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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    16/02/2012    2 recensioni
[Human!BoxHeiki!AU]
“Gokudera e Uri sono uguali.” notò Takeshi, tenendo in braccio Kojiro: “Hanno lo stesso carattere!”.
“Taci, yakyuu-baka! E tu, bastardo, aspetta!” sbottò l'argenteo, schizzandogli alle calcagna.
Si sentirono le loro grida anche a parecchi metri di distanza.
“Scusaci, Tsuna-dono, scusaci tanto... Non siamo abituati a questa situazione e forse ci siamo fatti prendere dall'entusiasmo. Non è un comportamento da adulti, lo ammetto...” bofonchiò imbarazzato il rosso, ma subito il Cielo scosse la testa: “Davvero, va tutto bene.” lo rassicurò il bruno, afferrandolo per il polso e trascinandolo verso la scuola.
“Siete sempre voi, non è cambiato nulla.”.
Cosa succederebbe se le Vongola Gear diventassero improvvisamente umane? E perchè? Le avventure di Natsu, Uri e degli altri nel mondo degli umani al fianco della Decima Generazione.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Box Human Saga'
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BOX HUMAN

CAPITOLO 3

PIÙ SIMILI DI QUANTO SEMBRI

Era passata ormai la mezzanotte quando anche Hayato e Uri, in piedi nell'ingresso di casa Sawada, si misero le scarpe per ritornare a casa.

È sicuro lasciarvi senza protezione Decimo?” chiese la Tempesta con preoccupazione: “Chi ha preso di mira le Box potrebbe tentare di rifarsi su di voi mentre dormite.” borbottò l'argenteo, scoccando un'occhiata pensierosa tutto attorno.

Tsuna scosse la testa, cingendo col braccio le spalle di Natsu: “Pensate a riposarvi, per stanotte. Non succederà nulla.” assicurò il ragazzo, spostando lo sguardo alternativamente dal braccio destro al biondo dall'espressione strafottente accanto a lui.

Certo che sembravano fratelli...

Uri, ci sono io qui, Tsuna-dono, Lambo-dono e gli altri saranno al sicuro, te lo prometto. Non hai più fiducia in me?” brontolò Natsu, incrociando le braccia al petto con aria corrucciata.

L'altra Box non rispose, eppure Tsuna credeva di aver visto i suoi occhi illuminarsi di un lampo di malinconia mentre le zanne aguzze andavano a mordicchiare il labbro inferiore.

Ciò che il Cielo non seppe mai fu il contenuto dei pensieri e delle riflessioni che si agitavano nella mente di Uri a quelle parole velate di delusione da parte del suo boss: qualcosa che oscillava tra il “Deficiente, sono preoccupato per te!” e il “Appena Hayato-danna s'infila a dormire, io torno a fare la guardia qui.

Buonanotte, Juudaime.” salutò Gokudera: “Ci chiami, se avete bisogno. A qualunque ora.” dichiarò, inchinandosi all'indirizzo di entrambi i ragazzi che li salutavano dalla soglia di casa, e trascinandosi al contempo dietro un Uri furioso che si divincolava.

La porta si richiuse con un tonfo attutito dietro le schiene dei due della Tempesta.

Gyuudon ha già portato a letto Lambo-dono, Nana-san e gli altri sono crollati da un pezzo... Andiamo anche noi?” propose Natsu, poggiando una mano sulla spalla del bruno, che non aveva abbassato un attimo lo sguardo dall'uscio appena richiusosi.

Ci volle una decisa scrollata per svegliare il Decimo dal suo strano e insolito torpore.

S-Si!” rispose, forse con un po' troppa foga, sbattendo le palpebre e seguendo il rosso lungo il corridoio: spente tutte le luci, i due ragazzi salirono in silenzio le scale, restando per qualche istante immobili sul pianerottolo, le orecchie tese ad ascoltare il respiro calmo e addormentato delle altre persone che in quel momento riposavano nelle varie stanze della villetta.

Dopodichè, s'infilarono nella camera di Tsuna.

Al posto dell'amaca di Reborn, ora, c'era un bel futon, con la trapunta colorata nelle tonalità dell'azzurro e del blu, e un pigiama arancione, piegato con cura, sul cuscino: “Mi sembra strano che Reborn abbia acconsentito a spostarsi.” notò Sawada mentre si sfilava il maglione e la maglietta, “Spero solo che domattina non gli venga in testa di tirarci giù dal letto alle quattro.” gemette, tirando fuori dal cassetto la casacca azzurrina e i lunghi pantaloni di tessuto sottile da abbinare.

Natsu saggiò la morbida consistenza della coperta e del cuscino, accovacciandosi dopo essersi cambiato a propria volta: “Vorrà dire che qualunque cosa ci toccherà fare, la faremo assieme, Tsuna-dono.” sorrise lui, sdraiandosi.

L'altro ragazzo spense la luce senza quasi dire nulla, e il silenzio che era caduto nella stanza durò per parecchi secondi.

Salvo poi essere interrotto dal Decimo stesso.

Posso chiederti un favore?”

Ovviamente, Natsu acconsentì: “Naturalmente, Tsuna-dono.” esclamò lui, saltando su dal suo giaciglio.

Una debole luminescenza, proveniente dal cellulare del bruno, illuminò la stanza e il suo viso; indugiò con lo sguardo su Natsu mentre la sua espressione si distendeva in un sorriso: “Beh, ecco... Noi siamo amici, giusto? Perchè non mi chiami semplicemente Tsuna, senza usare alcun onorifico?”.

Gli occhi chiari del Leone si sgranarono, stupefatti e increduli.

Abbiamo combattuto fianco a fianco, dopotutto.” aggiunse il ragazzo, sporgendosi leggermente verso di lui: “Non mi va l'idea che tu usi un suffisso, almeno non con me. Non siamo estranei.”

Alla Box scappò una risatina, forse un poco forzata: “D'accordo, ma ad una condizione.” replicò, incontrando lo sguardo dubbioso del Decimo, “Vorrei una risposta sincera alla mia domanda.”

Dimmi.”

A Natsu ci vollero alcuni secondi per riordinare le idee.

Quando ti ho attaccato nel Futuro... Non ti ho fatto male, vero?” mormorò: “Mi spiace, ci ho pensato tanto, ma ero spaventato e non capivo cosa stesse succedendo... Non-” il fiume di parole venne interrotto da una mano dell'adolescente sulla sua bocca.

Quando la Box si fu calmata, il Cielo scosse la testa: “Non è successo nulla, dico sul serio. Eravamo entrambi terrorizzati, forse tu lo eri più di me.” ridacchiò, “E comunque, è acqua passata. Davvero.”

§§§§

Accidenti a te, gattaccio spelacchiato! Come diavolo hai fatto a precedermi?!”

Il tono arabbiato di Gokudera risuonò nella strada deserta sotto casa Sawada mentre, coperto dal cancello, Uri non sapeva se sbattere la propria testa contro il muro o se sbatterci quella del suo maestro: era mai possibile che fosse così noioso?

Non capisco quello che stai dicendo.” borbottò infastidito il biondo, guardandosi attorno e sfregandosi al contempo le braccia con le mani per scaldarle: “Ho un compito e ho intenzione di eseguirlo. Tutto qui.”

Hayato sbuffò, stringendo tra le dita la giacca che si era portato dietro; con astio, la lanciò a Uri, colpendolo dritto in faccia: “Vedi di metterti questa e di non ammalarti.” borbottò, stringendosi nella sua e andandosi a poggiare con la schiena contro la struttura in metallo.

Dalla tasca, tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino.

Per parecchio tempo, l'unico suono che si udì fu lo sfrigolio della carta della sigaretta e gli espiri regolari del dinamitardo, nient'altro: sembrava che entrambi si fossero improvvisamente tramutati in statue.

Nel silenzio, trascorse la notte, e fu solo quando, all'orizzonte, comparve la debole luce dell'alba, e la pace notturna venne rotta dalle grida energiche di due pugili a caso intenti ad allenarsi, che entrambi si riscossero dal torpore delle ore trascorse a vegliare sul sonno degli abitanti della villetta. Si guardarono negli occhi con espressioni imbarazzate e un poco impanicate, prima di fuggire di corsa verso casa, giusto un attimo prima che Garyuu e Ryohei sbucassero dal fondo della strada, fomentandosi a vicenda mentre eseguivano gli abituali giri di corsa nel quartiere.

Senza però accorgersi delle due figure, preoccupate e assonnate, che li avevano spiati per parecchi minuti dalla finestra della cameretta dove si trovavano.

Anche quando entrambi gli esponenti della Tempesta furono spariti, Tsuna e Natsu rimasero a osservare il cancello dove li avevano visti appostati.

Secondo te sono rimasti qui sotto tutta la notte?” chiese il Leone con un filo di voce, staccandosi dalla finestra per dirigersi di nuovo presso il futon, camminando quasi a tentoni nella fioca luce che filtrava appena dalle tende.

Sawada scosse la testa: “Non so... Conoscendo Haya... Gokudera-kun, è probabile. Solo non capisco il comportamento di Uri. Non mi sembrava andasse così d'accordo con lui tanto da tenergli compagnia.” borbottò il bruno, ripromettendendosi di dire qualcosa al suo Guardiano.

Passare la notte al freddo senza una coperta o una giacca addosso era da pazzi.

Odiava quando si comportava così, senza curarsi troppo di sé ma pensando solo a lui... Detestava quando si comportava così, però al contempo gli infondeva una sensazione strana, come di intenso calore all'altezza del cuore, incomprensibile.

Io penso che Uri e Hayato-dono siano più simili di quanto pensino.” la buttò lì Natsu, alzando la testa all'improvviso dal cuscino e puntando i grandi occhi azzurri nel punto dove sapeva esserci il suo padrone.

Gattonando fino al letto, la Box si poggiò coi gomiti sul materasso: “Beh, sono due scavezzacollo, hanno un carattere che definire litigioso è dir poco, ma entrambi sanno essere estremamente affidabili, quando serve. E io credo che Hayato-dono ci tenga molto a te.” notò con una punta di malinconia.

Tsuna ricambiò lo sguardo ma senza capire a fondo quello che il rosso voleva dirgli.

Che intendi?” chiese con voce confusa.

Ma subito il ragazzo scosse la testa, accennando un leggero sorriso prima di ributtarsi sotto le coperte, biascicando qualcosa che Tsuna non riuscì a comprendere affatto.

§§§

Na-kun! Tsu-kun! Ci sono Hayato-kun e Uri-kun che vi aspettano dal cancello! Sbrigatevi a scendere!”.

Un attimo dopo il richiamo di Nana, s'udì un gran tonfo riecheggiare per tutta la casa, unito a un grido di autentico dolore, poi uno scalpiccio di piedi e i due ragazzi, scarmigliati per la caduta e con le borse a penzoloni sulle spalle, fecero la loro comparsa nella cucina affollata.

OHAYO!” salutarono quasi in contemporanea, notando Gyuudon, seduto con Lambo in braccio, Bianchi che aiutava Nana con la colazione, Fuuta che prendeva i piatti per sé e I-Pin ma nessuna traccia di Reborn.

Eppure era salito a svegliarli nel suo solito e gentile modo...

Noi andiamo!” gridò Tsuna, afferrando il bento per sé e per la Box che sua madre aveva preparato e un paio di toast: “Attenti lungo la strada!” si raccomandò la donna, salutandoli giusto in tempo prima che sfrecciassero fuori di casa.

Con un sospiro rassegnato, tornò ad armeggiare ai fornelli: “Baka Tsu-kun, avrebbe dovuto permettere a Na-kun di mangiare qualcosa... Chissà quando potrà altrimenti...” borbottò lei, impiattando le frittele per Lambo.

Cosa intendi, mama?” chiese Bianchi, che le stava accanto con espressione interrogativa, e forse un poco preoccupata.

Ma subito Nana scosse la testa, tornando a sorridere affettuosamente come al solito: “Nulla cara, non ho detto nulla, davvero. Ora sbrighiamoci, o non riusciremo ad andare a fare spese in tempo per il ritorno dei ragazzi.”.

§§§

Ohayo, Juudaime!”

Con evidente allegria nella voce, Hayato accolse Tsuna e Natsu sulla soglia del cancello nell'esatto momento in cui i due del Cielo furono usciti di casa; accanto a lui, Uri sembrava più imbronciato che mai.

Dormito bene?” s'informò l'argenteo, sfregandosi le mani infreddolite mentre il Decimo lo fissava con aria severa: non gli era sfuggito il rossore sulle guance di entrambi i ragazzi, e anche se il biondo cercava di non incrociare il loro sguardo... Beh, ci vedeva ancora bene ed era sicuro che sia lui che il suo padrone tremassero.

Noi si, qualcun'altro mi sembra proprio di no.”.

Sawada sgranò gli occhi, con la bocca ancora per metà spalancata, in procinto di dire lui quelle stesse parole, ma era evidente che Natsu lo avesse preceduto: si voltò, vedendo la sua Box osservare sia Gokudera che Uri con un'espressione che definire furiosa era sminuire ciò che veramente stava provando.

Vi ho visto stamattina, e così anche Tsuna. Si può sapere cosa vi salta in testa? Restare tutta la notte fuori dal cancello contribuisce solo a farvi prendere un malanno, non a proteggerci.” esclamò il rosso irritato: “Invece di sprecare preziose ore di sonno, perchè non provate ad andare più d'accordo e a non punzecchiarvi l'un l'altro?” e così dicendo, semplicemente, si tirò dietro il bruno e prese a correre, con la borsa del bruno che sbatacchiava qui e là, senza fermarsi neppure ai richiami di Uri e Gokudera, aumentando anzi la velocità.

E andando a cozzare contro qualcuno che proveniva da dietro l'angolo.

Ruzzolarono a terra doloranti, tra le grida di Tsuna e i lamenti di chi avevano travolto.

Ehi, che è successo?! Perchè state scappando?!”

Le braccia forti e salde di Yamamoto cercando di aiutare il Cielo, che era andato a sbattere piuttosto violentemente con la testa contro il muro, facendo da cuscino alla sua Box e a Jiro e Kojiro: “Tutto bene?” si preoccupò Takeshi, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto per ripulire il labbro sporco di sangue del suo Boss.

Questi, pur se frastornato, annuì, puntando sullo spadaccino i grandi occhi pieni di lacrime per il dolore dell'impatto: “S-Si...” bofonchiò, aiutandosi con la sua spalla per rialzarsi in piedi.

No, non va tutto bene! Stupido gatto spelacchiato! Glielo ho detto tante volte di non fare sempre di testa sua!” esclamò Natsu, tirandosi su seduto e declinando l'aiuto di Jiro, che gli tendeva una mano con gentilezza.

Fammi indovinare, Uri l'ha fatto di nuovo, vero?” disse l'amico con tono comprensivo, raccogliendo la cartella del compagno e di Sawada mentre Kojiro cercava qualcosa nelle proprie tasche: “Ormai dovresti aver capito che tipo è. Dopotutto, c'è un motivo per cui ti ho sempre detto che lui e Hayato-bocchan sono praticamente identici. Si farebbero ammazzare per te e Tsunayoshi-bocchan.” notò il maggiore.

Ma io non voglio vederlo stecchito...” borbottò il Leone, lasciando che Kojiro applicasse un cerotto sul vistoso graffio che esibiva sulla guancia: “E penso che neppure Tsuna voglia vedere Hayato-dono...” si morse un labbro, vedendo l'espressione incupita del Cielo.

Va bene, ho capito! Forza, sbrighiamoci ad andare a scuola! Faremo dopo la ramanzina a Gokudera,” esordì Takeshi, tirandosi dietro Sawada, e riflettendo su una cosa: dovevano sbloccare quella situazione in qualche modo, o sarebbe accaduto l'irreparabile. E lui non voleva dover raccogliere i cocci di Hayato sparsi lungo la strada, sentiva di dover almeno tentare di parlare con Tsuna, se non rivelargli ciò che provava la Tempesta, almeno saggiare il terreno in qualche modo.

Odiava una situazione del genere.

L'occhiata che si scambiò con la Rondine gli fece capire che anche le sue Box erano giunte alla medesima conclusione, restava solo agire.

Arrivarono a scuola, trafelati e sullo scadere, ed entrarono di volata nell'atrio un attimo prima che la campanella segnalasse l'imminente inizio delle lezioni: Tsuna sembrava essersi calmato mentre si cambiava le scarpe, anche Natsu sembrava essersi tranquillizzato quando Jiro e Kojiro lo trascinarono lungo il corridoio, diretti in classe, lasciando il Cielo e la Pioggia da soli lì.

Allora, sputa il rospo!” sogghignò il moro, spingendo delicatamente l'amico contro gli armadietti, e bloccandolo di modo da non permettergli di filarsela alla chetichella: “Non è da te reagire in questo modo, anche se Hayato fa qualche stupidaggine.” gli disse con tono amichevole, “E' successo qualcos'altro?” gli domandò.

Tsuna non rispose, scosse la testa e abbassò lo sguardo imbarazzato: cosa poteva dirgli? Che per lui Kyoko-chan non era più la ragazza dei sogni, che era diventata una semplice amica, e che era confuso dalle reazioni del suo corpo e del suo cuore alla minima azione di Gokudera? Che si sentiva come una scolaretta alla prima cotta e che non aveva la minima idea di che cavolo fare?

Non poteva dire una cosa del genere, non perchè non si fidasse di Takeshi, anzi, tutto il contrario: era uno dei suoi Guardiani, ma prima di tutto era il suo migliore amico, era certo che non lo avrebbe preso in giro, e neppure giudicato...

Era confuso e spaventato, non aveva il coraggio di dire nulla.

E soprattutto, cominciava a sentire un vago senso di vergogna alla reazione che aveva avuto solo pochi minuti prima: non aveva potuto farci nulla, però. Se amare qualcuno vuole dire anche preoccuparsi, forse troppo, per lui, una reazione esasperata come la sua poteva anche risparmiarsela, non era così che si sarebbero risolti i problemi, e non era certo così che Gokudera e Uri avrebbero capito che stavano sbagliando, che mettere al primo posto gli altri non faceva stare bene nessuno, che l'equilibrio si trova unicamente aiutandosi a vicenda, e non annientarsi in funzione di un'altra persona.

Sono stato un cretino, vero, Yamamoto?” borbottò amaramente, lasciandosi scivolare verso il basso: “Ho reagito male, vero?”.

Di slancio, lo spadaccino lo abbracciò, facendogli poggiare il viso sulla propria spalla: “Non ho ben capito cosa sia successo, ma sono sicuro che Hayato ti avrà già perdonato, e che anzi stia cercando un modo per scusarsi il più platealmente possibile.” conosceva fin troppo bene il compagno per non esserne assolutamente certo, “Se non te la senti di fare lezione, possiamo andare sul tetto e saltare la prima ora, tanto è quella di studio libero.” propose, ma Sawada scosse la testa con decisione, tirando delicatamente l'amico verso l'aula, “Adesso sto bene, davvero. Andiamo, prima che Hibari-san ci trovi qui.” disse, tremando appena al pensiero dei tonfah del prefetto pronti a colpirli senza pietà.

§§§

Ma, una volta arrivati in classe, pur convinti di trovarci i compagni, non trovarono in realtà nessuno.

Stupefatti, si guardarono attorno: eppure le cartelle dei compagni di classe erano lì, era matematicamente impossibile che si fossero volatilizzati in quella maniera assurda!

Non sapeva perchè, ma Tsuna sentì una sensazione di gelo attanagliargli lo stomaco: dov'erano finiti?

Oi, qui c'è un messaggio di Sasagawa!” annunciò Takeshi, sventolando il biglietto appena rinvenuto sul proprio banco: “Dice che l'insegnante li ha portati... giusto! Oggi al posto dell'ora libera di studio ci sarebbe stata l'estrazione dei posti per il Festival Scolastico delle varie classi!” esclamò, passando a un Sawada decisamente più sollevato il foglietto, “Ha anche scritto che lei e Kurokawa hanno coperto la nostra assenza ma di farci almeno vedere per pranzo. E c'è anche una nota per te!” concluse il moro, incrociando le braccia dietro la nuca nel sedersi.

Con mano tremante, il Cielo prese il pezzo di carta, scorrendolo rapidamente.

Tsuna-kun, non so cosa sia successo con Gokudera-kun, e so che non sono affari che mi riguardano, ma dovreste fare pace, sembrava parecchio giù di morale stamattina, quando non ha visto né te né Yamamoto-kun. Perchè non provate a chiarirvi a pranzo?

Il bruno sospirò, massaggiandosi la fronte pulsante e lasciandosi cadere con un sospiro rumoroso sulla sedia più vicina, giocherellando con l'astuccio dell'ignaro compagno di classe che normalmente occupava quel posto: “Io non sono arrabbiato con lui.” precisò, più a sé stesso che per effettiva utilità, “Io voglio solo che non faccia stupidaggini.” bofonchiò, crollando il capo con rassegnazione.

Sei sicuro che per lui siano stupidaggini?”

Con estrema serietà nella voce, lo spadaccino si era alzato in piedi, avvicinandosi al bruno; con la propria mano poggiata sulla spalla di Sawada, lo fissò negli occhi: “Voi siete forse i miei migliori amici, vi conosco abbastanza bene, e so per certo che per lui non sono stupidaggini, come per te non sono stupidaggini i sentimenti che provi per Sasagawa,” a quest'ultima affermazione, il Cielo sgranò gli occhi e arrossì vistosamente, ma non aprì bocca, “Il punto è, Tsuna, che ogni azione ha qualche cosa, qualche motivazione sotto, e non andrebbe mai e poi mai sminuita.” sorrise malinconicamente Yamamoto.

Nell'aula cadde un silenzio strano, che nessuno dei due sembrava avesse intenzione di infrangere.

Poi, la risata sincera e sonora di Takeshi lambì l'udito del giovane Vongola, unita a un forte abbraccio pieno di affetto fraterno: “Non sono bravo a dire certe cose, però dovresti almeno rifletterci su” esclamò col suo solito sogghigno.


ANGOLO DEL LEMURE:

So che ci ho messo molto ad aggiornare anche questa volta... Spero di darmi una mossa nei prossimi, perchè cominceranno ad accadere parecchie cose, parecchie...

Ringrazio i miei lettori, soprattutto Maka 96, che ha sollecitato il capitolo, facendomi molto piacere, visto che è un segno di apprezzamento per il lavoro che faccio, ma anche tutti gli altri, che hanno la pazienza di stare dietro a questa storia.

Grazie davvero a tutti voi!

   
 
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