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Autore: blueElle    15/02/2012    1 recensioni
Breve one-shot sui mesi che precedettero la morte di Silente, incentrata su un possibile incontro tra Bellatrix e Draco per discutere del piano che avrebbero poi attuato da lì a qualche tempo. La fanfiction è incentrata sulla figura di Malfoy, titubante ma comunque deciso ad arrivare fino in fondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Prima fanfiction assoluta che pubblico qui. Non per dirvi di essere troppo clementi, anzi, accetto volentieri qualsiasi tipo di critica, nonostante sia vecchia di almeno tre o quattro anni, come storia. E' incentrata su Draco, durante il suo sesto e ultimo anno a Hogwarts, e sulle difficili scelte a cui è messo davanti dalla sua famiglia. Una piccola one-shot, insomma. A voi lettura e commenti,
Elle

 
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Quella sera il castello era stranamente silenzioso e tranquillo. Di solito a quell’ora di notte i corridoi pullulavano di studenti e professori, i primi in giro in cerca di qualcosa da fare e gli altri che controllavano la situazione. Quella sera invece tutti stavano partecipando a una festa. Le danze erano iniziate qualche ora prima e i festeggiamenti avevano occupato ogni forma di vita presente nel castello, persino i professori avevano preso parte ai festeggiamenti in sala grande. Un solo ragazzo non stava brindando con i suoi amici. Un solo studente stava vagando per la scuola. Un solo serpeverde stava uscendo dalla sala comune della sua nobile casata diretto all’esterno del castello, lontano da quel mondo di feste e divertimenti, per immegersi in uno pieno di intrighi e sotterfugi.
Draco Malfoy stava camminando nei sotterranei della scuola, non molto distante dalla sua sala comune. Aveva fatto presenza al ballo nelle due ore precedenti, poi aveva lasciato Pansy, la sua accompagnatrice a divertirsi con Blaise, che non aspettava altro che dimenarsi in pista con lei. Draco non era fatto per le feste, per i balli e per quelle ragazze sofisticate come Pansy. Lui aveva altro per la testa, di maggiore importanza. Così, dopo essersi cambiato e tolto quell’insulso abito elegante era uscito dalla sala comune con in mano la sua sola e preziosa bacchetta, in direzione della foresta proibita. Aveva un appuntamento, e ci sarebbero state conseguenze serie se non si fosse presentato. Era stato chiamato e lui doveva rispondere, non aveva altra scelta. Sperava di non essere in ritardo, ma per essere sicuro camminava con passo veloce e deciso, sperando di non incontrare nessuno. Una volta arrivato al pian terreno, mentre svoltava l’ultimo angolo che lo separava dall’uscita andò a scontrarsi contro qualcuno, che evidentemente andava ancora più velocemente di lui. Si ritrovò per terra, con il gomito che gli doleva avendolo sbattuto violentemente contro il freddo pavimento.
- Maledizione! Ma guarda dove vai! -
Intimò lui furioso. Non aveva tempo per i contrattempi. Poi osservò la persona che gli era andata a sbattere contro, e la fissò furioso. Perfetto pensò sbuffando. Si trattava di quella inetta della Granger che anche lei era finita per terra dallo scontro. Draco la fissò con aria di superiorità e con uno sguardo schifato. Lei si stava mettendo a sedere, tenendosi la testa, rintronata.
- Accidenti Malfoy. Se hai voglia di correre vai a inseguire il tuo cervello che ti ha abbandonato qualche anno fa. -
Disse lei irritata. Poi si mise in piedi e prima di ritrovare la stabilità barcollò un attimo. Draco fissò la ragazza irato,e con un balzo veloce e sicuro tornò in piedi anche lui, mentre si massaggiava furiosamente il gomito.
- Ricordati con chi stai parlando, ragazzina. Non sono uno dei tuoi amici. Tienilo a mente. - Disse Draco fissandola bieco. Poi girò i tacchi per continuare per la sua strada, senza fermarsi un minuto di più. La superò, senza girarsi indietro, senza degnarla di un altro sguardo. Quella giovane gli aveva già rubato abbastanza tempo. Così prevedibile e noiosa pensò lui mentre si allontanava.
Una volta uscito dalla scuola la prima cosa che fece fu quella di tirare una boccata d’aria fresca. Poi si diresse, senza esitazioni e quasi correndo, verso il bosco, che a quell’ora della notte poteva spaventare molti studenti, ma non di certo lui. Una volta arrivato sul ciglio della foresta proibita la bacchetta si illuminò, subito dopo che Draco aveva ordinato un leggero e silenzioso “Lumos”. Ormai era al sesto anno ed era in grado di eseguire i più difficili incantesimi senza pronunciare una sillaba. Si addentrò nella foresta, sicuro di se e di quello che lo stava aspettando. Quando si inoltrò nel bosco un sottile strato di nebbia gli avvolse le caviglie, impedendogli di vedere dove mettesse i piedi. L’atmosfera era alquanto sinistra e un silenzio assordante attutiva i passi di Draco. Probabilmente c’era solo lui nel raggio di chilometri, o forse gli faceva comodo pensarla così. Dovette camminare con un passo sostenuto per circa mezz’ora, prima di vedere la sua meta. Proprio nel cuore della foresta c’era un piccolo lago, anzi poteva essere considerato una pozza d’acqua stagnante. Nessuno solitamente vi si recava mai: era nel cuore della foresta e gli studenti mantenevano le distanze da quel luogo buio e sinistro. Anche di giorno la luce faceva faticava a filtrare attraverso le grandi e fitte chiome degli alberi, e di notte, con il riflesso pallido della luna, l’atmosfera diveniva tetra. Proprio sulla riva di quel lago, una figura stava immobile, voltata di spalle a fissare un punto indeterminato nel buio del bosco. Non era proprio una figura, ma più un’ombra, sottile com’era. Draco la riconobbe immediatamente e le si avvicinò sicuro. Notò il mantello di manifattura antica, la bacchetta stretta nella mano destra e i lunghi capelli neri e scompigliati della donna che lo stava aspettando. Lei era di spalle, ma non appena sentì i passi del ragazzo si girò di scatto e lo fissò in viso.
- Buona sera Draco. Sei in ritardo. I tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si fa aspettare una signora? -
Disse una voce stridula, metallica e quasi gracchiante. La donna si avvicinò a Draco e il ragazzo potè guardarla in volto. Un sorriso maligno le si disegnava sul viso, un ghigno che deformava quei lineamenti che una volta erano dolci e delicati. In quel momento Draco maledì la Granger e la sua fretta per quel ritardo.
- Zia… Sono stato trattenuto. -
Rispose cupo lui. A quel punto Bellatrix Lestrange scoppiò in una risata concitata che fece rabbrividire il ragazzo.
- Non hai ancora imparato le buone maniere, vedo. Non cercare scuse. Cosa c’è più importante di me? -
Rispose lei dopo essere tornata seria.
- Assolutamente nulla. -
Rispose lui, cercando di mostrarsi disinvolto.
- Ovviamente. -
Si limitò a dire lei con un sorriso soddisfatto sul volto. In un modo o nell’altro lei otteneva sempre quello che voleva. Sempre.
 - Sai perché siamo qui. E muoviamoci. Hai preso una decisione? -
Riprese poi con un tono minaccioso. Il carattere di Bellatrix Lestrange era cambiato dopo il suo soggiorno ad Azkaban, dalla quale era riuscita a scappare solamente qualche anno prima. Era venuta li, nei pressi di Hogwarts, con un branco di auror alle calcagna di certo non perché volesse vedere come stava il suo amato nipote. No, niente di simile. Aveva bisogno di risposte, di certezze, e di sapere se anche lui avrebbe risposto alla chiamata del Signore Oscuro.
- E’ più complicato di quanto sembra. -
Rispose Draco, cercando di darsi un tono sostenuto, da adulto, ma sapeva bene che era tutto inutile con Bellatrix. Lei non era accondiscendente come i suoi genitori. Lei non aveva la pazienza che aveva suo padre e non era affettuosa come sua madre.
- Balle e scuse. Ecco cosa sono. Devi solamente dirmi se hai il coraggio che non ha avuto tuo padre. - 
Disse lei con tono irato. Bastava poco per farla agitare, non aveva i nervi saldi. Ed era spaventosa quando si arrabbiava, e questo Draco lo sapeva bene. Era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare di notte, nel pieno della foresta proibita. Ma o così, o la morte. Ed era decisamente più propenso per la prima opzione.
- Non ti permetto di parlare così di mio padre. -
Disse il ragazzo diventando rosso per la rabbia, poi, notando l’espressione di ira che stava deformando il viso di Bellatrix si pentì di aver pronunciato quelle parole. La donna si avvicinò a Draco e lo fissò dritto negli occhi.
- Ascoltami bene, ragazzino. Non sono qui per una visita di cortesia. Abbiamo discusso del piano per la morte di Silente mesi fa, e sembrava andasse tutto bene. Tu eri sicuro di te stesso, esaltato alla sola idea, oserei dire. Sono qui solamente per dirti che non ti conviene tirarti indietro adesso. -
Disse lei, quasi sussurrando, fulminando il ragazzo. Gli occhi di Bellatrix mandavano lampi e non aveva ancora impugnato la bacchetta e lanciatogli contro qualche incantesimo solamente perché era sangue del suo sangue.
- Va bene. Ho capito. -
Disse lui, cercando di non far vedere che era terrorizzato.
- Il Signore oscuro ha chiamato. E per te è l’ultima chiamata. Decidi se rispondere oppure no. Ma sappi che una volta che avrai preso una decisione,qualsiasi essa sia, non potrai più tornare indietro. Ci saranno delle conseguenze, che tu lo voglia o no. E ricordati che i tuoi genitori non ti proteggeranno per sempre. -
Disse Bellatrix in tono perentorio, che non ammetteva repliche, mentre si allontanava dal giovane. Poi si girò, si mise il cappuccio del suo mantello nero sulla testa e andò via. Sparì nell’oscurità del bosco senza lasciare traccia. Tornò il silenzio che c’era stato fino al loro incontro e in quel momento Draco tirò un sospiro di sollievo. Era riuscito a evitare la furia di Bellatrix anche quella volta. Ma non sarebbe stato sempre così fortunato. Doveva muoversi. Doveva iniziare a mettere in moto il piano per togliere di mezzo quello stolto di Silente.
D’altronde, come aveva detto Bellatrix quella era l’ultima chiamata, l’ultima possibilità.
  
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