Footprints
on our hearts
“Some people come into
our lives and quickly go. Some stay for a while and leave footprints on our
hearts and we are never the same." (Anonimo)
Faceva oggettivamente freddo, nonostante fosse Febbraio inoltrato.
Shikamaru si strinse nel cappotto e si soffiò sulle mani rosse ed intirizzite, cercando disperatamente di fornire loro un briciolo di calore e riacquistarne la sensibilità; se c’era una cosa che odiava era l’inverno, e se c’era una cosa che odiava ancor più dell’inverno era la neve.
E se c’era una cosa che odiava ancor più dell’inverno e della neve era il momento cui sua madre faceva capolino nella sua stanza, lo gettava a dir poco sgraziatamente giù dal letto, gli lanciava la giacca e gli metteva in mano la pala, in un implicito invito a sgombrare il vialetto di casa Nara.
Ed era una cosa risaputa che quando Yoshino Nara invitava coniuge o figlio a fare un qualche lavoro domestico l’unico modo per salvare la pelle era obbedire, anche se ciò avrebbe comportato l’assideramento –anche perché la pena in cui si sarebbe incorsi in caso di un’eventuale fuga o inadempienza sarebbe stata un centinaio di volte peggiore.
E se c’era una cosa che Shikamaru odiava ancor più dell’inverno, della neve e del doverla spalare aspettandosi di veder sbucare un pinguino o un orso polare da dietro un cumulo bianco era il doverlo fare osservato da qualcuno che con una punta di sadismo derideva la sua triste sorte.
Aveva appena rimesso mano alla pala, quando udì dei passi
ovattati dalla coltre bianca avvicinarsi alle sue spalle; senza nemmeno
voltarsi borbottò seccato: « No mamma, non ho ancora finito, per il
semplice fatto che quella che è caduta stanotte non è semplice neve ma una
valanga intera, e voglio sperare che se non sarò morto congelato prima il resto
del mio giorno libero me lo lascerai passare dormendo per riprendermi! »
Diversamente da quanto si aspettava, in risposta non gli giunse la
voce irata della madre: venne investito invece da una palla di neve che con una
precisione matematica andò ad infilarsi nel suo cappotto, colandogli giù per la
spina dorsale.
Si immobilizzò rabbrividendo e cercando di pensare a tutto fuorché
al freddo che stava provando e voltò il capo di qualche grado, giusto il
necessario per identificare chi avesse quel giorno deciso di darsi la morte, ma
si ritrovò a sobbalzare con un grido non appena si rese conto di chi aveva di
fronte.
« Che ci fai qua?! »
« Crybaby, finiscila di fare la casalinga disperata, che abbiamo
del lavoro da sbrigare per l’Hokage. »
Shikamaru rimase per qualche secondo a fissare sbigottito Temari
Sabaku no, decise che doveva per forza trattarsi di un’allucinazione –insomma,
non era possibile che i kami fossero così crudeli!-, chiuse gli occhi e li
riaprì quando fu certo di aver recuperato le sue facoltà mentali.
No. Temari era lì davanti a lui e lo stava fissando con un’aria
tra lo sconcertato e il disgustato, non potendo comprendere il suo
assolutamente ben giustificato turbamento.
Il Nara azzardò un debole: « Ma tu eri a Suna! », per poi
ricordarsi il dettaglio più importante di tutti e protestare: « Ed è il mio
giorno libero! »
Temari sbuffò alzando gli occhi al cielo, gli prese di mano la
pala e la conficcò in un cumulo di neve, per poi commentare acida: « Hai
indovinato a metà, Nara: ero a Suna,
e questo era il tuo giorno libero.
Possiamo andare in ufficio ora? »
« Ma… »
Temari con un sospiro si avvicinò a lui e con molta calma scandì:
« Ascolta Crybaby, sono arrivata ieri e stasera riparto, e per allora sarebbe
una gran bella cosa aver esaurito le pratiche da sbrigare, per cui mi serve il
tuo aiuto. Potresti ora evitare di farmi perdere altro tempo? »
Ed era una cosa risaputa che quando Temari Sabaku no passava
dall’imperativo al condizionale esortativo l’unico modo per salvare la pelle
era obbedire, anche se questo avrebbe comportato di certo una rapida morte per
mano di Yoshino –in ogni caso preferibile a quella lenta e piena di sofferenze
che gli avrebbe riservato la Seccatura in caso di eventuali fughe o
inadempienze.
E fu inevitabile per lui il venire trascinato quasi a forza verso
il palazzo dell’Hokage ed il venir recluso in ufficio a compilare scartoffie –ma
questo in realtà già lo sapeva da quando aveva intravisto quei quattro codini
nel suo cortile.
Come promesso Temari la sera stessa era ripartita: come sempre del
resto. Le sue visite a Konoha il più delle volte erano una toccata e fuga,
anche se ogni volta si premuniva di lasciare un segno del suo passaggio –che
poteva variare da una montagna di lavoro che gli delegava senza farsi troppi
scrupoli al lasciarlo in balia di una Yoshino furiosa per essere tornata a casa
e aver trovato una montagna di neve in più ed un figlio in meno.
Ma almeno per quella volta andava bene così: in fondo anche quel
San Valentino l’avevano passato insieme.
A modo loro.
Buon nero San Valentino! <3 Piccola schifezzina (perchè lo è, oggettivamente, ma non avendo un secondo per scrivere questo è il massimo che posso tirar fuori -.-) in occasione dell'ennesima iniziativa del forum The Black Parade ( http://www.moschenere.forumfree.it ).
Grazie alle mosche nere che hanno avuto il tempo (e la voglia) di partecipare!
Colgo l'occasione per lanciare un piccolo appello: se sei una mosca nera relativamente convinta e ti chiedi come fanno in molti perchè l'affluire di nero su Efp stia drasticamente calando, perchè non ci aiuti a tenere a galla questa coppia approfittando di una qualsiasi delle millemila iniziative che organizziamo? <3 Basta fare un salto nel forum e controllare l'apposita sezione, o semplicemente mandarmi una mail chiedendomi di tenerti aggiornata/o, nulla più! Black Pawah! 8D