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Autore: Angelique Bouchard    15/02/2012    2 recensioni
E qualcosa nel mio petto si sciolse, si squagliò, andò in briciole mentre guardavo Bulma e gli altri camminare verso la porta della camera, pronti a scendere per non sapevo cosa. E lui allungò un braccino minuscolo, la mano aperta e le dita che afferravano l’aria tra di noi, come a volerla aspirare per avvicinarci. E neppure mi accorsi della mia mano appoggiata al vetro che premeva su di esso. Un altro attimo e l’avrei buttato giù, mentre il piccolo spariva dietro la porta, con la mano ancora tesa in avanti, verso… me.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Vicini, troppo vicini
Il viaggio verso la Capsule Corporation fu notevolmente breve. Bulma parcheggiò nel garage e si diresse verso la sua stanza, senza passare dalla sala. Non aveva voglia di incontrare i suoi genitori, specialmente sua madre. L'avrebbe tempestata di domande sulla sua giornata e i nervi della ragazza non avrebbero retto. 
Da quando Yamcha l'aveva baciata, non aveva fatto altro che pensare a Vegeta. Che strano. Si chiese persino cosa sarebbe successo se non avesse fatto la sua bella sfuriata la sera prima, se fosse stata bella e buona seduta sullo sgabello, con il viso del Sayan quasi a contatto con il suo. Avrebbe voluto incontrarlo, avrebbe voluto provare a parlare con lui di qualcosa che non fosse solo e unicamente la camera gravitazionale, i robot, le tute da combattimento o qualunque altra cosa che riguardasse gli allenamenti. Era decisa ad avvicinarlo in un modo o nel'altro. Avrebbe trovato una scusa.
Raggiunta la sua camera entrò subito nel bagno. Era stanca, il pomeriggio era stato davvero lungo, Yamcha più esuberante che mai, per non parlare del film. Si slacciò la camicia e si tolse i jeans, rimanendo in slip e reggiseno.  Rimase un momento davanti allo specchio con le mani sul viso, pensando e ripensando, mentre la vasca da bagno si riempiva di acqua bollente e bagnoschiuma profumato. Si sentiva confusa. Da un pò di tempo Yamcha non l'attraeva più, ma stava cercando di salvare la situazione; in fondo erano stati insieme per tanto tempo. Ma ciò che più la sorprese fu quell'improvviso interesse nei confronti del Sayan. Era iniziato tutto con quello sguardo, la sera prima. Possibile che quei pochi secondi l'avessero scombussolata in quel modo? Poteva davvero permettersi di provare anche solo una piccola attrazione nei confronti di un uomo (all'incirca) come Vegeta? Scacciò quei pensieri rinfrescandosi la faccia con l'acqua gelida, poi si spogliò completamente ed entrò nella vasca. Già dopo qualche secondo si sentì subito meglio, lasciando le varie angosce a più tardi.
 
Il sole si abbassava velocemente dietro l'orizzonte, colorando di oro, arancio e rosa tutto ciò che toccava, le cime degli alberi, l'acqua dei laghi, i tetti delle case. La quiete regnava sovrana in quel panorama affascinante. Fu proprio quando l'ultimo raggio di sole scomparve dietro le montagne che Vegeta uscì dalla camera gravitazionale. Era sudato come non mai, distrutto, i muscoli che dolevano e i nervi così tesi gli pareva dovessero spezzarsi da un momento all'altro. Non indossò nemmeno la felpa, era così accaldato che si accorse appena dell'aria fredda della sera. Entrò dalla porta sul retro nella speranza di non incontrare nessuno dei terrestri che vivevano in quella casa. Era meno in vena del solito, ma la fortuna era dalla sua parte. Salì in fretta le scale e si chiuse nella stanza che negli ultimi mesi era diventata sua.
Mesi. Ne erano già passati quattro da quando il ragazzo del futuro aveva annunciato l'arrivo dei Cyborg e lui ancora non era riuscito a trasformarsi in Super-Sayan. Kaaroth, invece, ci era riuscito. E da parecchio tempo ormai. Ma Vegeta non poteva accettarlo. Come poteva rassegnarsi al fatto che un suo suddito lo avesse superato? Come poteva essere successo? Lui era il Principe dei Sayan, il più forte, il più astuto, l'imbattibile. Era sempre stato così, fin da quand'era bambino. Perchè ora era tutto diverso? Perchè ora si sentiva così debole? Non riusciva a trovare risposta. E con questo pensiero fisso entrò nella doccia. Non ci rimase a lungo, aveva troppa fame. Non mangiava dalla sera prima e si sentiva completamente privo di forze. S'infilò una tuta, una canottiera nera e le scarpe, poi scese in sala da pranzo. Era persino disposto a sopportare i terrestri pur di mettere qualcosa sotto i denti. Ma la fortuna continuava ad assisterlo. Nella grande sala illuminata da un enorme lampadaro di cristallo, non c'era neanche l'ombra delle due insopportabili donne. C'era solo il marito della bionda, ma questi non gli avrebbe dato troppo fastidio. Per lo meno non tanto quanto le altre due.
"Oh, Vegeta!" lo salutò il signor Brief quando lo vide entrare. Era seduto al tavolo e stava rovistando tra alcuni fogli sparsi un pò ovunque, addirittura sulle sedie e sul pavimento. 
"Finalmente, sei stato chiuso lì dentro tutto il giorno! Avrai fame immagino" disse mentre raccoglieva in fretta e furia la carta intorno a sè. "Perchè non ti siedi, mia moglie ha lasciato qualcosa per te" e così dicendo si avviò verso la cucina, mentre Vegeta si accomodava al grande tavolo di legno di quercia. Vi appoggiò le braccia e si strofinò un pò gli occhi con le mani. Era davvero esausto, ma anche soddisfatto: la sua idea era che più si è stanchi più il lavoro è stato fatto bene.
Intanto l'uomo era tornato dalla cucina e certo non a mani vuote. Teneva un gran bel piatto di spaghetti con salsa di soia in una mano e nell'altra del pollo alle mandorle con un contorno di funghi. Lo stomaco del Sayan ruggì dolcemente a quella visione.
"Ecco qui" disse il signor Brief posando il cibo di fronte a Vegeta, il quale nemmeno si sognò di ringraziarlo. Stava per cominciare a mangiare quando l'uomo gli parlò di nuovo.
"Ehi, Vegeta, che ti sei fatto alle mani?" gli chiese leggermente allarmato. Vegeta non si scompose, ma qualcosa dentro di lui vibrò appena. Con una semplice alzata di spalle rispose al signor Brief, che non indagò oltre. Sapeva che le domande infastidivano il Sayan e lui non voleva certo dargli noia. Tornò ad osservare i suoi fogli al capo opposto del grande tavolo.
Poco più tardi Vegeta s'alzò, dopo aver mangiato a dismisura e si diresse spedito verso la sua camera, ignorando il signor Brief che gli augurava una buonanotte e scollandosi facilmente di dosso la moglie, che però non si lasciò guastare l'entusiasmo.
"Ci vediamo domani, bel ragazzone!" gli urlò dietro mentre lui quasi correva verso la sua stanza.
Quando arrivò al corridoio del primo piano sciolse le bende ormai lerce. Le ferite si erano già completamente rimarginate. Una volta giunto di fronte alla porta della camera, però, credette di essersi confuso. Controllò velocemente e corrugò le sopracciglia notando che la stanza era quella giusta, ma dentro c'era qualcuno che non avrebbe dovuto esserci. Percepiva la sua debole aura.
Dannata donna, pensò furioso. Mentre apriva con forza la porta cominciò a pensare al modo più lento e doloroso per ucciderla e ghignò malignamente quando la vide sussultare sentendo sbattere la porta contro al muro. Rimase a fissarla per un'eternità, gli occhi brucianti di rabbia puntati sulla sua figura impaurita.
"V-Vegeta... Ascoltami" provò lei. Se ne stava accanto alla finestra con in mano una tuta da combattimento, gli occhioni blu spalancati e i capelli svolazzanti. Le sue mani tremavano appena. 
"E' la seconda volta che entri nella mia stanza senza chiedermi il permesso, donna" ringhiò Vegeta buttando a terra le bende che si era appena tolto dalle mani. Bulma le guardò cadere sulla moquet beige prima di tornare a fissare il Sayan. 
"La tua stanza e sotto il mio tetto, perciò direi che posso entrarci come e quando voglio". La ragazza rispose a tono, com'era solita fare. Neppure uno spietato Sayan assassino riusciva ad intimidirla. Vegeta coprì la distanza che li separava con tre grandi passi e le si parò di fronte, tanto da sentire il dolce profumo alla pesca di cui sapeva la sua pelle chiara.
Bulma, dall'altra parte, alzò un pò la testa per poterlo guardare negli occhi e la sua bocca si schiuse appena quando una folata alla menta la travolse. Per un momento la mente di entrambi si annebbiò.
"Non m'importa che questa sia casa tua, insopportabile ragazzina viziata, ma ti avverto: se dovessi sorprenderti una terza volta qui dentro, di te non resterebbero altro che le briciole, mi sono spiegato?" chiese retoricamente il Sayan con voce tagliente e glaciale. 
Bulma sostenne il suo sguardo per tutto il tempo, gli occhi un poco stretti, come se volesse sfidarlo. Si mostrava forte, sicura di sè e per nulla impaurita, ma il suo cuore era un martello pneumatico, quel traditore. Batteva all'impazzava, sembrava lo sbattere le ali di un passerotto. Chiaramente Vegeta se ne accorse. 
Abbassò appena lo sguardo sul suo petto, per seguire la fonte del rumore. La ragazza indossava una leggera maglietta di cotone e un paio di pantaloncini, fasciando delicatamente il suo bel corpo. Vegeta squadrò quella figura tanto smilza quanto elegante e femminile per diversi secondi, facendo violentemente arrossire Bulma. I suoi occhi caddero sulle sue braccia nude, muscolose e forti come non ne aveva mai viste. I loro corpi erano vicinissimi, quasi si sfioravano.
"Volevo solo portarti la tua tuta" disse Bulma così piano che persino il Sayan -così vicino a lei- la sentì appena. Vegeta non rispose subito, il suo sguardo continuava a scivolare sul corpo perfetto della donna di fronte a sè. Quando incrociò di nuovo i suoi occhi e si decise a rispondere, la sua voce fu leggermente più calda, meno mordace.
"La prossima volta lasciala davanti alla porta" sussurrò con le labbra ad un centimetro da quelle di lei, alla quale stava cominciando a mancare il respiro. Deglutì cercando di rilassarsi, ma ora sentiva chiaramente anche il cuore del Sayan battere all'impazzata. Sembrava una gara a quale avrebbe resistito più a lungo. Inutile dire chi avrebbe vinto.
"Come vuoi" mormorò Bulma con dolcezza. Non riusciva a togliere gli occhi da dentro quelli del Sayan e allo stesso tempo non riusciva a guardarlo. Erano maledettamente vicini, troppo vicini. Vicini a qualcosa dal quale non sarebbero tornati indietro, qualcosa che li avrebbe cambiati radicalmente, dall'interno, sia una che l'altra. 
"Vattene" bisbigliò Vegeta. Il profumo alla menta investì la ragazza come un'onda sulla spiaggia, ma non si mosse. Il tono con cui Vegeta aveva parlato era stato molto diverso dal solito. Non era un ordine, sembrava più che altro una supplica.
Pagherai per tutto questo, stanne certa, pensò furente il Sayan, mentre incollava le sue labbra calde a quelle di lei, sottili e delicate, prima che questa potesse prendere qualunque decisione. Lui chiuse gli occhi e così la ragazza. Si lasciarono trasportare da quel tenue bacio, leggero, ma al tempo stesso passionale, ardente come il fuoco. Bulma posò cauta una mano sul suo petto, stringendo la canotta tra le sue dita, mentre Vegeta affondò piano una mano nella carne sui suoi stretti fianchi...
 
"Bulma! Dove sei tesoro?" la signora Brief era nel corridoio, se ne potevano sentire i passi sul pavimento di marmo freddo.
Vegeta e Bulma si staccarono di scatto e voltarono entrambi la testa verso la porta rimasta aperta...
   
 
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