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Autore: zoro28    14/02/2012    7 recensioni
IL SORRISO PERDUTO, in realtà è una one shot a puzzle....che continua....perchè i pezzi devono lentamente ricomporsi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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No!

Ora era veramente tutto più confuso.

Se prima sapeva che le cose col tempo si erano complicate, ora decisamente andavano oltre la sua comprensione.

Per quanto si sforzasse di capirlo, per quanto avesse compreso che la faccenda era più complicata del previsto, mai si era aspettata un simile risvolto.

Ora sapeva che doveva aver pazienza, perchè in fondo un bacio non è mai una cosa di poco conto. Sapeva che lui era confuso e che lei provava un profondo turbamento.

Giustificava la cosa più a se stessa che nei confronti di Zoro.

Neanche quello era poi molto giusto, le azioni che si compiono devono essere precedute da un atto di profonda responsabilità.

Un bacio, dato forse per tranquillizzarla?

Per farle capire che non erano poi così lontani?

Macchè...

Un bacio fra loro, non c'era mai stato!

Ok!

Non mentiamoci, altro che confusione, era furiosa!

Non bastava il fatto che lui era completamente un'altra persona, irriconoscibile, tendenzialmente sociopatico, lunevole...aggressivo, confuso...decisamente bivalente....

Ora con quel bacio, quanti altri epiteti doveva formulare per lui?

Un timido sfioramento di labbra, solo a constatare il loro reciproco calore? Aveva sentito duemila farfalle vorticargli nello stomaco, e ora per lei era tutto chiaro. L'amore aveva fatto breccia nella sua vita, entrando silenziosamente da una porticina lasciata aperta distrattamente, e ora cacciare via quel sentimento era un impresa.

A lui non aveva detto nulla, l'aveva guardato con fare grave e severo, gli occhi ancora lucidi, come se volesse rimproverarlo che in quell'istante, avevano intrapreso un sentiero ancora più complicato, di quanto già fosse il loro rapporto, non bastava essere in bilico, ora si sentiva in bilico sul ciglio di un baratro.

Probabilmente anche la loro carne voleva una parte in quell'opera. Si conoscevano da anni ormai, e la loro storia diventava una torre di Babele di cui si conosceva l'inizio, ma non si vedeva la fine.

Non era semplice, nella normalità due persone si incontrano, si piacciono e si amano, ma lo loro era una storia che di normale aveva ben poco.

Loro si erano incontrati, e si erano letti negli occhi già mille cose. Entrambi nascondevano un passato lastricato di sentieri tortuosi e intrisi di sofferenza, entrambi si nascondevano dietro un orgoglio smisurato, a nessuno dei due era dato di poter cedere ad istinti umani.

Si sfioravano con gli occhi, si difendevano a costo della vita, si cercavano in ogni istante.

O perlomeno, prima era così.

Dopo Thriller Bark era cambiato qualcosa....si era lì, che iniziava la confusione.

Lo aveva avvertito subito quel maledetto cambiamento, nell'istante in cui, Zoro aveva riaperto gli occhi, lei si aspettava un sorriso strafottente, di chi per l'ennesima volta l'avuta buona contro la morte, e invece, il suo sguardo era opalescente, sperduto e impaurito.

Ci aveva riflettuto parecchio, e aveva giustificato tutto come colpa della gravità delle ferite.

E aveva creduto anche al suo … non è successo nulla di importante ... invece le radici del suo cambiamento si stavano ramificando proprio lì.

Dunque, terribilmente sconfitta, ammise a se stessa che Zoro, le mentiva.

Non era mai accaduto prima di allora, mai le aveva raccontato una balla, non aveva mai avuto la necessità di farlo, visto che al chiaro della luna, nelle loro serate fatte di risate e sakè, di vedette e confessioni, lui mai, aveva negato così brutalmente l'evidenza.

Qualcuno più serrato, avrebbe potuto leggere fra le righe, che il loro rapporto stava naufragando, qualcuno avrebbe azzardato che la piega propendeva in una direzione che li avrebbe finalmente avvicinati sentimentalmente, lei ci vedeva solo sofferenza.

Sapeva che l'amore non era così lineare come tutti raccontavano nei romanzi rosa, anzi tutt'altro. Ma viverlo sulla pelle, era una faccenda piuttosto complicata, soprattutto se i due interessati erano lei e Zoro. Ora. Era inutile negare che il bacio c'era stato, ma a lei più che un avvicinamento sperato, le sembrava più un addio. Un addio alla spensieratezza, alla semplicità di una conversazione amichevole, il loro rapporto, ora sarebbe approdato in un'isola buia, in cui lei non sapeva orientarsi.

Lo aveva visto impacciato, ma non imbarazzato. Come se quel bacio per lui era una cosa normale da fare in quel momento.

 

….

 

 

 

Si svegliò, e di nuovo era l'alba.

Aveva passato la maggior parte della notte ad arrovellarsi in pensieri poco chiari. E non sapeva se doveva fare qualcosa.

Si alzò dal letto, cercando di non fare più rumore del dovuto, Robin dormiva ancora beatamente e in fondo la invidiava anche un po'.

Indossò un paio di jeans attillati e il maglione a collo alto beije, si lasciò i capelli sciolti e chiudendo silenziosamente la porta dietro di lei, si diresse in cucina.

Anche oggi il cielo era grigio, anche oggi la neve cadeva pigramente sulla Sunny.

Quel candore la risollevò un pochino, il mondo in fondo non era così buio.

Soffiò sulle mani per scaldarsele ed entrò nella grande sala da pranzo della nave.

Spalancò la porta e la richiuse subito per non far entrare il freddo, ma quando guardò verso il tavolo, dovette far appello a tutte le sue forze per non sussultare alla vista dell'inquilino della stanza.

Il destino giocava proprio strani scherzi.

Lui era lì.

Seduto composto al suo posto, entrambe le mani poggiate sul tavolo, fissava intensamente il bicchiere vuoto di fronte a lui.

E la guardava.

 

 

“ anche stamattina sveglio all'alba Zoro? “

 

 

Nessun ….buongiorno tesoro.....nessun......ben alzato amore.......lei sapeva benissimo che il gioco andava secondo quelle regole, e lei non aveva intenzione di cambiarle.

 

 

“ macchè sveglio.....non riesco a chiudere......occhio.....”

 

 

Sembrava un battuta decisamente sgraziata e poco appropriata. Degna di uno come lui, ma che non fece ridere ne me ne tanto meno chi l'aveva pronunciata.

Non ci cascai, se voleva fare lo spiritoso, ci voleva ben altro, perchè quella maledetta benda sull'occhio c'era, e come aveva detto Chopper, non ci sarebbe stata nessuna remota possibilità che potesse riacquistare la vista, la ferita era stata troppo profonda per sperare anche solo in un miracolo.

Sospirai e mi avvicinai, buttai anche uno sguardo al bicchiere vuoto, temevo che fosse ubriaco marcio, ma mi dovetti ricredere, era solo acqua.

Gli poggiai una mano sulla spalla, alzai un sopracciglio al contatto con la sua pelle, era bollente.

Le mie labbra si incurvarono in un sorriso timido.

 

“ hai provato a prendere qualcosa per la febbre? “

gli chiesi un po' apprensiva, sentivo la sua pelle ardere sotto la mia mano.

Lui alzò la testa, e la buttò all'indietro, sembrava veramente sfinito.

 

 

“ non credo di avere la febbre “

 

 

Sentì la tipica dose di orgoglio maschile, e riconobbi tutti i suoi difetti peggiori in quella frase, e meno male che almeno loro, c'erano ancora.

Annuì, lasciai andare la presa, e mi accomodai vicino a lui...poi notai il suo disagio, lo vidi girarsi leggermente e sospirare, allora capii...

mi ero involontariamente messa alla sua sinistra, e in quella maniera non poteva vedermi. Feci per alzarmi, ma sentì la sua profonda voce.

 

 

“no, resta lì....sono premure che non occorrono e lo sai bene...”

 

 

Sinceramente mi sorprese, mi fece tenerezza, e sapevo che in quel momento non la voleva, significava andare a mettere i piedi in un terreno ancora più pericoloso, la compassione.

Me ne sarei ben vista. Zoro quelle attenzioni le detestava. E io lo conoscevo bene, sentii nuovamente le farfalle nello stomaco....si, lo conoscevo, riconoscevo lentamente i tratti ben distinti del suo carattere. Forse non era tutto perduto come pensavo.

 

 

“ mi aspetto da te, di non essere trattato come un bicchiere di cristallo...non credo che potrei sopportarlo.....”

 

 

 

Appunto.

Eccolo lì, Roronoa Zoro. Come potevo temere di averlo perduto....si, questo gioco cominciavo a capirlo, mi sentivo di nuovo a casa.

 

 

“ non avrei mai un...occhio....di riguardo per te, lo sai “

 

 

 

ci fu un attimo di silenzio, ma la risposta a tutti i miei dubbi non tardò ad arrivare. Rise, si voltò dalla mia parte con tutto il busto, e rise di gusto. Non potei fare a meno di sorridere anche io.

 

 

“ questa era buona! “

 

 

Mi disse inclinando la testa di lato.

Ci fissammo.

Il puzzle si stava ricomponendo. Erano passati cinque anni? Credevo fosse cambiato, avevo ragione, era cambiato. Era diventato un uomo. Un meraviglioso uomo, aveva i suoi difetti, le sue paure e le sue incertezze, ma poco importava, se fosse rimasto tutto come prima, allora si che sarebbe stato un disastro, perchè probabilmente non avremmo mosso più un passo in avanti.

Ora di fronte a me, c'era un uomo nuovo.

Che come me, si era posto delle domande, forse si era dato delle risposte, ma sarebbe stato interessante capire cosa eravamo diventati.

Le nostre mani si erano intrecciate. E continuavamo a fissarci.

 

 

“ non potevo immaginare che saresti diventata ancora più bella “

 

 

credo di essere arrossita a quell'affermazione.

Ma non potevo dargliela vinta così facilmente, aveva capito che aveva un certo potere su di me, ma il gioco non l'avrebbe avuto in pugno lui, se lo poteva scordare.

 

 

“ ne dubitavi razza di un baka! “

 

 

lo guardai di sottecchi, ghignava, il suo occhio buono luccicava. Provava un sottile gusto a vederlo così, perchè una partita era bella se giocata in due.

Un attimo dopo però, lo vidi chiudere l'occhio, il volto gli si imperlò di sudore e io persi un battito. Non stava bene, glielo leggevo in faccia, era pallido.

Gli passai la mano fra i capelli. Accarezzandolo dolcemente.

Lui lasciò fare, si poggiò contro il muro prendendo una boccata d'aria, aveva un febbrone da cavallo.

 

 

 

“ Zoro....”

 

 

lui si curvò in avanti, poggiando la testa sul tavolo, facendo fare al suo braccio da cuscino.

 

 

 

“ non stai affatto bene...”

 

 

 

dissi al suo orecchio, continuando ad accarezzargli la testa.

 

 

 

“ dannazione...”

 

 

 

mi guardai attorno, probabilmente la cosa più saggia da fare in quel momento sarebbe stata, di andare a chiamare Chopper.

La febbre probabilmente era dovuta alle ferite, e forse non andava sottovalutata.

Lo sentiva scosso dai brividi.

 

“ ti accompagno in cabina, devi riposare....”

 

cercai di farlo alzare, e mi ci volle un po' prima di convincerlo a mettersi in piedi. Quando ci riuscì, a fatica ovviamente, data la sua mole, mi passai il suo braccio sulla spalla, facemmo qualche passo tribolante, e mentre lui obiettava chiaramente infastidito, inciampammo malamente finendo in un atterraggio di fortuna, sul divano...poteva andare peggio.

Ci guardammo un po'.

 

 

“ Nami, il mio viaggio finisce qui...non farò un latro passo! “

 

 

aveva voglia di scherzare, non stava poi così male allora...no stava malissimo!!!!

perchè si allungò sul divano usando le mie gambe come cuscino.

 

 

 

“ si, sto benissimo qui....”

 

 

 

ok la partita era vinta da lui.

Saremmo rimasti sul divano il tempo necessario......

 

 

 

 

 

. . .

  
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