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Autore: Endo    15/02/2012    5 recensioni
[Arrivata seconda al contest "St Valentine's Day" di Mya e Alicchan]
[Vincitrice dell' attestato “Cotton Candy and Caramel”]
[...] "Che avesse fatto, poi, questo certo Valentino per diventare il nome del giorno dove i cioccolatini te li tirano dietro ovunque tu passi proprio nessuno se lo ricordava.
O forse nessuno l’ aveva mai saputo.
Che spreco. Che buffonata.
...Ma se era una buffonata che ci faceva in un negozio pieno di cuori dai colori e le forme più varie?" [...]

Enjoy♥
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hearts in a philosophical twilight ♥



Il sole lasciava che i suoi ultimi raggi sfiorassero la terra inondando tutto con la sua luce calda e soffusa.
Era un giorno di febbraio, un martedì qualsiasi. O almeno così lo chiamava gran parte della gente.
Per alcuni, alcuni davvero speciali, era molto di più.
14 febbraio, San Valentino.
Che avesse fatto, poi, questo certo Valentino per diventare il nome del giorno dove i cioccolatini te li tirano dietro ovunque tu passi proprio nessuno se lo ricordava.
O forse nessuno l’ aveva mai saputo.


Che spreco. Che buffonata.


...Ma se era una buffonata che ci faceva in un negozio pieno di cuori dai colori e le forme più varie?
Si passò nervoso una mano tra i capelli facendo in modo che coprissero meglio l’ occhio sinistro.
Si morse il labbro inferiore e chiese titubante “S-Scusi, avete qualcosa per San Valentino?” e quella, che della festa degli innamorati sembrava averne piene le scatole, esibì un sorriso tirato alquanto inquietante “Si, signore, siamo pieni come vede, potrebbe essere più preciso? Vorrebbe cioccolatini, fiori, peluche, bigliettini? Tutto quello che desidera”.
Quel che diceva contrastava in pieno con la sua espressione e il modo in cui calcava ogni parola fece l’ effetto di una martellata in testa al povero ragazzo.
Per farsi coraggio prese un bel respiro e, con le guancie arrossate, quasi urlò “C-Cioccolatini per favore!”
Lo disse con tanta foga che perfino l’inquietante commessa dovette alzare un sopracciglio, poi però scosse la testa e spiaccicò sul tavolo circa 10 tipi diversi di scatole di cioccolatini presi da un ripiano alle sue spalle.
“Prego, scelga pure” disse con un cipiglio tra il disgustato e il furente. Il ragazzino iniziava a scocciarsi di quella tizia: era già una situazione difficoltosa senza il suo sguardo accusatorio che sembrava voler dire “ti sorrido solo perché il mio contratto a tempo determinato mi obbliga altrimenti col cavolo che starei a sentire un nano come te, a proposito, non sei troppo piccolo per avere una ragazza?”.


Si signori, il suo era uno sguardo eloquente.


Comunque, il ragazzo si concentrò -o almeno ci provò- sulle varie scatole davanti al suo naso, ma nessuna lo convinceva veramente così si rivolse di nuovo alla tizia inquietante “Non ne ha altri tipi?” e appena lo disse ebbe la sensazione di aver visto una vena pulsare nella fronte di quella, che, battendo ritmicamente le dita sul bancone, si girò e, dopo aver frugato tra un cassetto e l’ altro, prese una piccola scatoletta scura e la poggiò dritta davanti al ragazzo.
Il piccoletto la fissò e disse semplicemente “Oh, è perfetta” poi armeggiò col portafogli, pagò e se ne andò il più in fretta che poté dal negozio, trattenendosi dal fare qualche gestaccio alla commessa che, con fare per niente gentile, lo aveva fissato sconcertata fino all’ ultimo minuto con una bella scritta a led in fronte che recitava “Non pensavo che esistessero delle persone con gusti così tremendi”.


Si strinse nel cappotto e si rigirò la scatoletta tra le mani. Era grande circa quanto un palmo e, contrariamente al 90% delle scatole di cioccolatini che si vedono in giro al giorno d’ oggi, non era a forma di cuore. In più, l’ insolito blu di cui era dipinta le conferiva un certo tono più serio rispetto ai migliaia di pacchetti venduti in quello specifico giorno dell’ anno.
Prima di pentirsi di ciò che aveva fatto il ragazzo ficcò il quadratino bluastro in tasca e, per colpa del freddo, fu costretto a lasciarci anche le mani, per evitare che si congelassero.
Camminò a passo leggero fissando soltanto la condensa che usciva dalle sue labbra ad ogni respiro per gran parte del tragitto, ma arrivato davanti allo stabile che recava un bel 1011 come numero civico il suo cuore perse un battito.
Non era da lui farsi intimidire così ma tutti sapevano che era un tipo che si innervosiva facilmente. Se poi c’era quell’ egocentrico di mezzo tutto diventava imprevedibile.
Grattandosi una guancia con l’ indice premette il campanello con fare noncurante. Atteggiamento che andò a finire nello scarico del water più vicino non appena nella sua testa balenò il dubbio di aver sbagliato tasto.
Girò la testa di scatto e tirò un respiro di sollievo vedendo affianco al pulsante appena premuto dieci lettere scritte in bella grafia: “Minamisawa”.

Si perse un attimo a fissare quelle lettere e deglutì, tentando di dare pace alla gola riarsa.
Tutto il coraggio che aveva tentato –invano- di raccogliere durante il tragitto venne portato via da un enorme onda d’ oceano castano che altro non era che lo sguardo indagatore di Minamisawa.


“Quello è per me?” chiese rigirandosi il ciuffo con fare enigmatico e quello dagli occhi neri non fu in grado di dire nulla se non uno sfacciatissimo “S-Smettila di fissarmi idiota, se non li vuoi me li mangio io” che proprio non risultava convincente da nessun punto di vista.
Dopo averlo fatto salire a casa sua senza fare domande di nessun genere o esibire qualche espressione sbalordita sull’ insolita visita dell’ amico, Minamisawa era combattuto.
Se avesse sorriso l’ altro avrebbe frainteso credendo che volesse prendersi gioco di lui ma vederlo talmente vulnerabile, avrebbe osato dire, suscitava in lui emozioni così genuine che probabilmente lo fece senza rendersene conto.
Dire che era più o meno tutto il pomeriggio che aspettava qualche segno di vita del ragazzo dai capelli grigiastri era un eufemismo ma tutta la tensione era andata a scemare non appena aveva scorto sulle guancie di Norihito un rossore così delicato che sulla sua pelle scura quasi stonava. Ma lo faceva in un modo meraviglioso.
Si avvicinò di qualche passo chinandosi in avanti e appoggiò le labbra sulla sua fronte in un piccolo bacio che scioccò rumoroso rispetto al tepore silenzioso della stanza.
“M-Ma che diavolo fai, idiota” balbettò quello più piccolo cercando una risposta a quel gesto negli occhi di quello più grande, “Controllavo se avevi la febbre, ovviamente. Sei così rosso da fare invidia ad un pomodoro” rispose con una semplicità disarmante l’ altro.
Kurama digrignò leggermente i denti di fronte a quella presa in giro bella e buona e gli diede, anche se non troppo convinto, una gomitata fra le costole “Brutto bastardo, non è divertente” biascicò.
Atsushi ridacchiò divertito, poggiò distrattamente i cioccolatini –che sicuramente gli sarebbero tornati in mente in un secondo momento- e gli prese il volto fra le mani, fissando intensamente quelle iridi petrolio.
L’incontro dei loro sguardi, carichi di emozioni e consapevolezza portò come alla connessione di due universi che, dopo infiniti e finiti scontri, creavano finalmente un legame.
E mentre il sole s’ infrangeva sulla Madre Terra, prima che le loro labbra combaciassero perfettamente, qualcuno sussurrò un “Ti amo” detto a mezza voce.
Chissà, forse fu il sole.


Note di chi ha passato il San Valentino ha studiare per il compito di Latino ♥:
Hola hola hola ~
Come state gente? :3 Qui fa sempre più freddo, ormai non si vede il sole da un pezzo ;-;
Comunque, questa è la mia prima MinamisawaKurama! E, pensandoci, è la mia prima fic su IEGo ~
Sono fiera
di me stessa per averla scritta di voi per essere arrivati fin qui con la lettura ♥
Ah, dimenticavo la cosa più importante, questa fic partecipa al contest di San Valentino di Alicchan e Mya!
Ovviamente non mi aspetto di vincere ma sapere che ne pensate mi farebbe piacere :33
A presto, si spera~
E n d o♥

  
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