Crossover
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Autore: Registe    16/02/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 12 - Serpeggiano i dubbi


Black core Dai no Daiboken

Un Nucleo Nero




Vexen sorseggiò senza fretta la terza tazza di the di quel pomeriggio.
L’operazione di Mistobaan era stata un successo: l’impianto era riuscito alla perfezione, nessuna crisi di rigetto e nessuna infezione in atto. L’energia dell’esplosivo era stabile, alimentata forse dalla stessa enorme quantità di magia che fluiva nel corpo del soggetto.
Certo, l’esperimento non era stato privo di difficoltà.
Quando Axel e Larxen avevano dichiarato di voler assistere all’operazione era certo che se ne sarebbero andati dopo qualche minuto, annoiati, lasciandogli campo libero; e forse il n. VIII avrebbe seguito quella linea se non fosse stato per Larxen.
La ragazzina aveva lanciato un gridolino estatico alla vista dei bisturi, si era avventata sulle lame chirurgiche proprio come una bambina su una confezione di caramelle, urlando qualcosa come “Li devo provare tutti!”.
I momenti dell’operazione erano stati sempre a rischio di vita (la sua) e di triplice infarto cardiaco (di Mistobaan): la n. XII si era autoeletta aiutante e addetta ai bisturi, ed aveva scacciato Camus, il suo vero assistente, lanciandogli un kunai alle spalle mentre chiudeva la porta.
La Ninfa Selvaggia come assistente era stato qualcosa di terrificante, una furia a piede libero nel suo laboratorio che gli passava le fiale sbagliate e si divertiva a lanciargli i bisturi invece di appoggiarglieli in mano. L’apogeo era arrivato quando stava inserendo il Nucleo Nero nella gabbia toracica e si trovava accanto al principale complesso arterioso di Mistobaan; i suoi occhi furono coperti di colpo, sentì una voce sbarazzina che faceva “Cucù!” alle sue spalle e per poco l’esplosivo non cadde a terra.
Se in quel momento non erano ridotti in mille pezzettini lo doveva, suo malgrado, alla prontezza di riflessi del n. VIII.
Ma, nonostante quegli imprevisti, tutti i parametri vitali del soggetto rispondevano alla perfezione, e le strumentazioni non rivelavano alcuna anomalia nel metabolismo e nella frequenza cardiaca; mentre Larxen continuava ad ammirare estatica le lame sporche di sangue, Vexen sentì il n. VIII venirgli accanto e bofonchiare: “Temo il nostro amico sia stia svegliando. Meno male, non ne posso più di questo laboratorio!”.
Mistobaan era ancora coperto dal suo mantello con cappuccio, e la fibbia che teneva immobile la sua veste era rimasta intatta anche durante l’impianto. Zexion aveva percepito che non sarebbe stato saggio rivelare il volto del loro nemico all’aria aperta e, per quanto Zexion in fondo fosse ancora un ragazzino ingrato, Vexen aveva imparato a non discutere sulle sue sensazioni.
Prima o poi capirò come funziona il suo olfatto ……
Appoggiò la sua bevanda e si portò accanto al lettino operatorio; nel corso dell’impianto aveva per forza di cose intravisto il viso ed il corpo sotto quel mantello, e la verità che ne aveva scoperto lo aveva meravigliato non poco. Larxen e Axel avevano lanciato solo un’occhiata superficiale; erano degli idioti, non si rendevano conto dell’importanza dell’essere che avevano tra le mani!
“Apri gli occhi!”.
Lo disse con un’energia sorprendente, che era certo di non aver mai posseduto fino a quel momento. I poteri del Castello dell’Oblio davano realmente un senso di invincibilità.
“Adesso!”.
La creatura si alzò di colpo a seder sul lettino senza mostrare alcun capogiro, con le luci dei suoi occhi improvvisamente accese e puntate proprio su di lui; il n. IV trovò la forza di restare dov’era nel suo telecomando, quello che avrebbe trasformato il Braccio Destro del Grande Satana Baan in poltiglia se lui lo avesse desiderato.
Il vecchio Vexen sarebbe scappato nel punto più lontano del Castello alla vista di un essere del genere.
Ma non era preparato alla raffica di parole che lo sommerse qualche secondo dopo: “VOI, VISCIDI MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE, CHE AVETE OSATO SFIDARE LA COLLERA DEL GRANDE SATANA BAAN IN PERSONA! VOI, MALEDETTI ESSERI UMANI CHE VI SIETE ARROCCATI IN QUESTO CASTELLO PER SOTTRARSI ALL’IRA DI SUA ECCELLENZA IL GRANDE SATANA BAAN! VOI, VILI CREATURE CHE TENETE ME, IL BRACCIO DESTRO DEL GRANDE SATANA BAAN, RINCHIUSO IN QUESTO LUOGO MALEDETTO…

Narratore: Molti “Grande Satana Baan” dopo …… (32, secondo la testimonianza di Axel)

“……IO VI DISTRUGGERO NEL NOME DEL GRANDE SATANA BAAN!”
“Non così in fretta”.
Vexen lasciò che gli occhi di tutti si poggiassero su di lui, assaporando un certo senso di trionfo. Poteva già immaginare gli sguardi increduli di Axel e Larxen vedendolo affrontare con tanta sicurezza una delle creature più pericolose del loro mondo. Ricordatevi bene cosa posso fare, idioti.
Estrasse dalla tunica un telecomando sferico, nero e con un bottone azzurro ghiaccio impresso sopra, e vi appoggiò subito il pollice, lasciando che Mistobaan notasse quel piccolo ma terrificante strumento: “Una sola mossa ed il Nucleo Nero che ho impiantato dentro di te rilascerà abbastanza energia da polverizzare te e…… tutto quello che custodisci”.
Non poteva osservare nient’altro sotto quel mantello, ma era sicuro che i due fanali gialli che vedeva fossero in realtà occhi pieni di odio e di dubbio, era quasi certo di conoscere quali fossero i pensieri del generale del Maegudan in quel momento.
“E tu non vuoi che succeda una cosa del genere, giusto?”.
“IO MI FAREI SALTARE IN ARIA ANCHE ADESSO PUR DI NON CHINARE LA TESTA DAVANTI AD UN ESSERE UMANO CHE…”
“Ma non puoi… o sbaglio?”.
Raramente era stato così soddisfatto di una sua invenzione; la controprova che l’ingegno poteva avere la meglio su tutto, sia sulla tracotanza di gente come Mistobaan che sulla superbia di persone con Marluxia. Scienza ed ingegno erano il binomio perfetto.
Si alzò in piedi, lasciando però il telecomando bene in vista, certo che l’altro non avrebbe nemmeno osato sottrarglielo di mano per timore delle conseguenze: “So chi sei. E so del tuo Dono”.
“TU, VILISSIMO ……”
“Non mi piace molto ripetermi” era davvero lui la persona che dava le spalle al Braccio Destro del Grande Satana con tanta noncuranza? “Se non vuoi che prema accidentalmente questo pulsante farai esattamente quello che noi ti diremo senza discutere, intesi?”.
Sapeva perfettamente che l’altro non si sarebbe opposto. Avrebbe solo ricominciato a sbraitare sulla viltà degli esseri umani, ma per quel che gli riguardava poteva continuare ad alzare la voce per il resto dei suoi giorni; lo aveva fatto anche Xemnas, il loro precedente capo, all’epoca, ed adesso di lui restava al massimo qualche rivolo di sangue raggrumato sulle torri est del Castello.
Si voltò verso gli unici due spettatori del suo show, concedendosi per una volta una discreta soddisfazione notando che persino Larxen era livida di rabbia ed ammutolita.
La prima fase dell’esperimento era stata un successo.
Ma il suo vero capolavoro doveva ancora incominciare.


Mara si sentiva la testa pesante, come se mille Hobbit della Contea avessero iniziato a far bisboccia lì dentro; dopo tutto quel tempo passato in un’anticamera minuscola con la sola variante di un bagno apparso come per incanto in uno dei muri, la sua testa ed i suoi occhi erano stanchi di quel bianco incredibile, intenso. Sentiva la mancanza dei boschi, del fiume Anduin, era così disperata che avrebbe perfino riabbracciato i lastroni metallici della Morte Nera o i più brutti palazzi di Coruscant. Mu era riapparso dopo diverse ore di assenza ed aveva annunciato che sarebbero entrati nella Stanza della Memoria dopo qualche ora di sonno.
Era apparso provato e stanco, ma non era riuscita a capire nulla su ciò che avesse fatto in quel tempo; aveva provato a sondare la sua mente con i poteri Sith cercando di concentrarsi sopra le lamentele di Tarkin, ma era riuscita solo a percepire un forte senso di sollievo.
Si era quasi addormentata quando un Portale Oscuro si formò nel bel mezzo dell’anticamera, e tutti si alzarono di colpo.
Percepì una certa agitazione nella mente della loro guida: chiunque stesse entrando, non era atteso.
Il primo a uscirne fu un ragazzino molto più basso di lei, con una tunica nera decorata da catenelle d’argento e dei capelli tra il grigio e l’azzurro ed il look più emo che avesse mai visto.
REGISTE: "Narratore, basta con questa storia degli emo! Quante volte dobbiamo ripeterti che Zexion non è……?"
Narratore: "Ma mica è colpa mia! E’ un pensiero di Mara! Io mi limito solo a trascriverlo proprio perché sono un Narratore professionista."
REGISTE: "Se tu sei un Narratore professionista Larxen è la donna più pacifica del mondo……"
Narratore: "Ma io ……"
REGISTE: "Ok, riprendi a lavorare o qui perdiamo i già pochi lettori che abbiamo!"

Di sicuro sembrava qualcuno di importante, almeno dal modo in cui Mu chinò rapidamente la testa; stava proprio per prenderlo per il bavero e dirgli cosa pensava dell’Organizzazione e di quel dannatissimo Castello dell’Oblio quando dal Portale quasi svanito emerse una nuova figura.
Mistobaan? Credevamo di averlo lasciato nella Stanza della Memoria!
Con calma estese la propria concentrazione, usando i propri poteri Sith per avvicinarsi alle loro menti e comprendere cosa volessero in quel momento e quali fossero le loro intenzioni.
“Non sarà necessario, signorina”.
Prima ancora di poter estendere i suoi poteri Sith si accorse che l’unico occhio visibile del ragazzino era puntato proprio su di lei. Ha intuito quello che volevo fare?
“Assolutamente sì”.
Rispose, e per un attimo si accorse che tutti li stavano guardando. Si stava facendo anticipare e prevedere proprio come una principiante, per di più da un poppante che poteva avere sedici anni al massimo: “L’Organizzazione vuole che ti cambiamo il pannolino, ragazzino?”.
Il commento di Tarkin la salvò da ulteriori umiliazioni, visto che il ragazzo si girò verso il governatore; se l’insulto era giunto alle sue orecchie, però, non lo diede affatto a vedere. Mara ebbe la disgustosa sensazione che il piccoletto continuasse ad osservarla da sotto il ciuffo, anche se aveva voltato la testa. Poi vide Mu venire avanti ed inginocchiarsi per la seconda volta: “Padron Zexion, come posso servirla?”.
Poi guardò Mistobaan con una certa diffidenza: “Mio signore, è sicuro di……?”
“Tranquillo, Mu. Non ho alcuna intenzione di interferire o rallentare la tua missione. Abbiamo saputo di quello che è successo con Auron, ma chiariremo il tutto con Larxen. Ora cerca di dare del tuo meglio, perché non tollereremo altre prese di posizione!”.
Mara si chiese cosa avesse fatto il sacerdote in quelle ore; era rosso in faccia, e la testa così vicina al pavimento che per poco la sua fronte non lo toccava. Quel ragazzino era dunque uno di questi fantomatici Membri dell’Organizzazione? Se erano tutti così piccolini e smunti li avrebbe presi volentieri a cazzotti uno dietro l’altro.
“Si risparmi la sua ira, signorina Mara”.
Ancora questi suoi poteri. Che sia una specie di Jedi?
“Da questo momento in poi Mistobaan sarà un vostro compagno di viaggio, e vi accompagnerà fino all’Invocazione Suprema. Da lui non dovrete temere nulla, giusto, Mistobaan?” ma prima che quell’altro potesse eruttare anche una sola sillaba tornò verso Mu “Mi raccomando, un altro tentativo come quello scorso e l’Organizzazione non avrà più bisogno di te”.
“Ma io volevo solo ……”
“Siamo intesi, Mu”.
Il ragazzino diede loro le spalle e sparì. Mara non sapeva più cosa pensare: se quello era uno dei Membri dell’Organizzazione così tanto esaltati da Mu la situazione poteva sfuggire loro di mano da un momento all’altro. Quel ragazzino sembrava tanto indifeso, ma gli altri non avevano percepito quel suo strano potere come lei. E Mistobaan? L’ultima volta sembrava così ansioso di fare a pezzi i Membri dell’Organizzazione e adesso si comportava come il loro cagnolino ……
Per non parlare di Mu: per quanto a Tarkin non importasse nulla di quel ragazzo, Mara poteva vedere la sua espressione imbarazzata e delusa, come un bambino piccolo scoperto con le mani nel vaso delle caramelle. Non le era piaciuto il tono con cui quel moccioso si era rivolto al sacerdote e glielo disse; quello si limitò solo a rispondere: “I Membri dell’Organizzazione sono saggi e potenti; hanno ragione ad essere adirati con me”.
Poi si chiuse in un silenzio davvero strano da parte sua e Mara decise di riprendere il sonno quasi interrotto, imitata da Tarkin e dalla sua amica; prima fossero usciti da quel Castello e meglio sarebbe stato.

“Auron, che cosa ci fai qui?”.
Il Portale Oscuro si era aperto nel silenzio più totale, cosa decisamente fuori posto per il suo amico.
Mentre gli altri dormivano, Mu ne aveva approfittato per restare sveglio e pregare gli dèi; anche se padron Vexen sosteneva che si trattava soltanto di superstizioni (e doveva per forza essere così, perché padron Vexen era il più saggio e potente tra i Membri dell’Organizzazione), lui trovava molto conforto nello stringere quel rosario.
Ricordava la pazienza con cui il suo confratello Shaka lo aveva realizzato davanti a lui, grano dopo grano, sotto i petali degli Sharasoyu, gli alberi gemelli del tempio della Vergine dove meditavano insieme sin da piccoli. Era l’unica cosa che gli rimanesse del mondo esterno, di tutto ciò che era avvenuto nella sua vita prima dell’incontro con i Membri dell’Organizzazione a cui si era offerto con gioia per aiutarli nel loro supremo compito.
Il suo amico uscì dal Portale e scrutò il suo gruppo: “E lui cosa ci fa qui?”.
Fissava Mistobaan, era ovvio: in quei pochi minuti il generale del Maegudan aveva urlato ai quattro venti la superiorità dei servitori del Grande Satana Baan, mostrando di non aver bisogno di mangiare, bere o dormire come i volgari esseri umani.
“Non fare caso a lui, Auron. Padron Zexion lo ha assegnato al mio gruppo per aiutarci!”.
“Potrebbero assegnare qualcuno anche a me! Non hai idea di che problemi ci dia Kaspar …… quel grandissimo pezzo merda!”.
“Auron!”.
Mu si sforzò di mettere il broncio, come faceva tutte le volte in cui cercava di limitare il numero di parolacce e di imprecazioni del suo amico. Un’altra vecchi abitudine del Tempio delle Dodici Case.
Il soldato ignorò Mistobaan e tornò a guardarlo; quando parlò aveva un tono confidenziale che applicava solo raramente “Comunque … grazie per prima ……”
“Ma Auron, ci mancherebbe, io ……”
“No. Posso immaginare le conseguenze. I Membri dell’Organizzazione non lo hanno gradito, vero?”.
Purtroppo era così, e nel non rispondere fece capire al suo amico molte più cose che non una valanga di parole; prima della missione avevano ricevuto l’ordine tassativo di non incontrarsi sino alla fine dell’Invocazione Suprema e di mantenere i loro gruppi separati ad ogni costo. Il Castello aveva mostrato bensì due prescelte, ed i loro padroni avevano deciso di prelevarle entrambe nel caso una di loro fallisse nell’impresa. Non dovevano assolutamente essere al corrente l’una dell’altra; chi di loro due fosse riuscita a superare per prima le quattro Stanze della Memoria avrebbe compiuto l’Invocazione Suprema.
I Membri dell’Organizzazione ripetevano spesso che dunque una delle due Invocatici avrebbe anche potuto essere …… sacrificata, a patto che l’altra restasse in vita.
Ma Mu non era sicuro di volere questa cosa fino in fondo “Sai una cosa, Auron …… mi chiedevo perché nessuno dei nostri padroni fosse venuto a salvarti in quella Stanza. Perché ti hanno lasciato lì? Con i loro poteri avrebbero potuto salvare te, l’Invocatrice e l’Intercessore ed aiutarvi nella prova!”.
“Immagino perché ritenessero sacrificabile il nostro gruppo”.
E’ proprio per questo motivo, non ci sono dubbi …… anche se ……
“Auron, come ti sentiresti se finissi davvero per perdere i membri del tuo gruppo?”.
Evidentemente il suo amico era preparato ad un’eventualità del genere, forse perché in quei giorni aveva avuto modo di rifletterci. Si levò con noncuranza gli occhiali e se li strofinò sull’abito rosso: “Mu, ritengo che i Membri dell’Organizzazione, che sono così saggi e potenti, abbiano sempre e comunque ragione; anche se …… se fosse possibile vorrei evitare questa situazione. Passi Kaspar, quel figlio di puttana lo vorrei morto subito, ma Zachar …… è una brava persona”.
Il sacerdote in fondo non poteva negare di essersi affezionato alla sua compagnia: certo, forse il governatore Tarkin era una persona che gli metteva i brividi, ma non lo avrebbe mai voluto morto; e poi c’era Daala, sempre così comprensiva, e Mara, pronta a darsi da fare per gli altri.
Avrebbe fatto il possibile per farli uscire vivi dalle Stanze.
Eppure ……
C’era un dubbio, più forte di qualsiasi altro, che lo stava tormentando. Un dubbio che nemmeno la saggezza e la potenza dei Membri dell’Organizzazione erano riusciti a placare nel corso della loro avventura.
“Auron, ammettiamolo, il tuo gruppo è il più vicino ad effettuare l’Invocazione Suprema. Nella tua Invocatice i cambiamenti operati dai nostri padroni e dalle stanze sono più evidenti e radicali di quelli in Daala, forse proprio a causa del comportamento di quel Kaspar. Riusciresti ad accettare veramente …… tutto quello che l’Invocazione Suprema comporta? Per Zachar?”.
L’altro abbassò gli occhi, scrutando con noncuranza il pavimento e strofinando tra loro le punte dei suoi stivali; chissà se il suo amico si era posto lo stesso problema.
Ai Membri dell’Organizzazione non sembrava una questione importante, specie se con quell’incantesimo fossero riusciti a tornare nel loro mondo ed a sconfiggere la famiglia demoniaca; ma le due guide avevano saputo sin dall’inizio quale sarebbe stata la prova finale che avrebbe permesso allo Spirito del Castello di uscire dal suo sonno millenario. Ed era una prova alla quale il sacerdote non avrebbe mai costretto né Daala né il suo Intercessore.
“Non lo so, Mu”.
E, nei suoi occhi, il sacerdote vide che non stava mentendo.
“Sono felice che i ricordi di Zachar siano mutati, la hanno resa una persona più indipendente e matura. E parte di me non vuole che lei arrivi sino alla fine”.
Beato te, Auron …… a me invece la nuova luce negli occhi di Daala non piace per niente. Nemmeno se sono i saggi e potenti Membri dell’Organizzazione ad ordinarmelo; un sacerdote non dovrebbe rendere infelice la gente.
Rimasero in silenzio diversi minuti, ciascuno con i propri pensieri; Mistobaan continuava a restare immobile e stranamente in silenzio, e Mu sentì crescere la tensione tra loro. Sapeva che anche Auron non stava accettando volentieri gli ordini dei loro padroni, e che proprio come lui si stava vergognando al solo pensiero di disobbedire a quelle persone meravigliose, i loro signori, che si prendevano cura di loro nel migliore dei modi.
Poi Auron sollevò la testa di scatto, spalancando gli occhi e tornando a fissarlo.
“Mu, abbiamo troppi dubbi. Ricordiamoci della nostra missione. E della nostra scommessa, spero che tu non ti sia dimenticato anche quella!”.
I Membri dell’Organizzazione sono saggi e potenti.
I Membri dell’Organizzazione sono saggi e potenti
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Scacciò i suoi dubbi, spinto di nuovo dalla voglia di tornare in missione e non deludere i suoi superiori. Doveva arrivare alla fine delle Stanze della Memoria o i suoi padroni non avrebbero risvegliato il Castello. E doveva arrivarci prima di Auron, se non voleva perdere la scommessa.
E, si accorse subito, era proprio lui con il suo gruppo ad essere indietro.
“Non mi sono dimenticato di nulla, Auron. Quello di prima era solo un momento passeggero. E ti ricordo che possono ancora succedere molte cose e potrei essere io a vincere!”.
Lo disse con una certa spavalderia, ma con Mistobaan e Tarkin a rallentarlo non ne era così certo.
“Oh, io lo spero per te, Mu” il suo amico aprì un Portale dell’Oscurità per tornare dal suo gruppo “Perché, se vuoi un consiglio, faresti bene a pensare sin da ora in quale affascinante ristorante porterai il nostro adorabile padron Marluxia a cena …… e con quale scusa ……”
Poi sparì.
Mu, nella sua mente, chiese scusa ai Membri dell’Organizzazione per aver dubitato di loro e della bontà del loro piano; era di certo molto saggi e potenti, specie padron Vexen che era il più saggio ed il più potente di tutti.
Poi guardò la bella Invocatrice, immersa nel sonno e con i capelli rossi in totale disordine; si concentrò di nuovo sullo sguardo di padron Marluxia e la giustizia di padron Vexen, ma non riuscì a dissipare quella terribile sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e che lui, con le sue azioni, ne fosse la causa.
I Membri dell’Organizzazione sono saggi e potenti.
Loro hanno la risposta.
  
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