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Autore: Angelique Bouchard    15/02/2012    2 recensioni
E qualcosa nel mio petto si sciolse, si squagliò, andò in briciole mentre guardavo Bulma e gli altri camminare verso la porta della camera, pronti a scendere per non sapevo cosa. E lui allungò un braccino minuscolo, la mano aperta e le dita che afferravano l’aria tra di noi, come a volerla aspirare per avvicinarci. E neppure mi accorsi della mia mano appoggiata al vetro che premeva su di esso. Un altro attimo e l’avrei buttato giù, mentre il piccolo spariva dietro la porta, con la mano ancora tesa in avanti, verso… me.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Al cinema
Il giorno seguente, Vegeta si alzò di buon'ora, come al solito. Indossò un paio di pantaloncini e una felpa con la cerniera, legò in fretta le scarpe da ginnastica, poi uscì dalla stanza da letto, diretto alla camera gravitazionale. Nonostante da tre giorni non funzionasse, la sua ormai era un'abitudine. Senza neanche pensarci raggiunse il portellone della camera e premette il pulsante con scritto "OPEN". Stava già per dirigersi verso il giardino sul retro della casa, quando con un leggero rumorino metallico, il portellone si abbassò. La sorpresa iniziale lasciò subito il posto alla soddisfazione.
Bene, pensò compiaciuto il Sayan, finalmente quella donna comincia a capire chi comanda.
Vegeta entrò nella camera e si guardò intorno. La stanza era stata, oltre che aggiustata, pulita e rimessa a nuovo. I suoi robot preferiti (quelli in grado di lanciare sfere di energia degne del Principe dei Sayan) erano in fondo, appoggiati alla parete, pronti per essere attivati. E probabilmente distrutti un'altra volta. 
Vegeta si tolse la felpa, ignorando il freddo pungente che gli pizzicava la pelle; presto si sarebbe scaldato. Si avvicinò al computer della stanza, lo accese e alzò subito la gravità. La discontinuità si fece sentire immediatamente. Dovette cominciare con 200° di gravità rispetto alla Terra, ma nel giro di un'oretta la alzò a 300°.
Si allenò tutta la mattina, senza mai fermarsi neanche per riprendere fiato, bere un sorso d'acqua o rilassare un momento i muscoli. Combattè contro i robot con così tanta energia che prima di pranzo due furono completamente ridotti in briciole. Una parte del suo cervello immaginò le urlate della ragazza quando se ne sarebbe accorta, ma non se ne preoccupò. Continuò ad allenarsi imperterrito, finchè fu distratto da un particolare che prima non aveva notato.
Le sue mani non sanguinavano più. Le sue mani erano state fasciate per bene, con bende linde e resistenti, infatti anche dopo diverse ore di lotta erano ancora intatte. Pagò cara quella piccola distrazione. Una sfera di energia fu scagliata da uno dei robot rimasti integri, dritta su di lui, che però non fece in tempo a scansarla. Lo colpì in pieno petto, mandandolo a cozzare contro la parete opposta della camera. Rimase sdraiato a terra, schiacciato dalla gravità e col petto dolorante. Vi posò una mano sopra: la benda fresca allievò la fitta al torace, dandogli energia per rialzarsi e ricominciare ad allenarsi.
Vegeta ancora non capiva da dove venisse quella forza nuova.
 
La sveglia di Bulma cominciò a squillare quando il sole era già alto nel cielo. Si alzò in fretta, si diede una rinfrescata, poi scese al piano terra e raggiunse i genitori nella sala da pranzo. Sua madre le preparò una colazione abbondante, come al solito e Bulma ne avanzò più di metà, come al solito. Sfogliò il giornale svogliatamente per qualche minuto, ascoltando appena i discorsi della madre che non faceva altro che parlare dei vestiti che aveva visto in alcuni negozi in centro.  L'orologio a muro battè le undici. Bulma si ridestò e interruppe la madre senza troppi complimenti.
"Senti mamma, io oggi non ci sono a pranzo" disse con un tono piuttosto annoiato. La madre, che non aveva minimamente colto la sfumatura nella voce della figlia, rispose allegramente.
"Oh giusto, oggi vai a pranzo fuori con Yamcha dico bene, cara?" squittì la signora Brief. Bulma rispose con voce piatta, per nulla entusiasta.
"Sì, infatti. Andiamo a pranzo dalla tua amica, non ricordo il nome..." Bulma si fece pensierosa.
"Da Kadiri? Oh, tesoro, è così tanto che non la vedo! Salutala da parte mia e saluta anche quel bel ragazzo di Yamcha!" strillò euforica la madre della ragazza. Lei invece si alzò e mugugnò un "Certo certo" senza troppa convinzione, poi risalì nella sua stanza, si cambiò, si pettinò, prese la borsa e il cappotto e si diresse verso l'uscita principale. Indossava un paio di blue jeans abbinati ad una camicia a maniche lunghe bianca e un paio di stivali neri con poco tacco, i capelli ricci le ricadevano dolcemente sulle spalle, mossi dal leggero vento freddo.
Mentre camminava verso la macchina nel garage pensava a Vegeta. Sapeva che non l'avrebbe ringraziata per aver riparato la camera gravitazionale, nè per avergli fasciato le mani sanguinanti.
Che zoticone, pensò acida. 
Raggiunse il bar alle 12,15 circa, l'appuntamento era alle 12,30. Si avvicinò al bancone e per scaldarsi mentre aspettava l'arrivo del fidanzato ordinò un tè caldo all'amica di famiglia, Kadiri. Chiacchierarono qualche minuto, Bulma la salutò da parte della madre poi lei tornò al lavoro. Si erano fatte le 12,35.
Bulma stava sorseggiando il suo tè, adirata. Ogni volta che dovevano vedersi, Yamcha arrivava in ritardo.
"Io non ero così paziente alla tua età" disse d'un tratto Kadiri, avvicinandosi alla ragazza con uno strofinaccio in mano per dare una pulita al bancone. Bulma alzò gli occhi e fissò la donna, che l'aveva presa alla sprovvista.
"Come hai detto?" chiese come se fosse cascata dalle nuvole. Kadiri sorrise amaramente.
"Voglio dire, con i ragazzi. Non aspettavo un'ora che si facessero vivi, anzi, di solito aspettavo 15 minuti, poi me ne andavo" rispose allo sguardo interrogativo di Bulma. Lei arricciò un angolo della bocca in un sorriso amareggiato, poi rispose con poco vigore.
"Non c'è mai stato qualcuno per cui valesse la pena di aspettare?" chiese. Kadiri strinse un pochino gli occhi, pensando alla risposta.
"Oh, certo. Un uomo per cui avrei aspettato anche un'intera notte al freddo, ma vedi: lui non si è mai fatto aspettare. E' così che funziona. L'uomo che aspetti non è mai quello giusto, mentre quello che è disposto ad aspettare te... Beh lui è quello giusto" rispose sorridente alla ragazza, prima di andare a servire una coppia appena entrata. Bulma rimase una manciata di minuti a pensare alle parole dell'amica, è proprio quando si convinse a levare le tende, ecco apparire Yamcha. Erano le 13, 50.
"Bulma!" ansimò il ragazzo. Aveva i capelli spettinati, le guance rosse per il freddo e gli occhi colmi di colpevolezza.
"Oh, Bulma sapessi quanto mi dispiace! Davvero, sono di nuovo in ritardo, lo so, ma questa volta giuro che non è stata colpa mia! Insomma, la macchina non partiva! Non si accendeva neppure!" piagnucolò prendendo tra le mani gelate quella calda della ragazza. Lei la ritirò in fretta.
"Ehi, non toccarmi, sei congelato!" sbuffò infastidita. Yamcha rimase a fissarla per qualche minuto, con il labbro inferiore che sporgeva leggermente. 
Tutte le volte finiva così. Anche quando era seriamente decisa a lasciarlo a piedi, Bulma s'inteneriva nel vedere quell'espressione da bambino sperduto. Così ogni volta gliela dava vinta.
"E va bene, non fa niente. Ti perdono" disse piano, rassegnata. Il ragazzo lanciò un urletto, poi si avvicinò, la prese in braccio e fece un giro completo sul posto.
"Grazie, Bulma! Sei davvero unica!" le disse stringendola ancora per la vita. Lei si divincolò di modo che Yamcha fosse costretto a metterla giu.
"Insomma! Un pò di ritegno sia in bar!" lo ammonì furibonda. Il ragazzo non si fece spegnere così, la attirò a sè e la baciò. Lei si tirò indietro quasi subito, non le piaceva fare certe cose in pubblico.
" Su, coraggio, siamo ancora in tempo per il cinema!" disse Yamcha entusiasta, la prese per mano e la tirò fuori dal locale.
Kadiri fissava l'amica scuotendo leggermente la testa.
 
Andarono a vedere un film romantico. La mia ragazza vive di me. Solo il titolo era nauseante. Yamcha si esaltò moltissimo e nelle poche scene un pò più noiose si voltava verso Bulma e le ripeteva qualche sdolcinatezza appena sentita. Lei faceva finta di nulla.
 La ragazza invece guardò poco del film, tanto che quando uscirono ricordava appena qualche scena e poche battute. Passò quasi tutto il tempo a pensare al suo discorso con Kadiri, finchè non decise di essere d'accordo con lei. Era stufa di dover aspettare tutte le volte che doveva uscire con Yamcha, stufa di cedere quando arrivava il momento di dirgliene quattro. Non voleva più stare ai suoi comodi.
Questo pensiero la riportò con la mente alla sera prima e a Vegeta. Era sicura che una volta tornata a casa avrebbe dovuto fare i conti con i suoi danni, ma questo non la infastidiva. Almeno non tanto quanto dava a vedere. Era pur sempre un'occasione per avvicinarsi un pò a lui ed era questo ciò che le importava. Si era promessa, quando lo aveva ospitato in casa sua, che lo avrebbe civilizzato e reso un essere umano, non una macchina da guerra. Doveva però ammettere che l'impresa era davvero ardua.
Quando il film finì e uscirono dal cinema Yamcha cominciò a soffermarsi sulle parti migliori, su quelle che non gli erano piaciute e su quelle più romantiche. Parlando di questo prese la ragazza per mano e si strinse a lei, che lo lasciò fare, nonostante fosse piuttosto a disagio. 
"Dovremmo venire più spesso al cinema, non credi?" le chiese lui all'improvviso. Presa in contro piede, si comportò un pò come faceva spesso con la madre. Sorrise e annuì.
"Oh sì, certo. Mi sembra un ottima idea in effetti. A patto che la prossima volta tu sia puntuale!" gli rinfacciò ridacchiando. Anche il ragazzo sorrise e rispose a tono.
"Puoi scommetterci, dolcezza, a costo di venire volando. Letteralmente" la prospettiva era interessante. Tuttavia Bulma sapeva che non sarebbe stato così semplice, che sarebbe arrivato ancora in ritardo, per un motivo o per un altro. Sospirò piano.
Yamcha intanto si era fermato, continuando a tenerla per mano e voltandosi verso di lei. Non fece in tempo a lamentarsi di nulla che il ragazzo la stava baciando. La baciava con passione, nonostante fossero in mezzo alla strada. Il cuore di lei iniziò a martellarle nel petto e le ricordò la sensazione provata la sera prima, quando si era ritrovata col viso a pochi centimetri da quello di Vegeta.
Quando Yamcha la lasciò andare e lei riaprì gli occhi fu quasi sorpresa di non trovarsi di fronte l'orgoglioso e arrogante Principe dei Sayan.
   
 
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