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Autore: Mittsi    15/02/2012    1 recensioni
E' scientificamente provato: il cioccolato ci fa stare bene. A quanto pare fin da piccoli viene visto come una ricompensa, per questo la maggior parte delle persone quando è triste ne fa un'abbuffata. Per sentirsi meglio.
Io non sono da meno. Solo che ultimamente la mia vita è davvero uno schifo, quindi ne sto mangiando decisamente più del dovuto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' scientificamente provato: il cioccolato ci fa stare bene. A quanto pare fin da piccoli viene visto come una ricompensa, per questo la maggior parte delle persone quando è triste ne fa un'abbuffata. Per sentirsi meglio.
Io non sono da meno. Solo che ultimamente la mia vita è davvero uno schifo, quindi ne sto mangiando decisamente più del dovuto.
Sono le due di notte. Domani, anzi, oggi, è lunedì. Ciò significa che le prime due ore avrò ginnastica.
Quindi dovrò mettermi i pantaloncini e correre. Dio, cosa darei per non doverlo fare! Voglio dire: chi è l'idiota che ha deciso il nostro orario scolastico? E' da pazzi! La mattina è già tanto se riesco a trascinarmi fino alla fermata dell'autobus, figurarsi fare venti giri di palestra correndo!
E poi odio dovermi mettere i pantaloncini. Purtroppo è obbligatorio, anche d'inverno.
Ho le cosce grosse. Enormi. Lo so bene che dovrei mettermi a dieta, ma non ci riesco. Il fatto che i miei compagni mi chiamino "obesa" e "cicciona" anche quando ci incrociamo fuori da scuola, non aiuta di certo.
"Ciao, cicciona!"
"Come te la passi, cicciabomba?"
Malissimo, grazie a voi.
Che poi, voglio dire, non sono obesa. Sono sovrappeso, okay, ma obesa ancora no. Sono solo un po' pienotta, come dice la nonna.

Va bene, adesso basta prenderci in giro.
Ogni volta che mi chiamano con quegli odiosi nomignoli, mi sento morire. Fin dalla prima media mi sono sentita esclusa dal resto del gruppo, come se fossi strana o diversa. Lo so benissimo che sono la più grassa nella classe, ma diamine, non credo di essere antipatica o cosa. Io dico le cose come stanno, ma ho anche del tatto, quindi so quando la devo smettere.
Mi considero abbastanza simpatica, quando mi ci metto riesco a far ridere persiono mio padre, che di solito non ride mai.
Eppure loro non hanno mai avuto interesse a conoscermi, per loro ero solo la grassona.
Ero una tipa piuttosto imbranata, come se non bastasse, e mi agitavo facilmente. Appena sentivo una risata provenire alle mie spalle, che mi trovassi a spiaggia o in autobus, credevo subito che fosse riferita a me.
Oh, la spiaggia. Spiaggia è sinonimo di vacanze, mare, divertimento... Ma anche di costume, gente che ti guarda e figuraccia dietro l'angolo.
Appena entro nei bagni, mi fiondo in cabina e mi metto il costume, dopodichè prendo un accappatoio, mi metto sotto l'ombrellone e stop.
Il bagno lo faccio solo se c'è poca gente.
Mi vergogno molto del mio aspetto, anche se in realtà non credo che mi farei tutti questi problemi, se non avessi attorno a me idioti che pare non sappiano fare altro che farmi notare i miei difetti.
Sono grassa, l'ho capito.
Le mie amiche si contano sulle dita di una mano, okay.
E poi, cos'altro? Ah, sì, non mi vesto alla moda, non ho mai avuto un ragazzo, non ho ancora dato il primo bacio...
Perchè loro di difetti mica ne hanno, stiamo scherzando? Loro sono perfetti!

Le loro prese in giro non fanno altro che farmi venire più fame.
Più sono triste, più mangio. Mi odio per questo, ma è più forte di me.
E, ripeto, ultimamente la mia vita è uno schifo.

A volte penso al suicidio come una via d'uscita. Se ci rifletto bene, la mia vita dove sta andando a parare? Voglio dire, non sono brava a scuola, non ho ambizioni, ho solo tanti sogni che non realizzerò nemmeno tra cent'anni; ho due genitori che non fanno altro che rimproverarmi, compagni e falsi amici che ogni giorno non fanno altro che ricordarmi quanto sono orribile e tutto sommato non credo mancherei a nessuno.
I miei se ne farebbero una ragione, e poi c'è mio fratello, quindi non rimarrebbero soli.
I miei compagni magari si sentirebbero un po' in colpa, ma se ne sarebbero davvero fregati?
Sarei mancata a qualcuno?
Non credo.

Sono le due di notte. Guardo le tre cartacce appallottolate sul comodino.
A volte nemmeno il cioccolato riesce a farti sentire bene. 
Apro la finestra; fa un freddo cane.
Ci penso bene, un'ultima volta: mi butto o non mi butto? Se mi butto andrò in paradiso? I suicidi non vanno in paradiso, ma se Dio esistesse veramente non credo che avrei bisogno di farmi questa domanda.
E se non mi butto? Se non mi butto domani andrò a scuola, mi metterò i pantaloncini, il professore ci dirà di fare venti giri di campo, io non riuscirò a farne nemmeno tre, tutti mi prenderanno in giro ed io mi metterò a piangere, poi tornerò a casa e m'ingozzerò di merendine. La sera, infine, aprirò la finestra e mi chiederò se sarà il caso di porre fine alla mia vita.




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So che probabilmente non è una fic originale, ma volevo scriverla. Il peso e il suicidio sono stati temi centrali nella mia adolescenza, infatti questa fic "è ispirata" a quello che ho dovuto affrontare nelle medie.
Oddio, non è che pensassi sempre al suicidio, sia chiaro! Però era un po' grassottella e i miei "amici" e i professori mi prendevano sempre in giro. Fortunatamente alle superiori ho incontrato veri amici ed è stato anche grazie a loro che sono riuscita ad iniziare una dieta seria e ho perso quei kili di troppo che tanto odiavo. Quest fic è dedicata soprattutto a loro ^^
  
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