scritta:

"Insanni chiede giustizia per l'inconcepibile truffa di suo zio"...

Sotto vi era una piccola foto dello stesso ragazzo lì seduto, quasi piangente in quel momento, e a lato vi era riportata l'intera storia della vicenda per la quale ogni giorno ( da circa una settimana ) veniva a suonare alla porta dello zio. Vedendolo aggirarsi nel palazzo sempre più spesso, ovviamente ignorando il contenuto del manifesto e i volantini che costui lasciava ogni giorno nell'ingresso, la gente incominciò a pensare che si trattasse di un giovane squilibrato... o peggio, di un maniaco pericoloso. Evidentemente il proprietario dell'interno N° 12, malgrado il ripetuto squillare del suo campanello, preferiva ignorare tranquillamente il ragazzo e far finta di niente; tuttavia, temendo che il giovane fosse sotto effetto di stupefacenti o comunque capace di gesti violenti ( anche se fino a quel momento non aveva mai né alzato la voce né espresso verbalmente alcuna minaccia contro il padrone dell'appartamento ), di fatto gli altri inquilini dopo un po' telefonavano alla polizia.
Anche quel giorno infatti, dopo essersi rimesso a suonare inutilmente davanti a quel dannato campanello, Insanni venne fermato dalle Forze dell'Ordine ed allontanato dal palazzo per effettuare i dovuti accertamenti nei suoi riguardi. Per caso, vedendolo uscire scortato da due agenti in divisa, un giornalista di passaggio colse al volo l'occasione per rivolgere al giovane alcune domande.

- Io non ho fatto niente - disse il giovane, calmo e sicuro di sé. - Mio zio mi ha derubato e io chiedo che sia fatta giustizia...
- Per favore, circolare - brontolò secco l'agente, sollevando la mano per allontanare il giornalista.
- Allora vuole rilasciare una dichiarazione?

Insanni annuì col capo, malgrado gli agenti lo stessero strattonando per accelerare il passo e raggiungere il distaccamento più vicino della Questura. Qui il giovane e il giornalista furono messi a sedere in una piccola sala d'aspetto, in attesa che qualcuno venisse ad occuparsi della questione; lo stato di fermo e la segnalazione dei vicini di casa dell'interno N° 12 identificavano il ragazzo come un "molestatore recidìvo"... Quest'ultimo però aveva le sue buone ragioni per comportarsi a quel modo e, non avendo finora infranto in alcun modo la legge, dopo qualche ora veniva puntualmente rilasciato e mandato a casa. Stavolta però il giornalista, peggio di una locusta affamata, invitava il giovane a raccontare la sua storia.

- Non sono uno stalker, e nemmeno un pazzo - esclamò il giovane, guardandolo stancamente.
- Io non ho detto nulla di ciò - fece osservare il giornalista. - Ma se vuole posso ascoltarla, pubblicando la sua storia sul mio giornale; se come dice, non ha fatto niente di male, i lettori e l'opinione pubblica le renderanno giustizia!

Il giovane inarcò la schiena all'indietro e, sospirando forte, iniziò il suo racconto.

- Circa qualche mese fa - iniziò. - Cominciai a mettere faticosamente da parte i soldi per comprarmi una moto: una Honda XL 650 V, al prezzo di ottomila euro, compresi gli accessori...
- E suo zio cosa c'entra?
- Non avevo i soldi per pagare l'ultima rata e, alla scadenza del termine, rischiavo di perdere tutti i seimilaottocento euro che avevo speso finora; così chiesi a mio zio di prestarmi gli ultimi soldi, ovviamente restituendoglieli più avanti... Invece due settimane dopo ricevo la lettera di un avvocato, nella quale mio zio vuole immediatamente i suoi soldi indietro; dal momento che non potevo pagargli milleduecento euro sull'unghia, la moto mi è stata confiscata e venduta per circa un terzo del suo valore di mercato; mio zio ha riavuto i suoi soldi più gli interessi, ma io ho perso tutto... E per la legge questo va bene!
- Ho capito - mormorò il giornalista. - Scriverò un articolo, signor Insanni, si faccia coraggio!

***

Il giornalista fu di parola. Appena a casa infatti, buttò giù velocemente la storia del ragazzo, completa di tutti i particolari annotati nel corso dell'intervista. Alla fine rilesse mentalmente l'articolo e spense la sigaretta nel posacenere accanto al computer.

- Storia di ordinaria ingiustizia - disse soddisfatto, leggendo il titolo. - Qualche riga tra i fatti di cronaca, giusto per riempire lo spazio con qualcosa, domani mi inventerò qualcos'altro!

FINE

Angolo dell'Autore:
Una storia come questa ( un'opera di fantasia, ricordiamo ), che non dice nulla di nuovo né di speciale, che senso può avere?
Dal momento che "tutto è normale" nella società, "tutto è scontato"... Dal momento che poche righe di giornale servono solo a suscitare qualche minuto di chiacchiere ( forse mezza giornata, ad esagerare! ), tali storie non meritano né considerazione né interesse particolare. Tanti Insanni sono vittime di varie porcherìe, a prescìndere dalla gravità, ma la giustizia chiude gli occhi e la legge si ostina a guardare alle trappole e agli imbrogli degli avvocati per giustificare ogni sorta di abuso.
Come?
Un ragazzo chiede dei soldi in prestito per comprarsi una moto, oltretutto pagata quasi interamente e con evidenti difficoltà, e alla fine non ha diritto a nulla! O_O Dov'è la giustizia in questo... Nei codici ? Nei regolamenti ?!? La giustizia non esiste, è inutile che ci prendiamo in giro, ma va comunque bene così - l'importante è che i furbi ottengano, tutti gli altri invece non contano un cazzo!
Truffatori, avvocati, vittime, giornalisti e sciacalli... Ecco qua riassunta in breve la realtà di questo schifo di società, alla quale anch'io purtroppo appartengo, una realtà che mi rifiuto di giustificare. Siamo un popolo di scimmie ( non vedo, non sento, non parlo ) e i risultati si vedono, per chi li vede ovviamente.

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori
 

   
 
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