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Autore: Silly Tettya    15/02/2012    1 recensioni
E se l'Ex-Soldier Cloud Strife non avesse recuperato definitivamente i ricordi durante il suo viaggio nel Lifestream con Tifa Lockheart? E se la sua avventura non fosse ancora finita e la terra non fosse ancora al sicuro? E se... Esistesse un'altra "Strife"?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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MENA STRIFE







Caro diario,
stanotte, grazie al cielo, non ho fatto sogni strani e per fortuna Cloud stavolta non è stato infilzato!
Ho sognato che io me ne andassi da Nibelheim con un sacco pesante sulla spalla, sembrava che me ne stessi andando in guerra. Dietro di me c’era l’intera città che stava crollando e io camminavo verso l’esterno come se non me ne importasse nulla. Ma la cosa più strana era che quando ero arrivata al grande fiume, che si trova all’esterno di Nibelheim dopo un paio di minuti di viaggio, mi ero accasciata lì per bere qualcosa ma poi ho notato che nel riflesso non c’era la mia immagine ma quella di Cloud. Cosa significherà questo sogno? Che a lui non importa niente della città in cui è nato e che presto se ne andrà?





 
 
 
Chiuse il blocchetto di note e guardò verso il vecchio pozzo che quasi era il simbolo della sua amata città.
Era vecchio e arrugginito, e si chiedeva per quanto ancora sarebbe stato lì dritto in bella vista.
Quel pozzo rappresentava lo stato della città: aveva un’aria quasi antica e poco famosa, l’unica cosa che forse la rendeva un po’ nota era il Reattore Mako, quella dannata torre di ferro che a lei sembrava inutile e che non rendeva più la bellezza delle montagne tale, bensì un ammasso di ruggine.
La gente che ogni tanto visitava quel posto se ne venivano sempre fuori con il fatto che Nibelheim aveva un’aria troppo vecchia e che sarebbe da sfrattare e ricostruire, ma così avrebbero fatto solo il gioco del presidente di Midgar, uomo odiato da tutti.
La gente rovinava l’immagine di Nibelheim con storie di fantasmi nelle Montagne Nibel e nella Shinra Villa, dicendo anche che la città stia per crollare per quanto vecchia essa sia, ma agli occhi di Mena, Nibelheim era bellissima.
Aveva letto che in antichità, i Cetra avevano fatto una leggera sosta nel campo che poi sarebbe divenuta Nibelheim, e per Mena tutti i luoghi che avevano ospitato i Cetra per un periodo erano sacri.
E poi a lei piaceva l’aria vecchia e antica di Nibelheim, le ricordava una città che compariva nei suoi libri delle vecchie leggende, si chiamava “La città dimenticata” ma in antichità doveva avere un nome differente.

Chissà se un giorno la vedrò con i miei occhi…

Guardò in cielo e vide le stelle brillare più delle notti precedenti, e ciò le sembrava molto strano. Ne vide anche una muoversi.

Una stella cadente!

Chiuse il libro, incrociò le dita frettolosamente, chiuse gli occhi ed espresse il desiderio.

Voglio esplorare il mondo!

-Va bene, lo prometto.-

Aprì gli occhi e si guardò intorno confusa, non c’era nessuno nella stanza, quindi la
voce doveva provenire da fuori.

Era la voce di Cloud…?

Guardò nuovamente fuori dalla finestra verso il vecchio pozzo e vide suo fratello e la Lockheart seduti sul bordo del rottame.
Non voleva crederci, dopo tutto quello che era successo l’altro giorno sulla stradina davanti casa sua, Cloud le faceva persino delle promesse, e Mena non ricordava che il biondino ne avesse mai fatte a lei.
Chiuse la finestra violentemente e si tuffò nel suo letto giurando che gliel’avrebbe fatta pagare!

Dannata testa di Chocobo!
 
 
 
 
 
 
 
Fu svegliata da uno strano rumore che non riusciva a riconoscere.
Aprì le sue iridi celesti e guardò verso la finestra, il sole splendeva sul suo letto e tutto sembrava tranquillo come al solito, ma sentì quello strano rumore di passi e di ruote in cucina.
Si alzò con difficoltà dal letto ancora per le ferite causate dalla “guerra giovanile”.
Uscì dalla stanza zoppicando.
Raggiunse lentamente la cucina.
Seduta vicino al tavolo della cucina c’era la sua adorata madre, ma c’era qualcosa in lei che non le quadrava: aveva le mani congiunte al viso e singhiozzava.
-Mamma!- corse verso la donna con difficoltà e l’abbracciò.
-Perché piangi…?- la madre la guardò con gli occhi gonfi di pianto e fece un sorriso sconsolato mentre Mena la guardò sconvolta.
Iniziò a capire.
-Mi dispiace piccola mia… Cloud non voleva che tu lo vedessi partire…- sentì il mondo crollarle addosso, era come se il tempo si fosse fermato appena sua madre aveva finito di formulare la frase.
Si staccò da lei con violenza ed uscì fuori casa.
Era tutto tranquillo e non c’era nessuno, ogni tanto si sentivano solo gli uccelli canticchiare.
Si guardò attorno ma non c’era nessuna traccia del biondo.
Uscì dal portico zoppicando e cercò di salire sul vecchio pozzo, ma inciampò prima ancora di arrivarci. Poggiò il suo viso sulle sue braccia congiunte sul pavimento roccioso e scoppiò in un pianto sfrenato.
Non era possibile, aveva preferito andarsene senza dirle niente, senza avvertirla o salutarla.
Non trovò neanche la forza di alzarsi, voleva essere lasciata sola e dubitava che qualcuno l’avrebbe raggiunta vicino il pozzo.

Idiota! Sei un idiota!

Strinse i pugni fino a farli tremare per lo sforzo.

Egoista!

Alzò lo sguardo verso la cima del pozzo e rivide suo fratello seduto sul bordo con lo sguardo rivolto verso il basso e con il viso rosso per l’imbarazzo.
Quello sarà l’ultimo ricordo che lei avrà del suo fratello, voleva almeno vederlo con un sorriso sulle labbra anche se era raro vederlo così.
Però era così che aveva immaginato la sua partenza: lui che l’abbracciava con un sorriso sconsolato sul volto. Eppure l’ultimo ricordo che aveva di lui era proprio su quel pozzo, lui seduto vicino alla Lockhart.
Cominciò a sentire un odio profondo verso di lui, come se l’amore e l’affetto che provava nei suoi confronti si stesse dissolvendo e l’odio e il disprezzo stessero prendendo il sopravvento.
Non lo considerò più come un eroe, bensì come un codardo che preferiva passare dalla parte oscura dei Shinra.

Ti odio!

Smise di piangere e si alzò dimenticando il dolore delle ferite.
Decise di fare quello che a Cloud avrebbe dato più fastidio.
Qualcosa per cui lui non l’avrebbe mai perdonata.
Entrò nuovamente in casa ignorando sua madre che piangeva ancora in cucina ed entrò nella sua stanza. Prese la sua borsa ci mise dentro il suo diario segreto e il suo libro preferito, Loveless.
 Uscì nuovamente di casa e prese il sentiero che portava alle Montagne Nibel…
 
 




Loveless, Atto II:
Amico mio voli via adesso?
Verso un mondo che disprezza entrambi?
Ti attende soltanto un triste domani.
Non importa da dove soffi il vento. 
  
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