Harry
si svegliò, inforcò gli occhiali e si
guardò intorno senza capire dove fosse,
per il troppo buio. Non avrebbe saputo dire quante ore avesse dormito.
Quando i
suoi occhi si abituarono all’assenza di luce, vide Ron
dormire sul letto
accanto al suo e si rese conto di essere alla Tana. Quante cose erano
successe
in quei pochi giorni. Dopo la battaglia, Harry, Hermione, la famiglia
Weasley e
tutti coloro che avevano combattuto quella notte infernale erano
rimasti ad
Hogwarts, praticamente distrutta, per quasi due giorni. I pochi
Mangiamorte
sopravvissuti, invece, erano fuggiti subito dopo la morte di Lord
Voldemort.
Durante i due giorni trascorsi a Hogwarts, Harry aveva parlato con
centinaia di
sconosciuti, con l’aspirante Ministro della
Magia e con
Ormai
al sicuro, Harry si sentiva strano: gli sembrava assurdo che fosse
tutto
finito. Avrebbe dovuto essere felice, ma ripensando a tutte quelle
morti, che
tra l’altro erano state tutte causate da lui, si sentiva
tremendamente in
colpa. Sirius, il suo padrino; Silente, il più grande mago e
preside di
Hogwarts; Remus e Tonks, che con Teddy, erano appena diventati una
famiglia; e
poi Piton, Dobby,
Colin e molti altri ancora.
Ma
la morte che,
in quel momento, gli pesava maggiormente era quella di Fred. Non
avrebbe mai
dimenticato George che scuoteva il corpo senza vita del fratello, la
signora
Weasley che piangeva sul petto del figlio consolata dal marito, Bill,
Fleur,
Ron e Percy che guardavano la scena attoniti; ma soprattutto non
avrebbe
dimenticato che quella fu la prima volta che vide Ginny piangere. E ora
quella
stessa famiglia lo ospitava e lo trattava come un figlio, mentre non
avrebbe
dovuto neanche più volerlo vedere. Se si fosse consegnato
prima non sarebbe
morto nessuno, ma ormai era tardi e l’unico modo per far
smettere di soffrire i
Weasley sarebbe stato andarsene.
Dopo
aver
formulato questo pensiero, Harry si alzò, si
cambiò e, dopo aver messo tutte le
sue cose in uno zaino, uscì dalla stanza lasciandosi alle
spalle un Ron che,
dormendo, sorrideva ancora beatamente.